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Attacco di panico: aspetti psichici e neurobiologici

Chi vive un attacco di panico è certo che sta per morire e/o impazzire. Quanto più i sintomi fisici (tachicardia, contrazioni muscolari, coliche addominali, dolore diffuso o localizzato, senso di soffocamento, sudorazione e vertigini) e quelli emotivi (un’angoscia prorompente e incontrollabile) sono intensi, tanto più si consolida la sicurezza di morte imminente. Durante gli attacchi di panico è il corpo a comunicare la propria sofferenza: i sintomi psicosomatici sono al primo posto, la mente li registra e li traduce in messaggi inequivocabili di una tragedia istantanea. Come emerge nei racconti dei pazienti in psicoterapia a Torino, a causa dell’ansia i battiti cardiaci accellerano la frequenza, la respirazione aumenta, la sudorazione è più intensa e il panico prende il soppravvento. L’autocondizionamento legato alla paura rende l’attacco di panico una catastrofe emotiva in cui è reale nella mente della persona l’idea indiscutibile che sta per morire.

Come psicoterapeuti a Torino sappiamo che durante la crisi di ansia i circuiti neurovegetativi, che collegano la consapevolezza ai segnali di allarme, sono talmente attivati da diventare autonomi e scollegati dal controllo razionale, ciò significa che la persona non riesce a seguire ragionamenti logici, che risultano del tutto inutili in questi casi. Una parte del paziente sa che non morirà ma, nel medesimo momento, perde sia la lucidità che la possibilità di contenere l’ansia e “crede fermamente” di morire.

Per spiegare questo fenomeno da un punto di vista biologico dobbiamo riportare quali sono i percorsi inconsapevoli della paura e utilizziamo la suddivisione del neuroscienziato Joseph Le Doux che ne identifica tre:

  1. “Il circuito primitivo della paura” governa le situazioni di emergenza e permette di mettere in atto reazioni immediate quali attacco e fuga. Ha sede nella profondità del cervello, nel sistema limbico che è costituito dal talamo, dall’ippotalamo, dall’ippocampo e dall’amigdala. L’amigdala sembra essere il centro più importante per il controllo dei segnali di pericolo. Questo sistema seleziona solo i segnali più grossolani di paura, gli stimoli incompleti immediatamente associati ad un pericolo. Dunque è un sistema che permette una risposta molto veloce e globale che attiva l’azione ma non analizza in modo preciso la situazione. Scatena le reazioni ormonali e neurovegetative connesse alla difesa. L’adrenalina provoca l’aumento del battico cardiaco, i muscoli vengono maggiormente irrorati di sangue, ecc. Solo dopo, grazie alle informazioni che provengono dalla corteccia cerebrale “il circuito primitivo della paura” può riesaminare le decisioni iniziali e adeguare le reazioni alla situazione di pericolo.
  2. “Il circuito razionale della paura” è quello che va dalla corteccia prefrontale al sistema limbico. Questo sistema è più lento e più elaborato, ma permette di valutare con maggiore attenzione e realismo la situazione generale, prendere decosioni e ponderare la risposta.
  3. Il “circuito riflessivo” è caratterizzato dall’autoconsapevolezza, dalla coscienza di provare paura e dalle ragioni di questa.

Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino come l’angoscia che prova una persona durante l’attacco di panico è legata al “circuito primitivo della paura”, ecco perchè è istantanea la reazione psicosomatica che sente. E questo spiega anche perché non sia presente una distinzione tra pericolo reale o immaginato, per il paziente coincidono, anche se allo sguardo di una persona esterna la reazione emotiva appare del tutto irrazionale e sproporzionata. Il circuito primitivo della paura è molto importante per la sopravvivenza dell’essere umano, permette di salvarsi di fronte ad un pericolo reale, ma nel caso degli attacchi di panico è come se la mente ingannasse la persona facendole credere di essere in una situazione di grave emergenza quando non lo è.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino dopo il primo episodio, gli attacchi di panico tendono a ripetersi. Chi ha vissuto tale esperienza ne rimane talmente scioccato da avere una forte paura che si ripeta e anziché sentirsi confortato dall’essere sopravvissuto o rendersi conto che i propri timori non hanno una base reale, diventa più fragile e incline a farsi catturare da un nuovo attacco. Siamo di fronte ad un circolo vizioso che riattiva una risposta automatica ad ogni segnale di ansia, le crisi hanno la tendenza a ripetersi e ad aumentare di intensità, nonostante ogni volta sia presente una disconferma. L’attacco di panico è caratterizzato da una sequenza di eventi consecutivi che a cascata si impongono senza che sia possibile arrestare la loro progressione.

Anche se avviene all’improvviso l’attacco si prepara lentamente, ma i percorsi e le associazioni mentali che hanno la tendenza a ripresentarsi in modo costante non sono sempre consapevoli, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino.

Cosa succede nella mente della persona prima di una crisi di ansia?

C’è un’attenzione verso il proprio corpo simile a quella presente nei superstiti ad un evento catastrofico, come un terremoto o un nubifragio, che a causa del trauma sono sensibili ad ogni minuscola variazione nel clima percepito, sono ipervigili rispetto ad ogni segnale che arrivi dall’esterno, un piccolo rumore, uno scricchiolio… Il paziente isola quel segnale somatico lievemente diverso dal solito (un battito del cuore, un piccolo dolore muscolare) fino a quando, con l’aumentare dell’angoscia, ricostruisce a livello immaginativo il pericolo che fa scoppiare il terrore. In questo modo, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, se questa sequenza tra lo psichico e il somatico non viene interrotta si scatena un nuovo attacco di panico.

Dunque il condizionamento che si struttura tra stimolo, immaginazione e risposta emotiva sostiene il ripetersi e l’aggravarsi degli attacchi di panico. La fantasia del soggetto che attribuisce un significato negativo a ciò che percepisce è alla base della risposta affettiva e neurovegetativa. Si attiva il circuito primitivo della paura senza possibilità di ulteriori riflessioni. L’immaginazione rende concrete la percezione e la realtà del pericolo di morire. Il paradosso è che lo scampato pericolo rafforza la paura.

Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, la catastrofe che viene immaginata è così forte da assorbire il soggetto in una dimensione delirante dove tutto ciò che è temuto sembra realizzarsi in quel momento, la persona si sente perseguitata dalle proprie paure che si trasformano in realtà.

Vediamo come psicoterapeuti a Torino che l’attacco di panico viene creato nella mente del paziente a livello di immaginazione ma viene sperimentato come un evento reale e concreto, che segna la persona come un trauma. Nel disturbo post traumatico da stress il contatto con uno stimolo che ricorda l’evento traumatico riattiva nel paziente uno stress travolgente causato dal ricordo, così chi è soggetto ad attacchi di panico può star male e risprofondare nell’angoscia se viene esposto a qualcosa che ha associato al panico vissuto in precedenza. Come vediamo presso il Centro psicologia a Torino le aree del trauma possono progressivamente ampliarsi rendendo la vita piena di limitazioni e il soggetto sempre più dipendente dagli altri. E dal momento che le associazioni mentali sono inconsce, il paziente perde il controllo su questo processo. Come nell’ipocondria e in alcune forme deliranti si realizza nell’immaginazione tutto ciò che fa più paura, il solo pensiero di poter essere presi da una crisi di ansia diventa elemento scatenante, il proprio timore rende concreto l’emergere dell’angoscia. Senza un aiuto professionale diventa impossibile in questi casi elaborare i propri vissuti.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un problema caratteristico dell’attacco di panico è la perdita della capacità di contenere l’angoscia. Se la persona non è più in grado di stare con la paura, di sperimentare certe emozioni sapendo e sentendo che si tratta solo di vissuti e non di realtà, vive un dramma terribile, un terrore senza nome di cui il corpo è rappresentante esclusivo. Durante la crisi viene meno la capacità simbolica, la persona non si sente angosciata per qualcosa, vive solo panico assoluto e pensa di morire.

Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, durante la crisi di ansia la percezione di un malessere fisico (mal di testa, diarrea, un piccolo dolore localizzato, ecc) diventa un’esperienza “non pensabile” e l’ansia prende il sopravvento. Nelle persone soggette ad attacchi di panico i normali meccanismi mentali di difesa o di oblio dell’angoscia, non funzionano più e il soggetto si ritrova ad essere senza protezioni dai timori esistenziali, dal terrore della morte. Nella persona sana anche quando è presente l’angoscia è possibile pensare, mentre l’attacco di panico paralizza il pensiero e qualunque scelta idonea non può essere presa. Manca la “pelle psichica” in grado di fare da contenitore a ciò che viene vissuto, come se la persona perdesse i confini della propria identità tra il dentro e il fuori, l’angoscia è dilagante e investe il corpo stesso.

Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile intraprendere un percorso che aiuti la persona a diventare consapevole delle ragioni che inducono il suo corpo ad attivarsi in maniera sproporzionata durante gli attacchi di panico. Con l’aiuto di una psicoterapeuta sarà possibile creare dei collegamenti mentali e lavorare per rendere la persona più capace di contenere le proprie emozioni. Chi soffre di attacchi di panico infatti ha bisogno di un interlocutore che funga da contenitore dell’angoscia e lo spazio terapeutico ha questa funzione primaria. Presso il Centro di psicologia a Torino lavoriamo anche con i familiari di chi soffre di attacchi di panico per aiutarli a comprendere quale sia l’atteggiamento più idoneo ad aiutare il proprio caro in difficoltà ed evitare l’instaurarsi di dinamiche psicologiche non idonee alla situazione.

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