Lutto nell’infanzia

La morte fa parte della vita nel senso che ne è un aspetto fondamentale, imprescindibile, ma pur essendo uno dei momenti più significativi dell’esistenza, perché la termina e perché intorno ad essa il pensiero ha elaborato riflessioni e rappresentazioni a non finire, non è traducibile in alcuna esperienza. Per questa ragione l’uomo, che è l’unico animale consapevole della morte, ne ha paura e in ogni civiltà e in ogni tempo ha cercato di esorcizzarla e ha costruito immagini e pensieri per contenere le emozioni che la morte suscita. Ma quando parliamo di lutto infantile, attraverso la perdita di un genitore in tenera età, questo evento assume le caratteristiche di un vero e proprio trauma. La morte del padre o della madre nell’infanzia può comportare, la perdita della propria solidità interna, della propria sicurezza e come dice Tonia Cancrini: “Questo aspetto, che può arrivare ad una catastrofe e che comporta un andare a pezzi e una disintegrazione dei propri sensi e della propria mente, si colloca perlopiù in una dimensione inconscia, dove non c’è nessuna consapevolezza di quanto traumatica sia la separazione. E’ come un evento fuori dal tempo e dallo spazio, una caduta verticale nell’abisso e nel vuoto”. (Cancrini, 2002)

L’evento traumatico mette in contatto il bambino con l’angoscia di morte – la morte di chi è caro, la paura di perdere le presenze amate, la propria morte – e risveglia sensi di colpa e paure nel futuro. Le reazioni dei bambini al lutto sono legate all’insorgenza di incertezze e timori, al bisogno di sentirsi solidamente “sorretto” e all’incombenza del fantasma della perdita di tutti i legami.

Naturalmente le conseguenze emotive per la morte di un genitore, spiega lo psicologo infantile, non sono le stesse in tutti i bambini e ogni situazione va valutata nella sua unicità dal momento che è necessario tenere presente una complessità multifattoriale per comprendere l’impatto traumatico: l’età del minore, la profondità del legame con il genitore deceduto, le risorse affettive relazionali che il bambino dispone nel suo ambiente di riferimento per affrontare il lutto.

Detto ciò presso il Centro di psicoterapia Torino riscontriamo delle reazioni psichiche comuni al lutto di una figura di fondamentale riferimento per il bambino, che potrebbe essere anche un nonno/a o uno zio/a che hanno svolto funzioni vicarianti per il minore, dal momento che nella nostra società sempre più spesso la funzione genitoriale può essere svolta o condivisa con un parente vicino alla famiglia, ma in questa breve trattazione ci riferiremo per convenzione alla perdita di un genitore. Le nostre considerazioni trovano riscontro nalla letteratura in psicologia clinica che tratta il lutto infantile e tengono presente che l’apparato psichico ancora in formazione di un bambino vive in maniera più intensa gli urti della realtà e non funziona nello stesso modo della mente adulta perché la capacità di simbolizzazione del pensiero e di contenimento delle emozioni è immatura.

Come psicologi a Torino osserviamo che nel lutto infantile l’evento traumatico fa insorgere vissuti che vengono percepiti come aggressivi e pericolosi, potenzialmente capaci di distruggere le relazioni affettive. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino a seguito della separazione forzata con il genitore il bambino sente sovrastato dalla reazione emotiva e rabbia, angoscia, tristezza possono insorgere in maniera tumultuosa creando confusione, vissuti tali da essere percepiti come sconvolgenti del proprio equilibrio e non sempre comunicabili perché nella mente del bambino rischiano di ferire o allontanare chi è ancora presente nella sua vita, pensiamo ad esempio al genitore vivo, in prima persona sconvolto dal lutto. Ma tra le reazioni dei bambini al lutto la sofferenza per la perdita di un genitore, il distacco violento, non sempre viene percepito emotivamente ed espresso dal bambino, come osserviamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, l’impatto traumatico può collocarsi in una dimensione inconsapevole della mente e causare l’insorgere di una sintomatologia organica o comportamentale o rimanere silente ma ostacolare il normale sviluppo emotivo del bambino.

Come abbiamo visto tra le reazioni dei bambini al lutto in primo piano c’è la paura che ciò che si sente e si prova possa ferire le persone vicine: tutte le relazioni sembrano diventare di un tessuto facilmente sgretolabile e nei colloqui di psicoterapia a Torino emerge il timore che proprio la sofferenza causata dal lutto infantile possa essere una minaccia ai rapporti affettivi. Una ragazzina che ha perso il papà riporta: “Ho sentito il bisogno di andare dalla psicologa della scuola quando è morto papà perché in casa non riesco a esprimermi per paura di far star peggio”. Un bambino di sei anni dice allo psicologo infantile: “Ho detto al mio migliore amico che la mia mamma è morta, lui non mi ha risposto niente, ho paura che non mi voglia più perché se gli parlo di questo con me non si diverte”.

Nel lutto infantile insorge il pensiero che sia troppo difficile stare vicino a chi soffre, e lo psicologo infantile spiega come questa paura entri in conflitto con un profondo bisogno di essere accompagnati dalla famiglia per superare il lutto, di parlare della morte del genitore, di rivisitare le esperienze di vita e di ricordare il calore dei rapporti vissuti, ma soprattutto di sentire accanto a sé la presenza del genitore rimasto (e/o altre figure intime di riferimento) capace di ascoltare interrogativi, angosce e paure che in realtà il bambino non osa esprimere e la situazione può cristallizzarsi e non evolvere quando egli percepisce un clima emotivo riluttante ad accogliere tutto questo. Senza la possibilità di condividere, il rischio è un blocco, viene ostacolata la mentalizzazione. Come superare un lutto in assenza di elaborazione?

Presso il Centro psicologia Torino quando ci viene posta una richiesta di supporto per lutto infantile offriamo anche al genitore rimasto la possibilità di fare dei colloqui psicologici perché il lutto ha colpito anche lui, la sofferenza per la perdita del partner è molto acuta, le angosce rispetto al futuro per sé e per i propri figli sono sempre presenti, il senso di responsabilità come genitore unico porta spesso l’adulto rimasto a concentrarsi “sul fare” inibendo “il sentire” percepito come pericoloso, nel timore di un crollo emotivo che non ci si può permettere. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il rischio in queste situazioni è che il genitore rimasto tenda a rifiutare il contatto emotivo con il bambino, che si chiuda in sé stesso per non soffrire e anche se non agisce consapevolmente tale atteggiamento fa sentire il bambino solo, come se avesse perso anche il genitore in vita che sente assente su un piano di intimità relazionale seppur presente per gli aspetti pratici del quotidiano. Lo psicologo infantile spiega che le reazioni dei bambini al lutto possono peggiorare quando il genitore rimasto tende a rifiutare la sofferenza propria e del bambino, quando valorizza le capacità adulte del figlio e scoraggia il bisogno di dipendenza che si riattiva nel lutto infantile, a volte anche con prepotenti regressioni. Il difendersi dal bisogno di dipendenza del bambino può essere legato allo stress legato al lutto, il genitore rimasto si sente saturo di emozioni e preoccupazioni e sente di non avere più spazio e forza per accogliere il figlio nel suo dolore, può allontanarlo esplicitamente con frasi tipo “devi essere forte e andare avanti” “non piangere sei grande” “non parliamone più e guardiamo al futuro”. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino, la riluttanza ad accogliere viene spesso comunicata implicitamente anche in assenza di parole attraverso un atteggiamento di chiusura emotiva che agli occhi del bambino può far vivere il genitore rimasto come fragile e incapace di reggere emozioni dolorose, non dimentichiamo che i bambini si identificano con i genitori e vogliono proteggerli. Presso il Centro psicoterapia Torino osserviamo comunemente nei casi di lutto infantile un atteggiamento nel genitore vivo, in apparenza comprensivo e accogliente verso il figlio ma che risponde alle richieste affettive su un piano esclusivamente razionale, nel tentativo di allontanare, si potrebbe dire dire “raffreddare” la sofferenza con la quale non si vuole prendere contatto. In questo modo lo psicologo infantile vede confermata agli occhi del bambino la pericolosità dei propri vissuti con il rischio di mettere a tacere una parte di sé che non sente accolta nella relazione. In molti casi gli adulti che hanno subito un lutto sembrano non riuscire essi stessi a dare spazio ai propri sentimenti angosciosi, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, e forse specchiandosi nel dolore del figlio sperimentano emozioni con le quali non vogliono confrontarsi, troppo impegnati come si ritrovano nella gestione degli aspetti pratici dell’esser rimasti improvvisamente genitore unico.

Ad una attenta riflessione presso il Centro psicologia Torino le difficoltà nella relazione genitore figlio ci sembrano un ostacolo al processo di elaborazione del lutto infantile. Per superare un lutto, affinché avvenga l’elaborazione emotiva è infatti necessario “soffrire la sofferenza”, transitare cioè attraverso il dolore causato dalla perdita della persona amata per poter costruire, solo dopo un lungo periodo, un’immagine interna del defunto. Nel caso di un bambino che ha perso un genitore, figura fondamentale di attaccamento, spiega lo psicologo infantile, solo la possibilità di accedere e vivere fino in fondo i sentimenti dolorosi seguiti alla separazione può aprire la strada al ricongiungimento con un’immagine interiorizzata, dare il volto a un padre o una madre interni ritrovati. Ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino l’incapacità da parte del genitore presente di vivere egli stesso il lutto per la morte del marito/moglie gli impedisce di accogliere tutta quell’area di vissuti presenti nelle reazioni dei bambini al lutto, spingendo il figlio/a in qualche modo a dimenticare una parte di sé per andare avanti nella vita. Il bambino può adattarsi a questa situazione e crescere senza apparenti strascichi emotivi al lutto infantile, anche se il rischio è che il trauma non elaborato lasci i segni a livello profondo e possa riattivarsi anche dopo molto tempo dalla perdita del genitore, a seguito di future esperienze di separazione.

Riflettendo sulle situazioni di lutto infantile seguite in psicoterapia a Torino lo psicologo infantile riconosce nei bambini l’oscillare tra due posizioni: il tentativo di neutralizzare gli affetti legati alla perdita (di cui sembrano farsi spesso portatori gli altri membri della famiglia, tra cui oltre al genitore rimasto anche nonni e zii coinvolti nel dolore della perdita) e momenti di autentica sofferenza, che è necessariamente presente nel lavoro rielaborativo del lutto. La psicoterapia a Torino cerca di creare uno spazio dove il bambino possa portare questi aspetti di sé. Presso il Centro psicologia Torino osserviamo come in queste situazioni il dolore  porti spesso a “mettere una distanza” tra i membri della famiglia, a creare “un muro” che il bambino cerca disperatamente di abbattere, in altri momenti invece si arrende cercando di rendersi autonomo per non sentirsi allontanato affettivamente e non ferire la fragilità delle figure di riferimento attorno a lui. Ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino nel lutto infantile il tentativo di rendersi indipendente, di non gravare ulteriormente sul piano affettivo fa ritrovare il bambino solo a dover gestire tutte le esperienze emotive attivate da una delle esperienze più terribili della vita: la morte di un genitore.

Un altro aspetto affrontato nei percorsi di elaborazione del lutto infantile attraverso la psicoterapia a Torino è quello di “differenziare” il dolore del bambino da quello degli altri membri della famiglia e di individuarne la specificità, infatti ogni membro della famiglia ha costruito una peculiare relazione con il defunto e un particolare modo di sentire dentro di sé il tema della perdita e della separazione.  Per portare un esempio se il genitore rimasto accanto al bambino nella sua storia ha già subito dei gravi lutti, la paura da parte del bambino di farlo soffrire assume uno specifico significato, nel timore di riaprire una ferita rinnovata e ancora dolente nel genitore. Nella nostra esperienza presso il Centro psicoterapia Torino abbiamo trovato dimensioni familiari in cui erano presenti storie di lutto congelato, che rinnovato dalla morte presente ha fatto riaffiorare vissuti angosciosi appartenenti al passato. Quando il genitore rimasto ha subito nella propria infanzia una perdita importante può identificarsi con il figlio e sentirsi più vicino al dolore quindi essere più in grado di comprende le reazioni dei bambini al lutto, ritrovando analoghe esperienze di sé bambino, c’è nel contempo il rischio di una perdita dei confini e una difficoltà di vedere il figlio nella sua soggettività e nel suo specifico modo di soffrire.

Queste situazioni relazionali gravano sul bambino come ulteriori eventi traumatici soprattutto se manca un clima familiare che offra la possibilità di mettere in parole significative le vicende dolorose che derivano dai disturbi di comunicazione e interazione venutisi a creare. Come psicologi a Torino crediamo che la richiesta di aiuto di molti adolescenti e bambini in lutto possa collocarsi a questo livello, nella ricerca di un sostegno alla comprensione dell’allontanamento affettivo del genitore rimasto e un’alleanza nel ricercare i tempi e i modi per ricostruire un’intimità perduta.

Quando il lavoro di psicoterapia a Torino inizia a dare i suoi frutti si apre la possibilità di parlare apertamente della percezione del paziente, che sia adulto o bambino, di non sentirsi visto come soggetto peculiare e unico ma come una minaccia e inizia a nascere la capacità di esprimere i propri bisogni senza percepirli come terribilmente pericolosi. Solo questo spostamento di prospettiva permette ai pazienti di vivere il luogo della consultazione come una sorta di “casa mentale” dove poter pensare e sentire in un clima sicuro le immagini terribili che invadono la mente.

Per portare un contributo di psicologia clinica, il percorso di psicoterapia a Torino con una bambina è volto verso termine quando ha potuto dire allo psicologo infantile “non pensavo che mia madre si fosse resa conto di quanto stavo male, ora ho capito che si preoccupa per me e che se ho bisogno posso andare da lei a chiedere aiuto”. Questa comunicazione è arrivata quando la mamma di questa paziente è riuscita ad ascoltarla davvero e a starle vicino a seguito della morte della nonna materna, dolore questo che la signora ha potuto accogliere solo dopo diversi colloqui psicologici perché la morte della propria madre l’aveva comprensibilmente fatta ripiegare su sé stessa per un lungo periodo. Con la possibilità di vivere il dolore profondo della morte della nonna, non più difensivamente negato o espresso solo in termini razionali è stato possibile riconoscere “l’anestesia delle emozioni” operata per proteggersi da vissuti troppo intensi e in qualche modo riaccendere la vitalità degli affetti che era stata in parte spenta dall’ambiente familiare oltre che dall’evento traumatico del lutto infantile.

Presso il Centro psicologia clinica a Torino nelle situazioni di lutto infantile l’obiettivo dell’intervento non è quello di modificare il funzionamento psichico del paziente, ma di lavorare sulla sofferenza che l’evento luttuoso ha suscitato per avviare un processo di elaborazione; il lavoro psicologico verte anche sulle difficoltà relazionali venutesi a creare in famiglia, sia a seguito dell’eventuale allontanamento emotivo del genitore rimasto, sia per l’eventuale paura irrazionale del bambino che questo possa accadere. Quando le reazioni dei bambini al lutto si manifestano con una sintomatologia evidente lo scopo della psicoterapia a Torino e dei colloqui con gli adulti di riferimento del minore è quello di evitare un blocco nella crescita, di fare in modo che il bambino attraverso una retrocessione dei sintomi possa concentrarsi nuovamente su di sè anziché sentire le proprie energie assorbite dal disturbo psicologico, possa cioè tornare ad investire le risorse nella crescita e nelle questioni tipiche dell’età, aspetti della propria vita che rischiano di essere soffocati in seguito all’evento traumatico.