Coronavirus fobie ipocondria

La pandemia di coronavirus a cui stiamo assistendo ha travolto tutti esponendo la popolazione ad un trauma sociale che causa in molte persone conseguenze di sofferenza psicologica. Il coronavirus ha toccato da vicino molti che hanno subito eventi difficili da elaborare come dover affrontare la malattia o la lontananza forzata da tutti per la quarantena, come subire dei lutti, vedere soffrire persone care, affrontare delle perdite in ambito professionale, lavorare in condizione di pericolo ed esposizione sia fisica che emotiva a situazioni molto difficili… Altre persone hanno avuto un rapporto indiretto con il virus attraverso ai media e alla relazione con chi è stato più esposto, vivendo comunque l’esperienza come traumatica. L’esposizione a questi eventi traumatici, assistervi o averne conoscenza ha causato in molti soggetti immagini e pensieri traumatizzanti di natura cruda e mortifera, che non riescono ad essere adeguatamente elaborati. Si tratta del disturbo post traumatico da stress.

Nel disturbo possono presentarsi sintomi di ri-sperimentazione, l’individuo traumatizzato tende a ripetere, attraverso meccanismi come quello del flashback ricordi e immagini che possono presentarsi anche sottoforma di incubi. Altre persone vivono costantemente attanagliate dall’ansia, il trauma si esprime attraverso sintomi ossessivi (come l’ossessione per la pulizia) e pensieri ricorrenti che portano a rimuginare spesso sugli stessi argomenti fino a far sentire la testa troppo piena e confusa, compromettendo l’attenzione e la concentrazione. Non raramente si assiste alla riedizione di traumi appartenenti al proprio passato, come se si riattivassero sofferenze e ricordi antichi, magari legati alla propria infanzia o adolescenza, che si pensava di aver ormai superato e che invece si ripresentano come una ferita emotiva non rimarginata e risvegliata dall’attuale sofferenza.

Il terrore del contagio può portare all’insorgenza di fobie o sintomi ipocondriaci, possono essere alterati i pensieri e le emozioni causando sofferenza e disagio. Il trauma legato al covid-19 può portare a comportamenti di evitamento, cioè il soggetto nel tentativo di non risperimentare l’esperienza che ha fatto soffrire può limitare sempre di più il suo raggio di azione, cambiare le proprie abitudini limitando le proprie azioni per la troppa paura, evitare situazioni e persone, impoverendo gradualmente la propria vita in una chiusura progressiva. Altre persone invece vivono sintomi di iper-attivazione, si sentono su di giri, continuano a muoversi non riuscendo a stare fermi e dietro questa agitazione possono essere celati un senso di costante allerta e vissuti depressivi.

In tutte queste situazioni un aiuto psicologico può permettere l’elaborazione dei contenuti traumatici interrompendo il meccanismo della ripetizione dei vissuti che portano sofferenza al soggetto, sofferenza che si presenta nel mondo interno e riverbera anche nel proprio mondo relazionale.