La pandemia del coronavirus ha provocato un senso di minaccia e incertezza, preoccupazioni, ansia e ha determinato un fattore di stress a cui gli individui devono adattarsi, con la necessità per le famiglie di riorganizzare gli equilibri relazionali, per far fronte a questo evento critico sia da un punto di vista pratico che emotivo. Il lockdown imposto dal governo come misura di sicurezza necessaria a far fronte al contagio ha comportato in molte persone stati di nervosismo e frustrazione a causa della convivenza costante e forzata con i familiari in spazi ristretti, all’impossibilità di intrattenersi facilmente o di lavorare, alla sensazione di “vita sospesa” che ha cambiato la rutine quotidiana, lasciando in balia delle proprie emozioni. Anche se la convivenza prolungata può essere una occasione per dedicare maggiore attenzione ai propri cari assistiamo in alcune situazioni all’insorgere di conflitti all’interno della coppia e tra genitori e figli con l’aumentare di tensioni e discussioni difficili da gestire.
Se il litigio non è fine a sé stesso può anche essere utile per confrontarsi, definire i confini, delineare l’identità di ognuno. Ma in alcuni casi quando l’essere umano si trova sotto stress e vive conflitti intrapsichici ha la tendenza a riversare la propria frustrazione nelle relazioni, in un crescendo di azione e reazione provocate nell’altro. In questi casi il conflitto non è costruttivo, al contrario crea solo sofferenza, la discussione non serve a comprendere meglio l’altro per migliorare la cooperazione, ma anzi crea attriti e ferite relazionali.
In questo periodo alcune coppie vanno in crisi e il clima emotivo diventa insopportabile, purtroppo il confronto, che può essere in molti casi positivo, si trasforma in uno sfogo continuo di rabbia, tristezza e ansia, lasciando entrambi i partner in solitudine con il proprio dolore. I motivi di bisticcio si autoalimentano “per colpa dell’altro” e il rapporto anziché di sostegno reciproco si trasforma in competitivo. La coppia non riesce a raggiungere un senso di riconciliazione, non ritrova il senso di unione e appartenenza, anzi si ha la sensazione di essere diventati nemici in casa, in un gioco di potere per prevalere sull’altro. A volte la rabbia non viene espressa apertamente nella coppia ma il rapporto è in forte tensione, carico di rancore che ognuno vive dentro di sé e che allontana dalla persona che si ama. Possono anche riattivarsi vecchi motivi di conflitto, che parevano ormai superati e che invece tornano sulla scena relazionale e sono causa di risentimento e sofferenza.
Si assiste in questo periodo a situazioni di forte conflitto anche tra genitori e figli all’interno della famiglia. In particolare, i ragazzi adolescenti possono patire molto la vicinanza forzata ai genitori, la condivisione di spazi ristretti per lungo tempo all’interno di relazioni obbligate. L’adolescenza è un’età in cui i ragazzi sentono il bisogno di staccarsi dai genitori e rendersi indipendenti, hanno una forte spinta ad investire nelle relazioni amicali e a sperimentarsi nei primi amori, per queste ragioni il lockdown crea frustrazione, diventa un limite alla privacy e ai propri spazi. Quando i ragazzi non riescono a gestire le proprie emozioni possono diventare impazienti, aggressivi e svalutanti verso i genitori che a loro volta vivono l’impotenza e la frustrazione della situazione. I litigi possono diventare molto accesi anche tra fratelli e le dinamiche relazionali complicarsi enormemente creando sofferenza all’intero nucleo familiare.
In queste situazioni conflittuali l’intervento di uno psicoterapeuta può aiutare la coppia e la famiglia a contenere la tensione e migliorare l’intimità e l’interdipendenza, infatti, i colloqui psicologici permettono di avere uno spazio di confronto dove ognuno abbia la possibilità di esprimere la propria sofferenza e sentirsi ascoltato. I litigi possono essere elaborati e l’irritazione mitigata.