News originale

La costruzione dell’identità attraverso l’identificazione con gli adulti significativi

La costruzione dell’identità di un individuo può essere immaginata come un lungo cammino che si sviluppa in diverse tappe a seconda dell’età. Questo cammino, come lo psicologo infantile può spiegare, inizia nei primi anni di vita attraverso l’espressione di un Io primitivo fino ad arrivare, attraverso le prime relazioni significative con le figure genitoriali, alla strutturazione dell’Identità.

Gli studi di psicologia clinica illustrano come durante il processo di crescita si passi dalla diade madre-bambino alla triade madre-bambino–padre, a livello familiare, e alla triade bambino-genitori-scuola a livello sociale. Come psicoterapeuti psicologi a Torino riconosciamo nell’età preadolescenziale l’inizio del periodo di disinvestimento dalle figure genitoriali per dare spazio allo sviluppo, e successivo consolidamento, del nucleo dell’identità individuale, grazie all’apertura alle relazioni con il mondo. Nell’adolescenza, come ci viene riportato nel lavoro quotidiano di psicoterapia a Torino, i ragazzi vivono un importante ma doloroso momento di vuoto: un vuoto fisiologico che si “nutre di relazioni” e che, attraverso l’identificazione con gli adulti significativi in modo particolare gli insegnanti, e con i pari, permette all’adolescente di sviluppare, conoscere e far conoscere la specificità della propria identità. Nell’adolescenza i genitori, come spesso ci riportano nei colloqui di terapia di coppia genitoriale, affrontano il faticoso incontro con un “nuovo” figlio, che non li riconosce più come unico riferimento ma ricerca nel mondo nuovi sguardi e nuovi riferimenti. Nel contempo gli insegnanti sono chiamati ad accogliere la ricerca di nuovi investimenti da parte del ragazzo, a fungere coraggiosamente da “modello” per poter riempire quel vuoto. Spesso gli insegnanti ci riportano nel counseling psicologico all’interno dello sportello psicologico nelle scuole, la difficoltà di ricoprire questo ruolo con gli alunni e come coniugarlo con le esigenze didattiche. E’ molto importante che il ragazzo in questa fase senta la vicinanza affettiva e la fiducia dell’adulto. E’ necessario che l’insegnante svolga una funzione di “terzo cognitivo” trasmettendo sapere e conoscenza sostenuti dall’affettività, e che i genitori svolgano una funzione di terzo affettivo, di accoglimento materno e di guida paterna, in modo da consentire al ragazzo di non sentirsi solo e perso nell’affrontare i cambiamenti che la ricerca e la strutturazione della “nuova” identità richiedono. La funzione degli adulti quindi è quella di permettere all’adolescente di vivere con sufficiente fiducia il doloroso momento dell’accettazione del cambiamento fisico, psicologico ed emotivo che il percorso di crescita fa sperimentare. Lo psicologo infantile spiega come i ragazzi in questo processo si scoprono ogni giorno diversi nel corpo, nei pensieri e nei sentimenti e nella capacità cognitiva di “leggere” la complessità del mondo. Questo suscita in loro da un lato il piacere della scoperta di nuovi territori interni, dall’altro il dolore e la paura di perdere quelle parti di sè già conosciute e sperimentate (parti infantili del sé). Insegnante e genitore, ognuno nel proprio ruolo, dovranno trovare la giusta distanza nel percorrere e ripercorrere questo cammino. L’adulto dovrà favorire momenti relazionali in cui gli aspetti cognitivi e affettivi si integrino, permettendo uno spazio comune di condivisione e libertà di espressione e questo supporto, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, crea per l’adolescente uno spazio di contenimento affettivo molto importante in una fase evolutiva di grosse turbolenze del mondo interno. Il difficile compito dell’insegnate sarà quello di donarsi coraggiosamente come “accompagnatore”, come modello identificatorio nel sostenere il processo di costruzione dell’Io e dell’Identità. Attraverso i gesti, gli sguardi i comportamenti e le parole offre infatti all’adolescente il suo modo di interpretare il mondo, i propri valori e principi, diventando in tal modo un riferimento coerente e costante di confronto e scambio. Questa modalità relazionale favorisce la funzione trasformativa dell’apprendimento. L’adolescente affronterà questo processo in modo significativamente costruttivo, in senso evolutivo, partendo dalle modalità relazionali affettive e cognitive che l’esterno offre rispondendo alle situazioni esterne. Questo processo favorisce la funzione trasformativa evolutiva dell’apprendimento attivando un atteggiamento di ricerca, di conoscenza e accettazione del cambiamento. Come ci viene riportato nei colloqui di counseling psicologico con gli adulti, talvolta è presente negli adolescenti un atteggiamento puramente adesivo e passivo rispetto al nuovo, in cui il ragazzo riceve le nozioni senza trasformarle; altre volte compare un atteggiamento di rifiuto, che ostacola il percorso verso un cambiamento interno. Gli ultimi due approcci al sapere appena descritti possono essere indice di uno “scacco evolutivo” cioè di una attuale incapacità di affrontare autonomamente i cambiamenti richiesti dalla crescita e spesso celano un elevato livello di ansia dato dalla paura ad affrontare i compiti evolutivi legati all’età che si sta attraversando. Queste sono alcune delle situazioni in cui ci viene richiesto un intervento presso il Centro di psicoterapia Torino.

Possiamo concludere questo breve articolo del Centro psicologia Torino sottolineando come l’insegnante possa porsi come “accompagnatore” dell’adolescente e in questo modo svolgere la funzione di “io vicariante”, essere un sostegno alle fragilità dell’Io dell’adolescente, “prestare” la mente per favorire la strada verso la costruzione dell’identità. E’ importante che la famiglia e la scuola creino attorno al ragazzo una rete di sostegno e ascolto fatta di tanti fili relazionali e “nodi” significativi che gli permettano di guardare oltre ma anche di essere riconosciuto e accolto nella sua unicità.

I commenti sono chiusi.