Mese: Ottobre 2023

Attacco di panico: aspetti psichici e neurobiologici

Chi vive un attacco di panico è certo che sta per morire e/o impazzire. Quanto più i sintomi fisici (tachicardia, contrazioni muscolari, coliche addominali, dolore diffuso o localizzato, senso di soffocamento, sudorazione e vertigini) e quelli emotivi (un’angoscia prorompente e incontrollabile) sono intensi, tanto più si consolida la sicurezza di morte imminente. Durante gli attacchi di panico è il corpo a comunicare la propria sofferenza: i sintomi psicosomatici sono al primo posto, la mente li registra e li traduce in messaggi inequivocabili di una tragedia istantanea. Come emerge nei racconti dei pazienti in psicoterapia a Torino, a causa dell’ansia i battiti cardiaci accellerano la frequenza, la respirazione aumenta, la sudorazione è più intensa e il panico prende il soppravvento. L’autocondizionamento legato alla paura rende l’attacco di panico una catastrofe emotiva in cui è reale nella mente della persona l’idea indiscutibile che sta per morire.

Come psicoterapeuti a Torino sappiamo che durante la crisi di ansia i circuiti neurovegetativi, che collegano la consapevolezza ai segnali di allarme, sono talmente attivati da diventare autonomi e scollegati dal controllo razionale, ciò significa che la persona non riesce a seguire ragionamenti logici, che risultano del tutto inutili in questi casi. Una parte del paziente sa che non morirà ma, nel medesimo momento, perde sia la lucidità che la possibilità di contenere l’ansia e “crede fermamente” di morire.

Per spiegare questo fenomeno da un punto di vista biologico dobbiamo riportare quali sono i percorsi inconsapevoli della paura e utilizziamo la suddivisione del neuroscienziato Joseph Le Doux che ne identifica tre:

  1. “Il circuito primitivo della paura” governa le situazioni di emergenza e permette di mettere in atto reazioni immediate quali attacco e fuga. Ha sede nella profondità del cervello, nel sistema limbico che è costituito dal talamo, dall’ippotalamo, dall’ippocampo e dall’amigdala. L’amigdala sembra essere il centro più importante per il controllo dei segnali di pericolo. Questo sistema seleziona solo i segnali più grossolani di paura, gli stimoli incompleti immediatamente associati ad un pericolo. Dunque è un sistema che permette una risposta molto veloce e globale che attiva l’azione ma non analizza in modo preciso la situazione. Scatena le reazioni ormonali e neurovegetative connesse alla difesa. L’adrenalina provoca l’aumento del battico cardiaco, i muscoli vengono maggiormente irrorati di sangue, ecc. Solo dopo, grazie alle informazioni che provengono dalla corteccia cerebrale “il circuito primitivo della paura” può riesaminare le decisioni iniziali e adeguare le reazioni alla situazione di pericolo.
  2. “Il circuito razionale della paura” è quello che va dalla corteccia prefrontale al sistema limbico. Questo sistema è più lento e più elaborato, ma permette di valutare con maggiore attenzione e realismo la situazione generale, prendere decosioni e ponderare la risposta.
  3. Il “circuito riflessivo” è caratterizzato dall’autoconsapevolezza, dalla coscienza di provare paura e dalle ragioni di questa.

Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino come l’angoscia che prova una persona durante l’attacco di panico è legata al “circuito primitivo della paura”, ecco perchè è istantanea la reazione psicosomatica che sente. E questo spiega anche perché non sia presente una distinzione tra pericolo reale o immaginato, per il paziente coincidono, anche se allo sguardo di una persona esterna la reazione emotiva appare del tutto irrazionale e sproporzionata. Il circuito primitivo della paura è molto importante per la sopravvivenza dell’essere umano, permette di salvarsi di fronte ad un pericolo reale, ma nel caso degli attacchi di panico è come se la mente ingannasse la persona facendole credere di essere in una situazione di grave emergenza quando non lo è.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino dopo il primo episodio, gli attacchi di panico tendono a ripetersi. Chi ha vissuto tale esperienza ne rimane talmente scioccato da avere una forte paura che si ripeta e anziché sentirsi confortato dall’essere sopravvissuto o rendersi conto che i propri timori non hanno una base reale, diventa più fragile e incline a farsi catturare da un nuovo attacco. Siamo di fronte ad un circolo vizioso che riattiva una risposta automatica ad ogni segnale di ansia, le crisi hanno la tendenza a ripetersi e ad aumentare di intensità, nonostante ogni volta sia presente una disconferma. L’attacco di panico è caratterizzato da una sequenza di eventi consecutivi che a cascata si impongono senza che sia possibile arrestare la loro progressione.

Anche se avviene all’improvviso l’attacco si prepara lentamente, ma i percorsi e le associazioni mentali che hanno la tendenza a ripresentarsi in modo costante non sono sempre consapevoli, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino.

Cosa succede nella mente della persona prima di una crisi di ansia?

C’è un’attenzione verso il proprio corpo simile a quella presente nei superstiti ad un evento catastrofico, come un terremoto o un nubifragio, che a causa del trauma sono sensibili ad ogni minuscola variazione nel clima percepito, sono ipervigili rispetto ad ogni segnale che arrivi dall’esterno, un piccolo rumore, uno scricchiolio… Il paziente isola quel segnale somatico lievemente diverso dal solito (un battito del cuore, un piccolo dolore muscolare) fino a quando, con l’aumentare dell’angoscia, ricostruisce a livello immaginativo il pericolo che fa scoppiare il terrore. In questo modo, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, se questa sequenza tra lo psichico e il somatico non viene interrotta si scatena un nuovo attacco di panico.

Dunque il condizionamento che si struttura tra stimolo, immaginazione e risposta emotiva sostiene il ripetersi e l’aggravarsi degli attacchi di panico. La fantasia del soggetto che attribuisce un significato negativo a ciò che percepisce è alla base della risposta affettiva e neurovegetativa. Si attiva il circuito primitivo della paura senza possibilità di ulteriori riflessioni. L’immaginazione rende concrete la percezione e la realtà del pericolo di morire. Il paradosso è che lo scampato pericolo rafforza la paura.

Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, la catastrofe che viene immaginata è così forte da assorbire il soggetto in una dimensione delirante dove tutto ciò che è temuto sembra realizzarsi in quel momento, la persona si sente perseguitata dalle proprie paure che si trasformano in realtà.

Vediamo come psicoterapeuti a Torino che l’attacco di panico viene creato nella mente del paziente a livello di immaginazione ma viene sperimentato come un evento reale e concreto, che segna la persona come un trauma. Nel disturbo post traumatico da stress il contatto con uno stimolo che ricorda l’evento traumatico riattiva nel paziente uno stress travolgente causato dal ricordo, così chi è soggetto ad attacchi di panico può star male e risprofondare nell’angoscia se viene esposto a qualcosa che ha associato al panico vissuto in precedenza. Come vediamo presso il Centro psicologia a Torino le aree del trauma possono progressivamente ampliarsi rendendo la vita piena di limitazioni e il soggetto sempre più dipendente dagli altri. E dal momento che le associazioni mentali sono inconsce, il paziente perde il controllo su questo processo. Come nell’ipocondria e in alcune forme deliranti si realizza nell’immaginazione tutto ciò che fa più paura, il solo pensiero di poter essere presi da una crisi di ansia diventa elemento scatenante, il proprio timore rende concreto l’emergere dell’angoscia. Senza un aiuto professionale diventa impossibile in questi casi elaborare i propri vissuti.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un problema caratteristico dell’attacco di panico è la perdita della capacità di contenere l’angoscia. Se la persona non è più in grado di stare con la paura, di sperimentare certe emozioni sapendo e sentendo che si tratta solo di vissuti e non di realtà, vive un dramma terribile, un terrore senza nome di cui il corpo è rappresentante esclusivo. Durante la crisi viene meno la capacità simbolica, la persona non si sente angosciata per qualcosa, vive solo panico assoluto e pensa di morire.

Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, durante la crisi di ansia la percezione di un malessere fisico (mal di testa, diarrea, un piccolo dolore localizzato, ecc) diventa un’esperienza “non pensabile” e l’ansia prende il sopravvento. Nelle persone soggette ad attacchi di panico i normali meccanismi mentali di difesa o di oblio dell’angoscia, non funzionano più e il soggetto si ritrova ad essere senza protezioni dai timori esistenziali, dal terrore della morte. Nella persona sana anche quando è presente l’angoscia è possibile pensare, mentre l’attacco di panico paralizza il pensiero e qualunque scelta idonea non può essere presa. Manca la “pelle psichica” in grado di fare da contenitore a ciò che viene vissuto, come se la persona perdesse i confini della propria identità tra il dentro e il fuori, l’angoscia è dilagante e investe il corpo stesso.

Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile intraprendere un percorso che aiuti la persona a diventare consapevole delle ragioni che inducono il suo corpo ad attivarsi in maniera sproporzionata durante gli attacchi di panico. Con l’aiuto di una psicoterapeuta sarà possibile creare dei collegamenti mentali e lavorare per rendere la persona più capace di contenere le proprie emozioni. Chi soffre di attacchi di panico infatti ha bisogno di un interlocutore che funga da contenitore dell’angoscia e lo spazio terapeutico ha questa funzione primaria. Presso il Centro di psicologia a Torino lavoriamo anche con i familiari di chi soffre di attacchi di panico per aiutarli a comprendere quale sia l’atteggiamento più idoneo ad aiutare il proprio caro in difficoltà ed evitare l’instaurarsi di dinamiche psicologiche non idonee alla situazione.

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Il divorzio per una donna e madre

Nell’immaginario femminile, soprattutto nel passato ma per molte donne ancora oggi, un obiettivo importante per sentirsi realizzate è trovare una felice unione di coppia, che si concretizzi nella convivenza e/o nel matrimonio, come preludio alla costruzione di una famiglia. Quando nasce l’amore una donna pensa che sia per sempre, c’è un grande investimento affettivo, un prendersi cura del rapporto. Ma purtroppo anche dopo anni di impegno l’amore può finire. La donna combatte, cerca di affrontare i momenti difficili e ambivalenti che la relazione di coppia può incontrare lungo il suo percorso, momenti di stallo e di entusiasmo ritrovato, ma a volte deve rassegnarsi alla fine della storia e il divorzio sembra l’unica strada percorribile.

Dovendo generalizzare, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la donna più dell’uomo è attenta alle sfumature emotive del rapporto e si accorge quando si sta deteriorando, svuotandosi di significato affettivo. Le troppe incombenze del quotidiano, il darsi per scontati dei due partner sono tra i fattori che vengono annoverati di più, nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino, come cause dell’allontanamento reciproco. Viene a mancare l’erotismo e il desiderio quando è presente un eccesso di fatica e una riduzione di forze, soprattutto nel genere femminile per il quale emozione e passione fisica hanno un più stretto legame, mentre per il genere maschile è più facile scindere tra questi due aspetti. Nelle relazioni che vanno avanti per inerzia, per abitudine, nella donna nasce malessere, si sente meno accolta emotivamente e delusa nelle proprie richieste di attenzione. Ci sono fasi delicate in cui una donna ha bisogno di sentirsi rassicurata e apprezzata nella propria femminilità quali la gravidanza, i primi anni della maternità. Ci sono altri momenti di passaggio nei quali si sente più sensibile, come l’invecchiamento e l’arrivo della menopausa. Nelle donne più che negli uomini la “bellezza estetica” è ritenuta importante nella nostra società e per questo motivo quando viene a mancare può insorgere un vissuto di poco valore personale e la ricerca nello sguardo del partner della disconferma di tali insicurezze. Un rapporto stanco può andare incontro a tradimenti che allontanano ancora di più i due partner e creano ferite emotive difficili da sanare.

Nei percorsi di psicoterapia a Torino emerge come per molte donne sia difficile dare voce al malessere e prendere decisioni rispetto alla coppia, anche a seguito di innumerevoli messaggi lanciati al partner e non accolti. Quando si vorrebbe porre fine ad un matrimonio, l’ansia e la paura di far soffrire i figli, di dare un dolore troppo grande ai genitori anziani sono un deterrente che blocca la scelta del divorzio. Conta di più la preoccupazione per gli altri significativi della propria vita (figli, genitori) piuttosto che la propria felicità, perchè la donna si sente responsabile del loro benessere emotivo. La donna mette da parte sé stessa a causa dei sensi di colpa, che si fanno più pressanti se è stata educata a pensare che appartenga prevalentemente al ruolo femminile il compito di cura.

A volte invece vediamo presso il Centro di psicologia a Torino che il procrastinare la scelta di separarsi dal partner dipende dalla dipendenza affettiva, che fa sentire sole e incapaci senza un uomo a cui appoggiarsi, svalorizzando le proprie capacità e il proprio valore, nella paura di non farcela da sola, retaggio dell’educazione ricevuta. Alcune donne si sentono incapaci di svolgedere determinate mansioni ritenute maschili e rinunciano alla propria indipendenza a favore della presunta sicurezza data dalla presenza del compagno, anche quando in realtà nella relazione affettiva si sentono profondamente insicure. Un percorso di psicoterapia a Torino può in questi casi aiutare molto, rafforzare l’identità della donna in modo che trovi il coraggio di attuare le scelte che ritiene più opportune per il proprio benessere.

Quando si giunge al divorzio per una donna e madre è necessario affrontare il cambiamento che è destabilizzante, non è semplice superare il dolore ed eventuali rimorsi o rimpianti. Vivere da sole per molte donne è difficilissimo non solo su un piano delle scelte concrete quotidiane ma soprattutto a livello emotivo, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. In molti ambienti della nostra società è ancora presente il concetto che siano le donne a doversi occupare della famiglia e questo può avere comportato il sacrificio della propria carriera lavorativa a favore di quella del partner, con un vissuto di grande ingiustizia quando il matrimonio o la convivenza finiscono. E anche dopo il divorzio molte donne sentono di dover mettere da parte la propria vita personale in nome della cura dei figli e nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino questo resta un tema delicato e molto complesso da trattare. Da un lato la donna può sentire che i figli sono della mamma e volerli proteggere dall’ex coniuge verso il quale può essere presente del rancore, non riuscendo in questi casi a differenziare tra i propri bisogni di donna ferita e quelli dei bambini, che non dovrebbero mai essere privati dell’affetto di una figura genitoriale. Certamente è importante che i figli vengano protetti nel caso vi sia un rischio di maltrattamento o abuso ma a volte la preoccupazione per la sofferenza dei figli nella relazione con il padre è data da una fusione/confusione con loro della madre e non da un reale pericolo. Anche involontariamente infatti, una donna che sia in simbiosi con il figlio può mettere in atto dinamiche affettive inconsce e ricatti affettivi, volti a legare a sé la prole allontanandola dal padre.

Dall’altro lato per una donna essere sola nella crescita dei figli è un onere davvero pesante quando la figura paterna è assente o poco presente. Dopo il divorzio in molte donne e madri nasce il sentimento dell’invidia verso il partner che va avanti nella propria vita, lasciando le responsabilità genitoriali solo sulle spalle della ex compagna, che si sente bloccata dai propri compiti e non ha il tempo di investire in scelte personali. Prendere continue decisioni da sole, occuparsi delle mansioni quotidiane, preoccuparsi di come i figli stiano affrontando a livello emotivo la separazione dei genitori, porta molte donne dopo il divorzio a vivere momenti di sconforto. Non bisogna dimenticare che, se la mamma è l’unica figura di riferimento per un figlio, il suo eventuale malessere emotivo avrà gravi ripercussioni su di lui.

Molte donne e madri dopo una separazione presentano problemi depressivi e sintomi ansiosi in varie forme e differenti intensità (somatizzazioni, ipocondria, ansia generalizzata, attacchi di panico…) e richiedono al Centro di psicologia a Torino di iniziare un percorso di psicoterapia che le possa aiutare emotivamente. Farsi seguire psicologicamente è una scelta d’amore anche verso il figlio poichè è forte il rischio di ripiegare su di lui per colmare il vuoto della perdita:  l’instaurarsi di una tale relazione emotiva rischia di non lasciarlo libero di investire sui propri bisogni evolutivi, nella preoccupazione di dare affetto alla madre bisognosa e avere un ruolo di supporto per lei. In tal senso, quando è possibile, è importante l’alleanza con il padre per una buona crescita del minore e un lavoro di sostegno alla genitorialità a Torino può permettere di ricostruire l’unione come genitori anche quando sia finita la relazione di coppia.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino una donna e madre dopo il divorzio dovrebbe riuscire a trovare un po’ di tempo per la cura di sé, in modo da ridurre lo stress e ritrovare calma e serenità in un momento pesante. Quando si è solo orientate sul fare diventa difficile rielaborare il lutto fisiologico della fine di un matrimonio. La condivisione attraverso attività sociali, l’interazione e il contatto umano possono contribuire a sanare la ferita perché forniscono uno sfogo per esprimere i propri sentimenti, mentre la solitudine e l’isolamento sono alleati del disagio psicologico. Le prospettive future possono essere rosee sia per la donna che per i figli quando si riesce a superare la fase dolorosa della separazione e si instaurano dinamiche più funzionali che creano un clima affettivo sereno in famiglia. E’ possibile trovare un nuovo equilibrio, lasciarsi alle spalle momenti dolorosi, investire nel presente senza restare ancorati a rimuginazioni sul passato.

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