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Vademecum DSA

Come Centro di psicoterapia e psicologia clinica a Torino abbiamo pensato di pubblicare questo vademecum allo scopo di chiarire meglio come vengono inquadrati i disturbi dell’apprendimento all’interno della più vasta categoria dei bisogni educativi speciali, così da differenziare e meglio spiegare la categoria dei DSA.

Sommario

BES Special Educational Need.

Disturbi specifici con capacità cognitive adeguate.

DSA.

LA REDAZIONE DEL PDP.

DSA: norme e leggi di riferimento.

PDP.

BES Special Educational Need

I Bisogni Educativi Speciali (BES) sono quelle particolari esigenze educative che possono manifestare gli alunni, anche solo per determinati periodi, «per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta» (Direttiva Ministeriale del 27.12.2012)

In particolare, presentano Bisogni Educativi Speciali (BES) :

  • alunni con  disabilità certificata in base alla L. 104
  • alunni che presentano Disturbi Specifici dell’Apprendimento, DSA (disturbi nelle abilità di scrittura, di lettura e del calcolo) in base alla 170/2010.
  • Alunni con esigenze educative speciali (EES): disturbi della condotta e Disturbo oppositivo provocatorio DOP, dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD), disturbi dell’eloquio e del linguaggio, disturbo non verbale, disturbo della funzione motoria, Funzionamento Intellettivo Limite (FIL) in base alla L.170/2010
  • allieve/i in situazioni di svantaggio: culturale, linguistico; socio–economico, altre difficoltà come traumi, malattie, dipendenze ecc.)

«Gli insegnanti non devono variare tante didattiche quanti sono gli allievi con BES, ma devono sperimentare un nuovo modello didattico inclusivo, adeguato alla complessità della classe che contempli differenti modalità e strumenti per tutti.» BES 27 dicembre 2012.

Il termine BES non indica un’etichetta diagnostica, di conseguenza non esiste la diagnosi di BES.

La diagnosi è invece un processo di tipo clinico che dà esito a un codice nosografico tra quelli contenuti nei manuali diagnostici di riferimento (ICD e DSM-5) a seguito di un percorso psicodiagnostico effettuato attraverso i colloqui psicologici e la somministrazione di test psicologici che indagano una specifica area intellettiva e/o emotiva.

Sappiamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che per alcuni studenti affrontare il percorso di apprendimento scolastico può risultare più complesso e più difficoltoso rispetto ai compagni. In casi come questi i bisogni educativi (sviluppo delle competenze, appartenenza sociale, autostima, autonomia) diventano bisogni educativi “speciali”, più complessi.

Disturbi specifici con capacità cognitive adeguate: DSA

Nella letteratura scientifica di lingua inglese i DSA sono definiti «Learning Disabilities» o «Specific Learning Disorders», cioè disabilità dell’apprendimento che incidono pesantemente sulla vita e sulla carriera scolastica.

Spiega lo psicologo infantile come i DSA non siano conseguenze di mancanza di opportunità di apprendimento, disturbi dello sviluppo intellettivo, traumi o malattie cerebrali acquisite ma riguardano, in presenza di adeguata scolarità, la mancata automatizzazione di processi sottesi alla lettura, alla scrittura o al calcolo. Il disturbo specifico dell’apprendimento«Si manifesta in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali» (L.170/2010, art. 1, comma 1).

I DSA sono considerati disturbi di natura persistente, poiché di origine neurobiologica, spiega lo psicologo infantile a Torino. Pertanto possono manifestarsi in modo diverso e con diverse intensità e conseguenze adattive a seconda dell’età, ma permangono per tutta la vita. Con l’acronimo DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) si intende una categoria diagnostica, relativa ai Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento che appartengono ai disturbi del neurosviluppo (DSM 5, 2014), che riguarda i disturbi delle abilità scolastiche, ossia Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia (CC-2007).

La Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (CC-ISS, 2011) definisce i DSA “disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.” Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.

Come psicoterapeuti a Torino riteniamo importante porre attenzione che: nel 2021/22 è stato pubblicato un documento di revisione Linee Guida per la gestione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento che ha lo scopo di aggiornare le raccomandazioni cliniche utili a migliorare ed uniformare i protocolli diagnostici e riabilitativi.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino ci occupiamo della diagnosi dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), che costituiscono una costellazione di condizioni cliniche (in particolare: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia), che spesso tendono ad associarsi tra loro (ma che possono occorrere anche isolatamente), in relazione a probabili comuni basi genetiche e ad anomalie parzialmente condivise dei circuiti neurofunzionali che impegnano le abilità di lettura, scrittura e calcolo.

I DSA sono, per definizione, disturbi circoscritti a domini cognitivi specifici, che non interessano il funzionamento cognitivo più generale, ma le loro conseguenze possono comunque essere pervasive, e interessare molti ambiti del funzionamento cognitivo, come anche dell’adattamento personale e sociale. Lo psicologo infantile a Torino spiega come la loro espressività sia molto eterogenea e possa interessare vari ambiti del sistema cognitivo- linguistico (ad esempio, l’attenzione, le funzioni esecutive, la memoria, l’accesso lessicale, ecc.), a volte co-occorrendo con altri disturbi del neurosviluppo sottesi da queste funzioni, quali il disturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività (a cui spesso ci si riferisce con la sigla inglese di ADHD), il disturbo primario del linguaggio (DPL), o il disturbo di coordinazione motoria (DCM). I modelli teorici più recenti concordano sulla natura multifattoriale e multidimensionale dei DSA.

Pur esistendo un generale accordo sull’ origine neurobiologica dei DSA, i neuropsichiatri e i neuropsicologi ci insegnano come non abbiamo ad oggi marker biologici affidabili per la loro identificazione e conseguentemente per la diagnosi, che di fatto continua a basarsi prevalentemente sulla osservazione comportamentale e sulla misurazione testistica delle abilità di lettura, scrittura e calcolo, diagnosi che è possibile effettuare presso il nostro Centro di psicologia a Torino. Questa modalità di accertamento diagnostico solleva alcuni problemi concettuali, dal momento che è stato osservato come l’identificazione di una soglia critica di prestazione deficitaria (ad es. –2 deviazioni standard o 5° percentile) sia, comunque, in qualche misura, una scelta convenzionale, anche se di frequente uso in ambito clinico-sanitario.

I disturbi dell’apprendimento non sono qualcosa di statico e fisso ma, piuttosto, una difficoltà che si modifica nel corso del neurosviluppo per effetto di interazioni tra i diversi processi cognitivi e linguistici con l’esercizio negli apprendimenti strumentali.

È importante secondo la nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino sottolineare come i DSA abbiano effetti persistenti e spesso invalidanti per la vita del ragazzo (ad esempio, prematuro abbandono scolastico, difficoltà lavorative, ecc.). Inoltre, soprattutto se non riconosciuti in modo tempestivo, possono portare a una cascata di problemi secondari nella sfera psicopatologica (da una bassa autostima, a un senso di impotenza appresa, fino a forme più franche di ansia/depressione), o a problemi della sfera comportamentale (soprattutto quando il disturbo di apprendimento è associato ad ADHD), capaci di interferire anche in modo significativo con l’adattamento personale e sociale delle persone affette, soprattutto nel caso delle forme di disturbo più severe. Presso il nostro centro è possibile trovare aiuto attraverso un percorso di psicoterapia a Torino nei casi in cui siano presenti disturbi emotivi correlati al disturbo dell’apprendimento.

Per quanto riguarda la diagnosi vengono utilizzati due manuali: l’ICD-10 e il DSM 5.

Sulla base del deficit funzionale vengono comunemente distinte le seguenti condizioni cliniche:

ICD.10 F.81.0 (Dislessia) Disturbo specifico della lettura o dislessia che contempla compromissioni nell’accuratezza (errori) e può comportare anche difficoltà di comprensione. Include infatti «ritardo specifico della lettura, dislessia evolutiva, difficoltà della compitazione associata con un disturbo di lettura

ICD-10 F.81.1 (Disortografia) Disturbo specifico della compitazione o disortografia intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica e include il ritardo specifico della compitazione (senza disturbo di lettura)

ICD-10 F.81.8 (Disgrafia) disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria) inserita in: Altri disturbi evolutivi delle abilità scolastiche

ICD-10 F.81.2 (Discalculia) Disturbo specifico delle abilità aritmetiche

ICD-10 F.81.3 Disturbo misto delle abilità scolastiche

Nel DSM 5 vengono specificati i criteri diagnostici, tra cui le difficoltà del ragazzo:

  • Lettura delle parole imprecisa o lenta e faticosa (ad es. legge singole parole ad alta voce in modo errato o lentamente e con esitazione, spesso tira ad indovinare le parole, pronuncia con difficoltà le parole);
  • Difficoltà nella comprensione del significato di ciò che viene letto (ad es. può leggere i testi in maniera adeguata ma non comprende le sequenze, le relazioni, le interferenze o i significato più profondi)
  • Difficoltà nello spelling (ed es. aggiungere o omettere o sostituire vocali o consonanti)
  • Difficoltà nell’espressione scritta (ad es. fa molteplici errori grammaticali o di punteggiatura all’interno delle frasi, usa una scarsa organizzazione dei paragrafi, l’espressione scritta delle idee non è chiara)
  • Difficoltà nel padroneggiare il concetto di numero, i dati numerici o il calcolo (ad es. ha una scarsa comprensione dei numeri, della loro dimensione e delle relazioni, conta sulle dita per aggiungere i numeri a una singola cifra, piuttosto che ricordare i fatti matematici come fanno i coetanei, si perde all’interno dei calcoli aritmetici e può cambiare procedure)
  • Difficoltà nel ragionamento matematico (Ad. es. ha gravi difficoltà ad applicare concetti matematici, dati o procedure per risolvere problemi quantitativi)

Il manuale riporta le seguenti diciture, con QI nella norma:

DSM.5 315.00 (F.81.0) DSA con compromissione della lettura che include, l’accuratezza nella lettura delle parole, la velocità o fluenza della lettura e la comprensione del testo (ex. DTC).

DSM-5 315.2 (F.81.1) DSA con compromissione dell’espressione scritta che include l’accuratezza nello spelling, l’accuratezza nella grammatica e nella punteggiatura, la chiarezza/organizzazione dell’espressione scritta

DSM-5 31.5.01 (F81.2) DSA con compromissione del calcolo che include, il concetto di numero, la memorizzazione di fatti aritmetici, il calcolo accurato o fluente, il ragionamento matematico corretto.

Non è presente nei manuali diagnostici, ma molto discusso negli articoli scientifici, il Disturbo di apprendimento non verbale DaNV che coinvolge la memoria di lavoro, la comprensione del testo ed il linguaggio, ma anche nell’area matematica, geometrica, del disegno, fino a problemi nell’area prassica, sociale ed emotiva.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino vogliamo ricordare che ricordare che la lettura è intesa sia come abilità tecnica di decodifica di parole scritte che come attività finalizzata alla comprensione del testo. La scrittura va considerata a tre livelli: come gesto grafico-motorio finalizzato alla produzione di lettere, come abilità nel trasformare suoni in lettere, cioè come competenza ortografica, come abilità di produzione creativa finalizzata alla produzione di testi. Il calcolo va considerato nei suoi aspetti basali, cioè come cognizione numerica o intelligenza numerica, nei suoi aspetti procedurali e strategici, finalizzato all’esecuzione di operazioni aritmetiche, come aspetto strumentale finalizzato alla risoluzione di problemi aritmetici (dove entrano in gioco una pluralità di abilità).

Come Centro di psicoterapia a Torino riteniamo un’altra questione rilevante, quella relativa alla valutazione e alla diagnosi di DSA negli studenti “stranieri” (e/o bilingui), considerato che secondo i dati del MIUR essi rappresentano una fetta rilevante dell’attuale popolazione scolastica (circa il 10%), dove è evidente una maggiore complessità di fattori da tenere in considerazione durante la fase esplorativa di valutazione.

Lo psicologo infantile a Torino vuole sottolineare un aspetto importante relativo alla cura di questi disturbi, infatti per quanto riguarda la questione del/i trattamento/i dei DSA, esiste una pluralità di proposte che non hanno ancora dimostrato la loro efficacia. Alcune di queste rivendicano effetti anche miracolosi a fronte di evidenze scarse o inesistenti che danno spazio ad ingiustificate speculazioni. Per queste ragioni è importante che i genitori si rivolgano a professionisti specificati nel campo per ricevere suggerimenti e indicazioni tese ad aiutare i loro figli. Non è possibile “guarire” da un DSA ma è possibile fare attività di potenziamento. Con il termine potenziamento si intende una relazione educativa e didattica individualizzata e personalizzata che permetta di migliorare le competenze di apprendimento dell’alunno/a per agevolare il pieno evolvere di tutte le sue potenzialità.

POTENZIAMENTO: prima della stesura della diagnosi e appena dopo, sono previste attività di potenziamento ma solo in tempi limitati, il documento PARCC ne stabilisce i criteri.

Spiega lo psicologo infantile a Torino come il potenziamento debba essere sempre adattato ai punti deboli e alle capacità dello studente e perchè ciò avvenga bisogna tenere presenti due aspetti organici. Il primo, il fenomeno della modificabilità cognitiva, prevede la possibilità di cambiare le conoscenze cognitive acquisite a qualsiasi età attraverso l’esperienza e dunque un training specifico può avviare tale processo. Il secondo principio è invece quello della plasticità neuronale, infatti numerose ricerche in questo campo hanno dimostrato la capacità del cervello di adattarsi alle mutevoli funzioni ambientali, le esperienze permettono ai neuroni di creare connessioni tra loro, mentre in passato si pensava che le cellule neuronali non potessero riprodursi e modificarsi.

Per la buona riuscita del potenziamento, è fondamentale l’analisi attiva di chi ne è sottoposto, al fine di apprendere e riorganizzare gli stimoli.

DSM-5 prevede che vengano specificati «tutti gli ambiti scolastici e le capacità che sono compromessi. Quando è compromesso più di un ambito, ciascuno di essi deve essere codificato singolarmente.

Nei disturbi dell’apprendimento sono compromesse anche funzioni come la memoria di lavoro e la velocità di processamento di nuove informazioni; il tutto diventa motivo di disagio dell’alunno, attenzione e fatica dell’insegnante, preoccupazione per i genitori, come vediamo nei pazienti seguiti presso il Centro di psicologia clinica a Torino. Diverse le evoluzioni: lieve gravità, precocità della diagnosi, trattamenti tempestivi e attivazione di strategie di studio personalizzate permettono di ridurne l’impatto e migliorarne la gestione, seppur sempre in presenza di disturbi persistenti (Stella, Grandi, 2011).

La diagnosi deve avvenire nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) o da parte di “specialisti o strutture accreditate. Tuttavia, la presenza di disparità a livello di normative regionali ha creato negli anni alcune criticità: alcune Regioni hanno recepito in tempi rapidi l’accordo tra Governo, Regioni e Province autonome, mentre altre hanno avuto necessità di tempistiche più lunghe. Inoltre, emergono differenze apprezzabili tra le varie Normative Regionali che possono avere ripercussioni soprattutto a carico degli utenti (le famiglie con un bambinocon diagnosi di DSA) e generare confusioni e ritardi dovuti alla burocrazia. Infine, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, le certificazioni hanno procedure molto disomogenee e diversificate tra regione e regione, creando di fatto tempi di attesa diversi e valutazioni diagnostiche non sempre in linea con quanto stabilito dalle normative a livello nazionale o regionale.

La scuola può considerare valida ed ufficiale solo la Certificazione di diagnosi redatta dall’ASL, in Piemonte.

Per “certificazione” si intende un documento, con valore legale, spiega lo psicologo infantile a Torino, che attesta il diritto dell’interessato ad avvalersi delle misure previste da precise disposizioni di legge, nei casi che qui interessano: dalla Legge 104/92 o dalla Legge 170/2010, le cui procedure di rilascio ed i conseguenti diritti che ne derivano sono disciplinati dalle suddette leggi e dalla normativa di riferimento. Per “diagnosi” si intende invece una valutazione clinica, attestante la presenza di una patologia o di un disturbo, che può essere rilasciato da un medico, da uno psicologo o comunque da uno specialista iscritto iscritto negli albi delle professioni sanitarie.

Secondo il DSM 5 non è necessario ripetere la valutazione, se non in casi particolari: «Dal momento in cui il disturbo specifico dell’apprendimento persiste tipicamente in età adulta, di rado si rende necessaria una rivalutazione, a meno che non sia indicata a causa di marcati cambiamenti nelle difficoltà di apprendimento (miglioramento o peggioramento) e di richieste per scopi specifici». Anche l’Accordo Stato-Regioni del 25.07.2012 (art.3) non indica una data di scadenza della diagnosi, ma sottolinea la necessità che venga aggiornato il profilo di funzionamento (vedi modello di certificazione allegato all’Accordo Stato-Regioni), «al passaggio da un ciclo scolastico all’altro e comunque, di norma, non prima di tre anni dal precedente» e «ogni qualvolta sia necessario modificare l’applicazione degli strumenti didattici e valutativi necessari, su segnalazione della scuola alla famiglia o su iniziativa della famiglia». Infatti, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, alunni con DSA diagnosticati alla scuola primaria, in virtù della diversa espressività del disturbo durante la crescita, degli effetti di interventi di trattamento, dell’acquisizione di strategie compensatorie o strumenti, possono necessitare di misure di aiuto diverse nell’arco del percorso scolastico; in tal caso la rivalutazione del profilo funzionale permette di scegliere gli interventi più adatti.
La relazione diagnostica deve contenere le informazioni necessarie per stilare una programmazione educativa e didattica che tenga conto delle difficoltà del soggetto e preveda l’applicazione mirata delle misure previste dalla legge, come effettuiamo presso il Centro di psicoterapia a Torino.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino riteniamo che la formazione degli insegnanti rappresenti un elemento fondamentale per la corretta applicazione della Legge 170/2010 e per il raggiungimento delle sue finalità. Un principio generale è che la competenza sui DSA deve riguardare l’intero corpo docente di ogni classe, in modo che la gestione e la programmazione educativo-didattica non sia delegata solo a uno dei docenti, ma sia determinata da una partecipazione completa del consiglio di classe. Nel lavoro di sostegno alla genitorialità purtroppo emergono difficoltà da parte di diversi genitori nella relazione con la scuola, la lamentela più comune è che alcuni insegnanti non colgano le difficoltà del figlio e che spesso non ci sia un lavoro corale del corpo docenti che permetta allo studente di ricevere le stesse misure e richieste da parte di tutti.
Nell’articolo 5 della Legge 170/2010 viene definito il diritto degli studenti con diagnosi di DSA a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari.
Il fatto che gli strumenti compensativi siano menzionati in una norma che tutela il diritto allo studio degli studenti con DSA, ha portato alcuni docenti a ritenerli come soluzione indicata solo ed esclusivamente per coloro che presentano questa caratteristica, determinando, talvolta, un senso di esclusione dal contesto classe di molti studenti con DSA, che preferiscono non utilizzarli per evitare di provare imbarazzo ed essere considerati diversi.
Riteniamo come psicoterapeuti che lavorano in questo settore a Torino, che nell’indicazione dell’uso degli strumenti dispensativi e compensativi, sia necessario tener conto delle implicazioni emotive che questi possono attivare nel vissuto emotivo della persona con DSA. Alcuni studi di psicologia clinica dimostrano che gli alunni con DSA presentano, generalmente, livelli di autostima scolastica più bassi e livelli di ansia generalizzata e sociale più alti rispetto ai soggetti senza diagnosi. L’uso di strumenti compensativi e dispensativi, quindi, deve tenere conto di questi aspetti.
Spiega lo psicologo infantile a Torino come non sia sufficiente, quindi, predisporre e garantire gli strumenti compensativi o le misure dispensative con l’obiettivo di tutelare solo gli studenti con DSA, ma è necessario, in modo particolare, garantire loro una didattica compensativa, cioè un approccio che vada ben oltre il singolo studente con DSA e che superi il semplice impiego personale di strumenti e strategie per coinvolgere globalmente tutta l’attività di insegnamento/apprendimento in un’ottica inclusiva, come specificato dalla normativa ministeriale prodotta dopo il varo della Legge 170/2010.
Presso il Centro di psicologia a Torino da anni pensiamo che sia necessario costruire nuovi ambienti di apprendimento, in cui si promuova l’innovazione didattica, metodologica e organizzativa, in modo da apportare degli effetti positivi a tutti gli studenti e quindi anche agli alunni con DSA in linea con la normativa ministeriale prodotta dal 2010 ad oggi, che ritiene tali strumenti mezzi efficaci da inserire nella didattica per tutti gli alunni e gli studenti.
Come psicoterapeuti a Torino riteniamo che allargare la progettazione e l’uso degli strumenti al contesto classe significa riconsiderare gli strumenti compensativi, ed in particolare quelli tecnologici, non solo rispetto alle opportunità che offrono in relazione ai singoli apprendimenti, ma anche rispetto alla riformulazione di ambienti che valorizzano le differenze ed evitano il senso di esclusione dal contesto classe provato da molti studenti con DSA per il fatto di essere gli unici ad usare tali strumenti.
La Legge 170 estende il diritto ad usufruire di strumenti compensativi e di misure dispensative anche nel corso degli studi universitari, che sono preparatori per l’inserimento nella vita professionale e lavorativa. Le Università sono tenute ad attrezzarsi per ricevere in modo adeguato studenti con DSA e favorire lo svolgersi del loro percorso di studio.

LA REDAZIONE DEL PDP
Dopo la registrazione agli atti della Certificazione della diagnosi la scuola attiva il PDP. La redazione del PDP è di competenza della scuola, ossia dei docenti del team di classe (nel caso di scuola primaria) e dei docenti del consiglio di classe (nel caso di scuola secondaria).
È prevista la collaborazione della famiglia, come indicato nelle “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” allegate al Decreto 5669/2011: «Nella predisposizione della documentazione in questione è fondamentale il raccordo con la famiglia, che può comunicare alla scuola eventuali osservazioni». Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) va redatto entro il primo trimestre dell’anno scolastico di riferimento. Nel caso in cui la diagnosi venga presentata in corso d’anno il PDP deve essere redatto in tempo utile per le valutazioni in itinere e finali. Si rammenta che negli anni terminali di ciascun ciclo scolastico la diagnosi deve pervenire entro il 31 marzo.

 

 

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Disturbi emotivi associati a DSA

Come psicoterapeuti psicologi che lavorano da anni in questo settore a Torino riteniamo che la presenza di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) abbia delle ricadute importanti sul piano emotivo e comportamentale, soprattutto se la diagnosi arriva tardivamente durante le scuole secondarie. Il confronto, spesso deludente, con le aspettative proprie, familiari e con le performance dei compagni, anche rapportate al grado di fatica, genera sentimenti di  insicurezza e demotivazione che a loro volta interferiscono nell’immagine di sé, spiega lo psicologo infantile a Torino. Durante l’adolescenza inizia a strutturarsi l’identità di una persona che prende forma a partire dalle esperienze emotive che rafforzano o incrinano la propria autostima. Inoltre non bisogna mai dimenticare che tutti i nostri comportamenti sono condizionati da ciò che proviamo e che spesso dietro atteggiamenti sbagliati e poco costruttivi sono presenti, anche se  inconsapevoli, sentimenti di disagio emotivo.

La persona è disposta a impegnarsi quando la speranza di successo supera la paura dell’insuccesso, altrimenti prevale il senso di vergogna e inattività”. Atkinson, 2007

L’esperienza clinica maturata presso il Centro di psicoterapia a Torino, i dati riportati da numerose ricerche e la letteratura scientifica sul tema, suggeriscono che i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), oltre che tra loro, si presentano frequentemente associati a disturbi emotivi e comportamentali e possono causare sofferenza nell’infanzia ed a una deviazione patologica dello sviluppo; vengono infatti considerati un fattore di rischio per un futuro disagio psicologico.

In particolar modo, la letteratura scientifica mostra che i bambini con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), e da dislessia in particolare, sembrano essere maggiormente a rischio di sviluppare altri disturbi psicopatologici in comorbilità, come ansia e depressione. Come emerge anche durante i percorsi di psicoterapia a Torino in questi ragazzi possono presentarsi una psicopatologia dell’umore, d’ansia, o tratti ansioso-fobici, demoralizzazione, disistima di sé, learned helplessness, disagio psicoaffettivo, inibizione, somatizzazioni, difficoltà relazionali, tratti aggressivi, isolamento sociale e oppositività.

Bambini con disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), rispetto ai loro compagni senza particolari difficoltà, hanno un concetto di sé più negativo, si sentono meno supportati emotivamente, provano più ansia e hanno poca autostima, tendono a sentirsi meno responsabili del proprio apprendimento e ad abbandonare il compito alle prime difficoltà. Questo avviene soprattutto quando non sia presente una chiara diagnosi o non sia stata spiegata con parole comprensibili all’interessato, in modo che possa dare un senso alle difficoltà che incontra e non le associ automaticamente ad una propria incapacità, dovuta a poca intelligenza, poco impegno. Spiega lo psicologo infantile a Torino come per questi bambini (e purtroppo talvolta anche per gli adulti di riferimento) sia automatica l’associazione “scarsi risultati – scarse capacità – scarso valore di sé”. Il bambino o ragazzo con DSA si trova a far parte di un contesto nel quale spesso vengono proposte attività per lui troppo difficili e astratte, deve confrontarsi con i compagni e frequentemente non si sente membro del gruppo.

Inoltre, i bambini e gli adolescenti con difficoltà scolastiche raccontano che devono affrontare continue sollecitazioni e rimproveri dell’adulto: “non hai voglia”, “impegnati di più”, “possibile che non capisci?”. I rimproveri, il senso di inadeguatezza e di diversità provocano rabbia. Le sgridate dei genitori e docenti spesso infatti provocano danni sul piano emotivo-affettivo importanti.  Come conseguenza questi ragazzi in molte situazioni mostrano disagio sottoforma di aggressività che può manifestarsi attraverso schemi comportamentali quali dissentire, offendere e minacciare, compiere atti distruttivi diretti intenzionalmente a danneggiare cose o persone, come emerge nel lavoro di sostegno alla genitorialità a Torino e dai colloqui psicologici che talvolta effettuiamo con gli insegnanti.

Dunque un esito emotivo rilevante è la vergogna e la perdita di autostima. Purtroppo, chi ha delle difficoltà si sente spesso al centro dell’attenzione, come se le proprie inadeguatezze fossero enormi e chiaramente visibili a tutti, facendo sentire alla persona il desiderio di diventare trasparente. Sentirsi guardato come “il poverino” può avere effetti negativi sull’immagine di sè tanto quanto ricevere continue critiche. La certezza della sconfitta, spesso, porta il bambino o il ragazzo a isolarsi e a evitare situazioni di confronto con i compagni, questo è ciò che emerge in molti percorsi di psicoterapia infantile a Torino con bambini che soffrono di disturbi emotivi associati a DSA. E’ importante che gli insegnanti e i genitori tengano presenti questi aspetti emotivi proprio perchè il loro atteggiamento può condizionare molto questi ragazzi rispetto all’investimento sulla scuola e al rapporto con la classe. Un ragazzo DSA non è stupido e non va guardato con pietà, ha solo bisogno che venga riconosciuto che la sua diversità richiede metoti di apprendimento differenti. Per queste ragioni se tende a ritirarsi è necessario sollecitarlo ad integrarsi con il gruppo e a portare a termine i compiti che gli vengono assegnati, riconoscendo il suo impegno nel sostenere la fatica.

Le problematiche emotive correlate ai DSA sono conseguenze della paura, come l’ansia e la depressione. Lo psicologo dell’infanzia a Torino spiega come la paura sia una risposta al giudizio di un adulto di riferimento (insegnanti e genitori) o dei compagni di classe. L’espressione patologica della paura è costituita dal disturbo ansioso, che si può manifestare tramite somatizzazioni (mal di pancia, cefalea ecc.), disturbi del sonno, attraverso attacchi di panico e fobie, spesso trattate presso il Centro di psicologia a Torino con un lavoro mirato al minore e alla sua famiglia. A lungo andare queste esperienze negative possono portare il ragazzo ad un atteggiamento apatico, all’isolamento, al rifiuto di andare a scuola; nei casi più complessi si osserva gradualmente la comparsa di una sintomatologia di carattere depressivo. Quindi oltre a concentrarci sugli strumenti compensativi, è importante chiedersi, cosa provano questi bambini, quali sono le loro emozioni, per capire quale impatto il disturbo specifico dell’apprendimento ha sulla loro vita e aiutarli ad elaborare le loro emozioni.

Nel lavoro di sostegno alla genitorialità a Torino si assiste, attraverso i racconti degli adulti di riferimento, persino ad un’alternanza di atteggiamenti di evitamento e rifiuto insieme alla dipendenza dall’adulto o addirittura di eccessivo impegno che poi porta immancabilmente a frustrazione e vissuti di incapacità. Bisogna anche tenere presente che la mancata automatizzazione di alcuni processi e procedure non significa che il bambino non sia in grado di comprendere e realizzare quei processi. Diverso compito ma stesso processo è l’obiettivo. Le difficoltà di automatismo, memorizzazione, organizzazione sono presenti in tutte le materie e in tutti gli ambiti di vita! Ogni compito, quindi, è un lungo e faticoso cammino che mette in gioco molteplici e diverse competenze che spesso sono deboli, per giungere agli stessi risultati dei pari.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino l’attività didattica per un ragazzo con DSA può risultare eccessiva in termini di richiesta cognitiva, risorse attentive, velocità di elaborazione e capacità di manipolare le informazioni ricevute, pertanto è importante riuscire a cogliere eventuali segnali di disagio, per evitare che si amplifichino con il tempo: lamentele somatiche, umore irritabile o deflesso, manifestazioni ansiose, aggressività, atteggiamenti evitanti, isolamento non devono essere sottovalutati! Quando non sia ancora presente una diagnosi, questi atteggiamenti in un bambino potrebbero essere il segnale di una difficoltà di apprendimento e della necessità di fare approfondimenti psicologici sul caso. L’insegnante e la mamma spesso sono le prime persone che si accorgono del problema, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, quindi la loro preoccupazione è cruciale per dare inizio ad un percorso di approfondimento.

Altra caratteristica chiave dei DSA è la prestazione scolastica ben al di sotto della media della sua età, un rendimento basso o medio ma raggiunto solo con livelli straordinariamente elevati di sforzo e sostegno. Spiega lo psicologo infantile a Torino, come molto spesso questi bambini hanno difficoltà nell’organizzazione (mancanza di organizzazione spazio-temporale), sono distratti, perdono cose, le dimenticano. Questi atteggiamenti che presi singolarmente sono comuni nell’infanzia e dovuti ad una fisiologica immaturità, se si presentano in modo continuativo e su più livelli, sono un campanello d’allarme da tenere presente. Infatti, i bambini con disturbo dell’apprendimento fanno fatica nell’uso dell’attenzione selettiva, quindi badano a molti stimoli simultaneamente, non riuscendo a cogliere quelli importanti ed eliminare quelli distraenti. Presso il Centro di psicoterapia a Torino spesso a seguito di una diagnosi tardiva i genitori riconoscono quanta fatica e frustrazione sarebbe potuta essere risparmiata a loro e ai loro figli negli anni se certi comportamenti, anziché essere addebitati al poco impegno, fossero stati compresi per tempo e inquadrati come sintomi di un DSA. La diagnosi permette di dare un significato completamente diverso e può sgravare dal vissuto di inadeguatezza, che nasce dal senso di poca efficacia nell’esecuzione dei compiti senza una giusta attribuzione di causa alla situazione.

Un’altra caratteristica, soprattutto nei soggetti più grandi o adulti, è l’evitamento di attività che richiedono abilità scolastiche perché la persona sente di avere delle difficoltà anche se non sa il perché e quindi non ha mai avuto la possibilità di porvi rimedio. In età adulta questo aspetto può diventare un problema perché le scarse abilità scolastiche interferiscono con le prestazioni lavorative o con alcune attività quotidiane. Quindi un adulto DSA che non ha mai saputo di esserlo potrebbe avere delle conseguenze nel proprio quotidiano causate dalle limitazioni che ha. Emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino con persone adulte che hanno scoperto tardi di avere questo disturbo come l’immagine di sé sia deformata rispetto alla realtà e molte scelte della propria vita siano state inficiate dall’idea di non essere all’altezza della situazione e non potersi permettere alcuni percorsi, come ad esempio l’università o certe scelte lavorative, quando con le giuste misure compensative certi traguardi sarebbero stati raggiungibili.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino questi casi si presentano perché alcuni bambini hanno caratteristiche chiare ed evidenti di DSA già nei primi anni di scuola mentre in altri individui le difficoltà si manifestano più tardi, quando la richiesta di apprendimento aumenta e supera le limitate capacità dell’individuo, per questo certi segnali vengono trascurati e non si arriva ad una diagnosi del disturbo.

Alcuni individui, in cui il livello del disturbo è meno grave, sostengono un funzionamento scolastico apparentemente adeguato utilizzando strategie compensatorie, con sforzi straordinariamente elevati, che possono comunque essere causa di disagio emotivo anche se la prestazione è raggiunta, spiega lo psicologo infantile a Torino.

Il DSA può avere conseguenze funzionali negative nel corso della vita, compresi il raggiungimento di un livello scolastico inferiore, tassi più alti di abbandono scolastico, tassi più bassi di istruzione post-secondaria, alti livelli di disagio psicologico e salute mentale, se non viene supportato adeguatamente e le sue difficoltà non vengono capite. L’abbandono scolastico e sintomi depressivi concomitanti sono conseguenze molto frequenti, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino.

E’ bene tener presente che gli strumenti compensativi e le misure dispensative non sono facilitazioni. Come specificato nelle linee guida, queste accortezze non semplificano lo sforzo cognitivo necessario allo svolgimento dei compiti o delle prove, ma consentono ai ragazzi con DSA di essere alla pari dei propri compagni. La relazione con la classe è un aspetto importante e l’integrazione deve essere un punto da tenere presente nel progetto terapeutico perchè se il bambino con DSA si sente a disagio con i propri pari, c’è il rischio che rifiuti l’aiuto.

Desideriamo infine come psicoterapeuti psicologi a Torino suggerire del materiale che possa essere di aiuto ai ragazzi DSA e alle loro famiglie. Esistono moltissime testimonianze dei diversi percorsi scolastici, faticosi ma spesso coronati da successi che possono fornire modelli per l’identificazione personale, al fine di stimolare la ricerca di modalità di gestione dei propri apprendimenti e valorizzare didattiche inclusive operate dai docenti.

Il demone bianco, di  Giacomo Cutrera (internet, audiolibro)

Come una macchia di cioccolato, storie di dislessie, anche DVD

Monologo DiSlessiaA Dove sei Albert? di Francesco Riva

Storia del cantante MIKA, video

Un’insolita compagna: la dislessia

Libro Nessuno è somaro, di G. Stella.

Come Centro psicologia a Torino suggeriamo a chi desiderasse approfondire a livello scientifico la lettura di alcuni testi che trattano dei disturbi dell’apprendimento e da cui abbiamo tratto contenuti anche per la stesura di questo articolo:

Anderson-Inman, L. (1999) Computer-based solution for secondary students with learning disabilities: Emerging issues, in Reading and writing quarterly, 15, pp.239-249

Atkinson, W. W., (2007), Psicologia del successo. Brancato Edizioni

Bouffard, T. e Couture, N. (2003), Motivational profile and academic achievement among, students enrolled in different schooling tracks in Educational Studies, 29, pp.19-38.

Gagliano, A., Germanò, E., Calarese, T., Magazù, A., Grosso, R., Siracusano, R.M.,

Cedro, C. (2008). La comorbilità nella dislessia: Studio di un campione di soggetti in età evolutiva con disturbo di lettura. Dislessia, 4 (1), pp. 27-45.

Guaraldi, G., Moretti Fantera, M., Pedroni, P. (2011) Al diploma e alla laurea con la dislessia. Storie di vita e metodologie per la scuola secondaria di secondo grado e l’università. Centro Studi Erikson

Hall, C.W., Spruill, K.L e Webster, R.E. (2002), Motivational and attitudinal factors in college students with and without learning disabilities. Learning Disability Quartely, 25, pp.78-86.

Hinshaw, S. (1992). Externalizing behavior problems and academic underachievement in childhood and adolescence: causal relationships and underlying mechanism. Psychological Bulletin,111, 127-155.

Kavale, K.A., Forness, S.R. (1996), Learning disabilities grows up: rehabilitation issues for individuals with learning disabilities. J Rehabil 62:34-41.

Mugnaini, D., Chelazzi, C. e Romagnoli, C. (2008) Correlati psicosociali della dislessia: Una rassegna, Dislessia, vol. 5, n. 2, pp. 195-210.

Tabassam e Grainger 2002

SITOGRAFIA

www.aiditalia.org (Dislessia a scuola: domande frequenti)

www.casadellostudente.net (I vissuti emotivi di ragazzi con DSA, 27 marzo 2017, Ciaccia S.)

www.compitipoint.it (Gli aspetti emotivi nei DSA, 4 febbraio 2021)

www.stateofmind.it (Disturbi specifici dell’apprendimento: aspetti emotivi e comorbilità, 14 settembre 2015, Gatta V., Tropeano C.)

www.it.pearson.com (DSA e BES: facciamo il punto. Conti A.)

www.studiocu.com (lezioni emozioni e relazioni nei contesti di apprendimento)

 

Genitori di un figlio omosessuale

La scoperta di essere genitori di un figlio gay o di una figlia lesbica  può essere un’esperienza altamente emotiva e complessa. Anche se i tempi stanno cambiando e l’accettazione della comunità LGBT sta aumentando, molti genitori possono ancora sentirsi in colpa, confusi e preoccupati quando scoprono che il proprio figlio/a ha un orientamento sessuale diverso da quello etero o che la sua identità sessuale non corrisponde a quella biologica (cisgender). In questo articolo, sulla base della nostra esperienza come psicologi psicoterapeuti a Torino, esploreremo i vissuti dei genitori di fronte al coming aut del figlio e le sfide emotive che si trovano a dover affrontare. È importante sottolineare che le reazioni emotive dei genitori dipendono da molti fattori della loro vita, tra cui la cultura, la religione, le esperienze personali e le aspettative sul futuro. Un figlio rappresenta una parte di sè e per molte persone è difficile accettare che possa avere un sentire e dei desideri così “diversi” da quelli del genitore. Tuttavia, anche se inizialmente il genitore può provare un grosso shoc è importante che, superata la prima reazione a caldo, cerchi di informarsi sulle tematiche legate alla sessualità e all’identità di genere per comprendere e supportare il proprio figlio. Un sostegno incondizionato e l’accettazione dell’identità sessuale del figlio/a sono fondamentali per la sua salute mentale e il benessere psicologico.

Iniziamo col dire che l’orientamento sessuale è una parte fondamentale dell’identità di una persona, ed è spesso determinato da fattori biologici, psicologici e ambientali. L’omosessualità è un aspetto complesso e multifattoriale dell’identità sessuale umana e la sua origine non è stata ancora completamente compresa dalla comunità scientifica. Come vediamo presso il Centro psicoterapia a Torino molti genitori possono sentirsi in colpa quando scoprono che il loro figlio è gay, chiedendosi se ciò sia stato causato dal loro comportamento o dalle loro azioni. Tuttavia, è importante capire che l’orientamento sessuale non è una scelta, e che i genitori non possono influenzarlo o cambiarlo attraverso interventi educativi che mirano a correggere un errore. Non esiste un singolo fattore che spieghi l’omosessualità ed è inutile l’ossessiva ricerca della causa, perchè è sbagliato il proposito di voler cambiare un aspetto così delicato e profondo della personalità del proprio figlio. La direzione verso cui è importante tendere è l’accettazione di questa sfera della personalità, una parte naturale e permanente dell’identità, processo non sempre facile da raggiungere per un genitore perchè nella nostra società sono ancora presenti pregiudizi e stigmatizzazione che hanno radici profonde di natura omofobica e che condizionano i sentimenti e i valori personali.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino ci sono diverse reazioni emotive a cui vanno incontro la maggior parte dei genitori di fronte al coming out del figlio:

  1. Accettazione e supporto: alcuni genitori accettano immediatamente e senza giudizio l’orientamento sessuale del figlio e lo supportano nella sua identità in modo incondizionato. Questi genitori possono sentirsi orgogliosi del coraggio del figlio di rivelare la sua sessualità e possono essere motivati a sostenere le sue scelte e le sue relazioni future. Ma una reazione positiva non è sempre naturale nella nostra esperienza di psicologi a Torino, può trattarsi di una posizione assunta in modo razionale dal genitore che vuole far sentire il figlio accettato ma interiormente vive conflitti emotivi e dubbi che richiedono tempo per essere risolti. In alcuni casi l’accettazione subentra quando il genitore aveva già capito prima del coming out che l’orientamento sessuale del proprio figlio non era eterosessuale o la sua identità non in corrispondenza ai suoi attributi sessuali e nel tempo era riuscito ad accettarlo.
  2. Negazione: alcuni genitori possono rifiutarsi di accettare l’orientamento sessuale del figlio e negare la sua identità. Potrebbero anche sperare che “cambi” la sua sessualità o che stia solo attraversando una fase temporanea. Attraverso la negazione questi genitori minimizzano l’importanza del coming out del figlio. La negazione della sua identità sessuale può trasformarsi in comportamenti di pressione nei suoi confronti affinchè decida di cambiare idea o in atteggiamenti di disapprovazione delle sue scelte di vita. Questo modo di fare si riscontra spesso durante gli anni dell’adolescenza del figlio, dove il genitore si appiglia alla speranza che “la scelta” del suo orientamento e dell’identità sia legata alle mode, condizionata dai coetanei o dalle informazioni trovate sul web, infatti identificare un colpevole esterno spesso è di suppoto per difendersi da un’idea che non si è pronti ad accettare. A questo proposito è importante dire che l’adolescenza è certamente una fase di cambiamento e di ricerca di sé ed è normale attraversare un momento di confusione rispetto alla sfera della sessualità, per queste ragioni può essere ancora difficile per un ragazzo/a definirsi in modo chiaro. Ci sono casi in cui il ragazzo/a si domanda cosa prova nei confronti di un coetaneo dello stesso sesso e non è sicuro della risposta, può confondere un profondo sentimento di affetto e stima con l’amore. Ma in molti casi se l’adolescente “si fa influenzare” o è molto attratto da certe tematiche, significa che sente dentro di sé degli impulsi e delle emozioni che cerca di capire e non riesce ad identificare nella sfera dell’eterosessualità, la sua ricerca è necessaria proprio per trovare la sua vera natura senza misconoscere i segnali che arrivano dal profondo. Non è rara in questi casi la richiesta da parte dell’adolescente di un supporto psicologico per analizzare e arrivare a trovare la propria identità, attraverso un percorso di psicoterapia a Torino, che offre uno spazio neutrale e non giudicante in cui la persona può arrivare a comprendere gli aspetti più profondi di sè. Non dimentichiamo che per il ragazzo/a stesso può essere difficile identificare e accettare chi è veramente.
  3. Disgusto: alcuni genitori, potrebbero provare una forte avversione o disgusto per l’omosessualità o altre identità sessuali diverse da quella eterosessuale e potrebbero esprimere la loro rabbia nei confronti del figlio. Purtroppo la società ha spesso stigmatizzato l’omosessualità e altre identità LGBTQ, a lungo considerate come “devianti” o “anormali” e questi pregiudizi e stereotipi possono portare i genitori ad un rifiuto profondo di questo aspetto essenziale della personalità del figlio. Presso il Centro psicologia a Torino spesso ci vengono raccontate storie di vita da cui trapela una grande sofferenza, alcune persone gay o lesbiche hanno visto reazioni di violenta disapprovazione di fronte al loro coming out in famiglia, hanno sentito di ricevere odio anzichè amore anche da parte delle persone più vicine. Dietro queste reazioni genitoriali è presente un vissuto di omofobia radicato a livello profondo. Proprio il timore di incontrare tali esperienze porta alcune persone a nascondere la propria identità e il proprio orientamento per tutta la vita, condannandole a fingere e a nascondersi per paura di ricevere disprezzo e abbandono, spesso a vivere un’esistenza parallela a quella mostrata in famiglia, senza sentirsi mai in pace con la propria identità che viene lacerata da scissioni interne. L’omofobia dei genitori può avere effetti molto negativi sul figlio, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino. Sentirsi respinto e non accettato dalla propria famiglia, può portare a sentimenti di solitudine e di isolamento. L’omofobia dei genitori può causare stress e ansia nel figlio, alla cui base è presente la paura di essere giudicato e di perdere l’amore dei propri cari. L’omofobia interiorizzata ha effetti profondi sulla salute mentale di una persona, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che i giovani omosessuali che hanno genitori omofobi sono più a rischio di sviluppare problemi psicologici come depressione, ansia e ideazione suicidaria. È importante sottolineare che l’omofobia dei genitori non è inevitabile e le persone possono cambiare il loro atteggiamento nei confronti dell’omosessualità e delle identità sessuali diverse, attraverso l’informazione e l’elaborazione dei vissuti più profondi, attraverso un lavoro psicologico che si ponga tale obiettivo.
  4. Tristezza: alcuni genitori potrebbero sentirsi tristi e delusi perché hanno immaginato un futuro diverso per il figlio e possono vivere come un tradimento il fatto che il loro figlio non corrisponda alle aspettative e alle speranze che avevano per lui. Questa reazione emerge spessissimo nei percorsi di sostegno alla genitorialità a Torino proprio perchè è comune che gli adulti abbiano maturato aspettative inconsapevoli o stereotipate sulle relazioni e la sessualità fin dalla gravidanza del loro bambino, e possono non aver mai considerato l’idea che potesse essere gay. La scoperta improvvisa dell’orientamento sessuale del figlio o del suo rifiuto dell’identità sessuale corrispondente a quella della nascita possono quindi essere uno shock e un cambiamento significativo nei loro piani e aspettative. La delusione può manifestarsi in diversi modi, come sentimenti di tristezza, dispiacere, frustrazione, rabbia o confusione. Nella nostra esperienza di psicologi psicoterapeuti a Torino queste emozioni  portano spesso a tensioni e conflitti nella relazione genitore-figlio, che possono essere difficili da superare e richiedere il supporto di una terapia familiare.
  5. Vergogna: spesso è presente la preoccupazione per la reazione degli altri membri della famiglia, degli amici e della società in generale. Capiamo dentro alla stanza di psicoterapia a Torino che vergogna è presente nei genitori di un figlio gay, talvolta in un modo invasivo e invalidante. Questo può essere dovuto alla pressione sociale che porta a conformarsi alle norme eterosessuali, alla paura del giudizio degli altri o alla difficoltà nel parlare apertamente della sessualità con i propri amici e familiari. Questa vergogna può generare un senso di isolamento e solitudine per i genitori, che si sentono incapaci di condividere la loro esperienza con gli altri. Oltre che al timore di ciò che possono pensare le altre persone, la difficoltà a condividere può generarsi dal sentire amplificata la propria sofferenza attraverso le idee e le preoccupazioni dei conoscenti e della famiglia allargata, perchè purtroppo in molte perone non è presente la cautela di trattare certi temi delicati con tatto e con rispetto per i sentimenti che possono suscitare.
  6. Paura: la delusione può essere alimentata dalla paura per il futuro del proprio figlio. Tutti i genitori temono che la diversa identità sessuale possa portare a problemi o discriminazioni nella società. Può essere presente una forte apprensione all’idea che il proprio figlio affronti discriminazione, ostracismo sociale o difficoltà nell’avere una vita felice e soddisfacente. Possono anche sorgere preoccupazioni relative alla possibilità o meno del figlio di avere una famiglia e dei figli, poiché i diritti delle persone LGBT in questo ambito sono ancora oggetto di discussione e dibattito in molti paesi. Il genitore può vivere come un lutto l’idea di non poter avere un nipote che porti avanti l’eredità affettiva di famiglia, le tradizioni e ciò che è stato costruito negli anni. Un altro vissuto comune tra i genitori di un figlio gay è la paura per la sicurezza e il benessere del proprio figlio. La discriminazione e l’intolleranza nei confronti delle persone LGBT sono ancora presenti in molti contesti, e i genitori possono temere che il loro figlio possa essere vittima di bullismo, violenza o discriminazione sul posto di lavoro. Questi timori possono generare un senso di protezione e preoccupazione costante, che può essere estremamente stressante per i genitori e riversarsi nella relazione con il figlio, il rapporto può diventare soffocante e causare stress e insicurezze profonde.
  7. Confusione: alcuni genitori potrebbero sentirsi confusi e non sapere come comportarsi o come affrontare la situazione. Nel lavoro di sostegno alla genitorialità a Torino, vediamo come la confusione può portare ad una forma di sostegno ambivalente dove da un lato i genitori possono sentire il desiderio di sostenere il figlio, ma allo stesso tempo avere difficoltà ad accettare la sua sessualità, essere arrabbiati, e quindi assumere posizioni poco chiare e talvolta contraddittorie. Questi genitori possono rimanere in silenzio e allontanarsi emotivamente proprio perché non sanno come reagire al coming out del figlio e possono decidere di non parlare dell’argomento o di mantenere una certa distanza emotiva da lui/lei per paura di poterlo ferire. Possono altresì sentirsi sopraffatti dalle emozioni e dalle reazioni del figlio e hanno bisogno di tempo per elaborare le loro sensazioni e pensieri.

In sintesi, la delusione per il fatto che il proprio figlio sia gay può essere un’esperienza difficile per i genitori. Tuttavia, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, con il supporto adeguato e l’apertura a capire in modo più profondo, i genitori possono superare questa delusione e accettare il loro figlio per quello che è, sostenendolo nel suo percorso di vita.

È importante che i genitori mantengano una comunicazione aperta e onesta con il loro figlio gay. Questo significa ascoltare attentamente le sue esperienze e sentimenti, rispettare la sua scelta sessuale, che è un aspetto intrinseco della sua identità, e sostenere la sua felicità e il suo benessere. Possono anche chiedere al proprio figlio di aiutarli a comprendere meglio le questioni legate all’orientamento sessuale e di fornire informazioni sulla propria esperienza e sulla comunità LGBT in generale, facendogli capire che cercano di mantenere un atteggiamento di apertura anche quando non è ancora presente in loro una piena accettazione della situazione.

Per superare i sentimenti conflittuali che provano di fronte al coming out del figlio i genitori possono lavorare per aumentare le loro conoscenze riguardo alla tematica dell’orientamento sessuale e delle questioni LGBT. Possono cercare informazioni e risorse da fonti affidabili, come organizzazioni per i diritti delle persone LGBT, libri e articoli scientifici. Quando i vissuti sono faticosi da affrontare è possibile beneficiare di supporto rivolgendosi ad un ambiente accogliente e comprensivo come il Centro di psicoterapia a Torino. A fianco ad un percorso di sostegno psicologico può essere utile parlare con altri genitori nella stessa situazione o cercare supporto da gruppi di sostegno locali o online.

 

Il disegno in psicoterapia

L’attività grafica è per il bambino un gioco, un mezzo creativo attraverso cui esprimere gli oggetti della sua mente. Lo psicologo infantile a Torino spiega come durante i primi anni di vita il bambino usi i sensi per conoscere il mondo, solo in seguito diviene in grado di rappresentare quello che conosce e di pensare secondo una logica formale, ma come prima esperienza “sente il mondo” senza essere capace di esprimere a parole ciò che vive. I disegni dei più piccoli esprimono bene questo modo di rapportarsi alla realtà, che viene progressivamente perso durante lo sviluppo e si trasforma nella vita adulta. Lo psicologo infantile trova nei bambini piccoli, già a partire dallo scarabocchio, la volontà di esprimere il movimento, infatti nell’infanzia non c’è l’intento di rappresentare gli oggetti con la loro forma reale, bensì il tentativo di esprimere le sensazioni che hanno suscitato nel disegnatore e certamente gli aspetti dinamici del mondo attraggono la sua curiosità. Per fare un esempio lo scarabocchio onomatopeico è quello in cui il bambino esprime suoni vocali mentre disegna, può dire “brum, brum” mentre rivive nella mente l’esperienza di aver visto una macchina rombante passare e mentre trasferisce sul foglio il suo vissuto con uno scarabocchio che rappresenta il movimento delle ruote e il rumore che gli è rimasto impresso. Quello che conta per il bambino è l’emozione che gli suscita l’oggetto del suo disegno e quanto più è intensa tanto più, attraverso le dimensioni, attribuisce importanza alla sua rappresentazione. Per fare degli esempi il bambino può disegnare un fiore enorme che lo attrae per i suoi colori a fianco ad una casa delle stesse dimensioni, può rappresentare il papà, figura per lui di riferimento, alto come una montagna, senza preoccuparsi delle proporzioni corrette; può disegnare il fratellino nella pancia della mamma, senza pensare al fatto che la trasparenza sia irreale, perché attraverso la relazione con i genitori e ciò che loro gli trasmettono, sente importante la sua presenza.  Come vediamo nei disegni eseguiti in psicoterapia a Torino, il bambino si mette “dentro” la scena che vuole rappresentare, come se la vivesse, è comune vedere una strada con tutte le case coricate lungo il ciglio, proprio come se il piccolo artista le vedesse in piedi attorno a lui. L’enfasi è spostata sull’esperienza emotiva tralasciando altri aspetti della realtà. Visto che i disegni dei bambini sono impregnati della loro emotività possono dirci tanto su ciò che loro vivono internamente.

Crescendo l’essere umano si appropria dei simboli, impara a rappresentare nella sua mente ciò che appartiene al proprio mondo interno e quello che è presente all’esterno e attraverso l’uso della parola può iniziare a comunicare ciò che sente e che pensa. I disegni acquistano una forma più simile alla realtà del soggetto disegnato, vengono acquisite le leggi della prospettiva e l’immagine rappresentata parte da un solo punto di vista esterno. Ma per lungo tempo il canale espressivo privilegiato è il corpo, spiega lo psicologo infantile a Torino. Il bambino quanto più è piccolo tanto più si esprime con il comportamento e non attraverso il dialogo e per questa ragione se l’adulto vuole entrare in sintonia con lui e capirlo deve utilizzare strumenti meno legati alla sfera razionale del pensiero e più vicini al suo sentire. E’ importante che i genitori diano importanza a ciò che comunica il bambino attraverso il corpo, segnali di benessere psicologico si esprimono attraverso il benessere fisico, la vivacità, la salute, la curiosità e la voglia di sperimentare del bambino, segnali di malessere emotivo possono essere la chiusura, la paura di esprimersi, l’eccessiva rabbia e certamente i sintomi psicosomatici che “parlano” attraverso l’espressione corporea di un disagio emotivo. L’agire del bambino e ciò che lui fa, compresi i disegni, ci dicono molto di più di lui delle sue stesse parole. C’è una stretta relazione tra il gesto e l’affettività, non si possono dissociare l’espressione grafica dagli stati affettivi che l’hanno prodotta. Come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo che attraverso il gioco e il disegno sia possibile raggiungere il bambino ed entrare con lui in relazione parlando il suo linguaggio, sia per comprenderlo che per fargli capire delle cose che lo possano aiutare. E dal momento che il bambino esprime quello che prova e che sente attraverso l’attività grafica, l’analisi del disegno è un mezzo utile a indagare i vissuti del bambino, si possono trarre elementi sull’umore del disegnatore nel momento in cui esegue la sua opera e si possono comprendere stati più profondi della sua psiche.

Spiega lo psicologo infantile a Torino come nell’uomo l’emisfero cerebrale sinistro sia responsabile del pensiero logico razionale, mentre l’emisfero cerebrale destro sia legato al pensiero intuitivo e alla sfera olistica della mente. Il disegno e la pittura fanno capo al destro, che regola l’attenzione e la memoria visiva, la rappresentazione spaziale, la produzione di immagini visive, sono queste delle competenze legate al movimento. Per poter disegnare si utilizzano dunque delle funzioni che uniscono mente e corpo, capacità legate all’attività motoria, percettiva e visiva. Per questo motivo quando il bambino disegna oltre che svolgere un’attività piacevole, mette in pratica utili competenze che è importante sviluppare durante gli anni di crescita. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come il disegno ricopra per i bambini più funzioni: espressive, di sviluppo dell’immagnazione, ma anche sia un mezzo per consolidare e acquisire le capacità positive. Nel “portare fuori” di sé ciò che ha in mente il bambino esprime sé stesso e comunica con gli altri e proprio perché il disegno permette di rappresentare le emozioni, attraverso l’attività grafica è come se potesse vedere e giocare con aspetti della propria mente. Nei percorsi di psicoterapia infantile presso il Centro psicologia Torino il disegno è un utile strumento terapeutico, perché proprio come il gioco, aiuta a comunicare i problemi e a elaborare le esperienze che il bambino fa, permette di trasformare le emozioni negative prendendo una distanza sufficiente da esse per non esserne travolto.

La produzione grafica è stata a lungo studiata dalla psicologia clinica ed è ancora oggetto di analisi perchè può darci informazioni sia sull’intelligenza che sulla componente emotiva della mente del bambino e di come sono vissute le relazioni dentro di lui. Nel campo della valutazione dell’intelligenza ci sono specifici test psicologici che permettono di analizzare la maturità intellettuale o concettuale, di capire il livello di sviluppo di diverse abilità cognitive del bambino: per esempio la capacità di percepire, di classificare gli oggetti percependone analogie e differenze, l’abilità a generalizzare e cioè valutare gli attributi degli oggetti e le loro proprietà.

Nella nostra esperienza di  psicoterapeuti psicologi a Torino il disegno viene utilizzato in prevalenza per trarre elementi  sulla dimensione affettiva della personalità del bambino, per capire come rappresenta nel proprio mondo interiore i legami importanti della sua vita. Diversi test grafici vengono somministrati durante la prima fase di valutazione psicologica, all’interno del percorso psicodiagnostico che ci permette di capire l’origine del malessere del bambino, portato dai suoi genitori alla consultazione psicologica presso il Centro di psicologia. Ma utilizziamo i disegni anche all’interno dei percorsi di psicoterapia a Torino, a fianco al gioco terapeutico, come strumento per curare il malessere emotivo del bambino.

Spiega lo psicologo infantile come intorno ai due tre anni il bambino inizia a dare un nome ai suoi scarabocchi, ciò significa che identifica nei suoi disegni l’espressione del mondo circostante. Lo scarabocchio in questa fascia di età è prefigurativo, traspare dall’analisi il modo globale del bambino di rapportarsi con la realtà, si vede già il suo temperamento, la vivacità dell’autore: l’atteggiamento che assume verso il foglio e come occupa lo spazio bianco ci fanno capire il suo modo di esprimere desideri e affetti. Ma è quando il bambino acquisisce la capacità rappresentativa che diviene ancora più interessante analizzare le sue produzioni grafiche perché i disegni ci danno più elementi su come vive la relazione con le persone significative della sua vita, come rielabora le esperienze nel proprio mondo interiore e cosa sente nel profondo.

Nell’analisi dei test grafici l’interpretazione tiene conto sia degli aspetti grafico formali del disegno che del contenuto che viene rappresentato. Come psicoterapeuti psicologi a Torino attribuiamo significato alla forma del tratto dei disegni del bambino, al ritmo del tracciato e alla forza che imprime alla matita sul foglio, alle cancellature, alle ombreggiature e all’ampiezza della pagina occupata, sono tutti elementi grafici importanti. Il livello formale comprende invece il modo in cui è stata disegnata la figura in base all’età dell’autore, la ricchezza dei dettagli, le proporzioni, l’aspetto più o meno schematico del disegno e se le figure appaiono rigide o in movimento. Ma la parte più affascinante resta certamente il contenuto dei disegni, dove è necessaria una buona esperienza clinica per poter interpretare gli elementi disegnati e il loro carattere. Il bambino esprime nel disegno non solo stati d’animo e sentimenti più radicati della propria personalità, ma proietta anche sulla pagina impulsi profondi, desideri consci e inconsci con i quali, come psicoterapeuti a Torino, cerchiamo di entrare in contatto, sia per capire il suo malessere e arrivare ad una diagnosi dei problemi presentati, sia durante il trattamento e la cura che seguono. Attraverso il disegno è possibile capire la fase di sviluppo psico affettivo che sta attraversando il bambino e il suo grado di maturità, per dare indicazioni ai genitori e aiutarli a capire come entrare in relazione con lui più efficacemente e come sostenere il suo benessere.

Nei percorsi di psicoterapia a Torino vediamo come il bambino che disegna esplicita i suoi conflitti e le sue ansie e così facendo sdrammatizza il suo dolore, sul foglio i problemi assumono concretezza e distacco, alcuni temi personali diventano meno ansiogeni e pressanti. Quando lo psicologo infantile a Torino svolge una seduta terapeutica con il bambino utilizza sia il gioco, sia il disegno per aiutare il bambino a esteriorizzare, rappresentandolo, il suo vissuto. Interpretando nella relazione con il bambino le sue proiezioni, espresse nel gioco e nel disegno, il terapeuta aiuta a rielaborare esperienze traumatiche, il bambino rivive con lui situazioni del passato e del presente che gli creano ansia, rabbia, tristezza o anche confusione e sentimenti difficili da decifrare e mettere in parole. Attraverso l’uso del disegno il bambino può calarsi in ruoli che non gli appartengono, può personificare il padre, la madre, i fratelli, ma anche ricoprire ruoli immaginari, pregni di significati simbolici che come psicoterapeuti a Torino siamo in grado di comprendere.

In terapia inizialmente utilizziamo il disegno come un gioco, per creare fiducia e contatto con il bambino, infatti solo quando sarà in grado di lasciarsi andare nella relazione riuscirà ad esprimere gesti e disegni spontanei, rivelatori di sé, che possono permetterci di avvicinarci e di aiutarlo a contenere le angosce più profonde. Lungo il percorso di psicoterapia a Torino attraverso il disegno sarà possibile capire il sentimento che accompagna la crescita del bambino, il suo modo di sentirsi in linea o meno con la propria età cronologica, il sentimento del proprio valore, in accordo o meno con il riconoscimento sociale e con lo sguardo che riceve da parte dei suoi genitori. Attraverso il disegno il bambino esprime anche conflitti che lo fanno soffrire, frutto di impulsi istintuali che non possono essere espressi nella realtà e che lo fanno sentire in colpa, oppure conflitti che nascono dall’identificazione con i propri genitori che litigano in famiglia e sono portatori di modi diversi di essere che il bambino non riesce a conciliare dentro di sè.

Presso il Centro psicoterapia a Torino aiutiamo il bambino e la sua famiglia a ritrovare una condizione di benessere affettivo e relazionale e uno degli strumenti che ci aiuta nel nostro lavoro è il disegno sia a fini di valutazione psicologica che a fini terapeutici di cura.

 

 

La plusdotazione intellettiva o giftedness

La plusdotazione o giftedness è uno speciale tipo di intelligenza caratterizzata non solo da alto QI e aumentate funzioni esecutive, ma anche da un’eccezionale creatività e una sensibilità, un’emotività, una ricettività affettiva tanto intense e straripanti da inondare il campo del pensiero. Come psicologi psicoterapeuti a Torino sappiamo quanto sia importante sostenere i ragazzi in un percorso di consapevolezza e accettazione della propria alterità. Questi ragazzi hanno la possibilità di raggiungere eccezionali traguardi professionali e scolastici (non di rado laurearsi in più ambiti anche diversi tra loro) eppure spesso pagano molto cara la loro intelligenza, non riescono a mettere a frutto le loro doti, arrivano a ritirarsi da scuola e hanno una storia di sofferenza.

Essere plusdotati non sempre è un vantaggio e spesso inseganti e genitori non sanno come sostenere e coltivare questo talento, che rischia di andare sprecato se non addirittura mortificare la persona che ne è in possesso.

Come emerge dai percorsi di valutazione psicologica presso il Centro psicoterapia Torino essere plusdotati e’ un modo diverso di essere intelligenti. La letteratura sul tema spiega che l’intelletto di queste persone giftedness funziona in modo atipico e si basa sull’attivazione di risorse cognitive le cui basi cerebrali si discostano dalla norma e la cui organizzazione presenta scarti e lineamenti singolari, come si è scoperto negli ultimi anni di studi su questo argomento di recente scoperta. Vediamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che per questi ragazzi si tratta di essere più intelligenti non dal punto di vista quantitativo, ma di essere dotati di un’intelligenza diversa dal punto di vista qualitativo che permette loro di avere eccezionali capacità ma anche limiti difficili da sostenere.

Una delle principali caratteristiche dei gifted è una performance superiore rispetto ai coetanei in test cognitivi e misurazione della creatività, tale caratteristica dimostra una maturazione cognitiva maggiore rispetto ai pari.

Parallelamente c’è un’altra caratteristica peculiare che si riscontra nei plusdotati ed è l’ingerenza costante dell’emotività in tutto quello che fanno, l’ipersensibilità gioca infatti un ruolo chiave nella personalità di questi soggetti, sono come delle spugne che assorbono fino alla più piccola particella emozionale presente nel campo di interazione sociale, sono fortemente empatici. Questa caratteristica è costante e interferisce nei rapporti con le persone che li circondano, le emozioni spesso prendono il sopravvento senza poter essere canalizzate, controllate e integrate in un processo di analisi più complesso. Il pensiero quindi si può annebbiare e il plusdotato si lascia travolgere dalla propria sensibilità, con il conseguente rischio di essere maggiormente vulnerabile nella sfera dell’emotività e con una capacità di giudizio offuscata nella sfera del pensiero. Questi vissuti condizionano il comportamento e comportano in molti casi difficoltà di adattamento in diversi ambienti di vita del bambino o ragazzo, infatti ogni situazione è peculiare e i problemi possono insorgere in età diverse a seconda della persona. Il Centro di psicologia clinica a Torino aiuta i soggetti plusdotati ad esprimere la propria sofferenza specifica, sostenendo e accompagnando questi ragazzi in un percorso terapeutico che possa portarli a riacquisire fiducia nelle proprie capacità e ad iniziare a credere in se stessi, perchè nonostante la presenza di doti intellettive eccezionali, spesso si riscontra un’autostima ferita.

Nonostante la definizione di intelligenza e quindi di giftedness non sia univoca e, anzi, l’idea stessa di misurazione del Q.I. sia talvolta messa in discussione, generalmente si parla di plusdotazione riferendosi a un indice generale del Q.I. maggiore o uguale a 130 e si parla di alto potenziale cognitivo per un Q.I. medio maggiore o uguale a 120 percentili, laddove la media si riferisce a 100 (nella curva gaussiana la normalità va da 85 a 115). Sicuramente occorre ricordare che la misurazione del Q.I. è solo una parte dell’anamnesi legata alla plusdotazione e che bambini e ragazzi gifted non sono solo più intelligenti quanto “diversamente intelligenti”. L’alto potenziale spesso non riguarda tutti i settori della loro vita ma in particolare alcuni, siamo di fronte ad un profilo di capacità intellettive disomogeneo, che varia da persona a persona.

Non bisogna però confondere un bambino che abbia un processo di maturazione particolarmente veloce che lo porta ad essere “avanti” rispetto ai coetanei, con la presenza di una plusdotazione. Uno sviluppo precoce di doti intellettive è solo il contrario di un ritardo evolutivo nel campo cognitivo, infatti precocità nell’evoluzione e qualità dell’intelligenza sono molto correlate, ma non è sempre presente questa corrispondenza. I bambini con un’ ottima intelligenza, molto bravi in tutte le materie e che hanno facilità nell’apprendimento non sono come i bambini plusdotati.

Le ricerche hanno evidenziato che nel cervello dei plusdotati o gifted le informazioni si spostano in modo più ampio e più rapido tra i due emisferi cerebrali in un trattamento delle informazioni definito “multi spaziale” con un maggiore coinvolgimento dell’emisfero destro rispetto al funzionamento dei normodotati. L’emisfero destro è quello preposto al pensiero creativo, all’intuizione frutto di un trattamento globale delle informazioni, quello sinistro è preposto alla funzione del pensiero analitico, della logica e del linguaggio con processi di tipo sequenziale.

Il pensiero arborescente, caratteristico dei bambini con plusdotazione intellettiva è quindi la tendenza a ragionare ramificando le idee prediligendo un ampio pensiero astratto piuttosto che procedere in modo sequenziale e lineare. Quando un gifted riceve uno stimolo, la sua mente inizia a generare un’idea dopo l’altra, apparentemente anche senza una chiara associazione. Si crea quindi un’arborescenza con infinite “ramificazioni” e non è perciò semplice, soprattutto per un bambino, riuscire a controllare e ad organizzare quei dati nello stesso modo dei compagni.

Tutti le competenze scolastiche sono incentrate su metodi d’apprendimento organizzate sul modello lineare, sequenziale. E’ chiaro che doversi adeguare ad un modo di procedere diverso da quello innato possa generare difficoltà e che l’adattamento comporti un grande sforzo da parte degli studenti gifted. Un percorso di psicoterapia a Torino può aiutare a confrontarsi con il disagio conseguente alla bassa autostima e alla mancanza di motivazione che questa condizione può generare e un lavoro di sostegno alla genitorialità può aiutare le figure di riferimento del minore a comprendere a fondo la psicologia del figlio e le ragioni del suo disagio.

I gifted dunque apprendono e interagiscono in modo differente e per questo motivo secondo la nostra esperienza di psicologi a Torino possono risultare inefficaci rispetto agli standard scolastici. Possono non capire domande semplici oppure possono non saper spiegare come sono giunti ad un’intuizione seppur corretta nei contenuti e risultati. Alcune richieste degli insegnanti, come quella di seguire passo a passo un metodo specifico e ripetere più volte certi passaggi che, per la maggior parte degli studenti sono adeguate e utili per l’apprendimento di un metodo di studio, sono per i plusdotati di faticosa esecuzione perchè il loro modo di funzionare è completamente diverso.

Non essere in grado di giustificare una risposta, per quanto esatta, non riuscire ad argomentare una tesi, a sviluppare un ragionamento oppure a strutturare il proprio pensiero sono problematiche conseguenti al funzionamento intellettuale atipico che mal si accordano con le esigenze scolastiche, questo può generare un percorso di studio fatto di ostacoli e problematiche, con in extremis l’infausto esito dell’abbandono della scuola. In questi ragazzi può generarsi molta ansia all’idea di dover affrontare una normale giornata a scuola proprio perchè la fatica che devono fare per adeguarsi alle richieste degli insegnanti li sfinisce; in altri momenti i plusdotati non capiscono il perchè dover seguire un determinato metodo dal momento che per loro è più facile e immediato raggiungere i risultati in modo diverso e possono apparire spenti e poco partecipativi, in alcuni casi anche oppositivi o rifiutanti perchè provano disagio. I bambini gifted possono vivere una grande noia nel dover seguire le lezioni quotidiane perchè necessitano di stimoli diversi da quelli dei loro coetanei e per accendere il loro interesse devono essere messi alla prova con esercizi che richiedano un’attivazione più globale delle loro competenze.

I bambini gifted necessitano di percorsi formativi mirati, una didattica personalizzata e un sostegno psicologico per potersi integrare e vivere serenamente.

Per queste ragioni è importante che venga eseguito un percorso di valutazione psicologica e cognitiva specifico, per arrivare ad una diagnosi di plusdotazione che permettea alla scuola di capire quali sono i bisogni specifici di questi minori, così da considerarli dei BES (bisogni educativi speciali) e da attuare tutte le misure previste dai protocolli dell’ASL per andare incontro alle loro necessità specifiche, infatti non tutti i casi sono uguali. Il percorso diagnostico di valutazione e diagnosi di plusdotazione intellettiva può essere effettuato presso il Servizio pubblico oppure è possibile rivolgersi al nostro Centro per farlo privatamente.

Parallelamente il nostro Centro offre un intervento di sostegno per la cura della sfera affettiva, i ragazzi plusdotati sono spesso caratterizzati da profonda sofferenza e da bassa autostima di cui come psicologi a Torino ci occupiamo nelle nostre stanze di terapia. I gifted  sono ipersensibili e la loro aumentata ricettività li porta ad avere un’amplificata percezione del dolore che viene troppo spesso sottovalutata. Per integrare il nostro intervento psicologico nel progetto più ampio, affianchiamo al lavoro di psicoterapia a Torino con il minore dei colloqui con i suoi insegnanti di scuola, nei casi in cui i genitori lo ritengano necessario.

Presso il Centro psicologia Torino è possibile ricevere una consulenza anche come genitori, per essere aiutati a rapportarsi con la plusdotazione del proprio figlio e avere un sostegno alla genitorialità che aiuti nella relazione affettiva con lui. Le qualità di questi ragazzi vanno riconosciute per non essere perse ma è anche importante che i genitori non insistano sul potenziamento di queste capacità. L’intelligenza non viene preservata se il bambino viene spinto alla competizione, bisogna invece aiutarlo dal punto di vista psicologico in modo da armonizzare la sua personalità.

Lo psicologo infantile a Torino spiega come la costruzione dell’immagine di se’ esia un lungo e fondamentale processo che inizia sin dalla prima infanzia, negli individui plusdotati questo processo prevede il doversi confrontare con la diversita’. Anche se il bambino gifted ha delle doti, che quando sono coltivate e ben integrate nel resto della personalità possono dare un valore aggiunto alla sua vita, spesso si percepisce diverso dagli altri senza comprendere perche’, non riesce a pensare, sentire, capire come gli altri. In tutto il suo percorso di crescita il bambino plusdotato fa degli importanti tentavi di adeguamento per conformarsi agli altri avendo un conseguente dispendio energetico che, in preadolescenza in particolare, puo’ arrivare ad essere talmente elevato da rischiare un burnout, portando il ragazzo a ritirarsi dai contesti frequentati in quel momento (scuola, sport, hobby, etc), facendolo cadere in vissuti depressivi di profonda solitudine. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino suo isolamento è tanto piu’ elevato quanto piu’ intensi sono stati i suoi sforzi per farsi accettare come simile. A questo punto il grosso rischio e’ che il ragazzo senta di non sapere piu’ chi e’, oscilli tra un’immagine negativa di se’ (non valgo niente, sono inadeguato a tutto, non raggiungero’ alcun traguardo) e un’intima convinzione che gli stia sfuggendo qualcosa. Questo disagio psicologico, spesso doloroso, distorce la rappresentazione di se’ e compromette la possibilita’ di stare bene “nei propri panni”, in se stessi e nella propria vita, causando mancanza di fiducia in se stessi, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino.
Questa fragilita’ nella costruzione di un’identita’ solida che non permette di crescere sereni e la mancanza di fiducia in se’ che si porta dietro uno stato d’ansia diffusa e costante portano alla dolorosa perdita di autostima, un’autentica carenza di senso del proprio valore personale.

Il Centro di psicoterapia Torino può aiutare i ragazzi plusdotati e le loro famiglie a comprendere che cos’è la plusdotazione, ad avere la conferma che essere gifted è una componente della personalità e non una patologia.

Il tradimento e il dolore che provoca

La scoperta di un tradimento può essere molto destabilizzante e può provocare una grave ferita narcisista in chi la subisce, danneggiandone l’autostima. Per tradimento intendiamo la rottura di un rapporto di fiducia con il partner, sia nei casi in cui sia presente il sesso, sia quando l’intimità fisica sia esclusa, come nel caso del tradimento bianco, in cui il coinvolgimento è su un piano sentimentale ma il tradimento non viene consumato.

Il limite al di là del quale si può parlare di tradimento è differente da persona a persona e dipende dai propri valori, dalle esperienze e dal modello educativo che si è ricevuto. Per alcuni individui non è accettabile che il proprio partner abbia un’attrazione platonica al di fuori della coppia e si sentono traditi anche quando il rapporto non è stato consumato, perché ritengono più grave il coinvolgimento sentimentale a quello fisico; per altri soggetti invece quello che conta nel tradimento è il rapporto sessuale e l’intimità che si crea con un’altra persona nel vivere insieme il piacere carnale. Ci sono coppie aperte in cui i rapporti extraconiugali vengono considerati normali e ci sono situazioni in cui la presenza del terzo è tollerata perché contribuisce a mantenere l’equilibrio di dinamiche interne alla coppia stessa. Per queste ragioni nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino bisogna valutare la soggettività della percezione del tradimento, dare valore al significato che viene attribuito da quella singola coppia a ciò che è accaduto, per prendersi cura del dolore causato dalla rottura del patto di fedeltà, rottura che provoca una grande sofferenza, in molti casi in entrambi i membri della coppia.

Ma in questo articolo vogliamo trattare il tradimento dal punto di vista di chi lo ha subito, valutarne l’impatto traumatico, poiché ci sono molte persone che hanno vissuto tale esperienza come tra le più dolorose della propria vita. Presso il Centro psicologia clinica a Torino vediamo come chi viene a conoscenza del tradimento può sentirsi sopraffatto dalle emozioni e disorientato, perdere la sensazione di controllo, piombare in uno stato di confusione rispetto alle scelte da prendere, non sapere più quali decisioni siano migliori per sè: allontanare la persona che ha inflitto la ferita, reagire per vendicarsi, cercare la via del perdono. E come riporta lo psicoterapeuta infantile a Torino, la situazione si complica quando sono presenti dei figli, che si sente di voler proteggere dalla sofferenza, ma non è chiaro capire come. Finchè la persona non riesce a fare un minimo di chiarezza dentro sé stessa possono sovrapporsi il piano personale e il ruolo genitoriale, non è facile distinguere tra sé e i bisogni dei figli e il proprio rancore per la ferita ricevuta è sovrastante e non permette di identificarsi con i bisogni del minori.

Sono molti i pazienti che chiedono di intraprendere un percorso di psicoterapia a Torino proprio per superare il senso di umiliazione causato da un tradimento, vissuto come un oltraggio alla propria persona, soprattutto quando si sia trattato di un evento non prevedibile che ha sconvolto la propria vita. Il grado di dolore, in seguito al tradimento, non è uguale in tutte le persone nella nostra esperienza di psicologi a Torino. L’intensità della sofferenza dipende da diversi fattori quali l’investimento affettivo verso il partner, quanto l’evento sia stato inaspettato, l’identità dell’amante e che ruolo ricopre nella propria vita e in quella del compagno/a, la presenza o meno del supporto di persone vicine a cui fare riferimento e la propria struttura di personalità, in termini di autostima, sicurezza di sè e capacità di tollerare gli eventi contrastanti della vita.

Nei primi momenti in cui la persona realizza di essere stata tradita prova un senso di incredulità seguito da profonda delusione e vergogna. Alcune persone hanno la sensazione di vivere un evento che non le riguarda, come sentirsi catapultati in una realtà che non è la propria perchè entrano in gioco i meccanismi di difesa di derealizzazione e depersonalizzazione. Seguono spesso il senso di impotenza, la rabbia e la critica verso se stessi che, nel lungo periodo può arrecare danno alla propria autostima come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Ci sono persone in cui il tradimento risveglia ferite passate, abbandoni o separazioni che hanno inflitto sofferenza e tale evento può far tornare a galla ricordi e delusioni che si pensava di aver superato. Se con il passare del tempo il “lutto” di essere stati traditi non viene elaborato, c’è il rischio di insorgenza di stati depressivi, perdita di controllo sulla rabbia, disturbi ansiosi e nei casi più gravi la sintomatologia del Disturbo Post-Traumatico da Stress può invalidare la qualità della vita.

Le persone che chiedono aiuto presso il Centro psicologia a Torino dopo esser state tradite spesso presentano pensieri ossessivi causati dal rimuginare sull’accaduto, immagini intrusive relative a fantasie dolorose di natura sessuale tra il proprio partner e l’amante, la ricerca disperata dei motivi dell’infedeltà, mettendo profondamente in discussione la propria persona, sentendosi sempre più svilite a causa di un’immagine di sé deteriorata (sia su un piano fisico che psicologico). Per alcuni individui la vergogna gioca un ruolo centrale perchè patiscono in grande misura il giudizio degli altri, possono sentirsi al centro dell’attenzione e immaginare di suscitare pena nelle persone vicine, pensano di animare pettegolezzi e maldicenze, che sono fonte di ulteriore sofferenza. La rabbia per il torto subito essere estremamente intensa e offuscare la ragione, quando non riesce ad essere contenuta, può portare ad azioni dannose per sé e per le persone vicine. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino scoprire l’infedeltà del proprio compagno/a può avere un impatto sulla salute sia sul piano psichico che sul piano organico, perché la sofferenza può causare stati di agitazione, insonnia, varie forme di ansia come gli attacchi di panico, sintomi psicosomatici che possono investire organi diversi.

Come ci viene riportato in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino, la scoperta del tradimento può far crollare tutte le certezze rispetto alla propria vita affettiva ed è più dolorosa quando dalla relazione dipendono progetti importanti su cui la persona ha impegnato sé stessa (famiglia, casa, investimenti comuni). Viene a vacillare nella persona tradita il proprio bisogno di appartenenza e la condivisione dell’immagine del futuro insieme all’altra persona, andando a danneggiare la prospettiva di realizzazione di sé. Il fantasma della rottura del rapporto terrorizza ancora di più quando la coppia ha rappresentato il principale porto sicuro della propria vita ed è difficile pensare a sé stessi senza l’altra persona. Ma anche nei casi in cui non venga fatta l’associazione tra infedeltà e rottura del rapporto, la persona tradita sente rompersi qualcosa dentro di sé, perché è stata distrutta l’immagine che aveva del proprio partner e tutto ciò che rappresentava per sé. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino aver creduto a lungo in qualcuno che si pensava di conoscere e scoprirne dei lati nascosti può far crollare anche la fiducia in sé stessi, nella propria capacità di capire gli altri e può far insorgere una grande insicurezza nelle future relazioni sentimentali. Anche se la persona che ha tradito continua ad essere presente nella propria vita, chi è vittima di infedeltà sente rompersi un legame significativo di condivisione e appartenenza:  la perdita di fiducia danneggia, a volte in modo irreparabile, il valore del sentirsi coppia, la complicità, il reciproco desiderio di vicinanza, il senso del “noi”.

Alcune persone si rivolgono al Centro di psicologia clinica a Torino per essere aiutate attraverso un percorso di psicoterapia individuale a superare il dolore causato da un tradimento. Nei primi momenti la loro richiesta è quella di essere supportate emotivamente perché la sofferenza le ha devastate, vogliono ritrovare un senso di stabilità per rimettersi in piedi e capire quale direzione far prendere alla propria vita. A volte hanno già preso delle decisioni ma vivono un conflitto perchè le emozioni non vanno sempre nella stessa direzione dei comportamenti: è possibile aver scelto di rimanere con il proprio partner e di perdonarlo ma il rancore e il senso di sfiducia non vengono superati, oppure aver mollato per sempre il proprio compagno/a ma rendersi conto di amarlo/a ancora e non riuscire a voltare pagina, ma in quasi tutti i casi la confusione e l’ambivalenza sono ancora presenti. Un percorso di psicoterapia a Torino può aiutare a rielaborare i sentimenti dolorosi causati dal tradimento, dare senso all’inganno subito da parte della persona amata, affrontare il lutto per ritrovare sé stessi e la fiducia nel futuro. Parliamo di lutto perchè muore l’immagine della relazione che si aveva con il proprio partner, muore l’ideale della persona amata, per far posto, ad una nuova prospettiva che permette di riprendere in mano la propria vita.

In altri casi la richiesta di aiuto arriva da entrambi i partner, che desiderano superare “insieme” la sofferenza causata dal tradimento attraverso una terapia di coppia, per sanare il rapporto e poter guardare avanti con il desiderio di non lasciarsi. Talvolta i membri della coppia che si avvicinano ad un percorso terapeutico non hanno lo stesso obiettivo: ci sono situazioni in cui uno dei due vuole rompere il legame, mentre l’altra parte vuole salvare la relazione e riconquistare il compagno/a; altri casi in cui non è ancora chiara la direzione che si vuole prendere come coppia e viene richiesto al lavoro con lo psicologo a Torino proprio di capire e di fare chiarezza nei sentimenti; e ancora situazioni in cui si cerca di ritrovare un’intesa per lasciarsi in modo consensuale e non troppo doloroso, soprattutto nei casi in cui siano presenti dei figli.

Sia che si tratti di un percorso individuale che di una terapia di coppia a Torino, per superare ed elaborare un tradimento serve sia tempo che impegno perché in molti casi il dolore è talmente forte che la tendenza naturale è quella di cercare di evitarlo, rendendo impossibile rielaborare i sentimenti dolorosi e farne un’esperienza di crescita. Avere uno spazio per poter pensare a quanto accaduto è un’ opportunità importante ma può essere una esperienza faticosa sul piano emotivo perché mette in contatto con le emozioni e fa rivivere la sofferenza. Ma è necessario fare i conti con il dolore del tradimento per andare avanti e non restare bloccati, perché il trauma può far piombare in un limbo da cui è difficile uscire da soli. Ci sono molte persone che cercano di fuggire dal dolore: agiscono attraverso continue vendette, si buttano senza pensare in un altro rapporto, si stordiscono con droghe o alcolici per non vivere la tristezza. Ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino per riuscire davvero a stare di nuovo bene è necessario attraversare il dolore del tradimento e capire le vere motivazioni di quanto accaduto. Solo così non si rimane sovverchiati dalla depressione, dalla rabbia, o bloccati in una condizione di stallo, bensì è possibile capire cosa è meglio per sé e per la coppia, se chiudere la relazione o salvare il legame cercando di ricostruirlo.

Nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino spesso emerge come il tradimento sia un sintomo di malessere della coppia, che aveva dei problemi già prima del fatto. In molti casi era venuta a mancare l’intimità affettiva e sessuale, la coppia aveva perso la complicità e la voglia di comunicare. In altri casi la presenza di conflitti accumulati e non affrontati insieme, l’impossibilità di aprirsi davvero con il proprio partner per esprimere il malessere ha portato all’allontanamento. A volte la causa del tradimento è da ricercarsi in mancanza di spazi per la coppia, sacrificata per la famiglia o per il lavoro o schiacciata dall’ingerenza delle famiglie d’origine. I membri della coppia possono essersi sentiti a lungo trascurati, svalutati o ignorati e aver reagito cercando fuori dal rapporto piacere, perpetruando un inganno che ha creato sofferenza. Talvolta il tradimento è dovuto all’incapacità di tollerare le frustrazioni dovute alla responsabilità di un rapporto serio o alla nascita di un figlio. Alcuni individui hanno delle fragilità personali, insicurezze, e cercano conferme in relazioni esterne alla coppia. In altri casi ancora il tradimento è un modo per contrastare la dipendenza affettiva o sentimenti depressivi: l’adrenalina di una storia clandestina fa sentire alcune persone sulle montagne russe, ed è un diversivo rispetto a sensazioni profonde che non vogliono essere ascoltate.

Molte dinamiche complesse e inconsapevoli si celano dietro le nostre azioni, un percorso di psicoterapia a Torino può aiutare a metterle in luce, per non ripetere errori che possono aver portato la coppia ad incrinare il legame attraverso l’inganno del tradimento. Con l’aiuto di uno psicoterapeuta a Torino è possibile capire il significato dei propri comportamenti, fermarsi a riflettere sull’accaduto e dare la possibilità a sè stessi e alle proprie future relazioni di ripartire con una base affettiva più solida.

 

Tecniche della mindfulness in psicoterapia

L’essere umano è fatto di mente e di corpo che dinamicamente costruiscono un sistema, il quale si modifica e si adatta in ogni momento, entra in relazione con il mondo esterno, ne viene influenzato e reagisce agli imput che arrivano. Quando il nostro organismo riceve uno stimolo nascono sensazioni fisiche, emozioni e pensieri che entrano in una complessa interazione tra loro e contribuiscono a costruire l’esperienza stessa della relazione con l’esterno, perchè sono coinvolti nella costruzione del significato che diamo alla situazione, che è del tutto soggettivo e diverso per ognuno di noi, anche se può essere condiviso. Mente e corpo non sono distaccate e indipendenti, ma non sempre ce ne rendiamo conto perchè non riusciamo ad essere in contatto consapevole con tutto ciò che accade nel nostro mondo interno, che è sempre in divenire e in movimento. Lo psicoterapeuta a Torino spiega come nascono in ognuno di noi emozioni diverse quando facciamo un’esperienza, il nostro modo unico di entrare in relazione con l’esterno plasma sia la mente che la struttura del nostro corpo.

Nella nostra cultura storicamente è presente un dualismo mente e corpo che porta ad una divisione concettuale, mentre nella cultura orientale è presente una concezione più olistica dell’organismo. La scissione che noi occidentali sentiamo tra una parte pensiero e una parte emozione porta spesso a sentire come contrastanti e difficilmente conciliabili messaggi che arrivano dal corpo e dalla testa, possono crearsi dentro di noi conflitti che danno origine a disagio emotivo anche profondo e talvolta a sintomi psicologici, oppure a condotte comportamentali disfunzionali che ci capita di trattare in psicoterapia a Torino. Negli ultimi anni la scienza guarda con interesse ai principi della cultura orientale che considera l’essere umano come indivisibile. Molte ricerche hanno portato alla scoperta sempre più evidente del nesso e della reciproca influenza tra mente e corpo e anche la psicologia clinica ha sviluppato tecniche di intervento che tengano conto di questo legame indissolubile. Una psicoterapia integrata, che tenga presente questo collegamento profondo interpreta anche il malessere e i sintomi in un’ottica unitaria.

La filosofia buddista in particolare parla di unicità dell’essenza umana, dove corpo e mente sono apparati che non possono essere separati, sono entità distinte ma di un’unica fonte che è la vita. Sulla base di questi concetti nascono diversi approcci psicologici, scevri della componente religiosa, che hanno l’obiettivo di rendere la persona più consapevole di ciò che accade nel mondo interno, noi parleremo in particolare della mindfulness e del suo utilizzo all’interno dei percorsi di psicoterapia.

La mindfulness, che nasce dai precetti del buddismo, può essere considerata una condizione mentale che si raggiunge attraverso una pratica di meditazione, condizione in cui si è consapevoli dei pensieri, delle emozioni e delle proprie percezioni, istante dopo istante. Non è semplice spiegare a parole questo tipo di esperienza che ha l’obiettivo di prendere piena coscienza di sè e permette di essere vigili nel presente rendendosi conto di ciò che accade nel proprio mondo interno, anche a seguito delle sollecitazioni che ricevono i sensi. Il termine mindfulness è la traduzione di “sati” che nella lingua utilizzata da Buddha per diffondere i propri insegnamenti significa “attenzione” intesa come una qualità che può essere coltivata attraverso la pratica meditativa per ampliare la coscienza. La moderna mindfulness è una tecnica psicologica che integra la tradizione di questi insegnamenti e delle conoscenze scientifiche basate sugli studi recenti delle neuroscienze. Negli anni settanta negli Stati Uniti, a partire dal biologo Jon Kabat-Zinn tale modello è stato utilizzato come paradigma autonomo nelle discipline mediche e psicoterapeutiche ed è giunto fino ai giorni nostri e all’utilizzo che oggi ne facciamo all’interno dei percorsi di cura, in un’ottica di integrazione di psiche e soma.

Presso il Centro di psicologia a Torino riteniamo che la mindfulness sia una tecnica cognitiva che integrata con un lavoro di psicoterapia psicodinamica può potenziare gli effetti terapeutici garantendo buoni risultati. Un punto di contatto tra l’approccio psicodinamico e la mindfulness è l’attenzione a cogliere l’hic et nunc (qui ed ora) dell’esperienza, in modo non giudicante. La presa di coscienza di sè risulta estremamente importante sia per la psicoterapia psicodinamica che per la mindfulness. Come psicoterapeuti psicologi a Torino riteniamo infatti che a prescindere dalla nostra volontà i vari aspetti della  personalità interagiscano tra loro e possano creare conflitti e sofferenza, divenire più consapevoli di ciò che accade nel mondo interno permette di avviare un dialogo più fluido tra le varie parti di noi, porta a sanare eventuali scissioni e accettare aspetti diversamente negati di sè. Da sempre nella psicoterapia psicodinamica ricopre grande importanza l’analisi della relazione tra paziente e terapeuta, in quanto rivelatrice delle dinamiche psicologiche che il paziente ha interiorizzato nell’infanzia, attraverso il rapporto con i genitori e che in seguito ripete, anche inconsapevolmente, sia nel dialogo delle proprie parti interne che nelle sue relazioni significative. Presso il Centro di psicoterapia a Torino lo psicoterapeuta psicodinamico ha una formazione mirata a cogliere le sfumature relazionali che si presentano in terapia ed è in grado di aiutare il paziente a  vedere e riconoscere i propri stili di attaccamento, prorio perchè il suo modo di comportarsi rivela le dinamiche che fanno parte del mondo interiore; emergono anche i timori e le aspettative che nutre nei confronti dell’altro, sempre legati alle esperienze passate, che continuano a influenzare il suo comportamento e talvolta sono la causa della sofferenza che lo ha portato a chiedere aiuto. Lo psicoterapeuta psicodinamico vive le emozioni identificandosi nell’hic et nunc della relazione con il paziente, sperimenta lo stile di attaccamento che la persona mette in atto, ripercorre insieme la sua storia, per aiutarla a differenziarsi dal suo passato e per trovare sè stessa, interrompendo il circolo di ripetizione intergenerazionale fatto di modalità affettive e di comportamenti interiorizzati nell’infanzia, attraverso l’identificazione con i genitori. Anche la mindfulness si pone l’obiettivo di aiutare il paziente a cogliere sensazioni, percezioni, pensieri, sentimenti e anche comportamenti di cui non sempre si rende conto perchè la sua attenzione non è focalizzata sul presente che sta vivendo. La cura della sofferenza interiore passa  dalla comprensione di ciò che accade nel prorio mondo interno, la mindfulness non mira a mettere in atto cambiamenti attraverso l’emancipazione dal passato, ma pittosto si pone l’obiettivo di raggiungere l’accettazione di sè nel presente: non combattere ma accettare chi siamo e le situazioni che viviamo è un punto di arrivo non facile da raggiungere, che permette di ritrovare una condizione di benessere.

Questi aspetti in comune, anche se non sovrapponibili, ci hanno portato come psicoterapeuti psicologi a Torino a decidere di integrare in psicoterapia tecniche prese dalla mindfulness, quando lo riteniamo utile per il trattamento della persona. Non sempre è necessario utilizzare tali tecniche nei percorsi di psicoterapia, dipende dalla valutazione psicologica che viene fatta dal terapeuta dopo aver conosciuto la persona, in base ai suoi bisogni e agli obiettivi specifici del lavoro in corso, che è sempre pensato sulle peculiarità soggettive di ogni singolo paziente.

La mindfulness, attraverso il suo metodo di “prestare attenzione”, permette di accorgersi, con maggior perspicacia, dell’insorgenza di pensieri negativi che amplificano il malessere emotivo, che secondo il nostro paradigma psicodinamico è legato alla storia della persona. Riuscire attraverso una psicoterapia a Torino a riconoscere e gestire i propri contenuti mentali mettendo una distanza dal proprio abituale stile di pensiero, apre alla possibilità di mettersi in discussione, di adottare nuove modalità espressive e avviare un cambiamento interiore. Molta sofferenza nelle persone arriva dal giudizio negativo su di sè, dalla critica di ciò che si prova, dall’essere arrabbiati con i propri sentimenti sentimenti di ansia o depressivi, di vergogna o di disagio che si possono provare nelle varie situazioni. La mindfulness aiuta a riconoscere più velocemente certi meccanismi di autoaccusa che rendono la persona nemica di sè stessa e sono spesso causa del ruminio depressivo. La mindfulness attraverso l’attenzione alle sensazioni corporee, al respiro, al momento presente, cerca di calmare il rimuginare che può assorbire tutte le energie soggettive in modo improduttivo. Utilizziamo tecniche prese dalla mindfulness per aiutare le persone ad accettare il dolore, molte ricerche infatti ritengono che il rifiuto e l’essere arrabbiati perchè si sta male causino un amplificarsi del malessere anzichè una sua riduzione.

L’integrazione di tecniche della mindfulness in un percorso di psicoterapia psicodinamica permette al terapeuta di aiutare la persona a cambiare la relazione con i propri contenuti mentali prima di avviare un processo di cambiamento delle sue convinzioni negative o irrazionali che generano sofferenza. La mindfulness aiuta la persona a capire che noi non siamo i nostri pensieri e che i pensieri non sono fatti reali ma costruzioni mentali e un allontanamento cognitivo da essi permette di considerarli delle ipotesi che possono essere messe in dubbio e modificate nel tempo. Acquisire padronanza sui propri contenuti mentali può rendere meno rigidi e permette di vedere con maggiore chiarezza là dove c’era confusione. L’accoglienza del presente attraverso un lavoro di psicoterapia a Torino, la maggiore tolleranza delle emozioni e delle percezioni negative rende più forti e rafforza la resilienza personale. Entrare in relazione in un modo diverso con il disagio, che ognuno di noi si ritrova a dover affrontare sicuramente in qualche momento della vita, permette di essere più forti. Un approccio che comprenda sia i pensieri che le percezioni corporee è più efficace proprio perchè la nostra mente talvolta ci inganna: la ragione utilizza schemi, ricordi ed esperienze passate non sovrapponibili al presente, pregiudizi che permettono di semplificare ma sono riduttivi rispetto alla realtà che è complessa.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino l’uso di tecniche prese dalla mindfulness può essere di gran beneficio alle persone per dare valore al momento presente e alla pienezza del vivere. Spesso infatti nel quotidiano siamo presi da mille pensieri che ci portano a vivere più nel passato o nella prospettiva del futuro che nell’adesso dell’esperienza reale che comprende sia momenti positivi che negativi. La nostra mente è portata a difendersi da ciò che fa male, a evitare o negare emozioni spiacevoli ma se impariamo a non respingere questi aspetti è possibile avviare un processo di crescita personale e di maturazione di sè. Come Centro di psicoterapia a Torino abbiamo ormai constatato negli anni come per stare meglio sia importante imparare ad ascoltare il proprio malessere anzichè reprimerlo o fare finta che non esista, guardare al proprio disagio aiuta la persona ad esserne meno condizionata e meno oppressa, comprendere le cause della sofferenza apre alla possibilità di reagire e cercare soluzioni.

 

 

 

 

 

 

Sindrome dell’abbandono

Chi soffre di sindrome dell’abbandono vive un sentimento di grande fragilità e insicurezza ogni qual volta debba affrontare una separazione, la mancanza dell’altro fa sentire persi; questo tipo di persone si sente molto vulnerabile al pensiero di essere lasciato, sente vacillare il terreno sotto i piedi quando subisce l’allontanamento o la perdita di una persona cara. Tali sentimenti dolorsi riguardano in molti casi la relazione di coppia ma la paura di perdere una persona può investire anche le relazioni professionali, di amicizia o rivolgersi nei confronti dei propri familiari. Il senso di perdita può assumere forme diverse: nel rapporto con il partner è presente la convinzione di poter essere traditi e lasciati da un momento all’altro, sono presenti gelosia, possessività e bisogno di controllo, che nascono dall’insicurezza. In altri casi osserviamo l’insorgenza di pensieri ossessivi, come quello che un proprio caro possa morire o che possa accadere qualcosa di tragico quando si allontana e viene perso il controllo della situazione. Chi soffre della paura dell’abbandono ha bisogno di avere le persone che ama sempre vicine perchè teme che l’allontanamento si accompagni all’oblio, come se la distanza significasse venire dimenticato, come se non si sentisse importante per nessuno e la presenza dell’altro fosse necessaria per ricevere la conferma di contare per lui. La paura della perdita può assumere la forma di un senso di precarietà non ben definito, come se all’improvviso tutto potesse finire, emozioni queste che fanno sentire la persona impotente di fronte all’inevitabile.

Un’ansia costante è presente nelle relazioni e non permette di creare un rapporto di autentica fiducia nei confronti dell’altro. Infatti anche le più accudenti rassicurazioni riescono a calmare solo temporaneamente la paura. La persona che soffre di sindrome dell’abbandono nell’adulto è sempre sulla difensiva perchè ha il timore di non venire ascoltata e compresa dalle altre persone, ha un atteggiamento di estrema attenzione nell’osservare l’altro, per scorgere eventuali segnali di disinteresse o di rifiuto nei propri confronti, perchè si sente sempre sull’orlo del baratro per il rischio di essere lasciata. Tale sfiducia può provocare reazioni spiacevoli in chi sta vicino, che si sente controllato e trattato con diffidenza, e di conseguenza anzichè rassicurare della propria presenza e del proprio amore si può irritare provocando maggiore paura in chi teme di venire lasciato. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, chi soffre della sindrome dell’abbandono, essendo sempre preoccupato della possibilità di venire rifiutato e allontanato, è soggetto a crisi di rabbia quando questa paura viene sollecitata dalle persone con cui è in relazione. Per l’individuo che soffre di queste paure, venire prima o poi lasciato è una certezza e il tradimento (e non parliamo solo su un piano sessuale ma soprattutto emotivo) può avvenire in qualunque momento, aldilà della situazione reale che si sta vivendo, che in quel momento può non destare sospettosità. Reazioni angosciose immotivate, sfoghi emotivi irrazionali e scenate isteriche sono conseguenza della perdita di controllo sulle proprie paure, come ci raccontano alcuni pazienti nei percorsi di psicoterapia a Torino. Il partner di chi soffre di questo disturbo può sentirsi in gabbia dentro alla relazione ma contemporaneamente vivere sentimenti di colpa se desidera allontanarsi perchè vede la persona che ama molto fragile. Anche quando la diffidenza e i timori non vengono manifestati apertamente ed è presente un tentativo di reprimere la paura, questi vissuti traspaiono nelle relazione sentimentale, rendendo insopportabile tollerare il clima emotivo di sospettosità che si crea nel rapporto e spesso la profezia di venire lasciati si avvera come conseguenza di questo malessere, come spesso emerge nei percorsi di terapia di coppia. In molti casi chi soffre di paura dell’abbandono non si rende conto della propria responsabilità nel deterioramento delle relazioni, prendiamo il rapporto con il partner: i comportamenti ossessivi, la gelosia, gli atteggiamenti vittimistici, talvolta le scenate melodrammatiche possono essere causa della fine della storia d’amore, ma la persona che si sente abbandonata conferma la propria convinzione di non essere mai stata amata e di non potersi fidare di nessuno.

In altri casi per prevenire il rischio di separazione tutta l’attenzione è posta nel tentativo di compiacere, di non contrariare per paura di non ricevere più la vicinanza e l’affetto, della cui continua conferma ha estremo bisogno chi soffre di sindrome dell’abbandono. La necessità di tenere l’altro il più vicino possibile porta la persona a fare di tutto per non deludere, conzionando i suoi comportamenti e rendendola eccessivamente affettuosa e premurosa, mostrando grande attenzione alle necessità altrui affinchè non vada via. Ma questo atteggiamento di eccessiva compiacenza, se reiterato nel tempo, causa una grande sofferenza nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, perchè porta la persona a vivere in funzione dell’altro anzichè di sè stessa. A volte queste fragilità portano a legarsi con soggetti maltrattanti e abusanti, in una spirale di comportamenti estremi e difunzionali, da cui non è possibile emanciparsi perchè si crea un legame patologico di dipendenza affettiva. Ma anche quando si incontra un partner non abusante e la relazione inizia nel migliore dei modi, se la paura inibisce la spontaneità, poco alla volta insorgono dei problemi, perchè la fatica ad essere sè stessi e a creare intimità emotiva allontana sempre di più i membri della coppia a causa di atteggiamenti poco autentici. Può trasparire nel rapporto un tentativo di condizionare l’altro riempiendolo di attenzioni, che assumono un sapore di finzione e di manipolazione creando fratture relazionali anzichè permettere il consolidarsi della relazione, come emerge nel lavoro di terapia di coppia a Torino. A volte l’insicurezza può portare questi individui ad intraprendere solo rapporti superficiali e di breve durata e, nel tentativo di proteggersi dalle delusioni, a non entrare troppo a fondo nel rapporto e non legarsi per prevenire l’abbandono, anche se ciò di cui hanno più bisogno sarebbe proprio una relazione sincera e duratura nel tempo.

Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino la costante paura di perdere una persona, oltre a provocare comportamenti tossici, è causa di gravi danni alla propria autostima: insorgono sempre più insicurezze, causate dalla continua instabilità emotiva. Quando queste persone si rendono conto delle proprie difficoltà possono assumere un atteggiamento ipercritico verso sè stesse, iniziare a pensare che se le cose non funzionano è tutta colpa loro, aumentando la sensazione di poco valore di sè e paura di venire lasciate. Questa spirale distruttiva aumenta la fragilità, ci troviamo spesso di fronte ad individui che non sanno decidere, hanno molta paura di sbagliare e diventano dipendenti dagli altri, di cui sentono il sempre crescente bisogno. Tollerare la solitudine e riuscire a star bene da soli sono componenti utili alla costruzione dell’autonomia affettiva ma spesso chi soffre di sindrome dell’abbandono non ha potuto consolidare tali risorse affettive di base.

Presso il Centro di psicologia a Torino in alcune situazioni ci viene chiesto sostegno dalle persone che vivono insieme a chi soffre di sindrome dell’abbandono nell’adulto e cerchiamo di aiutare i familiari o il partner a comprendere che alcuni comportamenti che possono apparire all’esterno solo come un tentativo di essere al centro dell’attenzione, sono dettati da un’angoscia irrazionale che molto spesso la persona non riesce a controllare attraverso il ragionamento. Questa dimensione ansiosa è l’espressione di un vuoto esistenziale in cui prevale la convinzione, talvolta inconscia, di non poter soppravvivere emotivamente senza l’altro e senza il suo amore. Come emerge in certi percorsi di psicoterapia a Torino, siamo di fronte al bisogno di un nutrimento primario, quasi come se la persona adulta, che in altre aree della propria vita è efficiente e autonoma, si sentisse di fronte alla separazione come un neonato che ha bisogno della madre per esistere e per non sentirsi in pericolo di sprofondare nel vuoto e nel buio della solitudine. Questo non significa che la persona che soffre debba essere assecondata se le sue richieste di vicinanza sono continue ed insistenti, ma va certamente capita e non giudicata, va aiutata ad occuparsi della sfera psicologica attraverso cure professionali. A volte i genitori con cui ancora vivono questi pazienti non sanno come relazionarsi con loro e per questo chiedono il nostro aiuto come psicologi a Torino, perchè da un lato vorrebbero il figlio autonomo, dall’altro le profonde fragilità e incessanti richieste affettive li portano a trattarlo come un bambino, sostituendosi a lui per alleviarne la sofferenza, ma in tal modo ne sostengono la dipendenza affettiva. Come psicoterapeuti a Torino sappiamo che la relazione con questi pazienti, che continuamente affermano di “sentirsi abbandonati“, possa essere difficile e frustante per i familiari, ma il senso di solitudine che è normale che chiunque attraversi in alcuni momenti della vita, non può essere tollerato da chi ha questa fragilità emotiva, perchè manca la capacità di gestire l’ansia da separazione, che si trasforma in breve tempo in una profonda angoscia, che la persona non è capace di contenere. Questo tipo di problematica può fare soffrire molto i figli che, soprattutto nella fase fisiologica di separazione durante l’adolescenza hanno bisogno di essere accompagnati a distaccarsi in modo sano dagli adulti, di sperimentare con gradualità le proprie capacità di affrontare il mondo e le relazioni fuori dalla famiglia. Sono invece costretti a vivere conflitti profondi perchè vedono patire il genitore che soffre di sindrome dell’abbandono ogni volta che si allontanano e cercano uno spazio di autonomia, tra rabbia e sensi di colpa, il loro percorso di individuazione rischia di essere bloccato o realizzato attraverso laceranti strappi emotivi.

Cause della sidrome dell’abbandono nell’adulto:

Spesso dietro alla sindrome dell’abbandono nell’adulto sono presenti esperienze infantili che hanno traumatizzato il bambino, rendendolo un adulto insicuro e spaventato, in alcuni casi è possibile rintracciare una storia di vita costellata di perdite improvvise, assenze prolungate, strappi laceranti, lutti inattesi, che hanno lasciato cicatrici profonde. Ogni distacco fa rivivere le ferite subite, che non sono state elaborate nei primi anni di vita perché non era ancora presente un apparato psichico maturo per farlo. Nella ripetizione dell’esperienza traumatica la persona adulta si sente, come quando era piccola, incapace di superare e affrontare il distacco, come se non avesse le risorse per sopportare quel dolore, come ci viene riportato nei percorsi di psicoterapia a Torino. I fantasmi del passato si ripresentano nei pensieri e nei sentimenti di chi ha subito un abbandono, offuscando la realtà del presente che appare minacciosa anche quando si è circondati da persone che vogliono bene.

Nella sindrome dell’abbandono non è sempre individuabile un fatto reale a cui fare risalire la paura della perdita, perché in molti casi la causa della fragilità emotiva è dovuta al tipo di relazione affettiva tra i genitori e il bambino, relazione questa in cui non si è potuto instaurare un senso di sicurezza profondo e di sostegno costante nel tempo. Lo psicologo infantile a Torino ci spiega come un bambino abbia bisogno di ricevere cure psicologiche adeguate, oltre che fisiche, per diventare un adulto sicuro, di ricevere attenzione ai propri bisogni emozionali da parte dei genitori. Ma ci sono persone che fanno fatica a leggere le necessità dei figli, che non riescono a capirli in modo profondo, nè a parlare di ciò che sentono, perchè sono distaccate dall’area affettiva più intima e usano il ragionamento per relazionarsi con gli altri; ci sono anche genitori presi da sè stessi perchè attraversano dei momenti di sofferenza personale durante il periodo dell’ infanzia del bambino (per fare un esempio la depressione post partum) e per questo non hanno la possibilità di sintonizzarsi con lui e di capirlo davvero; o ancora ci sono genitori travolti da situazioni che richiedono la loro attenzione, impegnando tutte le risorse e allontanandoli dalle cure primarie affettive di cui un bambino piccolo ha enorme necessità. Inoltre ogni adulto ha una propria storia e dinamiche affettivo relazionali interiorizzate dalla propria infanzia, che possono ripetersi nella gestione dei figli ed essere trasmesse inconsciamente, anche nei casi in cui ci si rende conto di non aver ricevuto cure affettive adeguate e si vorrebbe essere genitori migliori di quelli che si ha avuto. Schemi relazionali disfunzionali e disequilibrati possono provocare, anche inconsapevolmente, paure irrazionali nel figlio e il timore di poter essere abbandonato oppure non desiderato, anche se la mamma e il papà gli vogliono bene e appaiono ad uno sguardo esterno genitori normalissimi. Capire di che tipo è stata la relazione con gli adulti di riferimento quando si era bambini e che tipo di modelli di attaccamento sono stati seguiti, può avvicinarci a comprendere le cause della sindrome dell’abbandono.

Come superare la sindrome dell’abbandono

Alla base del disturbo della sindrome dell’abbandono è presente una bassa autostima, la persona che ne soffre non è sicura di poter essere amata, o nei casi più gravi è certa di poter suscitare negli altri solo emozioni spiacevoli che, prima o poi porteranno all’abbandono. Questo nucleo di insicurezza è talvolta inconscio e quindi la persona non se ne rende conto, ma deve essere trasformato affinchè l’individuo inizi a credere davvero in sè stesso, ad accettarsi e a volersi bene. Rendersi conto della rabbia e della poca comprensione con cui si guarda a sè stessi è il primo passo per superare la paura di perdere i propri cari. Nei casi in cui le rassicurazioni delle persone più vicine, le eventuali esperienze relazionali positive che possono convincere di essere amato e le proprie riflessioni su questi temi, non siano sufficienti a far superare l’insicurezza è necessario l’intervento professionale di uno psicoterapeuta con il quale svolgere delle sedute di psicoterapia che aiutino a consolidare il senso del valore di sè.

Le persone che si rivolgono al Centro di psicoterapia a Torino hanno in molti casi sviluppato dei sintomi di malessere psicologico di varia natura, possono sentirsi preda degli attacchi di panico o della depressione, che sono un evolversi della sindrome dell’abbandono nell’adulto, che non sempre è stata riconosciuta come un disturbo psicologico che richiede delle cure. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino in molti casi la persona sofferente sta male da anni, una serie di atteggiamenti e pensieri ossessivi sono presenti in molti momenti della giornata, ma tale disagio può esser stato sminuito e non compreso dai familiari, che non hanno riconosciuto la necessità di intervenire, come se bastasse la buona volontà per cambiare. Molte di queste persone all’inizio del loro percorso raccontano di essersi sentite spesso sminuite e svalutate e di aver ormai maturato l’idea di essere sbagliate. Ripercorrendo all’interno di un percorso di psicoterapia a Torino la propria storia sarà possibile comprendere come si sono formate le convinzioni profonde che sorreggono un’immagine negativa di sè, sarà possibile consolidare la propria identità per trovare più sicurezza e fiducia nelle relazioni affettive.

Problemi relazionali e disturbi interpersonali

L’uomo è un animale sociale e i rapporti interpersonali sono alla base della vita, è dunque nella natura di ognuno di noi aver bisogno di relazioni. Stare bene con sè stessi è certamente fondamentale per la salute psichica e punto di partenza per stare bene con una persona accanto a noi, ma in alcuni casi la ricerca dello “stare bene da soli” nasconde la paura di affrontare le relazioni e l’illusione di poter bastare a sè stessi, a volte a seguito di delusioni affettive.

I problemi relazionali possono essere di lieve entità e coinvolgere solo un’area di vita della persona, come ad esempio le difficoltà nei rapporti sentimentali, le problematiche relazionali con la famiglia di origine o all’interno del proprio nucleo familiare, l’ansia da prestazione nell’ambito professionale, i problemi relazionali nelle amicizie, oppure possono sfociare in veri e propri disturbi interpersonali che rischiano di diventare pervasivi e inficiare la qualità della vita in diversi contesti, come l’ansia sociale, e causare disturbi somatici come la fatica di respirare a causa dell’ansia, o ancora provocare attacchi di panico, senso di inadeguatezza, che limitano enormemente la persona nella sua quotidianità.

Dietro ai problemi relazionali c’è spesso una difficoltà a riconoscere e gestire le proprie emozioni: ad esempio uno scoppio di ira può nascondere la paura di perdere l’altro, oppure il rifiuto verso chi sta vicino può dipendere dalla sensazione di non essere accettato e una fuga può essere legata ad un vissuto depressivo di svalutazione. I sentimenti più profondi non vengono espressi con fiducia nella relazione, bensì celati dietro ad un atteggiamento difensivo e talvolta questo meccanismo non è consapevole a chi lo mette in atto. Tali comportamenti possono generare incomprensioni e reazioni negative nelle altre persone che non riescono a capire le ragioni profonde della persona che soffre, allontanandosi anzichè modulare le proprie reazioni.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino quando si percepisce disagio all’interno di un’area relazionale, che sia essa un rapporto di coppia, il legame con i propri familiari o il campo delle relazioni sociali è sempre importante domandarsi se si tratta di una difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti naturali di un rapporto, oppure se è presente un malessere personale che compromette la relazione con gli altri o ne rende difficile la costruzione.

Problemi relazionali legati all’evoluzione del rapporto:

Nel primo caso stiamo parlando di un fenomeno passeggero legato alla natura dei rapporti che è mutevole e mai cristallizzata. I problemi relazionali allora possono essere transitori, tesi a trovare un nuovo equilibrio perchè i membri della relazione sono cambiati nel tempo o si sono presentate situazioni esterne che impongono un adattamento, ma anche questo tipo di difficoltà può generare sofferenza e richiedere in alcuni casi un intervento psicologico.

Facendo alcuni esempi tratti dall’esperienza come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo al rapporto tra genitori e figli che è per eccellenza in continua trasformazione dal momento che è legato ai cambiamenti evolutivi del bambino. Nei percorsi di sostegno alla genitorialità emerge come il malessere e i conflitti tra genitori e figli siano in molti casi legati alla fatica di accettare i cambiamenti nel rapporto, soprattutto nella fase adolescenziale, dove il figlio cambia velocemente e la sua identità in costruzione lo rende instabile e soggetto ad un mondo interno mutevole e turbolento. In questa fase, ci spiega lo psicologo infantile a Torino, è difficile per un figlio esprimere il proprio disagio e aprirsi con i propri genitori e anche per gli adulti di riferimento non è facile leggere dietro ai conflitti relazionali i bisogni del minore. Come figlio può essere complicato accettare i cambiamenti imposti dalla crescita e i conflitti con i genitori nascono allora dalla fatica di staccarsi e assumersi le responsabilità della vita adulta. Sempre come figli, raggiunta l’età adulta, è necessario accettare il passare degli anni che mette di fronte all’invecchiamento dei propri genitori: per alcune persone è intollerabile accettare le fragilità crescenti di madre e padre, l’inversione naturale del ruolo adulto/genitore anziano è motivo di malessere crescente. Un altro evento capace di sconvolgere in alcuni casi le dinamiche familiari è il lutto, infatti la mancanza di un caro, ancora di più se improvvisa, può essere uno tzunami che sconvolge i legami e le dinamiche, creando problemi relazionali.

Parliamo di disagio legato al mutare dei rapporti anche quando la persona deve adattarsi ad una situazione che cambia, come nel caso di un divorzio là dove tutti i membri della famiglia devono trovare un nuovo equilibrio, talvolta con grande fatica. Ma anche quando una relazione di coppia non va incontro ad una rottura, certamente negli anni subisce dei cambiamenti e i partner della coppia devono riuscire ad adattarsi progressivamente, modulando le dinamiche affettive e attraversando a volte momenti di crisi che richiedono l’intervento di una terapia di coppia.

Naturalmente i cambiamenti possono avvenire anche in un contesto lavorativo, il ruolo professionale che la persona ricopre si può diversificare nel tempo, e non è sempre facile modulare il proprio comportamento con i colleghi. Quando i compiti legati alla propria posizione non sono più gli stessi e bisogna porsi in relazione in modo diverso per far fronte a nuove responsabilità, alcune persone vanno in crisi. Presso il Centro psicologia Torino arrivano molte richieste di consulenza psicologica tesa a capire come interagire con i colleghi, nei casi più gravi per gestire situazioni di mobbing e conflitti che col il perdurare del tempo rischiano di creare un malessere profondo proprio perchè non ci si può sottrarre a tali rapporti quotidiani legati al lavoro. Il contesto lavorativo è un ambiente dove fervono le relazioni, non solo professionali ma anche intime e personali e per questa ragione proprio in tale luogo nascono amicizie, amori, rapporti clandestini che spesso entrano in conflitto con il ruolo che la persona ricopre e sono causa dell’insorgenza di problemi relazionali.

Problemi relazionali legati ad un disturbo interpersonale dell’individuo:

Naturalmente è sempre complicato distinguere tra problemi legati ad eventi che trasformano temporaneamente un individuo e un disturbo interpersonale legato a conflitti soggettivi irrisolti che riguarda maggiormente le dinamiche interne del soggetto, talvolta inconsce, che si riattivano nel tempo, come ferite che se toccate fanno male e determinano comportamenti difensivi male adattivi. Nei percorsi di psicoterapia a Torino alcuni pazienti arrivano con la richiesta di essere aiutati per problemi relazionali che si ripetono nel tempo, come una coazione a ripetere che porta la persona a scontrarsi sempre con le stesse situazioni di malessere. Ne è un esempio evidente la scelta del partner che, per quanto accurata e attenta, porta a rivivere sempre le stesse dinamiche disfunzionali che generano sofferenza e conflitti affettivi.

In altri casi la persona si accorge di non riuscire ad instaurare relazioni sane con gli altri per paura di essere ferita, è presente un’immagine negativa di sè o dell’altro con la mancanza di fiducia nei rapporti e la delusione di non entrare in intimità e confidenza, di non costruire relazioni interpersonali durature e appaganti, come ci viene riportato in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Tale disturbo interpersonale può investire un’area specifica (il rapporto con l’altro sesso, il rapporto con il gruppo di pari), oppure essere generalizzato. Quando è la relazione con l’altro sesso ad essere difficoltosa possiamo trovare soggetti che non riescono ad aprirsi, molto inibiti o insicuri a causa di una educazione rigida oppure persone con dipendenza affettiva che non possono fare a meno del partner anche quando la relazione non è più gratificante. I problemi di coppia investono spesso l’area più intima del rapporto, la sessualità, che può essere tra le prime aree di insorgenza di un disturbo, come sintomo di una difficoltà nella relazione con il partner. In molti casi i problemi nel legame di coppia insorgono a causa di una eccessiva gelosia e sospettosità, tali insicurezze possono essere frutto di esperienze traumatiche reali come l’aver subito tradimenti, oppure generarsi a partire da una fragilità soggettiva che trasforma la paura in un costante senso di minaccia…

Quando i problemi relazionali investono i rapporti sociali, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, la persona ha la tendenza a rappresentare in modo disfunzionale sè stessa o gli altri distorcendo alcuni aspetti della realtà e ingigantendone eccessivamente altri, così che la situazione ai propri occhi appare molto negativa, può essere presente un atteggiamento di rigidità e poca flessibilità nel pensiero. Nei più giovani quando esordiscono disturbi interpersonali osserviamo presso il Centro di psicoterapia a Torino che gli atteggiamenti oppositivi e di rifiuto celano una bassa autostima, da cui nascono sentimenti di impotenza, ansia e di rabbia. Molti adolescenti hanno la tendenza a chiudersi ed essere ostili proprio per paura, dal momento che i rapporti sociali sollecitano molto le emozioni che non sanno gestire. In questi casi il rischio è di cadere in un abuso di sostanze, l’effetto psicoattivo della droga va illusoriamente a compensare la propria insicurezza e può instaurarsi una dipendenza a partire da un iniziale tentativo di autocura dei problemi relazionali e affettivi da parte del ragazzo.

Quando le relazioni in famiglia o con le persone esterne sono motivo di conflitti interiori stare bene con sè stessi diventa impossibile perchè i problemi relazionali causano preoccupazione e un’immagine di poco valore di sè. Il percorso di psicoterapia a Torino si pone in questi casi come primo obiettivo indagare la causa del disagio, per capire se la propria storia ed eventuali situazioni traumatiche del passato incidano sul presente creando insicurezza, vergogna, paura. Alcune dinamiche disfunzionali vengono interiorizzate nell’inconscio durante l’infanzia e continuano a ripetersi nella vita adulta senza che la persona ne sia consapevole e provocano dolore sia nel mondo interno che in quello relazionale. Se si sono vissuti profondi conflitti e incomprensioni con i propri genitori, i modelli relazionali interni influenzano i successivi legami di attaccamento, perchè fanno insorgere fantasmi e insicurezze che vengono proiettati sulle persone vicine, creando confusione tra il mondo interno e la realtà e fungendo da guida ai propri pensieri, emozioni e comportamenti. In altri casi la persona che ha una cattiva immagine dei genitori o di uno di loro cerca di impostare la proria vita comportandosi in maniera opposta al modello negativo, per non ripetere esperienze che ha vissuto come figlio: è importane allora che il lavoro di psicoterapia a Torino si concentri sul permettere una reale e completa differenziazione dai genitori, in modo che la persona si senta completamente libera e indipendente rispetto ai conflitti inconsci interiorizzati nell’infanzia. Senza un pieno riconoscimento dei lati oscuri del proprio carattere diventa difficile controllare la propria emotività e si rischia di riprodurre, anche senza volerlo, lo stesso modo di porsi e di vivere le situazioni, facendo gli stessi errori con i propri figli e le altre persone vicine.

I disturbi interpersonali possono esordire anche in età adulta a seguito di eventi traumatici, ad esempio nel caso del disturbo post traumatico da stress tutta l’area affettiva relazionale della persona viene investita da disagio. Per evitare che il disturbo causi una sintomatologia cronica è importante intervenire per elaborare gli eventi che hanno creato lo squilibrio interiore e provocato ansia, attacchi di panico, pensieri ossessivi, umore depresso, oltre che prolemi relazionali. Un percorso di psicoterapia a Torino può aiutare la persona a superare la fase acuta del disturbo e a ritrovare la perduta serenità.

Presso il Centro psicologia Torino e possibile richiedere una consulenza per analizzare insieme ad un professionista psicologo psicoterapeurta i problemi relazionali e disturbi interpersonali che il paziente sente di avere e comprendere insieme il tipo di intervento più idoneo alla cura della persona.

 

 

 

 

Trauma post covid: il dopo pandemia

La pandemia da covid 19 a lasciato conseguenze a livello psicologico da lievi a più gravi in gran parte della popolazione, rendendo difficile per molti ritrovare il benessere e la serenità. Come psicologi a Torino sentiamo molte persone parlare di trauma post covid per descrivere  tutta una serie di sintomi psicologici e di sensazioni associate a ciò che si è vissuto in questi ultimi anni a causa della pandemia. In primo piano tra le persone maggiormente traumatizzate che si sono rivolte al Centro di psicoterapia a Torino troviamo coloro che hanno subito i danni del virus più da vicino, chi si è ammalato gravemente a causa del covid e poi è guarito, chi ha avuto tra le vittime colpite i propri familiari e gli operatori sanitari che hanno cercato di combattere il covid vedendo i danni che ha lasciato nelle persone più colpite.

Il trauma post covid riguarda anche le conseguenze provocate dalle drastiche precauzioni a seguito della pandemia, il lockdown ha lasciato segni profondi sulla psiche dei più fragili, segni che ancora fanno soffrire a distanza di tempo. Come psicoterapeuti a Torino abbiamo visto tra i più colpiti coloro che si sono ritrovati soli e senza una rete relazionale, molti anziani già a rischio sul piano della salute e che hanno visto allontanarsi gli affetti, i giovanissimi che non hanno potuto frequentare la scuola e gli amici, coloro che vivevano già prima dell’arrivo del covid situazioni conflittuali in famiglia, tutte le persone che hanno appoggi esterni al nucleo familiare di fondamentale importanza (pensiamo ai diversamente abili e alle loro famiglie). Parlando di trauma post covid vediamo che le donne sono tra le categorie che ha subito maggior pressione e stress nel tentativo di conciliare i ruoli di madre, moglie, figlia di genitori anziani e lavoratrice.

Restrizioni, chiusure e coprifuoco hanno anche significato incertezza lavorativa e preoccupazione economica, che a lungo hanno gravato in alcuni settori causando grossi problemi di occupazione e tali situazioni precarie hanno fomentato rabbia, frustrazione e incertezza, tutti sentimenti che hanno contribuito al crollo psicologico di alcune persone che soffrono di trauma post covid. Quando la paura prende il soppravvento, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino può minare a livello profondo il senso di sicurezza e la fiducia nel futuro.

La pandemia da covid 19 ha causato un trauma collettivo e presso il Centro psicologia a Torino ne vediamo gli effetti psicologici anche a lungo termine con una sintomatologia cronica, la gravità dei segni lasciati nella psiche dipende dall’impatto dell’esperienza che la persona ha subito e dalla resilienza del soggetto, cioè la sua capacità di far fronte alle avversità e di recuperare, per queste ragioni in ognuno di noi gli effetti possono essere stati differenti. I sintomi del disturbo post traumatico da stress sono ben visibili in alcuni pazienti in psicoterapia a Torino che sono stati particolarmente provati dalla malattia, chi è stato ricoverato in terapia intensiva, chi ha visto la morte in faccia subendo la ventilazione meccanica e coloro che dall’altra parte  hanno dovuto prendersi cura delle persone malate, subendo in alcuni casi dei gravi lutti. Le misure di distanziamento messe in atto per limitare il contagio hanno reso l’esperienza ancora più difficile, affrontare in solitudine la malattia durante l’ospedalizzazione o isolati in casa, senza la vicinanza dei propri cari, ha causato un vero e proprio trauma post covid. Il PTSD nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino può insorgere nei casi più gravi  con allucinazioni, ricordi ossessivi, immagini ricorrenti e intrusive, angoscia diffusa, attacchi di panico.

Dai racconti di chi si è ammalato pesantemente di covid 19 emerge il sentimento della solitudine durante il ricovero. Molti si sono sentiti soli a dover far fronte alla paura, alla confusione del momento, soli nel provare un terrore “senza nome”, difficile da raccontare anche a distanza di mesi dai momenti più drammatici, in un clima generale di ansia e sfiducia da parte di chi si occupava di loro, di fronte ad una malattia sconosciuta i cui effetti si sono visti e capiti solo nel tempo. Anche le migliori cure medice sono state per alcuni una violazione del corpo, la sensazione di essere vicini alla morte è stata tangibile per molti malati. E l’isolamento e la lontananza dai propri cari hanno reso l’esperienza ancora più intollerabile, come viene descritto a noi psicologi psicoterapeuti a Torino. Anche il dopo malattia è stato difficile da affrontare per alcuni pazienti: si sono sentiti dei soppravvissuti al covid, con un vissuto di amarezza e sensi di colpa irrazionali, come se avessero rubato l’opportunità di guarire ad altre persone, come se la loro fortuna avesse significato la disgrazia per altri che sono morti.

Il trauma post covid ha colpito anche molti operatori sanitari che si sono confrontati da vicino con la malattia per lunghi periodi continuativi nell’arco delle giornate, hanno avuto contatto con situazioni drammatiche e angoscianti, hanno subito la quarantena, l’allontanamento da familiari e amici, ritmi di lavoro serrati e rischio di bornout a causa della tensione costante. Ancora oggi alcuni di loro si trovano a combattere con elevati livelli di ansia o depressione che portano nei loro percorsi di psicoterapia a Torino. Lo stress legato al “senso di responsabilità e all’impotenza di curare” ha colpito in modo ravvicinato coloro che si sono dovuti occupare delle persone più fragili, con limitati mezzi a disposizione, coloro che hanno assistito gli anziani, oppure le persone portatrici di pregressi problemi di salute che le esponevano ad un rischio più elevato di malattia e di mortalità. Nelle case di cura in alcuni momenti è stato difficile garantire il normale livello di assistenza e gravi preoccupazioni legate al rischio di contagio hanno colpito gli operatori del settore. Anche le badanti che hanno accudito gli anziani a casa, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, hanno riportato stress elevato, paura di non essere all’altezza del loro compito, paura di non riuscire a controllare la situazione e causare danni al proprio assistito.

I carghiver, nel tentativo di prendersi cura dei propri familiari, in alcuni casi dei genitori anziani e malati, si sono sentiti spesso soppraffatti dall’angoscia e dal senso di inadeguatezza, nel non sapere se la direzione dei propri sforzi fosse quella giusta. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino con alcune di queste persone il senso di colpa è il sentimento prevalente quando è soppraggiunta la morte delle persone di cui ci si è occupati invano. Il senso di colpa risulta essere uno dei sentimenti più presenti nel trauma post covid che si presenta nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino declinandosi in diverse forme. Alcuni dei nostri pazienti raccontano di pensare continuamente alla possibilità di essere stati portatori del virus che ha infettato i propri cari, hanno il dubbio costante, anche di fronte alla loro assenza di sintomi, di aver causato l’infezione che ha danneggiato gravemente le persone a cui volevano bene. E questa paura continua a ripresentarsi sottoforma di pensieri intrusivi e ricorrenti, riguardanti il rischio reale o presunto di danneggiare gli altri, infettarli involontariamente, essere di nuovo causa di malattia e di morte. Queste angosce vengono espresse nei percorsi di psicoterapia a Torino, attraverso un sentimento di responsabilità esagerata verso la vita altrui, un bisogno di controllo che porta alcune persone a eseguire continui tamponi per scongiurare il rischio di essere un “untore”, ma anche di fronte all’evidenza scientifica di negatività, il senso di colpa non si placa e con esso il bisogno di tenere sottocontrollo tutti i propri contatti relazionali e talvolta con una conseguente vita sociale impoverita. Covid e senso di colpa sono diventati un connubio indivisibile per molte persone proprio perchè il rischio di infezione con un virus che si è diffuso così ampiamente nella popolazione è difficile da tenere sotto controllo e le persone più fragili, come coloro che hanno subito un trauma, non riescono a tollerare una condizione che non dia loro la totale sicurezza, ma purtroppo nella realtà la certezza assoluta di essere protetti e di riuscire a proteggere non esiste.

Il senso di colpa è un sentimento sano quando permette alla persona di mettersi in discussione e criticarsi in modo costruttivo, al fine di riparare ai propri errori e alle proprie mancanze. Si tratta di una emozione complessa che si è sviluppata nell’essere umano al fine di inibire comportamenti che possono danneggiare l’altro e in un senso più evoluto per limitare condotte immorali e salvaguardare un agire etico. Ma presso il Centro psicologia Torino aiutiamo le persone in cui il senso di colpa si manifesta in una forma disadattiva, come nei casi in cui il proprio senso di responsabilità si estende ad eventi tragici, come la morte di un caro per covid 19, eventi che sfuggono al controllo e sui quali non è stato possibile intervenire. In alcuni casi la persona si colpevolizza per aver preso delle scelte sbagliate, recrimina contro sè stessa che se si fosse comportata in modo diverso non avrebbe perso il proprio parente, spesso un genitore anziano che è morto per l’infezione. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino le crisi di rabbia verso sè stessi o nei confronti degli altri sono frequenti quando il senso di colpa è  così forte.  Ripensando alle situazioni dopo, nella mente si forma la convinzione che le cose sarebbero potute andare diversamente se la propria posizione fosse stata differente, anche se al momento dei fatti non era possibile avere un quadro diverso che permettesse di prevedere l’epilogo tragico del contagio, dell’aggravarsi della malattia fino al decesso. “Se avessi fatto”, “se avessi capito”, sono alcuni dei pensieri ossessivi che non abbandonano mai chi si sente in colpa e di cui parlano questi pazienti nei loro percorsi di psicoterapia a Torino.

Sempre legato alle situazione di lutto il trauma post covid per alcuni riguarda l’avvenuta separazione in modo tragico e improvviso dalla persona cara. Le misure di protezione e restrizione non hanno permesso ai parenti di ricongiungersi neanche quando la malattia si era aggravata: pur sapendo che i propri genitori in casa di riposo, o altri congiunti ricoverati in ospedale, stavano peggiorando, non c’era la possibilità di vederli, non era possibile sapere se stavano ricevendo le cure migliori, non si poteva stare loro accanto per fare coraggio. Essere consapevoli che il proprio caro sia morto da solo arreca un profondo dolore e sensi di colpa irrazionali come emerge dai percorsi di psicoterapia a Torino. Non aver potuto “dare l’ultimo saluto” a chi si voleva bene ha reso la separazione traumatica e anche dopo la morte per molti non è stato possibile vedere il cadavere, chiuso in sacchi che avevano la funzione di proteggere dalla diffusione del virus covid 19. Nei momenti più drammatici della pandemia sono state sospese anche le funzioni religiose, che sono un momento importante per molte persone, con una funzione anche psicologica di elaborazione della separazione e del lutto.

L’eccessivo senso di colpa si manifesta anche in persone che, risultate positive al covid, sentono di poter essere fonte di danno per la propria famiglia, per amici e colleghi (pensiamo ai luoghi di lavoro o alla scuola dove la scoperta di casi di positività fa scattare tutta una serie di misure di sicurezza, quale la chiusura di certi settori, la dad per i compagni di scuola, ecc). E’ impossibile avere un sicuro tracciamento del contagio, quindi chiunque, anche le persone asintomatiche possono essere potenzialmente un vettore del virus. Ma presso il Centro psicologia Torino vediamo che tali constatazioni razionali non aiutano chi sente di aver rovinato o poter rovinare la vita a chi venga contagiato, chi pensa che per causa propria altre persone sono costrette ad un ritiro forzato entro le mura domestiche e obbligate a cambiare stile di vita a seguito della quarantena, o peggio devono affrontare una severa sintomatologia che fa soffrire. In questi casi la persona che ha contratto il virus riporta nei percorsi di psicoterapia a Torino di sentirsi arrabbiata e in colpa per “non aver fatto abbastanza attenzione”, “di aver fatto un errore dalle conseguenze catastrofiche”. Queste esperienze emotive sono in alcuni casi travolgenti e causano l’insorgenza di diversi distrurbi psicologici, quali ansia, depressione, abuso di sostanze.

Anche la vergogna gioca un ruolo importante tra i sentimenti che caratterizzano il trauma post covid. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la vergogna si manifesta con un senso di inutilità, sentimenti di inferiorità, l’individuo vorrebbe sparire e diventare invisibile al mondo. Esperienze drammatiche legate al covid 19 hanno prodotto stigma e vergogna in alcuni pazienti del Centro psicologia a Torino. Tra coloro che lavorano in campo sanitario c’è chi ha dovuto prendere nei momenti più drammatici della pandemia decisioni pesanti da sopportare, come scegliere a chi prestare maggior soccorso quando i mezzi e le risorse a disposizione non erano sufficienti per tutti i ricoverati. Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino come tali scelte gravano sulla coscienza con vergogna e fanno sentire a chi le ha prese di aver tradito il proprio mandato, come se avesse compiuto azioni deontologicamente scorrette. La vergogna in questi pazienti si accompagna alla paura dello stigma sociale e il disprezzo da parte dei colleghi, la paura di venire rifiutati e isolati, di perdere la stima e l’affetto delle persone vicine.

Diverse sono le vicende di chi nutre la vergogna come sentimento prevalente a seguito dell’infezione da covid 19. Nei percorsi di psicoterapia a Torino questi pazienti raccontano di sentirsi inferiori, incompetenti, di poco valore, e in alcuni casi hanno la tendenza al ritiro sociale, fanno fatica ad aprirsi relazionalmente e sono angosciati quando le persone si rivolgono a loro. La vergogna di aver contratto il coronavirus è pericolosa anche da un punto di vista della salute fisica perchè può portare l’individuo a nascondere la positività per paura del giudizio degli altri, rendendo effettivo il rischio di contagio. Come se la positività al virus fosse un marchio che indica un grave difetto la persona vive sentimenti irrazionali di profonda vergogna di fronte ai quali si sente impotente.

Come Centro di psicologia a Torino speriamo che da questo articolo emerga come l’esperienza della malattia covid 19 possa segnare l’individuo non solo sul piano fisico ma anche psicologico, tale è stata la portata di questa pandemia, che ha lasciato strascichi traumatici in molti. L’attribuzione di significato sociale al virus condiziona tutti noi, a chiunque sarà capitato di sentirsi a disagio nel mostrare qualche sintomo attribuibile alla presenza di positività, come un colpo di tosse, ognuno di noi ha costruito dentro di se giudizi e pensieri legati all’uso o meno della mascherina, rispetto al vaccino, alle misure di contenimento, ecc. E’ innegabile la portata del cambiamento che il covid ha causato anche nei nostri usi e costumi, a partire dal lavoro da casa, le scelte legate alle attività da praticare anche in funzione di come vengono trattate le precauzioni legate al rischio di contagio (attività sportive al chiuso o all’aperto per fare un esempio, negozi e attività commerciali da frequentare o meno, ecc). Naturale quindi pensare che nelle persone più fragili i significati attribuiti al virus possano incidere sulla psiche a livello profondo.

Si parla ultimamente di sindrome long-covid che, come psicoterapeuti psicologi a Torino descriviamo come una resistenza a tornare alla vita normale a seguito di un decorso particolarmente lungo della malattia in alcuni pazienti. Sembra che alcune persone abbiano sviluppato una forma di timore ad esporsi a “possibili minacce esterne” anche quando il periodo di isolamento obbligato è giunto al termine. La tendenza a chiudersi in casa si era manifestata anche quando si sono allentate le restrizioni delle misure di protezione della prima fase. Molti giovani avevano chiesto in prima persona o accompagnati dai genitori di iniziare un percorso di psicoterapia a Torino, come se le chiusure avessero spento la naturale tendenza degli adolescenti e dei giovani adulti a stare in compagnia dei coetanei, a cercare aree di piacere esterne alla casa e alla famiglia. Questa sindrome post covid alterna stati d’ansia a vissuti depressivi anche nei periodi successivi alla guarigione fisica, un senso di smarrimento, talvolta insonnia e stress, come se occorresse tempo per ritrovare il proprio senso di equilibrio. Prendersi cura di sè stessi anche da un punto di vista psicologico dopo un’esperienza così forte come la malattia di covid 19, è davvero importante per tornare a sentire un senso di controllo e di serenità nella propria vita. Per chi si sente particolarmente provato a livello emotivo chiedere aiuto rivolgendosi ad un consulto professionale presso il Centro psicologia a Torino può essere il primo passo per superare completamente gli strascichi che la malattia stessa e/o tutta la situazione legata all’epidemia hanno lasciato nella propria vita.