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L’emozione del disgusto in adolescenza

Quante volte abbiamo sentito un adolescente dire che gli fa tutto schifo? Tali affermazioni possono esserci sembrate eccessive e fastidiose, un atteggiamento di supponenza da attribuire all’essere “troppo viziati”. Ma sappiamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che ci sono delle ragioni psicologiche profonde che possono portare alcune persone e in maggior misura la categoria degli adolescenti a esperire il sentimento del disgusto con una frequenza più elevata e cercheremo in questo articolo di spiegarle.

L’ emozione del disgusto, così come le altre emozioni di base dell’essere umano ricopre un valore evolutivo per la specie ed è utile per la sopravvivenza. Il disgusto ha la funzione di proteggerci dalla contaminazione e dalle eventuali malattie, permettendoci di riconoscere quando rifiutare di assumere una sostanza che può essere nociva, se viene mangiata. Come psicoterapeuti vediamo che l’estensione del disgusto orale ad altri sensi quali la vista e il tatto può suscitare reazioni legate all’area dell’igiene, legate alla morte (la nausea nel vedere un cadavere), o legate alla paura di danni corporei (tagli e sangue possono fare molto effetto). Attraverso il disgusto l’uomo primitivo possedeva una difesa orale, come oggi nell’evoluzione dell’individuo succede al bambino piccolo, da cibo, animali e prodotti corporei di rifiuto. L’etimologia della parola si riferisce al “cattivo gusto” definendo chiaramente la reazione emotiva di difesa che si prova nel disgusto.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino durante la crescita mentale dell’individuo e con lo sviluppo della capacità simbolica, il disgusto passa da una sensazione esclusivamente fisica, di istintiva difesa di rifiuto del cibo, ad un sentimento più complesso che la persona può vivere nei confronti di situazioni o di persone con le quali viene in contatto. Il disgusto può associarsi alla paura, ma non sempre. Il disgusto può estendersi al campo della morale sociale, può essere innescato da comportamenti che vengono giudicati disgustosi da un punto di vista etico, legati all’influenza della propria cultura d’appartenenza.  Può essere esteso all’area interpersonale dove il contatto fisico, ma talvolta anche quello indiretto, con persone sgradevoli può generare forti reazioni legate alla paura del contagio, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. La persona sensibile al disgusto cerca in questi casi di evitare la vista o l’uso di oggetti (cibo, abiti) che sono venuti in contatto con chi viene rifiutato; non di rado si rifiuta chi è malato, oppure “diverso” come nel caso di stranieri o di persone diversamente abili.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino il disgusto può essere legato anche alla vista o al contatto delle secrezioni corporee legate alla sessualità, creando disfunzioni sessuali in chi lo prova. Il disgusto sessuale può estendersi anche a comportamenti sessuali, vissuti come anormali o inappropriati, secondo la propria soggettiva visione, legata al proprio modello educativo, interiorizzato fin dall’infanzia.

In tutti questi casi il disgusto può essere un sentimento normale oppure trasformarsi, per intensità ed estensione nel tempo, in un segnale di malessere psicologico, come vediamo nei percorsi di psicoterapia Torino.

Il sentimento del disgusto è rintracciabile in diversi disturbi mentali quali ad esempio i disturbi alimentari, alcune fobie specifiche, il disturbo ossessivo – compulsivo, solo per citarne i principali. In queste situazioni patologiche la persona ha paura del contagio, come se si sentisse infettata dal contatto con una persona o un oggetto vissuto come impuro, sporco o dannoso.

Ma c’è un momento nella vita, l’adolescenza, in cui il sentimento del disgusto può amplificarsi molto, senza diventare necessariamente un sintomo patologico, come vediamo in alcuni ragazzi, che si rivolgono al Centro di psicoterapia a Torino per essere aiutati a gestire meglio le emozioni che vivono e da cui si sentono sopraffatti. Negli adolescenti l’emotività è amplificata, con sbalzi di umore, cambiamenti sia nell’intensità che nella connotazione emotiva, con momenti di confusione e paura di perdere il controllo. Le famiglie in questi casi possono rivolgersi al nostro Centro per essere aiutate nei rapporti all’interno del nucleo familiare o per supportare il momento di crescita e di grande cambiamento in atto.

In un’epoca delicata come la pubertà, dove il corpo cambia rapidamente, le ossessioni di contaminazione sono spesso riportate dagli adolescenti, spiega lo psicologo infantile a Torino. Il corpo dell’adolescente va incontro a menarca nella femmina, prime polluzioni nel maschio, in entrambi crescono il desiderio sessuale e la masturbazione accompagnati da fantasie legate al proprio immaginario erotico in formazione; il corpo dell’adolescente subisce uno sconvolgimento ormonale, le ghiandole secernono liquidi corporei come il sudore, in maggiore quantità, escono i brufoli sulla pelle. La paura della sporcizia o dei germi porta a provare disgusto e a lavarsi eccessivamente. Talvolta dietro a queste paure ci sono significati simbolici nell’inconscio dell’adolescente, che può vivere con fatica i cambiamenti del corpo e sentirsi in conflitto nell’accettare i desideri sessuali che inizia a provare. Il pensiero ossessivo di poter esser contaminato toccando alcuni oggetti personali o parti del corpo può causare rifiuto assoluto di entrare in contatto, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Si potrebbe quindi osservare il rifiuto di lavarsi, per paura di toccarsi i capelli o le parti del corpo ritenute impure, il rifiuto di utilizzare saponi o asciugamani che sono già stati toccati da altri. I genitori in questi casi non devono spaventarsi perché l’adolescenza è un periodo di eccessi e anche il vissuto del disgusto può apparire in molti casi eccessivo. Naturalmente non devono neanche sottovalutare situazioni che diventano estreme. Nel disturbo ossessivo compulsivo legato alla dimensione della pulizia l’emozione del disgusto è particolarmente evidente: per proteggersi la persona deve lavarsi continuamente, si sente ossessionata da pensieri intrusivi legati all’igiene, su un piano simbolico si sente “impura e sporca”, ha bisogno di tenere sotto controllo non solo se stessa ma tutto ciò che la circonda, nei casi estremi si sente perseguitata dai germi e cerca di evitare situazioni di contagio limitando enormemente la propria vita. In questi casi va sempre chiesta una consulenza psicologica, nei casi più gravi anche psichiatrica, ed è possibile rivolgersi al Centro di psicologia a Torino.

Il principale compito evolutivo in adolescenza, dal punto di vista psicologico è quello di riuscire a definire la propria individualità, per sentirsi riconosciuto come persona, spiega lo psicologo infantile a Torino. Per scoprire chi è, quali sono le sue attitudini, desideri, valori individuali, l’adolescente è alla ricerca di stimoli esterni alla famiglia, contenuti “nuovi” da mettere dentro di sé, ma è anche impegnato nel rifiutare ciò che non è in linea con il proprio sentire, impegnato nel riuscire a dire “No, questo non mi appartiene, non sono Io”. L’adolescente ha bisogno di differenziarsi dai genitori, di riconoscersi diverso da loro sia nel pensiero, che nel temperamento e negli interessi (anche se può riconoscersi simile a loro per alcune parti di sé). L’adolescente spesso si sente confuso e fatica a distinguere i propri sentimenti da quelli degli altri, fatica a dividere ciò che è interno alla sua identità, ancora in fragile costruzione e ciò che appartiene agli altri (familiari, amici, mondo esterno). Il sentimento del disgusto sembra ricoprire un ruolo importante nell’adolescente, secondo la nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, proprio per definire la propria personalità e riuscire a proteggersi da condizionamenti sociali e familiari. Attraverso il disgusto alcuni adolescenti riescono a rifiutare ciò che non vogliono che appartenga a sé; è un modo per difendersi da influenze esterne sentite pericolose, contaminanti, che possono ostacolare la costruzione di confini psicologici interni. Il disgusto è una emozione fortemente corporea, che protegge sé, la propria dignità, il senso di appartenenza al gruppo.

Gli adolescenti si stanno costruendo, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, devono riconoscere il loro modo di concepire il mondo, il disgusto va oltre la protezione dall’elemento tossico per la salute, assume valenze simboliche legate al significato. Il disgusto viene trasferito all’ambito ideologico, alla cultura, alla razza, alla religione. In adolescenza si costruiscono i propri valori, percepiti come assoluti, così il disgusto cresce verso chi la pensa in modo opposto al proprio o abbraccia credenze in conflitto con le proprie, come se fosse una persona indegna, che fa schifo.

L’adolescente potrebbe vivere come ripugnanti certe persone, i loro atteggiamenti (talvolta anche legati alle mode, che definiscono l’identità del ragazzo/a) e temere di essere contaminato, viverle come nocive per sé su un piano psicologico. L’adolescente sceglie il proprio ambiente di appartenenza, da cui si sente definito nella personalità e può rifiutare fino a provare nausea e schifo per ciò che è tanto diverso da sé. Il disgusto suscita il bisogno di allontanarsi per protezione da aspetti personologici, da atteggiamenti che vengono ritenuti riprovevoli. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la contaminazione ha spesso risvolti sociali e può essere rivolta anche verso sé stessi: l’adolescente può sentirsi rifiutato dagli altri, sentirsi disprezzato, essere oggetto di disgusto perché “marcio”, “inaccettabile”.

Concludendo riteniamo che il sentimento del disgusto sia spesso rintracciabile nel vissuto adolescenziale, ma quando l’intensità di tale sentimento interferisce con il benessere psicologico è possibile richiedere una consultazione presso il Centro di psicoterapia a Torino.

 

 

Trauma infantile e conseguenze sullo sviluppo neuronale

In questo articolo lo psicologo infantile a Torino spiega come Il trauma vissuto nella prima infanzia può essere causa di modificazioni delle strutture neuronali, in particolare di quelle aree del cervello deputate alla regolazione emotiva e responsabili delle funzioni cognitive superiori.

Presso il Centro di psicologia a Torino ci occupiamo da molti anni della psicoterapia familiare lavorando con i minori e con gli adulti di riferimento, attraverso il sostegno alla genitorialità e la psicoterapia infantile. Negli ultimi anni come psicoterapeuti ci siamo aggiornati sulle scoperte più recenti che riguardano l’influenza del trauma sui processi metacognitivi e sulla regolazione emotiva. Gli studi scientifici hanno dimostrato come i traumi psicologici nei primi anni di vita possono condizionare nel tempo la salute psichica e fisica del bambino e del giovane adulto. Il trauma ha effetti dannosi sullo sviluppo neuronale del cervello del bambino che è ancora in formazione, ne può alterare il funzionamento determinando conseguenze a livello di comportamento e di emozioni.

Lo psicologo infantile a Torino spiega come studi dell’ultima decina di anni (Teicher 2016) abbiano dimostrato che i bambini che sono stati esposti a trauma precoce hanno un ippocampo ridotto nelle dimensioni rispetto al volume riscontrato nella media dei coetanei. L’ippocampo, che si trova nella corteccia cerebrale, a livello della porzione mediale del lobo temporale, è una struttura cerebrale che contribuisce alla memoria a lungo e a breve termine, alla memoria spaziale e alla capacità di orientamento. Si tratta dunque di una struttura cerebrale molto importante per la funzione dell’apprendimento. Questi studi sono importanti per noi psicoterapeuti psicologi a Torino che lavoriamo con l’infanzia perché dimostrano come il trauma emotivo precoce possa condizionare la capacità di studiare del bambino e  spiegare le sue eventuali difficoltà scolastiche, che un tempo potevano essere imputate ad altre cause.

Il trauma psicologico nei primi anni di vita può avere un effetto determinante anche sull’amigdala, che è una struttura cerebrale che si occupa della regolazione dell’affettività. Sono infatti proprio la corteccia prefrontare e l’amigdala a regolare le emozioni e il comportamento umano: la corteccia prefrontale permette la presa di decisioni ed è implicata nella capacità di attenzione e pianificazione, l’amigdala permette l’elaborazione delle informazioni emotive come, ad esempio, la valutazione di una situazione di pericolo ed è implicata nella risposta all’ansia, regola l’affettività.  Lo psicologo infantile a Torino spiega come gli studi scientifici più moderni abbiano dimostrato come traumi psicologici in età precoce possano iperattivare l’amigdala, condizionando la regolazione delle emozioni. I bambini con traumi sembrano avere una ridotta connessione tra le aree prefrontali e le regioni limbiche, dunque un’alterata capacità di autoregolarsi (Kim 2017). Questo spiegherebbe ciò che nella clinica è evidente da molto tempo: i bambini che sono stati esposti a eventi di difficile elaborazione nei primi anni di vita evidenziano, nei percorsi di psicoterapia Torino, una difficoltà nella gestione delle emozioni e nella capacità di adattarsi agli stimoli frustranti. Questi minori fanno molta più fatica rispetto ai compagni coetanei a sopportare le situazioni di stress quotidiano, ecco perché possono evidenziare disturbi emotivi e comportamentali.

Lo psicologo infantile a Torino spiega come le funzioni metacognitive quali la capacità di monitoraggio di una situazione, la capacità di valutare e controllare la propria affettività sono abilità fondamentali per gestire gli stress che possono presentarsi nella vita quotidiana. I bambini che hanno avuto un’infanzia serena dispongono di una migliore regolazione dell’affettività e riescono a superare meglio le delusioni che vivono in relazione agli altri, dispongono cioè di una maggiore resilienza e adattabilità al contesto sociale. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come la capacità di autoregolazione sia una competenza psicologica importante anche nella vita adulta, perché permette di avere maggiore successo non solo nel campo professionale, ma spesso anche in quello affettivo privato. Mentre gli adulti che sono stati bambini traumatizzati possono avere difficoltà nella gestione delle emozioni: non riescono ad adattarsi facilmente ai cambiamenti e spesso interagiscono con gli altri in modo poco appropriato, come ci viene riportato nei percorsi di psicoterapia a Torino.

Un’altra struttura celebrare in grado di regolare emotivamente la risposta alla sofferenza psicologica e fisica è la corteccia cingolata. Questa regione cerebrale, spiega lo psicologo infantile a Torino, può integrare le informazioni emotive e sensoriali che arrivano da differenti zone del cervello, ed è anche in grado di modulare l’attività di molte aree neuronali, attraverso il collegamento con il sistema neuroendocrino e il sistema nervoso autonomo. Come psicologi psicoterapeuti a Torino sappiamo come alcuni disturbi psichici come l’ansia e la depressione, ma anche il disturbo post – traumatico da stress, siano collegati ad una disfunzione della corteccia cingolata anteriore. Anche in questo caso gli studi scientifici vedono un collegamento tra la ridotta attività della corteccia cingolata anteriore e la tendenza all’impulsività di molti bambini che hanno subito traumi psicologici in età precoce. Gli agiti impulsivi nella prima infanzia possono essere normali data l’incapacità fisiologica di controllarsi del bambino e solo con la crescita e la maturazione il minore impara a contenersi e a non “esplodere” attraverso comportamenti disfunzionali. Ma sembra che tali comportamenti siano presenti a lungo nel tempo nei bambini che hanno subito traumi precoci e talvolta possiamo ritrovarli in adolescenti e adulti che agiscono comportamenti a rischio mettendosi in pericolo. Un altro comportamento che può conseguire dall’incapacità di controllare la propria impulsività in età adulta è l’abuso di sostanze stupefacenti. La dipendenza da sostanze, infatti, a volte trova la sua insorgenza proprio in un tentativo auto terapeutico di gestione dell’affettività.

Ma cosa si intende per trauma precoce? Come psicoterapeuti psicologi a Torino Sappiamo che una crescita sana è determinata dal clima relazionale sereno e affettivamente stabile che il bambino sperimenta nei primi anni di vita. Per stare bene è necessario ricevere un buon accudimento e poter far riferimento ad adulti che offrono cura adeguate, rispondendo ai bisogni espressi dal bambino. A tale proposito è necessario che il genitore sia in grado di sintonizzarsi con i bisogni fisici e relazionali del figlio, che quanto più è piccolo, tanto più non è in grado di dire di cosa ha bisogno e tenderà a manifestare i suoi stati interni attraverso le emozioni, i comportamenti e le reazioni fisiche. I comportamenti che segnalano malessere più facili da riconoscere sono il pianto, le urla, il rifiuto del cibo o la difficoltà a dormire, le somatizzazioni, l’impulsività comportamentale, la chiusura relazionale. Solo col tempo, infatti, il bambino diventa capace di simbolizzare e di mettere in parole ciò che vive nel suo mondo interno. Nei percorsi di psicoterapia Torino vediamo come molti bambini traumatizzati non abbiano vissuto un evento eclatante nell’infanzia come, ad esempio, un abuso un grave lutto una situazione di violenza che sono certamente eventi traumatici. Ma talvolta non è facile rintracciare una situazione chiara poiché il malessere del bambino è più legato a microtraumi relazionali  ripetuti nel tempo, dovuti proprio all’incapacità del genitore di rispondere adeguatamente ai suoi bisogni affettivi. Come spiega lo psicologo infantile a Torino il sistema nervoso di un bambino piccolo e molto plastico, cioè in fase di formazione e può modificarsi molto per adattarsi all’esperienze che vive nell’interscambio con i genitori. Questa qualità del cervello infantile permette all’essere umano di adattarsi a situazioni culturali, sociali e ambientali molto diverse e ha permesso l’adattamento in ogni parte del nostro pianeta.

Anche le esperienze infantili che non affiorano alla memoria hanno condizionato di molto la formazione del cervello, infatti, nei primi due anni di vita la memoria è più corporea e si basa sulle esperienze somatosensoriali e viscerali del bambino: si tratta di una memoria implicita che rimane a livello inconscio, ma è la base su cui si struttura il funzionamento mentale adulto. Nei primi due anni il bambino, spiega lo psicologo infantile a Torino, sviluppa anche il senso di sicurezza nell’attaccamento con la madre e un’esperienza traumatica in questo momento della vita rischia di creare fragilità profonde.

Il cervello umano è comunque in grado di riparare e di modificarsi con le esperienze che vive lungo tutto l’arco della vita. Certamente l’infanzia è il momento in cui il cervello è più plastico e quindi un intervento precoce di cura può permettere la retrocessione di molti sintomi di natura traumatica. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo che anche i bambini che non hanno potuto godere di una presenza rassicurante, del contatto fisico e di un’adeguata risposta calmante e di contenimento possono giovare molto di un percorso di psicoterapia in grado di lenire il trauma e gli effetti che può aver provocato nel bambino. Anche il lavoro di sostegno alla genitorialità risulta molto utile per supportare quei genitori che possono aver avuto difficoltà nelle prime fasi di vita del bambino. A volte un genitore non è sufficientemente maturo per accogliere il figlio e dedicarsi ad un pieno contatto con lui quando è molto piccolo. Oppure l’adulto stesso è portatore di un disagio emotivo che lo limita, come la depressione post partum, o  si trova in un momento di vita particolarmente stressante. Ma un adulto che è stato trascurante nei confronti dei bisogni del bambino può diventare un genitore capace e in grado di supportare la crescita del figlio.

Le esperienze di vita che il bambino sperimenta nella seconda infanzia possono in parte lenire il trauma precoce. Lo si vede anche nel caso di bambini che sono stati adottati. Questi minori possono aver vissuto situazioni di pericolo per la loro sopravvivenza quando erano molto piccoli e il loro sistema nervoso risponde con un livello di attivazione di disregolazione più o meno elevata che interferisce con uno sviluppo organico. Ma la relazione sana con dei genitori accudenti e la medicina più efficace a curare il trauma relazionale precoce perché per me al bambino di imparare attraverso l’identificazione con l’adulto di riferimento come gestire la propria affettività e come contenere lo stress emotivo che vive nel mondo interno. La capacità di autoregolarsi può essere migliorata anche negli adulti che hanno subito traumi infantili attraverso un percorso di psicoterapia a Torino.

 

Emotional blunting: sentirsi senza emozioni

L’ emotional blunting è un impoverimento della reattività emotiva e spesso chi ne soffre sente la propria reazione affettiva inadeguata rispetto allo stimolo che l’ha provocata. Si tratta di un disturbo della affettività percepito soggettivamente come una perdita della capacità di provare emozioni sia piacevoli che spiacevoli, nonostante il tentativo di reagire.

Presso il Centro di psicologia a Torino le persone descrivono l’ emotional blunting come una sorta di offuscamento emotivo che può durare per poco tempo o può protrarsi per lunghi periodi, addirittura per anni, rendendo la vita del soggetto “piatta”, priva di una certa intensità emotiva. Anche di fronte ad esperienze che dovrebbero sollecitare entusiasmo o paura, rabbia o qualche altra emozione intensa, la persona si sente come distaccata dagli affetti. Alcune volte l’emotional blunting viene descritto, nei percorsi di psicoterapia a Torino, come un blocco che impedisce alle emozioni di uscire, anche nelle relazioni più intime e con le persone più care al soggetto. Per alcuni l’emotional blunting è un senso di attenuazione dei sentimenti e il soggetto si descrive come ovattato; per altri invece l’appiattimento emotivo corrisponde ad una totale assenza di reazioni emozionali che causa ridotta espressività del volto, un tono del linguaggio piuttosto monotono e una poca capacità di reagire a livello comportamentale.

L’emotional blunting è un sintomo, conseguenza di un quadro sottostante di tipo fisico o mentale, può quindi presentarsi in diversi disturbi e solo un’analisi complessiva della salute della persona può permettere di comprenderne la causa e arrivare ad una diagnosi di tipo organico o psichico. L’emotional blunting si accompagna spesso ad altri sintomi e solo il quadro completo porta a comprendere l’eziologia del disturbo che può essere più o meno grave, passeggero o strutturale. L’appiattimento emotivo può anche essere conseguenza dell’assunzione di psicofarmaci o di certe droghe.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcuni pazienti che soffrono di emotional blunting si sentono in difetto nel rapporto con gli altri e possono reagire fingendo emozioni che non provano veramente, per essere adeguati a livello sociale. Il soggetto che soffre di questa forma di appiattimento emotivo sente il peso delle aspettative sociali, pensa di dover reagire affettivamente di fronte ad una notizia triste o felice, oppure di dover ridere o piangere in certi contesti come una festa o un funerale. Riportiamo l’esempio di un paziente che sta affrontando un percorso di psicoterapia a Torino e racconta il disagio che prova nel non poter essere sé stesso con gli altri: deve mostrarsi toccato quando riceve un regalo o di fronte ad un’offesa ricevuta, quando in realtà si sente distante dall’esperienza, come se riguardasse qualcun altro.

L’emotional bluntin è causa di difficoltà di adattamento alle relazioni sociali e chi ne soffre può avere un brutto giudizio di sé, dal momento che non riesce a provare empatia neanche verso le persone a cui vuole bene. Nel campo sentimentale di coppia le emozioni assopite della persona possono tradursi in un calo della libido e portare all’evitamento dell’intimità sessuale. Il soggetto può sentirsi in colpa verso il partner e perdere di naturalezza e spontaneità anche nei suoi confronti. Il partner può sentirsi offeso dal momento che è facile confondere l’appiattimento emotivo con disinteresse nei propri confronti. Talvolta si innescano conflitti e recriminazioni, mentre in altri casi si rischia un allontanamento nella coppia.

Nei percorsi di psicoterapia a Torino alcuni pazienti lamentano di non provare più emozioni per ciò che in passato piaceva loro, giudicando la propria vita come monotona, priva di vivacità, come se un velo di noia avvolgesse tutto e non permettesse di “sentire”. Vengono a meno la passione per una causa, sentimenti profondi verso le persone amate, si riduce anche l’attività creativa e il soggetto si sente apatico e privo di stimoli.

Per comprendere meglio l’emotional blunting è necessario distinguerlo da altre forme di disturbo che hanno sintomi simili.

L’anedonia, ad esempio, è la difficoltà di provare piacere, di sentirsi appagato dalle situazioni positive e provare soddisfazione nelle relazioni interpersonali. La persona che soffre di anedonia può esser carente nella percezione dell’appagamento dei sensi, come nel mangiare o nell’avere rapporti sessuali. Ma sente il dolore e i sentimenti di sofferenza, anche in maniera molto intensa, è in grado di piangere e di disperarsi. Si tratta di una condizione diversa dall’emotional blunting che, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, non viene descritta come un appiattimento globale dell’affettività. Inoltre, nei casi di anedonia la perdita del piacere può riguardare solo alcune sfere di vita del soggetto, può interessare solo l’affettività o investire in modo settoriale il campo sensoriale.

Un’altra condizione che viene spesso confusa con l’emotional blunting  è l’alessitimia che può essere descritta come l’incapacità di distinguere ed esprimere le differenti emozioni e sensazioni, la fatica di trovare le parole per descrivere ciò che si prova. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino la persona alessitimica non sa dare un nome ai sentimenti perché fatica ad identificare e differenziare la propria percezione emotiva, può confondere le sensazioni corporee con le emozioni ad esse associate. Si tratta di persone che hanno un pensiero molto concreto e sono carenti nella sfera della simbolizzazione, ne deriva una riduzione della sfera immaginativa e astratta. Ma come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino chi soffre di alessitimia non manca nel “sentire” bensì è carente nell’interpretare e valutare ciò che sente.

L’emotional blunting a volte viene definito come una forma di “apatia” anche se si tratta di una condizione diversa. Chi soffre di apatia perde la motivazione a fare le cose, non sente più la voglia di realizzare i propri obiettivi. La persona apatica non ha più la volontà di mettere in pratica certi comportamenti, si sente “ferma” a livello mentale, fisico ed emotivo.

Molti pazienti che soffrono di emotional blunting raccontano, nei percorsi di psicoterapia a Torino, di aver sperimentato questo sintomo da un certo momento della propria vita, mentre prima si sentivano in contatto con la propria affettività. Dalla nostra esperienza di psicologi a Torino questo fenomeno appare, in questi casi, come una difesa messa in atto dalla psiche per impedire di provare sofferenza. Dalla clinica emergono storie di persone che sono state sottoposte per un lungo periodo ad una condizione di stress emotivo e forse ad un certo punto l’emotional blunting ha permesso loro di evitare di provare dolore. Quando infatti la psiche non riesce più a contenere affetti negativi può mettere in atto la “dissociazione” per smettere di sentire. In alcuni casi la mente può operare una “anestesia dei sentimenti” che potrebbe spiegare l’emotional blunting. Purtroppo, i meccanismi di difesa che l’individuo utilizza si estendono a tutte le emozioni, anche a quelle positive, togliendo di intensità al sentire soggettivo.

Alcune persone che si sono rivolte al Centro di psicologia a Torino raccontano di aver deciso di voler affrontare un percorso di psicoterapia solo dopo un lungo periodo di tempo in cui sentivano questo sintomo, solo quando le loro condizioni esistenziali si sono rasserenate e si sono rese conto di non riuscire più a provare vivacità emotiva. Prima l’emotional blunting è stato per loro funzionale, ha permesso loro di sopportare meglio periodi di sofferenza.  All’inizio smettere di provare dolore non ha inciso sulla possibilità di vivere una vita normale, di stare in società. Ma col tempo è emerso un senso di isolamento emotivo, di solitudine, dato dall’impossibilità di aprirsi agli altri, di stringere legami. In questi casi il percorso di psicoterapia a Torino ha aiutato la persona a sentirsi meno vulnerabile di fronte al dolore, a potersi permettere di tornare a “sentire”. Quando il trauma è lontano nel tempo la psiche non ha più bisogno di “spegnersi” per far fronte alla situazione, può invece tornare ad aprirsi per assaporare le emozioni della vita.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino è possibile richiedere una consulenza per compredere meglio le cause del “senso di distacco” di cui parla chi soffre di emotional blunting.  L’appiattimento emotivo può essere associato a vari disturbi, come la depressione, il disturbo post traumatico da stress, la schizofrenia. Molte volte può trattarsi di una forma di anestesia delle emozioni in soggetti sani, per difendersi da reazioni emotive forti, per non provare malessere o conflitti interni.

La prognosi favorevole dipende dalla struttura di personalità del paziente e solo dopo una corretta diagnosi è possibile identificare l’intervento più adatto alla situazione.

 

Come si sente una vittima di stalking?

Come si comporta una persona che ti perseguita? Cosa provoca lo stalking?

Possiamo definire come stalking il comportamento oppressivo di un individuo nei confronti di una vittima prescelta, che diventa oggetto di molestie insistenti a livello psicologico: gli atteggiamenti violenti possono degenerare fino all’estremo di atti criminali perseguibili per legge. Tra le espressioni principali di uno stalker troviamo l’insistenza che diventa persecutoria, il bisogno di controllo che porta a tiranneggiare la vittima. Tali modi si traducono in comunicazioni continue al telefono o attraverso i social, senza limite di orario e senza rispettare il volere della vittima di sottrarsi alla relazione; troviamo tra gli atteggiamenti più comuni di uno stolker i pedinamenti, voler sapere come la vittima trascorra la giornata, l’imposizione della propria presenza indesiderata nei suoi contesti sociali, la totale mancanza di rispetto dei sentimenti dell’altro/a, che diventa ai suoi occhi un oggetto da possedere e manipolare. Quando la vittima cerca di sottrarsi può innescare nello stalker un vissuto rabbioso, e il rifiuto non può essere accettato, le reazioni possono diventare violente e ancora più intrusive, dal diffamare e oltraggiare la vittima al danneggiare le sue proprietà. Quando le dinamiche legate allo stalkeraggio degenerano si può arrivare al ricatto, all’aggressione fisica, alle molestie sessuali, alle minacce dirette alla vittima o ai suoi familiari.

La persona afflitta da uno stalker, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, può sentirsi incastrata in un rapporto da cui non riesce a svincolarsi e riportare conseguenze anche gravi per il proprio equilibrio psichico. Presso il Centro di psicologia a Torino vediamo come le persone che sono vittime di stalking vedano compromessa la quotidianità: l’ansia, la paura, la rabbia e l’impotenza possono creare uno stato di allerta e di stress costante che compromettono la lucidità del pensiero e portano all’esasperazione. In alcune situazioni seguite in psicoterapia vediamo come la persona che si sente perseguitata rischia di sviluppare dei veri e propri disturbi psicologici, i suoi pensieri possono diventare confusi, in preda alla ruminazione, senza che i ragionamenti diano la possibilità di trovare una via d’uscita.

Non sempre le vittime di stalking vengono travolte dagli eventi e sono schiacciate dal trauma, molte persone, che possiedono una notevole resilienza, sono in grado di affrontare il disagio psicologico causato dalla situazione e, se supportate da una buona rete di legami affettivi, riescono ad elaborare il malessere e superare sintomi psicologici transitori. Ma non sono rari i casi in cui l’esperienza di essere vittima di stalking per lungo tempo, porta all’esordio di un disturbo psichiatrico e alla richiesta di cure mentali.

Come si sente la vittima di uno stalker può essere difficile da comprendere; infatti, alcune volte queste persone riportano di essersi sentite giudicate anziché supportate dal proprio contesto sociale, sviluppando in alcuni veri e propri sensi di colpa, come se si meritassero la situazione che stanno vivendo. Lo stalker può ledere l’autostima della sua vittima, manipolarla e riuscire a soggiogarla in un legame patologico. In alcuni casi le persone stalkerate riportano di aver perso a tal punto la fiducia in sé stesse da non riuscire a trovare la forza di affrontare in modo diverso gli eventi, diventando passive e dipendenti dal proprio aggressore.

Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino che la vittima di stalker può perdere la capacità di attribuire il giusto significato alle dinamiche emotive che subisce, non sempre è in grado di mettere un limite all’esercizio del controllo da parte di chi la perseguita o perché è troppo spaventata e teme ripercussioni gravi da parte dell’abusante o perché è imbrigliata in una relazione patologica che inconsapevolmente alimenta o semplicemente sopporta da troppo tempo.

Quando si tratta di stalking il fenomeno viene spesso associato alla violenza di genere, di cui si parla molto più spesso negli ultimi anni, infatti casi eclatanti portati alla ribalta dai media hanno permesso di porre l’attenzione al reato di stalking, che può addirittura arrivare al compimento di omicidi efferati. Nella violenza di genere la paura diventa bloccante e impedisce alla vittima di denunciare i reati alle autorità competenti. La rabbia, la paura, i sensi di colpa e la vergogna possono creare un clima familiare insopportabile, subito anche dai figli della coppia, quando siano presenti. Alcuni comportamenti che le vittime di stalker possono innescare per compensare il malessere psicologico sono nocivi per la salute e conseguenza di una situazione insostenibile: problemi nel rapporto con il cibo, abuso di alcool sigarette, atti autolesionistici.

Ma vediamo presso il Centro di psicoterapia a Torino che le vittime di stalking possono essere legate al loro aggressore anche da altri tipi di relazione che esulano dal rapporto sentimentale, che resta per frequenza quello più riscontrabile in questi casi. A volte la relazione può dipendere da una amicizia che si trasforma in tossica e patologica, al punto che una delle due parti diventa ossessionata dal bisogno di controllo dell’altra e dove gioca un ruolo anche il sentimento dell’invidia e il bisogno di sottomettere l’altro al proprio volere; in altri casi la dinamica di stalking si innesca nell’ambiente di lavoro dove una figura di potere tende a sottomettere e perseguitare un proprio subalterno (possiamo parlare in questi casi di una forma di mobbing chiamata bossing) o nei casi dove il rapporto professionale si trasformi in sentimentale, ma non sia accettabile da parte dello stalker ricevere un rifiuto; in alcune situazioni anche le relazioni tra vicini di casa o conoscenti possono trasformarsi in patologiche al punto che si innescano atti di stalkeraggio anche gravi.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino abbiamo osservato negli anni che non tutte le vittime di stalking reagiscono nello stesso modo, anche perché il fenomeno è vasto e può comprendere situazioni e conseguenze molto diverse. Quando l’evento subito è traumatico per la vittima a causa della durata di esposizione, dell’intensità dell’aggressione subita e delle caratteristiche psicologiche personali si parla di disturbo post-traumatico da stress. Come psicoterapeuti psicologi a Torino riscontriamo una sintomatologia legata a pensieri ricorrenti, incubi, continui feedback legati ai ricordi che hanno avuto maggior impatto nella vita della persona. Tale disagio psichico diventa invalidante quando il soggetto inizia ad evitare qualunque situazione associata al trauma, si chiude in sé stesso rifiutando le normali attività sociali, sente di avere un distacco emotivo dalla vita, prigioniero dei ricordi. Continuare a rievocare episodi traumatici è comune in queste situazioni, oppure al contrario capita di avere amnesie dissociative. Le vittime di stalking in questi casi perdono fiducia in sé, sentono di non riuscire più ad essere le stesse, la loro affettività ridotta e disturbata porta a perdere la visione del futuro e la rinuncia ad un possibile cambiamento.

La psicoterapia a Torino può essere di grande aiuto in questi casi perché può permettere di regolare le emozioni, di diminuire la tensione ansiosa e contenere i vissuti depressivi. Come psicologi psicoterapeuti a Torino pensiamo sia importante anche aiutare la persona a migliorare l’aspetto relazionale, ritrovare fiducia negli altri e modificare l’immagine di sé deteriorata. Anche se la persona sente di non avere alcuna “colpa” nella situazione che sta vivendo, può sentirsi inadeguata nel modo di affrontarla e provare rabbia verso sé stessa per le reazioni emotive che sente di vivere e che non riesce a cambiare. Inoltre, curare le difficoltà emozionali che si attivano nel contatto interpersonale permette di tornare a mettersi in gioco nei rapporti, avere nuove esperienze più positive. Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino che non sono rari i casi in cui una persona traumatizzata comprende razionalmente di non essere più in pericolo e desidera aprirsi alle relazioni ma non riesce più a lasciarsi andare e si sente bloccata.

Nei casi di violenza di genere arrivano all’osservazione della psicoterapia a Torino pazienti che riportano tra gli altri anche dei sintomi psicosomatici, perché il grave disagio che la vittima prova si manifesta attraverso il corpo se non può trovare la via dell’espressione emotiva: si tratta di disturbi fisici di varia natura che non hanno alcuna base organica. Soprattutto nei casi in cui l’esperienza di stalking sia associata ad abusi troviamo donne che soffrono di avversione sessuale e vaginismo. Il disgusto e la repulsione al contatto fisico, la diminuzione del desiderio, anche a distanza di molto tempo dal trauma, ledono la possibilità di intraprendere nuove relazioni sentimentali. Tali disturbi sono legati all’ansia e al grave disagio che la vittima ha riportato e sono una forma di reazione difensiva dai rapporti intimi. A volte questi aspetti restano celati e la donna assume atteggiamenti che le impediscono di iniziare un rapporto amoroso, come andare sempre a dormire presto, rifugiarsi nella frenesia del lavoro, dedicare eccessivo tempo allo sport, annullarsi nel proprio ruolo di genitore. Solo attraverso un percorso di psicoterapia a Torino la persona accede al dolore e alla paura sottostanti a certi comportamenti di copertura, inizia ad affrontare ed elaborare i fatti che l’hanno portata ad innescare atteggiamenti di evitamento verso l’amore.

Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile trovare uno spazio di ascolto psicologico per le vittime di stalking, capire come si sentono nello specifico della situazione che stanno vivendo, per aiutarle a diventare più forti e a trovare le strategie per uscire dalla situazione di molestie e abuso.

Il percorso di psicoterapia a Torino può essere un valido supporto per chi ha subito in passato violenza e assidua persecuzione da parte di uno stalker e, pur essendosi lasciato alle spalle l’esperienza, senta di non aver ancora elaborato i vissuti traumatici che la situazione ha generato sul piano psicologico affettivo e relazionale.

 

Sterilità e infertilità: cause psicologiche

Perché non riesco a rimanere incinta? Perché non possiamo avere un figlio? Ci sono dei motivi psicologici legati alla sterilità e all’infertilità?

Queste sono alcune delle domande che spesso ci vengono rivolte come psicologi psicoterapeuti a Torino dalle coppie che si rivolgono al Centro di psicoterapia per ricevere un supporto psicologico e, in particolare, sono domande che si pongono le donne che desiderano profondamente diventare madri e si scontrano con l’impotenza di realizzare questo sogno e progetto di famiglia.

Il desiderio di un figlio va oltre la storia di vita individuale, ha radici profonde e arcaiche di natura culturale e sociale. Per le persone che si rivolgono al Centro di psicologia a Torino, poter avere un figlio è un passo necessario a completare la realizzazione della propria identità sia come individui che come coppia. Potersi rappresentare come genitori è un passaggio evolutivo a livello di crescita psicosessuale, permette di passare dal ruolo di figli al legittimo ruolo di adulti. Il dolore psicologico legato all’infertilità può essere paragonato a quello provato in patologie croniche gravi, dal momento che non riuscire a diventare genitori è un fattore di crisi dell’identità e può mettere a dura prova anche il legame di coppia. La tristezza, la frustrazione, il senso di colpa ed inadeguatezza investono la vita relazionale dell’individuo della coppia sia su un piano emotivo che dell’intimità sessuale causando vissuti ansioso depressivi che accentuano le già presenti difficoltà procreative e che portano le persone a richiedere l’aiuto di una psicoterapia a Torino.

La sfera psicologica gioca un ruolo importante nelle situazioni di sterilità e infertilità sia come una delle possibili cause del problema sia come conseguenza per l’impatto che il disturbo provoca nei singoli e nella coppia. La scienza ci dice che l’ansia, la depressione, le fragilità che portano a dover rielaborare la propria infanzia e la relazione con la propria madre possono essere fattori psichici ostacolanti il concepimento o direttamente o indirettamente, causando difficoltà nel creare un rapporto di coppia sereno, dove ci sia piacere nell’unione di coppia e dunque una buona sessualità (la frequenza e la qualità dei rapporti sessuali permettono l’avvio della gravidanza).

Nei casi in cui non viene trovata una causa di tipo biologico e dunque non viene spiegata la mancata fertilità della donna, sono state formulate ipotesi che vedono un’origine psichica dell’infertilità come, ad esempio, la difficoltà di identificazione sessuale, oppure conflitti intrapsichici, forti vissuti ambivalenti verso i genitori che ostacolano la propria individuazione e differenziazione e bloccano la maturazione personale.

Identificare con chiarezza come la componente psichica influenzi la possibilità di concepire è difficile, dal momento che la sfera soggettiva non può essere generalizzata, ma è possibile riscontrare nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino molti casi in cui la psicoterapia ha messo in luce un collegamento stretto tra la componente psicologica e organica. La medicina messo in luce come oggigiorno siano molto frequenti disturbi psicosomatici della funzione riproduttiva come, ad esempio, le alterazioni del ciclo mestruale nella donna in assenza di problemi organici (amenorrea, problemi di ovulazione).

La sofferenza psicologica è in grado di alterare i livelli ormonali e dunque posticipare o impedire l’ovulazione. La psiche gioca un ruolo diretto sulla possibilità creativa dal momento che ha un impatto oltre che sull’assetto ormonale, anche sull’umore, sul sistema immunitario, sul sistema endocrino. E su altri fattori che partecipano a favorire o ostacolare la generatività, come ad esempio l’alimentazione. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come l’ansia aumenti i livelli di cortisolo, adrenalina e noradrenalina, presenti nell’organismo. Questi a loro volta alterano l’equilibrio degli ormoni sessuali (LH, FSH, estrogeni, progesterone, prolattina). Anche gli ormoni tiroidei, che influenzano la fertilità e che possono impattare la qualità degli ovociti, sono sensibili all’ansia.

Sappiamo come il buon funzionamento dell’apparato genitale femminile, responsabile del ciclo mestruale (ritmo, durata, intensità), rifletta una condizione di equilibrio interiore e di salute. Peso, stile di vita e stress sono le principali cause di disfunzioni quando non ci sia una patologia organica. Alcune patologie mentali possono creare interferenze nella fisiologia del ciclo mestruale, come i disturbi alimentari che alterano il peso e sottopongono l’organismo a sforzi eccessivi (ad esempio troppo sport) o la dipendenza da sostanze o da comportamenti che sono dannosi per l’organismo. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, anche un evento traumatico può far “saltare” il ciclo mestruale, come se il corpo rispondesse all’intensità di un evento che non può essere contenuto ed elaborato psicologicamente.

Ma quando si dice che lo stress può essere un fattore di rischio nell’infertilità e nella sterilità si comprendono anche tutti quei casi di donne in cui non si riesce ad individuare un motivo chiaro che causa il problema, dove amenorrea, dismenorrea, anovularietà sembrano essere un mezzo attraverso cui gli organi esprimono un disagio che la donna non riesce a comunicare attraverso le emozioni. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino la somatizzazione (che può investire i diversi apparati del nostro organismo) è un “linguaggio d’organo”, cioè un modo attraverso cui il corpo con un malessere fisico esprime un dolore la cui origine è psichica, anche se la persona non ne è consapevole, solo attraverso un lavoro di psicoterapia è possibile arrivare alla radice del disagio individuale.

Le donne che chiedono il sostegno di una psicoterapia presso il nostro Centro di Torino perché non riescono a diventare madri sono molto sofferenti, hanno preoccupazioni crescenti e talvolta sono ossessionate dalla sterilità della coppia. E’ difficile stabilire se il loro disagio sia esclusivamente una conseguenza della situazione pesante che stanno vivendo o se ci fosse già un malessere emotivo che si è “slatentizzato”, scoppiando a causa delle circostanze. La difficoltà di stabilire cosa venga prima o dopo riguarda anche le coppie seguite in psicoterapia, che vengono messe a dura prova quando devono affrontare l’infertilità e solo se l’unione è forte e il legame maturo riescono a tollerare l’impatto emotivo della frustrazione e dell’impotenza di un problema che può diventare un evento traumatico. Non sappiamo se le dinamiche emotive della coppia prima fossero funzionali ma certamente si assiste in molti casi alla nascita di attriti, colpevolizzazione reciproca e la tendenza a riversare sull’altro la propria frustrazione. Non è sempre così, infatti non sono rare le situazioni che seguiamo come psicoterapeuti a Torino dove si crea un’alleanza e unione che porta ad affrontare insieme la sofferenza della difficoltà di diventare genitori, anche se talvolta la troppa vicinanza può portare la coppia a chiudersi verso l’esterno nel timore che il proprio dolore non possa essere capito.

Sia quando la coppia è coalizzata sia quando va in crisi, si vede spesso nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino, come il malessere dei due partner occupi tutto lo spazio dentro di loro e si perda la possibilità di essere accoglienti e dare spazio alla costruzione del “grembo psichico” che precede la gravidanza. La maternità prevede la presenza di un utero accogliente ma anche di un contenitore mentale dove il figlio che verrà alla luce possa essere atteso e pensato, desiderato e amato anche prima di nascere. E’ molto difficile riuscire ad essere accoglienti quando si è pieni di sofferenza. Anche se la donna sa che lo stress può impattare l’organismo e ostacolarne il buon funzionamento, non riesce ad elaborare il malessere da sola e spesso anche il compagno che è coinvolto nella situazione non riesce ad essere un sostegno. La coppia è ingaggiata in una crisi e anche se recrimina la volontà di avere un figlio, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, non c’è più lo spazio per un bambino, il campo relazionale è pieno di angoscia.

Tale situazione facilita l’esordio di fattori psicosessuologici che sono sia causa che conseguenza dell’infertilità di coppia. Il malessere porta spesso ad una riduzione dei rapporti di coppia conseguente ad un calo del desiderio oppure si generano delle disfunzioni sessuali che ne rendono difficile l’esecuzione e il piacere (vaginismo, impotenza, problemi di eiaculazione precoce o ritardada, ecc).

I problemi sessuali sono dovuti al fatto che i rapporti vengono programmati nei giorni in cui la donna è in ovulazione per renderli efficaci al fine di concepire, la coppia non fa più l’amore quando lo desidera, l’incontro intimo si trasforma in un agire meccanico e anziché essere un momento desiderato e assume valenze emotive negative, diventa una prestazione dove i due partner vivono l’incapacità di riuscire a procreare. Vediamo nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino come spesso l’uomo smetta di sentirsi desiderato dalla compagna e senta di diventare ai suoi occhi solo uno strumento per raggiungere il fine della gravidanza, aspetto che spesso genera rabbia e rifiuto dell’intimità a comando.

Molti centri di procreazione medicalmente assistita riportano come le coppie che si rivolgono a loro hanno avuto da tempo un calo del desiderio sessuale, dovuto a disturbi depressivi, astenia prolungata nel tempo, affaticamento dovuto a stress da lavoro o, come dicevamo, difficoltà nella relazione di coppia che si esprimono attraverso sintomi che investono la sfera sessuale.

Ma non sono rari i casi in cui i problemi sessuali erano precedenti alla decisione di avere un bambino e causati da altre difficoltà psicologiche, come nel caso dei “matrimoni bianchi” dove la necessità di consumare il rapporto si fa più pressante proprio di fronte al desiderio di diventare famiglia. Le disfunzioni sessuali in questi casi possono essere legate a fobie o altri disturbi di natura emotiva da ricercarsi nella storia personale. Talvolta emergono nei percorsi di psicoterapia a Torino timori profondi della donna a vivere la trasformazione radicale che il corpo subisce di fronte ad una gravidanza e dunque un conflitto tra il desiderio e il rifiuto di rimanere incinta. In altri casi la donna può sentirsi ancora molto immatura e dipendente dalla propria famiglia per sentirsi di assumere il ruolo di madre e le responsabilità che comporta. Le paure della donna possono assumere la forma di fobia della penetrazione e causare sintomi come il vaginismo. Insicurezza e senso di inadeguatezza possono investire anche il partner maschile e determinare problemi nella sfera dell’intimità, come l’impotenza. Questo è la principale disfunzione sessuale maschile ostacolante una gravidanza, che può essere dovuta a fattori psichici individuali o nascere proprio come reazione ad un disturbo relazionale di coppia, dietro al quale sono presenti conflitti che non riescono ad essere affrontati nella relazione e di cui l’uomo può non essere del tutto consapevole.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come lo stress interferisca la funzione delle gonadi sia maschili che femminili, ostacolando il concepimento. Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile trovare un sostegno psicologico ai problemi di sterilità e infertilità, anche se non deve crearsi l’illusione della certezza che con la psicoterapia la donna rimanga incinta e riesca a portare a termine la gravidanza. Quando si parla di disagio emotivo non è possibile determinare un nesso di causa diretto tra il malessere e i suoi effetti, anche se sappiamo che corpo e mente sono strettamente collegati. Il lavoro di psicoterapia a Torino può alleviare la sofferenza individuale e la presa in carico dei conflitti di coppia, permettendo di ridurre lo stress presente nella vita di queste persone. Ogni situazione sarà valutata nelle sue caratteristiche peculiari da parte dei nostri psicoterapeuti al fine di offrire un intervento psicologico mirato.

 

Sofferenza psicologica nell’aborto ricorrente

L’aborto spontaneo è una complicanza ostetrica che si verifica frequentemente; infatti, ne vanno incontro circa il 15 % delle gravidanze. Le cause dell’aborto possono essere legate ad un problema di natura genetica, infettivologica, endocrinologica o immunologica e purtroppo in molti casi non è possibile trovare l’eziologia specifica, anche quando la situazione si ripete attraverso aborti ricorrenti ed è fonte di grossa sofferenza psicologica per la donna che la subisce. Proprio la difficoltà di trovare una causa che possa spiegare la sindrome da aborto abituale può generare conseguenze psicologiche nella donna che, non riuscendo a spiegarsi le ragioni del suo problema, vive un grosso senso di impotenza. Come osserviamo nelle pazienti che si rivolgono al Centro di psicoterapia a Torino, l’aborto si prefigura come una grave perdita quando la gravidanza è desiderata. L’esperienza di perdita in qualunque campo della nostra vita fa vivere tristezza ma nei casi di aborto ricorrente il lutto può essere paragonato al dolore che si prova per la morte di una persona cara. Non dimentichiamo che la gravidanza è un’esperienza che investe il corpo della donna e ogni perdita produce delle modificazioni a livello psicosomatico che si esprimono con sintomi psichici e conseguenze biologiche. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il lutto per l’interruzione di gravidanza è un fattore di rischio nell’insorgenza di disturbi psicologici e somatici. L’aborto causa uno stress che provoca reazione a livello neuroendocrino e neurochimico e le conseguenze depressive di tale evento possono comportare addirittura un immunodeficit organico così come capita anche in altre situazioni traumatiche.

Il lutto a seguito di un aborto è sempre presente quando la donna desidera diventare madre ma può esprimersi in modi differenti a seconda della soggettività della persona, di quanto abbia desiderato la gravidanza, di quanto la perdita sia stata inaspettata e in quale forma sia avvenuto l’aborto, e se sia stato più o meno traumatico. Alcune donne attraversano un periodo relativamente breve di disagio psicologico a seguito di un aborto, in cui sentono di non avere più interesse verso le attività quotidiane, perdono il desiderio di fare le cose che prima davano loro piacere e sentono un senso di inibizione che può causare chiusura verso l’esterno.  Si tratta di un momento di sofferenza fisiologico causato dal lutto e richiede un po’ di tempo per la sua elaborazione. Naturalmente la donna si sente triste e sa collegare i suoi sentimenti alla perdita subita, ma riesce con facilità a tornare ad investire sui suoi progetti. Desta maggiore preoccupazione quando la sofferenza psicologica per l’aborto viene negata perché in questi casi il dolore potrebbe trasformarsi ed esprimersi attraverso altri canali (causare ad esempio agiti autodistruttivi o problemi relazionali) oppure il dolore represso rischia di scoppiare in un secondo momento attraverso un disturbo psicologico più rilevante.

Come vediamo presso il Centro di psicoterapia a Torino le pazienti che subiscono un aborto spontaneo attraversano tre momenti di variabile durata nel percorso di elaborazione della perdita. All’inizio è presente shock in alcune donne uno stato di confusione e angoscia profonda, in seguito può esserci rabbia, incredulità e sentimenti di tristezza che si accompagnano nella mancanza di volontà nell’affrontare le normale occupazioni. In una terza fase la donna tende a riorganizzarsi e a ricercare una nuova gravidanza quando abbia ancora la speranza di realizzare la maternità, diversamente inizia ad investire su nuovi progetti che possano permetterle di esprimere la propria creatività. Naturalmente ognuno di questi passaggi è diverso in ogni donna e dipende anche dalla relazione di coppia; infatti, il processo di elaborazione del lutto può essere ostacolato o favorito dalle relazioni affettive e dalla rete relazionale in cui è inserita la donna. La reazione ad un aborto è suscettibile a diverse variabili quali la personalità della donna, le esperienze di vita della persona, l’attuale situazione e la cultura di appartenenza.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino quando l’aborto si ripete più volte nel tempo e non è possibile trovare una causa specifica diventa più complicato da parte della paziente accettare la situazione che può essere vissuta in modo irrazionale come un accanimento della vita nei propri confronti. In questi casi la reazione dei familiari è molto importante perché possono dare supporto e aiutare la donna ad accettare il senso di ingiustizia e l’impotenza della situazione in altri casi la mancanza di comprensione delle persone che circondano la paziente può rendere più complicata una ripresa. Talvolta anche involontariamente le persone più vicine alla donna possono amplificare il suo senso di colpa irrazionale. La donna può pensare infatti che gli aborti dipendano da lei perché è difficile accettare che non ci sia una motivazione plausibile, può sentirsi sbagliata, inadeguata. Spesso durante i percorsi di psicoterapia a Torino emerge come le donne che soffrono della sindrome da aborto abituale possono pensare che i ripetuti insuccessi siano legati al troppo lavoro, alla tensione psicologica, all’alimentazione alimentazione sbagliata, a difficoltà relazionali con il partner, o a problemi psicologici personali. Al di là che qualcuno di questi aspetti possa o meno concorrere al disturbo, risulta evidente un’affannosa ricerca di causa e profondi sensi di colpa personali. L’aiuto psicologico in questi casi è importante per aiutare la donna a sgravarsi da ulteriore sofferenza dovuta a tendenze autoaccusatorie.

Come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino ci sono donne che non riescono a superare in breve tempo i sentimenti negativi causati dall’aborto e iniziano a presentare vissuti di scarsa stima di sé rischiando di cadere in uno stato depressivo più grave dove a causa del lutto lo sguardo verso il mondo diventa vuoto e il proprio quotidiano viene privato di stimoli vitali. Attraverso la perdita della gravidanza la donna sente in questi casi di perdere una parte importante di sé, non si tratta infatti solo di un evento fisiologico, con l’aborto la persona vede spegnersi anche tutti i sentimenti che aveva investito nella prospettiva di avere un figlio. La donna può sperimentare un senso di vuoto e nei casi in cui l’aborto sia ricorrente può perdere la speranza di riuscire a realizzare il proprio desiderio di maternità, con gravi ripercussioni a livello di identità.  Vediamo presso il Centro di psicologia a Torino come per molte donne riuscire a diventare madre è un aspetto fondamentale dell’identità femminile, la perdita causa una grave ferita narcisistica che compromette la propria autostima e il valore di sé come donna. Nella nostra società, anche se meno che nel passato, riuscire a costruirsi una famiglia con uno o più figli, resta ancora uno dei valori che riceve culturalmente maggiore riconoscimento. L’idea di diventare un giorno genitore nasce nell’infanzia di un bambino attraverso l’identificazione con i propri genitori, l’educazione ricevuta, i valori sociali di appartenenza. La fecondità data per scontata quando viene messa in discussione crea un senso di incredulità nella persona.  Anche se la possibilità di realizzare il proprio potenziale creativo attraverso prospettive diverse dalla procreazione è oggi una strada sempre maggiormente scelta da molte donne (carriera, investimento sulla coppia, altri progetti di realizzazione personale e di investimento su di sè, ecc) il desiderio di maternità resta tra i più radicati nella prospettiva di un’autorealizzazione nella vita. Questo fa capire come il fantasma dell’infertilità persistente, attivato a seguito di aborti ricorrenti, possa generare un senso di angoscia profonda e sia difficile per la donna vedere altre possibili prospettive di realizzazione del proprio progetto di maternità (adozione, procreazione medicalmente assistita, ecc) o più in generale di espressione di sé nella vita. La donna si vive come un essere incompleto e imperfetto, si sente ferita ferita nella propria identità sessuale.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcune donne vivono l’aborto come la rottura di un legame affettivo importantissimo che si era instaurato con il feto, con la conseguenza del sentirsi molto angosciate proprio come quando accade di doversi separare definitivamente da una persona amata. Il legame tra feto e corpo materno è per molte donne strettissimo e suscita un profondo senso di protezione, la rottura di questo attaccamento è vissuta come una violazione di sé. La risposta allo spezzarsi di questa relazione può essere l’ansia da separazione che non raramente causa attacchi di panico e insicurezza profonda.  Nel tentativo di ricomporre il legame e riparare alla perdita la donna può sentire di dover immediatamente fare qualche cosa per ritrovare la situazione perduta, deve riuscire immediatamente a rimanere incinta. Cercare subito di poter avere un altro figlio è un comportamento normale ma quando l’impatto psicologico dell’aborto è particolarmente scioccante può essere importante prendersi un po’ di tempo per la cura di sé, in modo da poter affrontare una nuova gravidanza con sufficiente serenità, senza trascinarsi vissuti angosciosi che possono compromettere lo stato di benessere.

Di fronte alla sindrome da aborto ricorrente oltre al disagio personale della donna c’è da considerare la sofferenza del partner, molte volte la coppia va in crisi. Quando prevale la rabbia possono esserci recriminazioni reciproche oppure allontanamento emotivo o difficoltà ad affrontare insieme il dolore attraverso un sano confronto e un senso di comunione dell’esperienza. Spesso emergono disfunzioni sessuali, l’intimità perde di piacere, la donna può andare incontro ad anorgasmia e dalle difficoltà relazionali possono generarsi disturbi nella sfera sessuale anche nel partner.

Presso il Centro di Psicoterapia a Torino è possibile chiedere supporto psicologico nei casi di aborto abituale sia attraverso un percorso individuale che una terapia di coppia, nelle situazioni in cui il malessere sia difficile da elaborare sia a livello personale che nella relazione col partner.

 

Problemi nella relazione di coppia

Presso il Centro di psicoterapia a Torino arrivano coppie che chiedono di essere aiutate nella loro relazione perché non sanno se continuare a restare insieme o lasciarsi. La terapia può essere lo spazio entro cui trovare una risposta a questa domanda. In altri casi la richiesta di intervento psicologico mira a cercare un miglioramento nelle dinamiche disfunzionali della coppia perché i partner non vogliono smettere di stare insieme ma il rapporto è fonte di sofferenza, si vuole recuperare il piacere della relazione. Più complessa può apparire la situazione dove vi siano dei figli da proteggere e si voglia trovare un accordo non solo per stare meglio come individui ma anche perché i conflitti tendono a creare un clima emotivo che interferisce con il benessere dei bambini: in questi casi anche se la coppia decidesse di porre fine al rapporto è importante “lasciarsi bene” per preservare il futuro rapporto genitoriale che continuerà a esistere. La psicoterapia di coppia è un percorso dove lo psicoterapeuta a Torino accompagna nella presa di coscienza di quali siano le maggiori difficoltà e aiuta a capire come farvi fronte,  come affrontare eventuali momenti di crisi o cambiamento che possono apparire estremamente difficili o dolorosi.

Nella nostra esperienza come psicoterapeuti di coppia a Torino sono diversi i motivi che possono portare alla crisi del rapporto e in questo articolo vogliamo vedere i più comuni che arrivano alla nostra consultazione. Quando la coppia sta bene di solito sono in equilibrio tre principali aree della relazione: l’intimità, considerata come spazio affettivo di vicinanza e condivisione, l’eros, che può manifestarsi in modo diverso nelle coppie (anche a seconda dell’età) e che esprime attrazione fisica e desiderio del partner sotto il profilo sessuale, la progettualità, senza la quale la coppia non fa un investimento nel futuro.

Spesso la coppia che chiede aiuto attraverso la psicoterapia a Torino vive sentimenti di tristezza, delusione e rabbia che interferiscono nella comunicazione e non permettono ai due partner di confrontarsi serenamente nel rapporto, perché ognuno è concentrato sul proprio dolore e non c’è disponibilità all’ascolto. In questi casi la coppia arriva dopo un lungo periodo di scontri, dove la critica, l’attacco o il ritiro sulla difensiva sono stati portati all’estremo, il disprezzo e l’ostruzionismo quotidiani hanno allontanato le due persone, anche quando il legame è ancora forte. In questi casi la presenza di un terzo, il terapeuta di coppia, che offre uno spazio di ascolto neutro e aiuta a capire i problemi può permettere di identificare e accettare le emozioni in campo, capire cosa non sta più funzionando, come primo passo da cui partire per avviare un cambiamento.

Nella psicoterapia di coppia a Torino sarà importante capire qual è il dialogo e la comunicazione tra i due partner, se si litiga apertamente o c’è la tendenza a mettere una distanza, se si riescono ancora a condividere gli stati d’animo e le emozioni o se ci si sente rifiutati, capire se ormai il rapporto si riduce alle comunicazioni di servizio.  Un problema che tante volte si presenta all’inizio di una terapia di coppia è riconoscere che la comunicazione riguarda ormai solo il “fare” e si è perso “il sentire”. In altri casi si parla di ciò che si vive ma sottoforma di recriminazione, condannando il modo di essere dell’altro, rinfacciando e dando la colpa, oppure puntualizzando sempre tutto, in un rapporto dove si è persa la comprensione. Il terapeuta di coppia indaga anche il modo in cui la coppia fa la pace, se ci sono dei momenti di avvicinamento, se sono presenti dei rapporti sessuali e se sono soddisfacenti per entrambi. Ci sono coppie dove la sessualità si è molto ridotta nella frequenza, è meccanica e poco appagante ma il dialogo e l’intesa sono ancora presenti; ci sono coppie dove la dimensione sessuale non ha risentito della crisi relazionale, anzi è il terreno dove ritrovarsi anche dopo gli scontri più dolorosi. La comunicazione nella coppia riguarda anche le aspettative che ognuno dei due partner ha sull’altro, il desiderio di sentirsi capiti anche senza esprimere i propri bisogni e desideri, che a volte può essere frustrato e divenire causa di delusioni. Le aspettative possono riguardare comportamenti che ci si aspetta nel compagno/a, che può non trovarsi in quel momento sulla stessa lunghezza d’onda e non arrivare a rispondere in maniera adeguata. Questi aspetti possono investire sia le aspettative sessuali che riguardare l’interazione del rapporto di coppia.

Lo psicoterapeuta di coppia attribuisce importanza anche alla comunicazione non verbale tra i due partner perché è veicolo di messaggi impliciti che hanno grande valore a livello affettivo, messaggi che vanno oltre la logica. Ci sono gesti affettuosi tra i due partner? L’atteggiamento nei confronti dell’altro veicola un desiderio di “prendersi cura” oppure è un atteggiamento di disgusto e superiorità che comunica sdegno e fastidio per le fragilità del compagno/a? Cosa è successo nella coppia, le dinamiche sono cambiate nel tempo o è sempre stato così? Queste sono alcune delle domande che il terapeuta di coppia a Torino può porsi all’inizio del trattamento per valutare se vi sia la possibilità di ricreare un’alleanza fra i due partner; sarà necessaria la loro collaborazione per ricostruire la storia d’amore e capire cosa si sia incrinato nel rapporto. Comprendere la comunicazione non verbale spiega molte volte l’origine del conflitto perché è possibile che le reazioni negative del partner non dipendano da qualcosa di obiettivamente sbagliato che è stato fatto, bensì dall’interpretazione che viene data a certi gesti o parole, alla mimica facciale, che rappresentano i sentimenti dell’altro nei propri confronti. Non di rado la persona non si rende conto del proprio modo di esprimersi nel rapporto, un modo che porta l’altro a reagire, in un circolo vizioso dove vengono sostenute e ripetute dinamiche disfunzionali. In alcuni casi le insicurezze individuali possono portare il soggetto a male interpretare le intenzioni del partner o ad essere ormai prevenuto nei suoi riguardi. Attraverso un percorso di psicoterapia di coppia a Torino sarà possibile “metacomunicare”, cioè tradurre in parole ciò che sta dietro al dialogo, leggere tra le righe della comunicazione mettendo in evidenza i messaggi impliciti che arrecano dolore e ritrovando un codice di scambio condiviso. Per la nostra esperienza di psicologi di coppia non è possibile non comunicare, anche il silenzio è carico di emozioni, può essere un silenzio di condivisione e intesa oppure punitivo e di rifiuto, per fare qualche esempio.

Un altro aspetto di cui tenere conto è la gestione del tempo di coppia, capire come viene organizzato il trascorrere del tempo insieme e in quale misura ci si dedica a se stessi. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino la coppia in crisi può limitare il tempo di condivisione che viene relegato alle incombenze familiari (gestione dei figli o commissioni da eseguire). A volte aumentano i tempi individuali che perdono il significato di preservare un legittimo spazio per sé e sempre più assumono la forma di “fuga dal rapporto”. In tal senso bisogna capire se c’è ancora il piacere di stare insieme, se ad esempio la coppia prova soddisfazione in uno scambio di interesse intellettivo o se si sente l’altra persona ormai troppo diversa da sé, nel senso di non trovare più un’intesa, non riconoscersi nel modo di guardare al mondo. Le diversità non sempre allontanano, ma bisogna capire se c’è ancora la curiosità di conoscere e ascoltare l’altro, il piacere di vedere le cose dal suo punto di vista, la volontà di comprenderlo. A volte la psicoterapia di coppia a Torino aiuta a riscoprirsi, altre volte conferma un senso di disinteresse reciproco che non può più essere ignorato. E’ importante nella nostra esperienza di psicologi di coppia che si possa ricostruire un fine comune, degli obiettivi condivisi sui quali investire con soddisfazione, così da poter guardare nella stessa direzione. L’intimità psicologica di coppia può giovare da uno scambio di interessi,  è necessario riavviare quell’incontro di identità psicologiche che possono compenetrarsi, che in molti casi ha subito una rottura o un blocco. Per alcune coppie l’obiettivo comune diventa proprio la psicoterapia di coppia perché entrambi i membri vogliono investire nel ritrovarsi per passare insieme gli anni futuri in una condizione di benessere condiviso.

Come psicoterapeuti di coppia a Torino pensiamo che l’ingrediente necessario al ritrovarsi nella relazione a due sia la fiducia. Se nella storia della coppia ci sono stati tradimenti, intesi sia come un consumare rapporti sessuali al di fuori della coppia, sia inteso come un tradire ideali comuni e promesse reciproche, sarà necessario ricostruire la possibilità di fidarsi e affidarsi reciprocamente. La fiducia è una dimensione della coppia da tenere sempre presente perché se viene meno può lasciar spazio a sospetti, paure, gelosia, comportamenti di controllo. Se vige un clima repressivo e di vigile sorveglianza sarà maggiore il desiderio di sfuggire a tale oppressione e cercare fuori una sensazione di libertà. Alcune storie di tradimenti possono lasciare ferite profonde e può rendersi necessario un lavoro per elaborare vissuti traumatici che fintanto che sono presenti non permettono ai due partner di ritrovarsi.

Presso il Centro di psicologia a Torino, un’attenta analisi iniziale del rapporto di coppia permetterà al terapeuta di restituire durante la fase di consultazione ciò che emerge dai primi colloqui svolti insieme. Ricostruire la storia d’amore e individuare quando sia insorta la crisi sarà il primo passo per capire su quali sfere lavorare nel percorso di psicoterapia che può essere iniziato. L’ascolto dei bisogni della coppia che si fa negli incontri iniziali permette di arrivare ad una attenta analisi della domanda, da cui potrà prendere l’avvio un progetto terapeutico mirato alle necessità specifiche della coppia.

 

Ansia anticipatoria

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il malessere più diffuso oggigiorno è l’ansia e la cultura del “tutto, subito e bene” in cui siamo immersi, che prevede tempi di vita frenetici nel quotidiano per far fronte ad aspettative sempre più elevate, la rende ancora più insidiosa. La velocità a volte si sostituisce alla qualità per non deludere l’immagine di efficienza, molto spesso a scapito della precisione e della cura per la situazione, che può richiedere un’attenzione all’altro che mal si concilia con la quantità di richieste a cui bisogna far fronte. Il desiderio di mantenere una buona immagine di fronte alla società gioca un ruolo importante nell’insorgenza dell’ansia, come vedremo.

Ci sono persone che anche di fronte a richieste pressanti vogliono sempre ottenere i risultati migliori, che tendono caratterialmente al perfezionismo e vivono costantemente sotto stress rischiando di cadere in vere e proprie fobie patologiche. La persona in questi casi non accetta di fallire o arrivare a dei risultati che ai suoi occhi appaiono scadenti e pretende da sé stessa sempre di più, alimentando lo stato di ansia anticipatoria per fare sempre tutto al meglio. Ci sono soggetti che pretendono da sé stessi di funzionare quasi come un computer pensando che la propria stanchezza, le insicurezze e le paure non debbano far parte del loro modo di funzionare, che mira a risultati elevatissimi. Si tratta di individui anche molto capaci e brillanti ma che hanno alzato troppo l’asticella delle proprie aspettative, la norma è prendere dieci in tutte le prove della loro vita e valutazioni di poco inferiori equivalgono ad una insufficienza. E quando le richieste dall’esterno aumentano, come vediamo nel nostro lavoro di psicoterapeuti a Torino, non possono dire di no perchè ai loro occhi sarebbe sinonimo di incapacità. La qualità è un valore, ma per poter essere conservata a lungo nel tempo è necessario porre un limite alla quantità, altrimenti il livello di risorse che devono essere impiegate diventa elevatissimo.

L’ansia a differenza della paura è anticipatoria, è più indefinita e fa parte del bagaglio genetico dell’essere umano, che ci differenzia dalle altre specie. Gli animali, anche quelli più evoluti, sperimentano la paura, cioè quell’affetto che mette in guardia di fronte ad un pericolo reale, mentre l’ansia sembra essere, da un punto di vista dell’evoluzione, più progredita, legata alla capacità di astrazione, tipica del pensiero umano. Quindi l’ansia è la capacità di anticipare un pericolo, di prevedere le conseguenze delle situazioni e quando resta nei limiti è utile perché ci permette di prepararci a prestazioni complesse ma, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino l’ansia anticipatoria può assumere forme pervasive della vita del soggetto.

Come vediamo presso il Centro di psicologia a Torino chi soffre eccessivamente di ansia anticipatoria tende a voler prevedere ogni possibile risvolto di una situazione per potersi preparare al peggio e non farsi mai prendere alla sprovvista. In questo modo immagina il negativo e vive nel proprio mondo interno grande angoscia, conseguenza di scenari catastrofici che potrebbero non verificarsi mai. Chi ha la tendenza all’ansia anticipatoria non vuole pensare che le cose vadano bene, preferisce immaginare il peggio per non affrontare il sentimento della delusione. Si tratta di persone che hanno scarsa fiducia nel prossimo e nella vita, non si lasciano mai andare, la loro filosofia è “prevenire anziché curare” nella convinzione che le cose non possono che andare male se si molla la presa. Ma in questo modo il soggetto che soffre di ansia anticipatoria ha sempre a che fare con emozioni negative associate alle immagini che crea, nella falsa convinzione di prepararsi ad essere più fonte di fronte alle porte in faccia che si aspetta ricevere. In realtà il fallimento, la delusione fanno sempre male quando si realizzano realmente nella nostra vita.

Come psicoterapeuti a Torino, vediamo che l’ansia anticipatoria è un modo per tenere sotto controllo le situazioni, perchè dietro a questo meccanismo di difesa c’è la paura di non essere in grado di gestire le proprie emozioni dolorose a seguito di eventi spiacevoli della vita, la paura che facciano troppo male per poterle vivere. Il soggetto che soffre di ansia anticipatoria vuole prepararsi allo smacco che vivrebbe se perdesse il lavoro, se venisse escluso dagli amici, se fosse lasciato dal partner o dovesse affrontare una malattia, tutti eventi questi immaginati ripetutamente e analizzati in tutte le loro possibili sfaccettature. La verità è che è impossibile prevedere ogni scenario pericoloso e la persona che ha tale funzionamento si chiude dentro un mondo costellato di terribili disgrazie che spesso non si trasformano in realtà.

In psicoterapia si parla di “onnipotenza infantile” quella tendenza che ogni bambino ha di pensare che tutto dipenda da lui e che le persone con ansia anticipatoria continuano a vivere, illudendosi di prevedere e risolvere anticipatamente ogni problema. Ma la vita è molto complessa e le situazioni che ci coinvolgono spesso dipendono da molti fattori e non abbiamo il potere di cambiare le cose, se non in minima parte: l’essere umano è limitato e non serve attribuirsi la colpa di tutto, come spesso fanno queste persone.

Purtroppo a sostenere l’ ansia anticipatoria ci sono i media e il bombardamento di informazioni a cui siamo tutti sottoposti, che suggeriscono scenari futuri terribili, che sono terreno fertile per questo funzionamento mentale: catastrofi climatiche, pandemie, guerre vicine, scoinvolgimenti globali che alimentano “la paura della paura”. Rimuginare su tutte queste situazioni che mettono in contatto con l’angoscia di morte è un atteggiamento tipico di chi soffre di ansia anticipatoria, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino. Queste presunte minacce fungono da campanello d’allarme per l’organismo che in poco tempo produce risposte a livello fisiologico e mentale: il battito del cuore accellera, i muscoli diventano tesi, la persona si attiva come dovesse combattere un nemico o prepararsi alla fuga. Ma in realtà è la paura ad arrivare prima di qualunque nemico concreto e reale, ma lo stato di costante agitazione fa stare male, fino a raggiungere stati di panico nei casi più estremi.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, il problema è anche la perdita della capacità di distinguere a che cosa dare veramente importanza, di riuscire a mettere in scala le priorità, così che sia possibile dare valore alle paure che contano anzichè andare dietro ad ogni segnale di pericolo. Per fare un esempio chi tende a reagire subito di fronte a ciò che spaventa può vivere come tragica la perdita di visibilità sui social, come capita talvolta agli adolescenti che per un pugno di follower cadono in uno stato ansioso depressivo o come capita a quelle persone anche adulte che non tollerano di ricevere un giudizio negativo e alimentano l’ansia anticipatoria per proteggere ad ogni costo la loro immagine sociale.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino molto spesso la paura può apparire incomprensibile, o quantomeno la persona può non giustificarsi l’intensità di alcuni timori che a livello razionale riescono ad essere ridimensionati. Questo accade proprio perché la paura attinge alla parte di noi più primitiva e irrazionale, quella che origina nelle prime fasi dello sviluppo del bambino, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Non è un caso che il terrore più grande è spesso quello dell’abbandono  o della perdita che nasce nel bambino nel primo anno di vita quando teme che la madre non ci sia più o non risponda alle sue richieste di aiuto. Se qualcosa non funziona nelle relazioni primarie la persona adulta avrà poca fiducia nella presenza degli altri significativi e arriverà anche ad anestetizzare parti di sé per non provare emozioni che terrorizzano e che non ci si sente in grado di affrontare da soli. Ma quanto più le aree inconsapevoli di noi prendono il sopravvento tanto più la persona può sentirsi insicura e spesso questo è ciò che accade a chi soffre di ansia anticipatoria. In questi casi può servire un percorso di psicoterapia a Torino per acquistare maggiore sicurezza in sé stessi.

Presso il Centro di psicologia a Torino aiutiamo chi soffre di ansia anticipatoria ad affrontare le principali situazioni che mettono in crisi. La prima è l’evitamento: la persona tende ad evitare sempre di più le situazioni che teme, ma in questo modo non riesce mai a superare le proprie paure, anzi tende a sentirsi sempre più insicura e si convince di non essere capace. Se viene permesso alla paura di direzionare la propria vita si rischia di limitare il margine di azione e la propria libertà, prevale il ritiro. Vediamo quindi la seconda situazione che alimenta ansia anticipatoria: la dipendenza dagli altri. Non affrontare mai da solo ciò che fa paura conferma dentro di sé il senso di inadeguatezza. La persona si convince di non potercela fare se non dispone del supporto di un protettore che assicuri di ottenere il risultato desiderato, manca l’esperienza di sé in grado di affrontare gli eventi. Il terzo aspetto importante per chi soffre di ansia anticipatoria è la fiducia nel il funzionamento sano del proprio organismo, fiducia che può venire meno. In questi casi si innesca il tentativo di controllare razionalmente le reazioni fisiologiche del proprio corpo, come il battito del cuore o il respiro. L’ansia anticipatoria porta la persona a monitorarsi continuamente nella convinzione di poter star male da un momento all’altro.

Quando l’ansia è contenuta e non ancora fuori controllo, riteniamo come psicologi a Torino che possa essere sufficiente cercare di non rimuginare sulle situazioni, ma nei casi in cui l’ansia anticipatoria diventi un problema per la persona è possibile richiedere una consulenza presso il nostro centro.

 

 

Controdipendenza affettiva e problemi relazionali

Chi soffre di controdipendenza affettiva ha paura di creare un legame affettivo profondo, teme di affezionarsi e di sentire il bisogno degli altri. Si tratta, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, di un disturbo affettivo che interferisce in modo significativo a livello relazionale, soprattutto nel rapporto di coppia.

La persona controdipendente sfugge ai tentativi dell’altro di creare un legame profondo, può essere una persona piacevole a livello relazionale ma che fatica ad entrare in intimità, oppure lo fa per brevi periodi, evitando di costruire rapporti duraturi nel tempo o di impegnarsi assumendosi un certo grado di responsabilità nel rapporto. Chi soffre di controdipendenza affettiva può avere molte esperienze di coppia, ma la maggior parte superficiali, costellate di rapporti sessuali occasionali o a distanza, come viene riportato nei percorsi di psicoterapia a Torino: come a voler sempre preservare la propria autonomia e non rischiare di diventare una persona dipendente sul piano affettivo.

Chi costruisce legami basati sulla controdipendenza affettiva rifiuta l’attaccamento e tende a negarsi al bisogno dell’altro, vuole dimostrare a sé stesso di essere indipendente e di poter fare a meno dell’affetto, arrivando anche a negare i propri sentimenti. Tale difficoltà a riconoscere e accettare i propri bisogni emotivi può investire il rapporto d’amore ma anche quello con i propri familiari e la sfera delle amicizie. Nei percorsi di psicoterapia a Torino, emerge come queste persone si siano ingannevolmente convinte di poter fare a meno degli altri, si vergognano dei propri bisogni affettivi e ritengono che la complicità emotiva non sia importante per loro.

La richiesta di consultazione con uno psicologo, non arriva quasi mai per affrontare direttamente il problema di controdipendenza affettiva, ma spesso per altre ragioni di malessere che la persona non collega direttamente a questo disturbo e solo durante la psicoterapia a Torino la persona prende coscienza degli strati più profondi della psiche. La persona controdipendente in realtà soffre di insicurezza e ha paura dei propri sentimenti, teme di diventare schiavo del bisogno dell’altro e di non poterne più fare a meno. Più sente che le persone a lui care si avvicinano e più tende ad allontanarsi, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino. Non sempre la persona controdipendente riesce ad essere in contatto con i propri vissuti più profondi, si mostra al mondo talvolta con un atteggiamento da “supereroe” che lo porta a sminuire e a svalutare i partner che fanno richieste di sicurezza nel legame.

“Gli opposti si attraggono” e infatti non è insolito, nella nostra esperienza di psicoterapeuti  di coppia a Torino trattare situazioni dove nel rapporto la persona controdipendente si accompagna ad un partner che soffre di dipendenza affettiva. Soggetti con dinamiche affettive inconsce opposte si desiderano fortemente perché vedono nel partner la parte che sentono in loro carente. Quindi il dipendente ammira la capacità di stare da solo del controdipendente che, ai suoi occhi appare come una persona sicura di sé a cui appoggiarsi. Mentre il controdipendente apprezza la capacità di lasciarsi andare dell’altro, di chiedere appoggio e vicinanza, perché non riesce a fare altrettanto e il controllo e il rifiuto dei propri bisogni lo fanno stare male. La persona dipendente cerca in ogni modo di legare a sé il compagno/a, mentre il controdipendente ha bisogno di allontanarsi e può mettere in atto comportamenti ambivalenti tesi a mettere le distanze pur restando dentro alla relazione. Tale dinamica affettiva disfunzionale continua ad alimentare malessere perché più una delle due parti fa richieste affettive più l’altra si sente oppressa e si distanzia, generando insicurezza e bisogno di conferme, come emerge nella terapia di coppia.

Quali sono le cause dell’insorgenza di una controdipendenza affettiva? Come succede spesso l’origine del funzionamento di personalità nella vita adulta è da ricercarsi nelle esperienze affettive infantili, infatti, il bambino impara nella relazione con il genitore a gestire le proprie emozioni e in base al comportamento dei suoi riferimenti affettivi inizia a strutturare delle convinzioni interne inconsce sia su sé stesso che su ciò che può aspettarsi dagli altri. Chi si prende cura del bambino viene definito il carghiver, di solito nelle prime fasi dello sviluppo si tratta della mamma e del papà ma le figure di riferimento possono essere anche altre. Come spiega lo psicologo infantile a Torino le basi del nostro comportamento hanno radici nel passato, ogni bambino sente nel rapporto con i genitori se può fidarsi di loro e se loro si fidano di lui e costruisce dentro di sé modelli di riferimento interni da cui nascono aspettative, paura o sicurezza nei legami d’amore.

Nella storia di vita della persona controdipendente spesso si rintracciano ricordi di relazioni primarie problematiche o un contesto d’origine di scarsa qualità affettiva che può aver bloccato in parte la maturazione emotiva dell’ individuo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino queste persone non si sono sentite accolte nella propria sfera più intima, percependo una svalutazione dei propri bisogni oppure i genitori li hanno fatti sentire sbagliati ed eccessivi nella loro richiesta di vicinanza, nella dipendenza emotiva, che è una caratteristica del tutto fisiologica nei primi anni di vita. Si è rafforzata in loro l’idea che chi mostra di avere bisogno è di scarso valore e si sono trasformati in persone poco disposte ad accudire l’altro. In molti casi da bambini hanno sentito di dover crescere in fretta, col timore di pesare troppo sui genitori e hanno subito ripetute esperienze di rifiuto. E come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino queste persone hanno subito continue delusioni nel loro tentativo di ricerca di accoglienza e comprensione. Talvolta hanno dovuto essi stessi prendersi cura dei familiari mettendo da parte le proprie richieste infantili: si tratta di adulti  immaturi emotivamente oppure che stavano affrontando periodi di malessere che li rendevano poco disponibili verso il bambino.

L’insoddisfazione costante dei bisogni affettivi ha reso la persona controdipendente molto difesa, ritirata intimamente, anche se all’apparenza questi individui possono sembrare aperti, capaci di stare nei contesti sociali in modo del tutto adeguato. Durante i percorsi di psicoterapia a Torino con persone che soffrono di controdipendenza affettiva emergono le loro paure: sono spaventate dal giudizio altrui, temano di venire respinte qualora si presentino come deboli e bisognose, hanno difficoltà ad esternare i propri sentimenti. Sono soggetti che non reggono le proprie fragilità, che vengono negate e non sopportano le richieste affettive dell’altro. Un rapporto serio e paritario cela troppi pericoli per queste persone che si nascondono dietro ad un’apparente autonomia e preferiscono non dare retta ai loro bisogni più profondi.

Molte persone possono avere dei tratti del carattere controdipendente senza arrivare a soffrire del disturbo, in questi casi ci si può rendere conto dei propri limiti, che interferiscono nelle relazioni più importanti della propria vita, come ad esempio con i figli. Non raramente, infatti, l’amore profondo per un figlio entra in conflitto con il rifiuto dei sui bisogni infantili, mandando in forte crisi il genitore che vive una forte rabbia nei confronti del bambino che, in quanto tale dipende completamente sia nei bisogni fisici che in quelli affettivi dagli adulti. La persona controdipendente in questi casi può sentirsi soffocare dalle richieste del bambino perché cerca di controllare la propria tendenza alla fuga e al distanziamento per amore del figlio e per i sensi di colpa che vive nei suoi confronti. Questa condizione può essere molto dolorosa e portare il genitore a chiedere di iniziare un percorso di psicoterapia a Torino, soprattutto la mamma che nelle prime fasi del rapporto con il neonato vive un rapporto di intimità molto coinvolgente, la fisiologica fase di simbiosi che assorbe completamente la donna.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un’altra situazione che può portare una persona con tratti caratteriali della controdipendenza affettiva a chiedere aiuto può essere l’improvvisa perdita o separazione. Alcune volte la corazza che si è costruita la persona non regge al trauma, ad esempio nei casi di lutto improvviso e può esserci un crollo dove i bisogni affettivi prendono il sopravvento e la persona sperimenta una fragilità mai immaginata prima. In questi casi il dolore non può più essere controllato e la persona si accorge di aver bisogno degli altri, ma si spaventa dei propri sentimenti venuti improvvisamente a galla. Iniziare un lavoro psicologico può aiutare molto la persona e permetterle di sopportare la risonanza emotiva che la travolge per ritrovare l’equilibrio perduto.

Presso il Centro di psicologia a Torino le richieste di consulenza nei casi di controdipendenza affettiva possono arrivare anche da parte di adolescenti o giovani adulti che vogliono strutturare la propria indipendenza emotiva ma sentono di vivere conflitti molto intensi nei confronti dei genitori, da cui si sono allontanati con decisione per sentirsi liberi, ma da cui non riescono completamente ad emanciparsi, ricadendo ogni volta all’interno di un legame patologico che non riescono a sciogliere. In questi casi è proprio la tematica della dipendenza-controdipendenza che continua a ripresentarsi portando a comportamenti talvolta estremi che in alcuni casi richiedono un intervento di cura.

Nel rapporto con le persone più vicine e più investite affettivamente è normale una certa tensione all’interno del legame, vicinanza e lontananza non sono sempre facili da conciliare, ma quando le dinamiche diventano disfunzionali e i comportamenti troppo rigidi è possibile iniziare un lavoro di psicoterapia a Torino che aiuti a stemperare le tensioni eccessive e permetta di raggiungere una sufficiente sicurezza interiore.

 

 

 

 

Omogenitorialità: l’identità familiare nei figli

Presso il Centro di psicoterapia Torino riceviamo richieste di counseling da parte di coppie di genitori omosessuali che desiderano confrontarsi su temi delicati che possono incidere sul benessere psicologico dei figli. Il timore principale è legato al come possano vivere, nel confronto con i coetanei, la loro condizione di bambino/a che ha due mamme o due papà ed è quindi “diverso” dagli altri.

La psicologia sociale ci insegna come nella società ciò che riguarda la maggioranza delle persone costituisca un pensiero di normalità che non considera la minoranza se non nelle situazioni in cui questa si renda visibile. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino comunemente le persone eterosessuali non ha in mente l’omogenitorialità come reale opzione ma bensì come un concetto più astratto, eccezionale. Considerare l’omogenitorialità come un caso specifico che non viene preso normalmente in considerazione è una forma di eterosessismo, anche se non significa che siano presenti pregiudizi sull’omosessualità o una visione negativa come accade invece nell’omofobia. L’eterosessismo fa vivere in chi lo subisce un senso di disconferma, come se non esistesse, mentre quando si è vittime di omofobia il rischio è di interiorizzare critiche che squalificano la persona e la fanno sentire sbagliata. Talvolta la persona omosessuale preferisce sentirsi trasparente agli occhi degli altri, anche se il mancato riconoscimento è svalutante, ma la paura di ricevere ostilità dall’esterno rende preferibile la poca visibilità. Alcuni genitori omosessuali si domandano se non sia meglio nascondersi o quantomeno non rendersi troppo visibili al contesto di vita del bambino, per proteggerlo dai troppi sguardi indiscreti. Ma per un bambino può essere rischioso vivere nell’ombra, come se la propria tipologia di famiglia non esistesse nella mente degli altri. Nel lavoro di supporto psicologico all’omogenitorialità è importante analizzare i timori dei genitori, anche per capire se non siano presenti angosce legate all’omofobia interiorizzata che, se non adeguatamente trattate, rischiano di essere trasmesse al bambino, anche in assenza di un contesto esterno stigmatizzante.

Come spiega lo psicologo infantile a Torino l’identità di un bambino si costruisce nell’interdipendenza dal contesto in cui cresce, per questa ragione può essere negativo per un bambino avere poche possibilità di confronto con gli altri: si crea una situazione di fragilità identitaria quando il minore non si senta considerato e non abbia la possibilità di rispecchiarsi con i coetanei. Questo accade nei casi in cui il bambino non possa “mostrarsi” serenamente nel proprio contesto sociale, quando l’omogenitorialità non venga presa in considerazione e riconosciuta. Naturalmente, spiega lo psicologo infantile a Torino, anche sentirsi considerati in forma negativa crea dei danni a livello di identità e autostima, nei casi in cui sia presente la squalifica da parte del proprio contesto sociale e il bambino non abbia la possibilità di fare altre esperienze in cui interiorizzare un’immagine positiva della propria famiglia. Siamo di fronte al rischio di omofobia interiorizzata se la squalifica da parte degli altri si ripete nel tempo e il bambino si sente stigmatizzato perché i suoi genitori sono omosessuali.

Un primo passo per permettere al proprio bambino di crescere serenamente nella propria famiglia omogenitoriale è domandarsi se come persona, prima ancora che come genitore, si sia riusciti a superare i pregiudizi sociali sull’omosessualità e si abbia un buon rapporto con il proprio orientamento sessuale. Trasmettere serenamente fin dai primi anni di vita del bambino, accettazione e orgoglio verso sé stessi e verso l’altro genitore, aiuta a costruire basi solide nella struttura di personalità del figlio, questo vale sia nelle famiglie tradizionali con genitori eterosessuali che nelle famiglie omogenitoriali. Anche il contesto della famiglia allargata è importante e, per quanto possibile, riuscire a creare un buon rapporto con le famiglie d’origine, permette al bambino fin da piccolo di sentirsi adeguato e accettato all’interno di una rete sociale che trasmette sicurezza e amore.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino consigliamo ai genitori omosessuali di aiutare il proprio bambino ad inserirsi serenamente nel contesto sociale esterno alla famiglia “preparando il terreno” affinchè si senta bene accolto ed accettato. Con l’inserimento a scuola è importante contrastare la disconferma eterosessista attraverso la visibilità nei contesti. Lo psicologo infantile a Torino consiglia ai genitori di creare fin da subito un buon rapporto con gli insegnanti e prepararli, affinchè non facciano sentire il bambino “diverso”, aiutarli a riflettere su come trasmettere alla classe il valore intrinseco a tutte le famiglie, comprese quelle diverse a quella tradizionale, in modo che tengano presenti le normali differenze che esistono nella nostra società (famiglie tradizionali, separate, ricomposte, con un solo genitore, omogenitoriali, adottive, ecc). Sarà importante anche creare buoni legami con gli altri genitori per aiutare il bambino ad aprirsi e a socializzare con i coetanei sia a scuola che nell’ambiente extrascolastico. L’apertura al contesto è una buona prassi per qualunque tipo di famiglia perché sostiene i bambini nell’inserimento tra pari.

Come contrastare la squalifica che può arrivare al bambino che subisce attacchi omofobici? Il rischio che il bambino prima o poi subisca l’impatto dei pregiudizi sociali ancora presenti nella nostra società nei confronti dell’omosessualità in generale e dell’omogenitorialità in particolare è certamente reale e i genitori devono riuscire a gestire le emozioni che suscita in loro questa eventualità. Come genitori si vorrebbe sempre proteggere il proprio bambino e non è facile immaginare che possa subire degli attacchi dall’esterno. Lo psicologo infantile a Torino spiega come si possa combattere l’impatto psicologico delle critiche attraverso la trasparenza “orgogliosa” della propria storia. E’ importante che il bambino conosca la propria origine: raccontare e valorizzare agli occhi del bambino le scelte che sono state fatte dai suoi genitori nella costruzione della propria famiglia omogenitoriale. Che la propria origine arrivi dalla PMA, da una adozione o da una famiglia ricomposta, conta molto come sono vissuti e trasmessi al bambino, da parte dei genitori, gli eventi che costituiscono le radici della sua identità. Affinchè il bambino impari a rifiutare gli attacchi esterni e diventi un adulto capace di farsi scivolare le critiche che riceve, affinchè sia capace di essere indipendente da ciò che pensano gli altri, è necessario che consolidi una buona autostima. Lo psicologo infantile a Torino spiega come i bambini che vengono bullizzati sono spesso i più fragili e vanno sostenuti nella costruzione di solide basi interne di sicurezza, in questo modo saranno certamente meno presi di mira.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino consigliamo anche ai genitori di frequentare altre famiglie omogenitoriali per facilitare nel bambino il rispecchiamento identitario. Sentire di non essere il solo/a ad avere due mamme o due papà permette al bambino/a di normalizzare la propria condizione e attutisce l’impatto della diversità. Questo problema vale sempre per le minoranze, infatti in passato i figli di genitori eterosessuali separati si sentivano incompresi dai coetanei con cui sentivano di non poter condividere la propria condizione. Oggigiorno i figli di separati sono tanti, si confrontano tra di loro, chiedono consigli agli amici su come affrontare specifici problemi comuni, non si sentono più soli o stigmatizzati.

Per una coppia omogenitoriale la frequentazione di altre famiglie omogenitoriali può essere davvero utile perché permette il confronto e il sostegno reciproco. Come psicologi a Torino pensiamo che sia importante poter condividere esperienze comuni quotidiane e in tal senso la comunità omogenitoriale  diventa una risorsa di conoscenze e competenze apprese nel tempo che permette di prevedere, identificare ed affrontare i problemi che possono presentarsi nella gestione dei figli in relazione al contesto sociale. Reti formali (associative) o informali (il passaparola) aiutano i neogenitori a direzionarsi su strade già percorse da coppie che hanno più esperienza. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, i genitori omosessuali che non sono soli ma hanno una rete di riferimento riescono a sentirsi più sicuri.

La tutela della famiglia da parte della nostra società si appoggia ad istituti giuridici (per esempio matrimonio, adozione) e a rappresentazioni istituzionali (programmi scolastici, ecc) che sono ancora quasi esclusivamente eterogenitoriali. La coppia omogenitoriale deve dunque costruire delle tutele là dove mancano, attraverso il confronto per prevenire e gestire, ma in alcuni casi anche per minimizzare, i possibili fattori di rischio a cui vanno incontro i propri figli nell’inserimento sociale.

Cerchiamo dunque di riassumere (come afferma Federico Ferrari in “La famiglia inattesa. I genitori omosessuali e i loro figli”) quali sono i comportamenti che possono aiutare una coppia di genitori omosessuali a sostenere al meglio il figlio per contrastare atteggiamenti di disconferma e squalifica che possono arrivare dall’esterno:

  • Anticipazione degli eventi
  • Preparare risposte adeguate
  • Andare a parlare con la scuola
  • Visibilità all’esterno del nucleo
  • Coming out con la famiglia allargata e sistema di riferimento
  • Trasparenza interna al nucleo familiare
  • Coming out con i figli
  • Crescere i figli nella verità delle loro origini
  • Rinegoziare gli accordi di cogenitorialità
  • Informazioni corrette sull’omogenitorialità

Ogni famiglia è diversa dalle altre ed è in grado di trovare le proprie soluzioni e come psicoterapeuti a Torino pensiamo che il confronto con la comunità omogenitoriale offra riflessioni che possano aiutare la coppia omosessuale nella propria ricerca creativa e unica di educare i propri figli. Presso il Centro di psicoterapia a Torino è possibile trovare ascolto ai dubbi e alle paure dei genitori e intraprendere un percorso di sostegno all’omogenitorialità nei casi in cui si senta il bisogno di ricevere supporto.

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