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Lo sviluppo delle emozioni dall’infanzia all’età adulta

Generalmente si pensa che lo sviluppo mentale del bambino avvenga solo in una dimensione quantitativa: il bambino viene visto come un piccolo adulto negli aspetti cognitivi ed emotivi, come se possedesse solo minori conoscenze, pensando che la crescita  consista nell’accrescere le competenze attraverso l’apprendimento e che questo processo permetta la maturazione psicologica. Un po’ semplificando questa è l’idea che emerge nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino attraverso i colloqui di counseling psicologico con i genitori, che talvolta si trovano in difficoltà nell’interpretare i comportamenti del figlio e possono spaventarsi di fronte a certe reazioni emotive. Per questo riteniamo utile in questo articolo, con l’aiuto dello psicologo infantile, descrivere in modo sintetico e semplificato alcune caratteristiche dello sviluppo mentale del bambino non solo da un punto di vista cognitivo ma anche emotivo. La maturazione del cervello nell’età evolutiva comporta dei cambiamenti nel modo di vivere le emozioni e quindi le differenze tra il bambino e l’adulto avvengono sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo: le emozioni nell’infanzia sono diverse rispetto all’età adulta. Gli studi di psicologia e le neuroscienze hanno ormai definito con certezza che i bambini sono diversi non solo nella sfera cognitiva ma soprattutto emotiva perché il loro cervello è ancora immaturo e di conseguenza i vissuti sono più coinvolgenti e di maggiore intensità.

Nell’adulto la corteccia prefrontale controlla le risposte emotive, permette l’inibizione degli impulsi e la gestione dell’affettività. Attraverso le sensazioni fisiche che arrivano dal corpo abbiamo la capacità di riconoscere la paura, la gioia, lo stupore la rabbia, ecc. Questi impulsi, anche se molto forti, riescono ad essere controllati dall’adulto che non si lascia andare completamente alle sue pulsioni ma può modularle. Proprio la corteccia prefrontale permette di smorzare e padroneggiare la situazione, pensare, rendersi conto quando la nostra reazione è eccessiva e inibirla. Nello specifico“la corteccia orbito frontale”, una parte della corteccia prefrontale, gestisce le reazioni emotive e, quando essa è danneggiata o poco sviluppata, l’adulto risulta essere violento, ansioso, impulsivo, come confermano diversi studi di psicologia clinica. Come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo sia interessante parlare dei “neuroni specchio” che si trovano in quest’area cerebrale. I neuroni specchio sono in grado di connettersi attraverso i segnali che arrivano dai sensi (lo sguardo ad esempio) con i neuroni specchio presenti in un’altra persona e, in questo modo, le emozioni degli altri possono influenzare il nostro sentire e le nostre reazioni emotive (empatia, paura, rabbia, ecc). La corteccia orbito frontale è fondamentale nella vita affettiva, nella capacità di sviluppare l’empatia e regolare l’affettività: le competenze sociali, quindi la capacità di relazionarsi con gli altri nel modo più appropriato, dipendono proprio dalla corteccia orbito frontale che nel bambino è ancora poco sviluppata.

Presso il Centro psicoterapia Torino nel lavoro a contatto con i genitori che richiedono una consultazione psicologica (counseling psicologico) abbiamo rilevato come in molti casi sia consolidata l’idea che un bambino al di sotto dei 5-6 anni sia capace di controllare le proprie pulsioni, ma questa è una convinzione scientificamente errata che rischia di creare aspettative che vengono necessariamente frustrate dalla realtà del comportamento del bambino. Non essendo ancora mature certe funzioni cerebrali nel bambino alcuni comportamenti a questa età sono considerati dallo psicologo infantile nella norma: gridare quando è eccitato, farsi prendere da una paura incontrollata, volere tutto subito e non saper aspettare, scherzare e fare versi legati alle funzioni corporee, alzare le mani, lanciare oggetti, ecc. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcuni genitori rimangono sconcertati di fronte all’espressione di certi vissuti intensi o agiti impulsivi che appaiono eccessivi e si aspettano che il bambino possa usare la ragione per comportarsi secondo le regole. I genitori possono possono arrabbiarsi molto e sgridare il bambino o spaventarsi pensando che il figlio sia inadeguato. Meglio in questi casi contenere il bambino nell’immediato e aspettare che si calmi. In seguito attraverso il gioco può essere utile mostrargli con un linguaggio più concreto e diretto come alcuni comportamenti dovrebbero essere modificati. Ad esempio con i bambolotti si può riprodurre la scena avvenuta in modo che il bambino possa mettersi nei panni dei diversi personaggi del gioco.

Lo psicologo infantile spiega come il processo di maturazione della corteccia orbitofrontale, capace di modulare l’affettività, dipenda sia dallo sviluppo del sistema nervoso infantile sia dalle esperienze di vita che il bambino ha attraversato durante la crescita. Stiamo dunque dicendo che lo sviluppo del cervello è correlato sia ad aspetti di natura genetica che ambientale. Nei primi anni di vita la corteccia orbitofrontale è decisamente immatura. Dai 3-4 anni il bambino ha la possibilità, secondo lo psicologo infantile, di apprendere dalle esperienze perché le emozioni che vive nel quotidiano agiscono a ritroso sui circuiti cerebrali influendo sulla maturazione: se le esperienze sono adeguate all’età del bambino, la maturazione procede in maniera fisiologica e i circuiti dell’emozione vengono migliorati, se il bambino subisce dei traumi e/o è sottoposto ad esperienze affettivamente negative che si ripetono nel tempo, viene inibita o bloccata la maturazione stessa. Come psicoterapeuti psicologi a Torino siamo a conoscenza di diversi studi recenti che confermano quanto sopra descritto. Tali studi dimostrano come la corteccia orbitofrontale vada incontro a vere e proprie alterazioni quando nei primi anni di vita il bambino è vittima di maltrattamenti e la conseguenza è una compromissione dello sviluppo della sfera emotivo-relazionale.

La corteccia cigolata ha funzioni simili alla corteccia orbitofrontale e nello specifico funge da collegamento tra i pensieri e le emozioni e permette di adattarsi a nuove situazioni e di apprendere dai propri errori. La corteccia cigolata rende possibile ricostruire mentalmente un fatto accaduto, valutare sotto un profilo emotivo differente un’esperienza e guardarla con occhi diversi. Lo psicologo infantile spiega come la capacità di riesaminare un sentimento e cioè coniugare emozione e cognizione, sia una funzione necessaria durante la crescita perché permette di imparare a modulare le reazioni emotive. La corteccia cigolata fa parte della corteccia prefrontale che è l’area imputata al controllo razionale delle emozioni, ma essa raggiunge la piena maturazione solo in età adulta. Questa è una delle ragioni per cui quando un genitore spiega ad un bambino quanto sia stato poco appropriato il suo comportamento non viene capito come si aspetterebbe: nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino spesso ci viene riferito dai genitori che il figlio non li ascolta e/o appare disinteressato quando viene ripreso, con una grande frustrazione da parte degli adulti che si arrabbiano e possono leggere la reazione del bambino come una svalutazione nei propri confronti. Se, come abbiamo visto,  la corteccia cigolata matura solo da adulti, l’amigdala, che è parte del  sistema limbico, è un’area matura fin dall’inizio della vita e da essa insorgono i vissuti impulsivi e le emozioni non controllate. Durante la prima infanzia l’essere umano non è dunque in grado di modulare le reazioni emotive e questa funzione deve essere svolta da un adulto di riferimento: il bambino vive emozioni forti e non potendo da solo riflettere e analizzare la situazione ha la tendenza ad agire impulsivamente. Dai cinque sei anni l’amigdala inizia a interagire con la corteccia prefrontale e il bambino impara a riflettere prima di agire, ma si tratta di un processo graduale che richiede tempo per maturare. Un’altra funzione importante dell’amigdala è quella di memorizzare, anche se in modo inconsapevole, le esperienze emotive negative. Sotto questa prospettiva presso il Centro psicologia Torino aiutiamo i genitori a contenere la rabbia che può suscitare il bambino quando è piccolo, quando fa capricci violenti o ha reazioni estreme, perché se si risponde sullo stesso piano e con la stessa intensità il bambino sente amplificata la paura e la tensione. Quando l’adulto perde spesso il controllo di fronte alla crisi del bambino, urla, cerca di intimidirlo per farlo smettere e la sua mimica facciale è minacciosa, lo sottopone ad una esperienza emotiva stressante che viene inscritta a livello neuronale attraverso l’amigdala. Nel lavoro di psicologia clinica a Torino svolto dallo psicologo infantile emerge come i bambini registrino memorie emotive negative che, non potendo ancora essere elaborate, incrementano le paure inconsce. Le memorie negative inconsce possono originarsi anche di fronte a scene violente a cui il bambino assiste passivamente come avviene nelle famiglie conflittuali o tra genitori che litigano spesso tra di loro di fronte al minore. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino altre situazioni che possono lasciare tracce emotive negative per il bambino sono la visione di programmi televisivi non adeguati all’età o videogiochi con rappresentazioni troppo violente. Finchè la capacità di elaborazione cognitiva non è adeguatamente sviluppata il bambino deve essere protetto dal rischio di microtraumi ripetuti nel tempo che possono far insorgere paure irrazionali o sedimentare in lui uno sfondo ansioso. Come psicoterapeuti psicologi a Torino lavoriamo spesso con bambini e con adulti che presentano turbe emotive in assenza di traumi eclatanti, ma la loro storia è costellata di esperienze relazionali negative ripetute nel tempo.

Se l’amigdala è imputata a registrare la memoria emotiva implicita, l’ippocampo è responsabile di immagazzinare la memoria esplicita e cioè i ricordi coscienti nella persona. Lo psicologo infantile spiega che anche quest’area cerebrale è influenzata dalle esperienze che il soggetto vive nel proprio ambiente: un percorso di crescita positivo permette che tra i 7 e i 13 anni l’ippocampo progredisca nel suo sviluppo e aumenti di dimensioni, come conseguenza migliorano le capacità cognitive e la gestione delle emozioni. Quindi delle buone relazioni di sostegno per il bambino permettono una crescita dell’ippocampo e influiscono sia sull’intelligenza cognitiva che emotiva del futuro adulto. Quando invece il bambino è sottoposto costantemente a stress e/o subisce degli abusi, l’ippocampo arresta il suo sviluppo o addirittura i suoi neuroni vengono danneggiati con gravi conseguenze sul piano dell’intelligenza e della maturazione emotiva.

Presso il Centro psicoterapia Torino lavoriamo con le famiglie con l’obiettivo di migliorare il clima emotivo quando questo sia minato da difficoltà nelle relazioni e/o da eventi di vita stressanti che possono aver alterato le dinamiche tra i membri. Come psicoterapeuti psicologi a Torino riteniamo che la qualità delle relazioni tra genitori e figli sia molto importante proprio perché l’ambiente in cui cresce il bambino è in grado di modificare lo sviluppo della sua struttura neurologica da cui dipende la vita emotiva e la strutturazione della personalità nella vita adulta. Quando ci viene richiesto di lavorare con i genitori (terapia di coppia genitoriale) cerchiamo di favorire la comprensione dei comportamenti e delle reazioni emotive del bambino, per sostenere le risorse dei genitori e la loro naturale capacità di sintonizzarsi con i bisogni emotivi del figlio, certi in questo modo di favorire un migliore sviluppo emotivo nel bambino. Questo approccio mira a contenere l’ansia del genitore e renderlo più efficace nei propri interventi educativi, sostiene la capacità di essere un riferimento emotivo e un sostegno affettivo per il bambino.

 

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