Distruzione come moto di creazione
Il 1920 segna, all’interno del movimento psicoanalitico, una svolta decisiva che sarà punto finale e punto di ripartenza della storia del movimento stesso. Vediamo come psicoterapeuti psicologi a Torino come Sigmund Freud scopre in quell’anno che all’interno della strutturazione inconscia di ogni soggetto, non vi è soltanto un principio di piacere (Eros) che agogna continuamente e incessantemente la soddisfazione di un bisogno o desiderio tramite una fonte, una meta e una direzione, bensì vi è un altro moto inconscio che, a differenza del primo, anela distruzione e ripetizione di schemi che possono portare a conseguenze pragmaticamente negative: si tratta di quello che venne chiamato istinto di morte.
Thanatos (l’istinto di morte) risulta avere pari forza e moto rispetto al principio di piacere, mettendo sullo stesso piano il moto di soddisfazione del piacere e quello tendente ad agognare la propria morte col rischio di comportamenti disadattivi. Questa nuova strutturazione teorica cambia totalmente le carte in tavola, andando a confluire nella modificazione di concetti di psicologia clinica già assodati, come quello di nevrosi che, precedentemente alla concettualizzazione del concetto di thanatos veniva vista come conseguenza della repressione da parte della società, dovuta ad un prodotto naturale della civilizzazione, che “sacrifica” i desideri del singolo per un maggiore adattamento comunitario.
Presso il Centro psicologia Torino continuando a studiare gli scritti di Freud vediamo come a seguito della concettualizzazione dell’ istinto di morte il concetto di nevrosi cambiò il suo modo di essere inteso, venendo visto come spinta naturale e adattiva da parte del soggetto stesso. Tramite l’osservazione di pazienti nevrotici lo stesso Sigmund Freud osservò uno dei meccanismi con cui l’istinto di morte si manifesta: la coazione a ripetere. Vediamo come psicoterapeuti psicologi a Torino, come il termine coazione a ripetere va a indicare una proprietà dell’inconscio volta a mantenere immutate determinate caratteristiche, per quanto riguarda un conflitto sperimentato, sia all’interno di dinamiche psicologiche che di comportamenti disadattivi. Più comunemente tale meccanismo può manifestarsi tramite comportamenti ‘’stereotipati ‘’ da parte del soggetto, che userà le medesime strategie disfunzionali che lo abbiano già portato a conclusioni negative durante la sua vita, come spesso emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino.
Tra le altre manifestazioni in cui il principio di morte può agire come lo vediamo nel lavoro di psicologia clinica a Torino troviamo:
- Aggressività. Indicata dallo stesso Freud come fonte maggiore di ostacolo verso lo sviluppo della cultura, poiché impone distruzione, sia di tutto ciò che si è creato culturalmente, sia dei soggetti stessi.
- La malattia mentale. Connessa alla possibilità che si trova in alcuni disturbi di personalità come quello borderline, in cui il soggetto ha la tendenza a ferire sé stesso (molte richieste di counseling psicologico a Torino per adolescenti arrivano allo psicologo infantile proprio a riguardo di comportamenti distruttivi di questo tipo).
- Un meccanismo di difesa arcaico e primitivo che consiste nello spostamento, da parte del soggetto di caratteristiche, sentimenti o parti di sé su altri oggetti o persone (si tratta di un meccanismo di difesa che emerge spesso in psicoterapia a Torino).
- Disagio psicologico. Un malessere continuo, forte e incessante che non ci fa stare bene con noi stessi e con gli altri, facendoci sperimentare un sentimento e una sensazione di insoddisfazioni perpetua.
Da questa poche righe si potrebbe fraintendere la natura dell’istinto di morte, adducendo ad esso natura esclusivamente negativa e mortifera, non avendo nessun altro compiuto che quello di generare frustrazione, distruzione e malessere nell’individuo, mentre presso il Centro psicologia Torino vogliamo valutarne anche gli aspetti più positivi.
Il valore adattivo dell’istinto di morte
L’istinto di morte, all’interno della strutturazione psichica di ogni soggetto ricopre, nella sua accezione positiva, un ruolo fondamentale nel processo di adattamento, come emerge dai percorsi di psicoterapia a Torino.
Esso agisce in modo adattivo per quanto riguarda il ritmo di sonno veglia, in cui agisce come forma di quiete, come se spegnesse la condizione di vita legata alla veglia, stemperando in tal modo lo stato emotivo della persona e permettendo di entrare in una condizione di sonno che permette anche una rielaborazione inconscia del proprio mondo interno.
Compito fondamentale del thanatos è anche quello di separazione tra il “Noi” e l’esterno. Il limite di sé può essere considerato una forma di espressione dell’istinto di morte perché limita per l’appunto la propria espressione di vita. Un esempio può essere, spiega lo psicologo infantile a Torino, il limitare attraverso la regola e il “no” l’espressione di sé del bambino, fondamentale per la sua crescita e per lo sviluppo psichico. Tramite questa azione di separazione sarà possibile andare incontro all’individuazione e sarà permessa al soggetto un’adeguata identificazione e una buona distinzione del pensiero mentale altrui da quello proprio, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino.
L’istinto di morte agisce anche nel meccanismo di adattamento attacco-difesa, che possiamo considerare sia sotto un profilo mentale che fisico. L’istinto di morte permette all’essere umano di percepire la sensazione di allarme che qualcosa nelle vicinanze o meno possa recare danno o ledere alla nostra mente o al nostro fisico, senza tale segnale emotivo niente potrebbe essere contrastato e avvertito psicologicamente e fisicamente come minaccioso, non attivando adeguatamente il bisogno di difesa e soprassalto che è condizione necessaria per la sopravvivenza della specie umana. Ecco perché come psicoterapeuti psicologi a Torino riteniamo che tutta la gamma dei sentimenti umani sia utile e necessaria al buon funzionamento della mente, compresa l’ansia, che troppo spesso viene vista solo sotto i propri connotati negativi.
I meccanismi di attivazione e disattivazione permessi dall’istinto di morte avvengono anche all’interno delle dinamiche di natura sessuale. Mentre nella fase iniziale dell’eccitazione sessuale la pulsione viene veicolata attraverso una fonte, una meta e una direzione attraverso il principio basilare postulato da Freud del piacere, al raggiungimento dell’orgasmo, l’attivazione viene pian piano diminuita ritornando allo stato di quiete, compito fondamentale questo deputato all’istinto di morte che reprimerà l’eccitazione fino a placarla del tutto e ritornando alla fase precedente all’eccitamento, quella della quiete.
L’istinto di morte, inquadrato nella sua più pura natura conservativa e naturale, deve essere inteso come meccanismo fondamentale e indispensabile del genere umano, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, e non come qualcosa di negativo da debellare o da intendere solo in una visione banalmente malevola. Inteso unicamente nella polarità di portatore di male, andrebbe confusa la natura positiva dell’istinto di morte e, soprattutto, verrebbe tralasciato il suo funzionamento fondamentale per la strutturazione psichica e per quei meccanismi necessari nella conservazione della specie e nel mantenimento della stasi pulsionale. Come psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo come l’istinto di morte è parte fondamentale della vita di ogni soggetto, sia conscia che inconscia e non è solo fonte di comportamenti distruttivi e disadattivi. Senza l’istinto di morte che potrebbe, in prima battuta, risultare superfluo e ingombrante nel soggetto per la sua natura aggressiva e anche masochistica, il soggetto non sarebbe portato al cambiamento, all’evoluzione e all’adattamento.
Come psicoterapeuti psicologi a Torino portiamo ora un esempio dell’utilità dell’istinto di morte attraverso una storia di vita particolare, avvenuta all’interno del movimento psicoanalitico stesso. La storia che andremo a descrivere è quella di Sabina Sperlein, che ha dimostrato attraverso la sua stessa vita, fatta di alti e bassi, come la distruzione non è altro che è un moto di rinascita, un potenziale da utilizzare e non da sperperare.
Distruzione come rinascita: La storia di Sabina Sperlein.
La figura di Sabina Sperlein è tra quelle che all’interno del movimento psicoanalitico hanno avuto una grande influenza, portando ai primi passi di cambiamento fondamentali all’interno del movimento stesso.
Presso il Centro psicologia Torino, ripercorrendo i documenti storici dell’epoca riconosciamo come a causa dello scarso valore dato alle figure femminili giovani in quel periodo storico e alla particolare situazione da cui la Sperlein veniva a comunicare i propri scritti, infatti era stata una paziente molto sofferente, per lei fu difficile l’emergere nel movimento psicoanalitico e l’essere presa in considerazione.
Sabina Sperlein viene ricordata tutt’oggi per l’enorme apporto che diede all’interno della concettualizzazione dell’istinto autodistruttivo, concettualizzato da lei stessa prima di quando venne fatto da Sigmund Freud, come egli stesso ammise quando parlò dell’istinto di morte.
Il lavoro di Sabina fu lungo e faticoso, frastagliato e confuso ma, attraverso un’accurata autoanalisi riuscì a guarire da un’isteria psicotica e, attraverso lo studio di molti casi clinici con cui entrò in contatto dopo essersi laureata in medicina, gettò le basi di quella che poi verrà definita come la rivoluzione freudiana del 1920.
Come psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo come la particolarità della storia alla base del concetto di autodistruzione trova le sue radici all’interno della storia clinica di Sabina.
Sabina venne presa in carico dal dottor Carl Gustav Jung per il suo sintomo di psicosi isterica. Attraverso “la cura delle parole” , appresa dal suo maestro e amico Sigmund Freud, Jung riuscì a guarire la paziente. L’effetto collaterale, che potremmo oggi chiamare effetto di transfert, fu che attraverso il prendersi cura di lei, l’averla aperta mentalmente e guarita attraverso la parola, Sabina idealizzò in maniera assoluta Jung e tra i due vi furono scambi d’affetto. Come psicoterapeuti psicologi a Torino leggiamo come la relazione ebbe una durata di sette anni, con il culmine arrivato nella richiesta da parte della paziente di avere un figlio da Jung, prontamente rifiutata dallo stesso per paura di creare scandalo all’interno del movimento psicoanalitico. Il figlio, all’interno della storia d’amore tra i due, sarebbe stato il finale perfetto dell’idealizzazione che la giovane paziente aveva dato al suo dottore.
Seppur confusa e non del tutto lecita, la storia tra i due mosse i primi passi per i cambi accademici avvenuti nella vita quotidiana della ragazza che, anche attraverso l’aiuto di Sigmund Freud, con cui intrattenne un fitto scambio epistolare di natura ambivalente, visti i trascorsi del famosissimo fondatore del movimento con il suo allievo Jung, riuscì a perseguire i primi studi e a dar vita ad un pensiero nuovo e articolato. Vediamo presso il Centro psicoterapia Torino che nell’opera dell’allora giovane dottoressa “Distruzione come causa della nascita” avviene uno studio dettagliato dell’istinto di riproduzione, che Freud considerava unico istinto naturale dell’uomo, e vi trova elementi mortiferi come paura e nausea che non fanno altro che evidenziare il lato doloroso dell’esistenza, andando a capire come anche all’interno di istinti naturali e vitali come quello di creazione, seppur accompagnati da sensazioni piacevoli, sono presenti anche sensazione riferite ad una componente distruttiva insita nell’istinto sessuale.
Sabina rintraccia il binomio vita-morte come fondamentale all’interno della costituzione inconscia di ogni soggetto, come emerge ancora oggi nei percorsi di psicoterapia a Torino, e trae linfa vitale per la concettualizzazione del suo pensiero all’interno della relazione stessa che aveva intrattenuto con Jung, profondamente ambivalente e intessuta di proiezione che rendevano il suo analista investito sia di carica positiva, rappresentata dalla componente affettiva, sia di quella negativa, contraddistinta dall’enorme dolore provocato da essa. L’autrice qui fa un salto qualitativo rendendola, dal nostro punto di vista di psicoterapeuti psicologi a Torino, un’autrice molto distante dall’allora teoria unilaterale freudiana e arrivando a una maggior percezione di una teoria in cui, l’Io Freudiano lascia lo spazio al “Noi”, contraddistinto dalla componente d’adattamento e di sopravvivenza della specie. La conclusione finale della teoria è che ogni uomo sulla terra perseguirà l’intento della specie, avendo come meta finale la dissoluzione del proprio sé nei confronti di un “Noi”.
In tale teoria è fondamentale capire come l’istinto di morte, seppur abbia una fondamentale natura distruttiva e malevola, possa essere motore di rinascita e di crescita, volto in primis alla sopravvivenza della specie ma anche, e soprattutto, al cambiamento di ogni persona. Tale cambiamento può essere sperimentato all’interno della psicoterapia a Torino, in cui, ad ogni dissoluzione del sé, distruzione e analisi di atti di ripetizione malevoli, segue un nuovo modo di vedersi, di intendersi e soprattutto di nascita di aspetti di sé prima soffocati o troppo immaturi. Rinascita come sacrificio di parti di sé, anche quelle che a prima vista possono non essere ingombranti e angoscianti ma che, se analizzati attraverso l’aiuto di un “contenitore” sufficientemente buono, quale il terapeuta, può portare a cambiamenti e miglioramenti nel modo di intendere sé stessi, le relazioni e il “noi”. Necessario per questo obiettivo sarà l’accettazione del potenziale insito in ognuno di noi, che potrebbe mostrarsi inizialmente, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, attraverso vissuti angoscianti e disagianti, che possono trasformarsi e permettere al paziente di rinascere in un nuovo modo d’essere, una distruzione seguita da una nuova vita.
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