Cosplay: fenomeno di isolamento o di integrazione?
Negli ultimi anni vi è una nuova pratica tra i cossiddetti “Millennials” e non solo, una pratica che si sta diffondendo a macchina d’olio su tutta l’Italia e che ha milioni e milioni di seguaci in tutto il mondo quindi anche nella nostra città di Torino: il cosplay. Come psicoterapeuti psicologi a Torino ci siamo domandati cos’è effettivamente il cosplay e perché la sua influenza risulta essere così netta.
Cosplay è un termine formato dalla fusione di due diverse parole di origine inglese quali “costume” facilmente traducibile in costume e “play” traducibile con gioco o interpretazione. Tale termine indica la pratica, comune e molto popolare ai giorni nostri, consistente nel creare e indossare un costume che rappresenti un personaggio appartenente ad una cultura specifica, tipicamente iscrivibile al genere e al mondo fantasy. Molti giovani ci parlano nei percorsi di psicoterapia a Torino di questo fenomeno sociale che ad alcuni di loro appare molto attraente.
Presso il Centro psicoterapia Torino abbiamo visto che la nascita di tale fenomeno si può ricondurre all’interno degli anni 80’, enfatizzato dalla cultura di appartenenza nipponica, infatti i primi cosplayer (termine che utilizzeremo per indicare chi fa uso di questa cultura) erano per lo più inerenti a personaggi appartenenti al mondo dei manga e degli anime, il primo inerente al mondo dei fumetti e il secondo inerente al mondo dell’animazione, entrambi nati e diffusi inizialmente nelle terre del sol levante.
La pratica del cosplay viene utilizzata soprattutto all’interno dei contesti di convention o raduni che hanno come tematica principale il mondo fantasy e sono indirizzati ad un target di utenza di età variabile, che va dai preadolescenti ai giovani adulti, come constata anche lo psicologo infantile che lavora con l’adolescenza, ma che non risulta circoscritto a delle categorie già prescritte di persone e che, anzi, fa della sua apertura il proprio punto di forza. Gli utenti usano raggrupparsi in quello che viene chiamato “fandom” nonché una comunità di appassionati di un hobby, di un genere cinematografico o letterario, di un autore o di una moda, come ci viene descritto in maniera approfondita nei colloqui di psicologia clinica a Torino. La costruzione del personaggio è una pratica tutt’altro che semplice e che, anzi, è composta da passaggi importanti e a cui viene dedicato molto tempo, passando dalle fasi di studio del personaggio fino alla realizzazione vera e propria del costume, che deve in qualche modo ricalcarne la fonte originaria. Da qui la nostra curiosità come psicoterapeuti psicologi a Torino di approfondire in un articolo questo fenomeno che sta avendo una certa risonanza culturale.
I cosplayer possono essere considerati come membri di una vera e propria sottocultura di massa nella quale la caratteristica che ne decreta la bellezza e la funzionalità è sempre la caratterizzazione peculiare del costume attraverso l’identificazione con il personaggio, con lo scopo finale di “portarlo in vita” in quel particolare contesto di unione e di aggregazione. Il meccanismo dell’identificazione è da sempre oggetto di interesse in psicologia perché è importante nella costruzione dell’identità, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Le modalità e l’impegno profuso nella costruzione e nell’interpretazione del personaggio risultano essere variabili, passando da situazioni in cui la costruzione è presa come un vero e proprio hobby, a cosplayer in cui ricerca spasmodica di autenticità del personaggio che si è deciso di interpretare risulta essere e diventare una vera e propria ossessione. L’aderenza al personaggio quindi, sarà criterio per il raggiungimento dell’autenticità, composta non solo dalla costruzione del costume in sé, ma da come il soggetto riesce a replicare perfettamente le movenze del personaggio che vuole imitare, ecco come fondamentale risulta l’identificazione con il personaggio conferma lo psicologo infantile a Torino. Il raggiungimento dell’autenticità andrà a costituire poi il pilastro sul quale si basano i giudizi degli stessi cosplayer, considerati scarsamente nell’eventualità di un cosplay fatto male e molto bravi quando si riesce a raggiungere coerenza e autenticità, con molti esempi di soggetti diventati famosi nel panorama mondiale del cosplay.
Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino emerge dai colloqui di counseling psicologico con i genitori di adolescenti cosplayer un giudizio negativo su questa pratica, giudizio che fa trasparire preoccupazione. La pratica del cosplay viene etichettata negativamente e considerata da una parte della società come una passione ossessiva, infantile, squilibrata e praticata da soggetti ai margini della società. Giudicata come attività improduttiva da molte persone nella società, la pratica del cosplay viene svalutata e di conseguenza viene sminuita la fondamentale componente creativa insita nell’atto stesso della creazione del personaggio.
Piuttosto che essere considerata nella sua componente negativa e stigmatizzante, l’attività del cosplay dovrebbe essere vista attraverso molteplici punti di vista. Dai colloqui di psicoterapia con lo psicologo infantile a Torino con adolescenti cosplayer emergono anche lati positivi di questo fenomeno, molti ragazzi riconoscono attraverso questa pratica la possibilità di costruirsi un vero e proprio spazio di espressione dell’identità in costruzione. Attraverso l’impegno creativo e pratico che i cosplayer sperimentano quando si applicano a costruire il personaggio da interpretare, avviene non solo la temporanea fuga dai problemi della vita quotidiana ma anche una elaborazione e una regolazione degli affetti che, come psicoterapeuti psicologi a Torino possiamo riconoscere.
Come succede nelle più comuni forme d’arte classiche, l’attività di cosplay assolve a quella sensazione di sollievo dalla fuga temporanea dalle frustrazioni della vita quotidiana e quel senso di benessere raggiungibile fortemente attraverso la realizzazione artistica.
Il personaggio prodotto attraverso minuzioso studio e attenta analisi del suo comportamento, sia fisico che a livello di movenze, di epressione caratteriale, rappresenterebbe per il soggetto quella protezione nei confronti del mondo che lo circonda, facendo cadere le barriere della timidezza e consentendogli, per quei pochi giorni all’anno durante i raduni, di stringere nuove amicizie e proseguire attività di gruppo con maggior facilità, come viene raccontato allo psicologo infantile. Queste sono le testimonianze riportate da diversi ragazzi in psicoterapia a Torino, capaci di leggere alcuni effetti psicologici di questa pratica su di loro. Viene da sé che uno degli stereotipi negativi di tale fenomeno, quello dell’isolamento, cade nettamente se si va a considerare la mole di amicizie e rapporti stretti dai soggetti nelle convention e nei comics di tutta Italia e come psicologi psicoterapeuti a Torino vediamo che l’aspetto relazionale è tra i più importanti nella crescita e maturazione personale. Alcuni di questi ragazzi hanno difficoltà relazionali nel quotidiano e non hanno un gruppo di pari come riferimento solido, ecco perchè l’occasione relazionale della pratica cosplay permette loro di sviluppare il senso di appartenenza ad un gruppo connotato dal medesimo interesse creativo e può essere uno spazio di definizione identitaria.
Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino riconosciamo nel senso di identificazione con il personaggio l’attuarsi di un meccanismo di “Identità proiettiva”, la quale consentirebbe l’assunzione da parte del soggetto di un’identità fittizia. Un ideale di espressione libera e positiva della propria identità attraverso i mezzi più fantasiosi e colorati.
Il senso identitario di appartenere al mondo del cosplay, unito alla sensazione di essere oggetto dei già citati preconcetti stigmatizzanti da parte della società, creerebbe un legame molto intenso tra i cosplayers, facendoli sentire uniti sotto uno stesso ideale.
I personaggi scelti da parte dei soggetti non risultano essere mai casuali, ma sempre inerenti a parti della propria identità che potrebbero in qualche modo essere voluti e desiderati, o nascosti e temuti e attraverso questa pratica è possibile “metterli in scena” e riappropriarsene. In questo senso nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la pratica cosplay può assolvere ad una funzione autoterapeutica un po’ come accade nel teatro o in altre attività dove il vestire i panni di un personaggio e assumerne il ruolo ha una ricaduta e un risvolto psicologico importante sulla personalità dell’attore. Non sarà difficile per i soggetti “giocare” attraverso l’identificazione con l’identità di più personaggi, sempre diversi da quelli precedenti, ognuno con tratti e caratteristiche che assolvono ad una certa funzione psicologica e di espressione di sé; nei percorsi di psicoterapia a Torino questa funzione è stata talvolta definita come catartica, proprio perché nella vita reale del soggetto è presente la percezione di non potersi mostrare in alcuni tratti del proprio carattere e caratteristiche della propria personalità. Il bisogno di identificazione che avviene nello scambio dei ruoli nasce nell’essere umano già nell’infanzia, infatti i bambini amano mettere in scena eventi di vita vissuta, proprio per elaborarli e fare propri attraverso l’introiezione aspetti psicologici dell’altro con cui si identificano. Non è raro, spiega lo psicologo infantile a Torino vedere un bambino che gioca a fare la maestra con i suoi allievi, la mamma con i figli, il gioco della famiglia, ecc.
Uno dei fenomeni maggiormente considerati per la pratica risulta essere quello del “Crossplay”, inerente all’utilizzo e alla costruzione di un personaggio di sesso opposto al proprio. Seppur nel pensiero comune tradizionale tale pratica sembra sfidare la concezione di genere e identità sessuale, non risulta esserci una diretta correlazione tra l’imitazione fisica di un personaggio di fantasia e l’espressione dell’identità di genere dell’individuo. Si tratta del bisogno dell’essere umano quello di utilizzare il meccanismo dell’identificazione che ha esordio fin dall’infanzia, spiega lo psicologo infantile a Torino, infatti i bambini, al di là del proprio sesso biologico, nel normale sviluppo psicologico trovano piacere a fare il gioco del “travestirsi da”, che permette loro attraverso la fantasia di far finta di essere la mamma, il papà, un supereroe, un personaggio immaginario…
Questo assunto ovviamente non può essere preso in considerazione per la totalità dei casi, infatti potrebbe accadere che il pretesto del crossplay venga preso in considerazione dal soggetto come palcoscenico per la realizzazione di un desiderio di prova del genere opposto. Nei colloqui di counseling psicologico a Torino con genitori di adolescenti che praticano crossplay emerge diffidenza e timore, proprio per paura che il figlio/a venga in qualche modo plagiato e indotto a mettere in discussione la propria identità sessuale. In realtà nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino non è la pratica a creare confusione bensì il contrario e cioè alcuni giovani, che si sentono confusi in adolescenza rispetto alla propria identità sessuale, sentono il bisogno di sperimentare l’identità opposta al proprio genere attraverso la finzione del crossplay per capire cosa provano e chi sono davvero.
Mentre, emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, che in molte situazioni la pratica del crossplay è un modo di riappropriarsi di caratteristiche appartenenti al sesso opposto al proprio, ma senza che di fondo ci sia un dubbio sulla propria identità di genere. Ogni essere umano porta dentro di sé caratteristiche maschili e femminili, il benessere psicologico nasce proprio dall’integrazione di questi aspetti, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino. Ma in alcune famiglie lo stereotipo sociale del “maschile” e del “femminile” è molto sentito nell’educazione dei figli e un adolescente può avere la sensazione di non poter far trasparire alcuni lati del proprio carattere ritenuti inopportuni e incoerenti rispetto al proprio genere, spiega lo psicologo infantile a Torino. Ecco come la pratica del crossplay può diventare un momento di espressione di quelle parti di sé che non avrebbero modo di emergere nella vita di tutti i giorni ma che il ragazzo/a sente presenti nel proprio essere anche se vengono censurate. Per fare un esempio un ragazzo che sentisse che l’unico modo per essere un maschio adeguato è quello di mostrarsi come un “maschio alfa”, sempre forte, con caratteristiche da “macho”, potrebbe vergognarsi molto se nella relazione con amici e familiari trasparisse il suo lato più femminile, la sua sensibilità, mentre la finzione consente di vivere come come tollerabile la manifestazione di questi aspetti attraverso la costruzione e rappresentazione di un personaggio femminile. Naturalmente si può portare anche un esempio al femminile, tratto dalla pratica in psicologia clinica a Torino, riguardante ragazze che hanno sentito che nella propria educazione il femminile per essere adeguato deve essere conforme a certe caratteristiche estetiche e comportamentali, mentre altri atteggiamenti e modi di agire sono appropriati solo per il genere maschile. In adolescenza, spiega lo psicologo infantile, una ragazza che abbia interiorizzato tale modello educativo potrebbe ricercare attraverso la pratica del crossplay una strada per poter essere più conforme alla propria interiorità piuttosto che ai dettami sociali e il vestire panni maschili può rappresentare un modo per opporsi all’educazione ricevuta, una ribellione al “dover essere” in virtù “dell’essere”.
Presso il Centro psicologia Torino riteniamo che non siano tanto le pratiche del cosplay e del crossplay da demonizzare, quanto sia importante capire le ragioni per le quali un giovane sente il bisogno di cimentarsi in tali pratiche, ragioni che possono essere positive e legate all’espressione della propria creatività o motivi legati ad un disagio psicologico che può trovare l’espressione attraverso tale mezzo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la scelta del personaggio utilizzato e imitato potrebbe, in alcuni casi, possedere aspetti non integrati del proprio sé adulto e quindi diventare terreno fertile per la loro espressione. In questo caso sarà fondamentale approfondire il contenuto non integrato nella personalità e, se risulta emergere malessere per il soggetto, è consigliata una psicoterapia. Ci è infatti capitato di trattare situazioni in cui il giovane, dopo aver partecipato a incontri di cosplayer ha mostrato disagio e spaesamento, come se l’esperienza fosse stata destabilizzante per lui. In giovani con struttura di personalità molto fragile può essere difficile distinguere tra fantasia e realtà e in adolescenza è possibile assistere a crisi di identità. Tali disturbi possono sfociare in una sintomatologia che investe anche altri mezzi utilizzati oggi dai giovani, come i videogame, che possono diventare un mondo in cui rifugiarsi che prende il sopravvento sul mondo reale, oppure attraverso i social, in cui è possibile costruire personalità differenti dalla propria e arrivare a fingere di essere qualcuno che non si è, in casi gravi perdendo il confine tra finzione e realtà. Presso il Centro psicologia Torino ci è capitato di trattare casi con caratteristiche di questo tipo e riteniamo che in situazioni così preoccupanti anche la pratica del cosplay possa diventare terreno fertile di espressione di un disturbo di identità in persone che avrebbero bisogno di un inervento di supporto da parte di psicologi psicoterapeuti a Torino.
Come in altre pratiche che hanno come target principale quello di adolescenti e giovani adulti, si assiste anche nel mondo cosplay ad una particolare caratteristica peculiare di quest’età, quella dell’iperinvestimento del corpo. Il corpo risulta essere teatro e strumento principale per la trasmissione di cultura, conoscenza e contatto tra i soggetti. Ma nella nostra esperienza di psicologi a Torino corpo è anche focus principale di molti disturbi che esordiscono in adolescenza che, seppur vedano la loro espressione nell’estetico e nel fisico, nutrono la loro esistenza a parte dal mentale del soggetto. Al Centro di psicoterapia a Torino ci prefiggiamo di tenere conto sia il somatico che il mentale, presupponendo una visione complessa e bi-composta dei fenomeni psichici. Nel caso un genitore dovesse accorgersi che il proprio figlio tratta la costruzione del personaggio cosplayer in modo ossessivo, con una ricerca maniacale della cura estetica del corpo, può chiedere una consultazione (counseling psicologico) per capire insieme ad un professionista psicologo a Torino se tale comportamento nasconda un disagio psicologico del minore.
Questo articolo desiderava mettere in luce come nella maggior parte dei fenomeni moderni, non vi è mai un punto di vista univoco bensì la complessità fa da padrone alle variegate spiegazioni.
Il cosplay è sicuramente una sottocultura in enorme crescita in tutto il mondo, andando a stabilire un’enorme fetta di utenza e di introiti attraverso la cultura di massa e l’enorme mole di shop dedicati, questo ci fa capire come sia una pratica sempre più amata dai giovani di oggi, come ha modo di constatare lo psicologo infantile a Torino che si occupa di adolescenza.
Risulta riduttivo e stigmatizzante vedere tale fenomeno soltanto come negativo, ma dovrebbe essere considerato come una possibilità espressiva e una nuova apertura da parte dei soggetti, soprattutto dei ragazzi, nella creazione di un modo nuovo di interagire e giocare. Il mondo cosplayer è anche arte e passione verso un mondo comune che si incontra in spazi dedicati e adattati alle personalità dei ragazzi, aperti a nuove interazioni e a nuove amicizie con uno sfondo comune di temi variegati.
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