Sofferenza psicologica nell’aborto ricorrente
L’aborto spontaneo è una complicanza ostetrica che si verifica frequentemente; infatti, ne vanno incontro circa il 15 % delle gravidanze. Le cause dell’aborto possono essere legate ad un problema di natura genetica, infettivologica, endocrinologica o immunologica e purtroppo in molti casi non è possibile trovare l’eziologia specifica, anche quando la situazione si ripete attraverso aborti ricorrenti ed è fonte di grossa sofferenza psicologica per la donna che la subisce. Proprio la difficoltà di trovare una causa che possa spiegare la sindrome da aborto abituale può generare conseguenze psicologiche nella donna che, non riuscendo a spiegarsi le ragioni del suo problema, vive un grosso senso di impotenza. Come osserviamo nelle pazienti che si rivolgono al Centro di psicoterapia a Torino, l’aborto si prefigura come una grave perdita quando la gravidanza è desiderata. L’esperienza di perdita in qualunque campo della nostra vita fa vivere tristezza ma nei casi di aborto ricorrente il lutto può essere paragonato al dolore che si prova per la morte di una persona cara. Non dimentichiamo che la gravidanza è un’esperienza che investe il corpo della donna e ogni perdita produce delle modificazioni a livello psicosomatico che si esprimono con sintomi psichici e conseguenze biologiche. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il lutto per l’interruzione di gravidanza è un fattore di rischio nell’insorgenza di disturbi psicologici e somatici. L’aborto causa uno stress che provoca reazione a livello neuroendocrino e neurochimico e le conseguenze depressive di tale evento possono comportare addirittura un immunodeficit organico così come capita anche in altre situazioni traumatiche.
Il lutto a seguito di un aborto è sempre presente quando la donna desidera diventare madre ma può esprimersi in modi differenti a seconda della soggettività della persona, di quanto abbia desiderato la gravidanza, di quanto la perdita sia stata inaspettata e in quale forma sia avvenuto l’aborto, e se sia stato più o meno traumatico. Alcune donne attraversano un periodo relativamente breve di disagio psicologico a seguito di un aborto, in cui sentono di non avere più interesse verso le attività quotidiane, perdono il desiderio di fare le cose che prima davano loro piacere e sentono un senso di inibizione che può causare chiusura verso l’esterno. Si tratta di un momento di sofferenza fisiologico causato dal lutto e richiede un po’ di tempo per la sua elaborazione. Naturalmente la donna si sente triste e sa collegare i suoi sentimenti alla perdita subita, ma riesce con facilità a tornare ad investire sui suoi progetti. Desta maggiore preoccupazione quando la sofferenza psicologica per l’aborto viene negata perché in questi casi il dolore potrebbe trasformarsi ed esprimersi attraverso altri canali (causare ad esempio agiti autodistruttivi o problemi relazionali) oppure il dolore represso rischia di scoppiare in un secondo momento attraverso un disturbo psicologico più rilevante.
Come vediamo presso il Centro di psicoterapia a Torino le pazienti che subiscono un aborto spontaneo attraversano tre momenti di variabile durata nel percorso di elaborazione della perdita. All’inizio è presente shock in alcune donne uno stato di confusione e angoscia profonda, in seguito può esserci rabbia, incredulità e sentimenti di tristezza che si accompagnano nella mancanza di volontà nell’affrontare le normale occupazioni. In una terza fase la donna tende a riorganizzarsi e a ricercare una nuova gravidanza quando abbia ancora la speranza di realizzare la maternità, diversamente inizia ad investire su nuovi progetti che possano permetterle di esprimere la propria creatività. Naturalmente ognuno di questi passaggi è diverso in ogni donna e dipende anche dalla relazione di coppia; infatti, il processo di elaborazione del lutto può essere ostacolato o favorito dalle relazioni affettive e dalla rete relazionale in cui è inserita la donna. La reazione ad un aborto è suscettibile a diverse variabili quali la personalità della donna, le esperienze di vita della persona, l’attuale situazione e la cultura di appartenenza.
Nella nostra esperienza di psicologi a Torino quando l’aborto si ripete più volte nel tempo e non è possibile trovare una causa specifica diventa più complicato da parte della paziente accettare la situazione che può essere vissuta in modo irrazionale come un accanimento della vita nei propri confronti. In questi casi la reazione dei familiari è molto importante perché possono dare supporto e aiutare la donna ad accettare il senso di ingiustizia e l’impotenza della situazione in altri casi la mancanza di comprensione delle persone che circondano la paziente può rendere più complicata una ripresa. Talvolta anche involontariamente le persone più vicine alla donna possono amplificare il suo senso di colpa irrazionale. La donna può pensare infatti che gli aborti dipendano da lei perché è difficile accettare che non ci sia una motivazione plausibile, può sentirsi sbagliata, inadeguata. Spesso durante i percorsi di psicoterapia a Torino emerge come le donne che soffrono della sindrome da aborto abituale possono pensare che i ripetuti insuccessi siano legati al troppo lavoro, alla tensione psicologica, all’alimentazione alimentazione sbagliata, a difficoltà relazionali con il partner, o a problemi psicologici personali. Al di là che qualcuno di questi aspetti possa o meno concorrere al disturbo, risulta evidente un’affannosa ricerca di causa e profondi sensi di colpa personali. L’aiuto psicologico in questi casi è importante per aiutare la donna a sgravarsi da ulteriore sofferenza dovuta a tendenze autoaccusatorie.
Come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino ci sono donne che non riescono a superare in breve tempo i sentimenti negativi causati dall’aborto e iniziano a presentare vissuti di scarsa stima di sé rischiando di cadere in uno stato depressivo più grave dove a causa del lutto lo sguardo verso il mondo diventa vuoto e il proprio quotidiano viene privato di stimoli vitali. Attraverso la perdita della gravidanza la donna sente in questi casi di perdere una parte importante di sé, non si tratta infatti solo di un evento fisiologico, con l’aborto la persona vede spegnersi anche tutti i sentimenti che aveva investito nella prospettiva di avere un figlio. La donna può sperimentare un senso di vuoto e nei casi in cui l’aborto sia ricorrente può perdere la speranza di riuscire a realizzare il proprio desiderio di maternità, con gravi ripercussioni a livello di identità. Vediamo presso il Centro di psicologia a Torino come per molte donne riuscire a diventare madre è un aspetto fondamentale dell’identità femminile, la perdita causa una grave ferita narcisistica che compromette la propria autostima e il valore di sé come donna. Nella nostra società, anche se meno che nel passato, riuscire a costruirsi una famiglia con uno o più figli, resta ancora uno dei valori che riceve culturalmente maggiore riconoscimento. L’idea di diventare un giorno genitore nasce nell’infanzia di un bambino attraverso l’identificazione con i propri genitori, l’educazione ricevuta, i valori sociali di appartenenza. La fecondità data per scontata quando viene messa in discussione crea un senso di incredulità nella persona. Anche se la possibilità di realizzare il proprio potenziale creativo attraverso prospettive diverse dalla procreazione è oggi una strada sempre maggiormente scelta da molte donne (carriera, investimento sulla coppia, altri progetti di realizzazione personale e di investimento su di sè, ecc) il desiderio di maternità resta tra i più radicati nella prospettiva di un’autorealizzazione nella vita. Questo fa capire come il fantasma dell’infertilità persistente, attivato a seguito di aborti ricorrenti, possa generare un senso di angoscia profonda e sia difficile per la donna vedere altre possibili prospettive di realizzazione del proprio progetto di maternità (adozione, procreazione medicalmente assistita, ecc) o più in generale di espressione di sé nella vita. La donna si vive come un essere incompleto e imperfetto, si sente ferita ferita nella propria identità sessuale.
Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcune donne vivono l’aborto come la rottura di un legame affettivo importantissimo che si era instaurato con il feto, con la conseguenza del sentirsi molto angosciate proprio come quando accade di doversi separare definitivamente da una persona amata. Il legame tra feto e corpo materno è per molte donne strettissimo e suscita un profondo senso di protezione, la rottura di questo attaccamento è vissuta come una violazione di sé. La risposta allo spezzarsi di questa relazione può essere l’ansia da separazione che non raramente causa attacchi di panico e insicurezza profonda. Nel tentativo di ricomporre il legame e riparare alla perdita la donna può sentire di dover immediatamente fare qualche cosa per ritrovare la situazione perduta, deve riuscire immediatamente a rimanere incinta. Cercare subito di poter avere un altro figlio è un comportamento normale ma quando l’impatto psicologico dell’aborto è particolarmente scioccante può essere importante prendersi un po’ di tempo per la cura di sé, in modo da poter affrontare una nuova gravidanza con sufficiente serenità, senza trascinarsi vissuti angosciosi che possono compromettere lo stato di benessere.
Di fronte alla sindrome da aborto ricorrente oltre al disagio personale della donna c’è da considerare la sofferenza del partner, molte volte la coppia va in crisi. Quando prevale la rabbia possono esserci recriminazioni reciproche oppure allontanamento emotivo o difficoltà ad affrontare insieme il dolore attraverso un sano confronto e un senso di comunione dell’esperienza. Spesso emergono disfunzioni sessuali, l’intimità perde di piacere, la donna può andare incontro ad anorgasmia e dalle difficoltà relazionali possono generarsi disturbi nella sfera sessuale anche nel partner.
Presso il Centro di Psicoterapia a Torino è possibile chiedere supporto psicologico nei casi di aborto abituale sia attraverso un percorso individuale che una terapia di coppia, nelle situazioni in cui il malessere sia difficile da elaborare sia a livello personale che nella relazione col partner.
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