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La psicoterapia online

La psicoterapia online

Negli ultimi anni, la terapia online si è consolidata come una modalità terapeutica efficace e sempre più richiesta, rispondendo alle esigenze di una società in continuo movimento.
Grazie alle tecnologie digitali, è oggi possibile intraprendere percorsi di supporto psicologico online o psicoterapia da casa con uno psicologo a distanza o psicoterapeuta qualificato, mantenendo la stessa professionalità, profondità e rigore etico della terapia in presenza.
Molti pazienti cercano un colloquio psicologico online o un percorso di psicoterapia psicodinamica online, attratti dalla possibilità di ricevere sostegno in modo flessibile, riservato e sicuro.
Che si tratti di psicoterapia individuale, consulenza psicologica o percorsi più strutturati, la psicoterapia via videochiamata — attraverso piattaforme come Zoom, Skype o Teams — rappresenta oggi una risorsa concreta, scientificamente validata e facilmente accessibile.
La possibilità di seguire una psicoterapia da casa o da qualsiasi luogo sicuro consente di conciliare le esigenze della vita quotidiana con il percorso terapeutico, senza compromettere la qualità dell’incontro clinico.
Per chi risiede in Piemonte ad esempio e cerca psicologi Torino o psicoterapeuti Torino, molte strutture offrono percorsi sia in presenza sia online, permettendo di scegliere la modalità più adatta alle proprie necessità e circostanze personali.
La continuità terapeutica è garantita anche in situazioni di viaggio, trasferimento o cambi di residenza, rendendo la terapia online uno strumento estremamente pratico senza perdere profondità psicologica.
Il setting terapeutico nella psicoterapia online rimane centrale come nella psicoterapia in presenza.
Nella prospettiva psicodinamica, il concetto di setting terapeutico è fondamentale. Come sottolinea Ferro, il setting è la cornice che rende “pensabile l’impensabile e dicibile l’indicibile” (Ferro, 2002). Nella psicoterapia via videochiamata, questo setting si trasforma: lo schermo e la piattaforma digitale diventano un nuovo contenitore simbolico della relazione analitica. Non si tratta di una semplice trasposizione tecnica, ma di uno spazio psichico condiviso, capace di accogliere emozioni, fantasie e processi inconsci.
La relazione analitica resta il cuore della terapia: transfert e controtransfert non vengono meno, ma si trasformano nel contesto digitale. Come osserva Gabbard, anche la comunicazione mediata da uno schermo può attivare dinamiche inconsce profonde, e persino micro-interruzioni della connessione, silenzi o posture diventano parte integrante del campo analitico (Gabbard, 2001). Seguendo la prospettiva di Winnicott, la terapia online può essere pensata come uno spazio transizionale, in cui interno ed esterno si incontrano: proprio come il gioco permette al bambino di sperimentare e dare senso al mondo, la psicoterapia da casa offre al paziente un terreno intermedio per elaborare esperienze emotive e sviluppare la continuità interna (Winnicott, 1971).
Come psicoterapeuti Torino abbiamo notato che la psicoterapia online viene utilizzata sempre di più anche da persone lontane dalla propria città.
Un fenomeno in crescita, infatti, riguarda gli italiani che vivono all’estero. Expatriati, studenti internazionali e lavoratori lontani dalla propria città spesso scelgono uno psicologo a distanza in lingua italiana, per sentirsi compresi nella propria lingua madre e nei propri riferimenti culturali.
La vita all’estero può generare sradicamento, difficoltà di adattamento, solitudine e conflitti identitari; la psicoterapia online per expatriati consente di mantenere un legame stabile con un terapeuta della propria cultura, creando uno spazio sicuro in cui elaborare vissuti di perdita e costruire nuove forme di identità.
Quali sono i vantaggi pratici della terapia online?
Oltre al valore simbolico e relazionale, la terapia online offre numerosi vantaggi pratici, prima di tutto la flessibilità di orari e luoghi, utile per chi ha impegni lavorativi o familiari. L’accessibilità della terapia online a persone con difficoltà motorie o che non riescono a uscire dalla propria casa oppure che vivono lontano dai centri urbani. La continuità terapeutica durante viaggi, trasferte o cambi di residenza. Il comfort e la privacy che permette al paziente di sentirsi più a proprio agio nel proprio spazio domestico. La riduzione delle barriere emotive, come l’ansia sociale o la vergogna, che a volte impediscono di effettuare una terapia in presenza.
Quali sono invece le sfide e limiti della psicoterapia online?
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, le interruzioni di connessione possono assumere un significato emotivo rilevante nel processo analitico, potrebbe ad esempio generare nel paziente vissuti abbandonici che meritano di essere elaborati nello spazio terapeutico. La riduzione della comunicazione non verbale richiede al terapeuta maggiore attenzione e sensibilità durante le sedute.
Nei casi di psicopatologia grave o emergenze, la psicoterapia via videochiamata potrebbe non essere sufficiente da sola.
La tutela della privacy e la sicurezza dei dati personali, secondo le normative vigenti come il GDPR, assume grande rilevanza.
In conclusione la terapia online non è una “terapia di serie B”, ma un setting alternativo che preserva la profondità della relazione analitica.
Che si tratti di colloqui psicologici online o di incontri in presenza, ciò che conta è la qualità della relazione terapeuta/paziente, la professionalità dello specialista e la coerenza con le esigenze del paziente.
La tecnologia non sostituisce l’incontro umano, ma lo rende accessibile in modi nuovi e significativi, promuovendo crescita, consapevolezza e trasformazione personale.

Quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta

Quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta

Chiedersi quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta è un interrogativo che prima o poi attraversa la vita di molte persone; spesso rimane nascosto tra i pensieri più riservati, perché parlare di disagio emotivo può generare paura, vergogna o senso di inadeguatezza. In Italia, nonostante i grandi passi avanti degli ultimi anni, la psicoterapia è ancora accompagnata da pregiudizi: c’è chi teme di essere giudicato “debole”, chi pensa che basti la forza di volontà per superare le difficoltà e chi semplicemente non conosce bene cosa accade durante un percorso terapeutico. In realtà, rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta non è un segno di fragilità, ma un gesto di coraggio e di responsabilità verso sé stessi. Donald Winnicott, psicoanalista britannico, ricordava che “la capacità di chiedere aiuto è una delle funzioni più sane dell’essere umano.” (The Capacity to Be Alone, 1958, in The Maturational Processes and the Facilitating Environment, p. 30). Riconoscere i propri limiti non significa soccombere alle difficoltà: significa avere la forza di voler cambiare e migliorare.
Molti esitano perché non sanno come capire se hanno bisogno di uno psicologo o di uno psicoterapeuta. Altri rimandano perché temono lo stigma sociale o non vogliono sentirsi “sbagliati” o “fragili”. Tuttavia, così come ci si rivolge a un medico per un dolore fisico persistente, è naturale rivolgersi a un professionista della salute mentale quando il malessere emotivo diventa difficile da gestire. L’ansia costante, gli attacchi di panico, la tristezza persistente, la perdita di interesse per attività quotidiane prima piacevoli, i conflitti ricorrenti nelle relazioni, lo stress cronico legato al lavoro o allo studio, i cali di autostima e il senso di inadeguatezza sono segnali che meritano attenzione. Ignorarli non significa essere forti: spesso il disagio si cronicizza e inizia a condizionare profondamente la vita quotidiana.
La psicoterapia è uno spazio in cui imparare a riconoscere e ascoltare questi segnali. Permette di comprendere i meccanismi che alimentano il malessere e aiuta a sviluppare gli strumenti e le risorse interiori per affrontarlo. Molti pazienti raccontano che, prima di iniziare un percorso, sentivano un senso di confusione o di stanchezza emotiva costante, come se le difficoltà si accumulassero senza soluzione. Dopo
un primo periodo di terapia, iniziano a percepire un maggiore controllo sulle emozioni, a sviluppare la capacità di comprendere i propri schemi comportamentali e diventa possibile affrontare la vita con più consapevolezza.
Spesso le persone si chiedono quale sia la differenza tra psicologo e psicoterapeuta. Lo psicologo si occupa di sostegno, prevenzione e valutazione psicologica: offre strumenti per comprendere meglio il proprio stato emotivo, per affrontare momenti di stress e aiuta a sviluppare strategie di coping. Lo psicoterapeuta, invece, ha completato una formazione specialistica che gli permette di guidare un percorso terapeutico strutturato, affrontando disturbi più complessi, traumi, disturbi d’ansia, disturbi psicosomatici, difficoltà relazionali etc. Comprendere questa differenza è fondamentale per scegliere il professionista più adatto alle proprie esigenze. A Torino, numerosi psicologi Torino e psicoterapeuti Torino offrono percorsi teraputici volti ad affrontare diverse problematiche.
La psicoterapia non si limita a ridurre i sintomi dell’ansia e della depressione: è uno strumento che permette di migliorare la qualità della vita in senso ampio. Aiuta a rafforzare l’autostima, a migliorare le relazioni, a gestire i conflitti e ad affrontare cambiamenti significativi della vita con maggiore equilibrio. Attraverso un percorso terapeutico, è possibile dare voce alle emozioni, comprendere i meccanismi che alimentano il malessere e costruire strategie efficaci per affrontare la quotidianità. Melanie Klein osservava che “i sintomi sono messaggi che indicano bisogni emotivi non soddisfatti e i conflitti interiori non risolti”, (The Psycho-Analysis of Children,1932 pg. 51). Wilfred Bion sottolineava come il lavoro terapeutico aiuti a dare significato ai vissuti emotivi, trasformando le esperienze dolorose in crescita personale.
Molti temono di iniziare la psicoterapia perché non sanno da dove partire o perché si chiedono se “funzionerà davvero”. In realtà, ogni percorso è unico e personalizzato: i primi colloqui servono a instaurare un rapporto di fiducia tra paziente e terapeuta, a chiarire le aspettative e a definire obiettivi concreti. A Torino, così come in molte altre città, è possibile trovare psicologi Torino e psicoterapeuti Torino disponibili per comprendere meglio il bisogno della persona e per decidere insieme il percorso più adatto.
La psicoterapia aiuta anche ad affrontare situazioni comuni, ma difficili da gestire da soli. Chi vive una situazione lavorativa molto stressante può imparare a stabilire confini chiari, gestire la pressione senza sentirsi sopraffatto e affrontare le sfide quotidiane con maggiore lucidità. Chi ha difficoltà nelle relazioni familiari o di coppia può scoprire nuovi modi di comunicare e risolvere conflitti senza ricadere in schemi ripetitivi. Chi affronta un lutto, una separazione o un cambiamento importante nella vita trova nella psicoterapia un sostegno per elaborare il dolore, ricostruire un senso di sicurezza emotiva e ritrovare la propria stabilità.
Negli ultimi anni, parlare di salute mentale è diventato sempre più normale. Molti personaggi pubblici condividono apertamente la loro esperienza terapeutica, contribuendo a ridurre lo stigma e dimostrando che prendersi cura della mente è un diritto e non un lusso. Freud ricordava: “Dove c’era l’Es, deve subentrare l’Io.” (L’Io e l’Es, 1923). Affrontare le difficoltà significa dare ordine e senso a ciò che appare caotico o doloroso, trasformando la sofferenza in occasione di crescita. Anche Donald Winnicott e altri analisti psicodinamici sottolineano che il percorso terapeutico è uno spazio in cui sperimentare e comprendere se stessi senza giudizio, permettendo alla persona di sviluppare autonomia emotiva e resilienza.
Spesso chi inizia una psicoterapia teme di non sapere da dove partire. A Torino, molti psicologi Torino e psicoterapeuti Torino offrono percorsi iniziali pensati per facilitare l’accesso alla terapia, rendendo più semplice superare la barriera dell’incertezza o del timore.
La psicoterapia è un investimento sul proprio benessere e sulla qualità della vita. Non serve aspettare di “toccare il fondo”: ogni momento in cui si percepisce il bisogno di sostegno, di maggiore equilibrio o di strumenti per affrontare la vita è quello giusto per iniziare. Cercare aiuto è un gesto di responsabilità e cura verso sé stessi, un gesto di coraggio che permette di guardarsi dentro, comprendere le proprie difficoltà e costruire nuove strategie per vivere meglio. Iniziare oggi significa aprirsi al cambiamento, alla crescita personale e alla possibilità di vivere con maggiore serenità, consapevolezza e resilienza

Essere depresso come uomo

Quali sono i pilastri dell’identità maschile? Quali sono gli aspetti della vita che fanno sentire un uomo virile?

Presso il Centro di psicoterapia a Torino vediamo alcuni pazienti uomini entrare in forte crisi rispetto al loro valore di uomo quando i cambiamenti della vita portano a perdere quegli elementi fondanti dell’identità maschile. Dietro a molte forme di depressione maschile, che trattiamo come psicoterapeuti a Torino, è presente uno sgretolarsi del proprio senso del valore come uomo, che causa una ferita nella propria autostima maschile.

Vissuti depressivi in menopausa

La menopausa è una tappa fisiologica legata al progredire dell’età della donna, coinvolge interamente corpo e mente della persona. La menopausa è un passaggio critico dell’esistenza e come esso viene affrontato può condizionare gli anni avvenire. Come psicoterapeuti psicologi a Torino riteniamo che sia importante non sottovalutare i cambiamenti e le difficoltà a cui va incontro il corpo femminile durante il climaterio, senza però diventare vittime di un immaginario sociale sulla menopausa, legato a fattori culturali, che può far cadere la donna in uno stato depressivo, determinato non tanto dalle oscillazioni ormonali, quanto da un’immagine di sé deteriorata.

La menopausa in quanto fase di passaggio viene associata alle paure più arcaiche dell’essere umano: la vecchiaia, la malattia e la morte. Se lo stereotipo del valore femminile è legato alla giovinezza, alla seduttività di un corpo fertile, il cambiamento legato alla scomparsa del mestruo, che certifica il tempo che passa, può essere vissuto dalla donna come una perdita inaccettabile, che toglie valore personale. Come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino, nella donna è necessaria una riorganizzazione psichica interna per scongiurare il rischio di sentirsi svilita nella propria femminilità. Alcune pazienti, infatti, riportano di non riuscire a superare una ferita profonda, legata alla propria identità femminile, di donna non più giovane. Accettare il cambiamento e attraversare il lutto della perdita di alcuni aspetti di sé, può aprire alla rinascita del femminile, la donna allora può essere in grado di esprimere nuove parti della propria identità. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo che un lavoro psicologico può aiutare a riscoprirsi, dando voce ad aspetti diversi del proprio essere, magari fino allora trascurati. La donna non più giovane può aver maturato esperienza, cultura, sicurezza in sé stessa, qualità queste non sempre presenti in giovinezza, che possono renderla maggiormente assertiva e affascinante all’interno delle relazioni. Ma tali risorse rischiano di rimanere bloccate se la persona che entra in menopausa è depressa. Ormai libera dalle responsabilità impellenti della maternità, spesso (anche se non sempre) svincolata dal ruolo di figlia, la donna può sentirsi libera di diventare chi vuole davvero, senza imposizioni dettate dal ruolo sociale. Può aprirsi un tempo di vita creativo e florido di investimenti affettivi.

Purtroppo, alcuni slogan pubblicitari possono portare a pensare che entrare in menopausa significhi essere “meno donna” e che siano necessari interventi mirati a negare il cambiamento anziché accettarlo. Valorizzare il dialogo col corpo che muta le sue esigenze e accogliere le sfumature evolutive dell’età è un elemento presente nel percorso terapeutico della donna in menopausa che chiede un aiuto psicologico.

Come psicoterapeuti a Torino vediamo che molte donne che chiedono una consulenza per i vissuti depressivi legati alla menopausa cercano aiuto per superare la paura di invecchiare e quindi anche di crescere, hanno bisogno di poter includere i cambiamenti del proprio corpo in un più ampio percorso evolutivo. Alcune di loro, vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, vivono la menopausa come una malattia da cui non è più possibile uscire. La menopausa è sì caratterizzata da disagi, che possono essere più o meno fastidiosi a seconda della persona, ma si tratta di una fase da attraversare che non dura per sempre e apre ad una nuova età da inventare. Ci sono diverse fasi del climaterio, che seguono i cambiamenti ormonali e che investono corpo e mente della persona, influenzandone sia le reazioni fisiche che emotive, includendone gli aspetti socioculturali. Quella che segue, la così detta terza età, può diventare un periodo spento e triste oppure essere una fase ricca, come accade a molte donne che godono di buona salute e ancora tante energie da spendere. Alcune reazioni del corpo, per quanto fastidiose, possono essere accettate (le vampate di calore, la secchezza vaginale, ad esempio) e la donna può imparare a prendersene cura, oppure possono essere vissute come una dannazione di cui ci si sente vittime senza scampo. Nei casi di malessere emotivo più forte, vediamo come psicologi a Torino, che il rifiuto estremo di aspetti di sé può portare a sentirsi quasi perseguitate, con l’insorgenza di pensieri ossessivi, paure ipocondriache della morte e difficoltà di adattamento alla propria condizione.

Il climaterio inizia con un ciclo mestruale che talvolta salta, diviene meno regolare, a volte si anticipa, altre ritarda. Questo periodo si chiama premenopausa, può durare anche degli anni, finchè i tempi di assenza del ciclo si allungano fino a non tornare più. Alcune donne non sono pronte, pensano “non mi era mai capitato, che strano…”, altre immaginano di essere incinte, altre capiscono che è arrivata la menopausa. Quali che siano i pensieri, c’è sempre una reazione emotiva nella donna perché si tratta di un passaggio non indifferente. Alcune persone lo prendono bene e si sentono addirittura liberate dalle mestruazioni, altre invece si intristiscono, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Nella maggior parte dei casi si tratta di una tristezza fisiologica, che riporta a pensare ai cicli di vita della propria esistenza, prima di lasciarli andare, sguardi nostalgici indietro. In questi casi la condivisione emotiva con altre donne amiche può aiutare, nel confronto sulla propria femminilità in trasformazione.

Come vediamo presso il Centro di psicologia a Torino, per alcune donne la menopausa rappresenta un momento di lutto più difficile da superare. Bisogna gestire le emozioni legate alla perdita del proprio potere procreativo, che può aver portato alla nascita di figli per alcune donne, ma altre devono rinunciare alla possibilità di una maternità naturale. Anche se oggigiorno con le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono sempre di più le donne che conservano i propri ovuli o che decidono di ricorrere alla fecondazione eterologa, il vissuto di perdita della fecondità biologica genera un impatto emotivo forte nella donna.

Alcune donne entrano in menopausa prematuramente, si tratta della menopausa anticipata che può cogliere la persona del tutto impreparata, a meno che nella propria storia abbia visto la stessa cosa accadere alla propria madre e in qualche modo la donna se lo aspettasse. Un evento così delicato, se coglie la persona impreparata, può essere sconvolgente perché si crea una frattura tra l’immagine di sé di donna ancora giovane e un evento biologico che viene associato al passaggio verso la terza età. La menopausa, in questi casi, può generare un grande turbamento che a volte si declina in vergogna a causa di una ferita narcisistica all’immagine di sé, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. La donna che sente vacillare la propria autostima cerca di nascondere all’esterno la propria condizione, come se fosse una perdita di valore personale.  Se si sente mortificata nella propria femminilità la donna colta da menopausa anticipata può entrare in una condizione di insicurezza, data dal senso di inadeguatezza rispetto alle proprie coetanee. Se la donna ha un carattere più competitivo, può sentirsi invidiosa nei confronti delle altre donne di pari età, più insicura e gelosa nella relazione di coppia e farsi investire dall’ansia di poter perdere il proprio oggetto d’amore, vivendosi meno degna e all’altezza della relazione.

Per alcune donne che chiedono una consultazione presso il Centro di psicoterapia a Torino il disagio psicologico dell’entrata in menopausa è più legato al tema della sessualità. I cambiamenti ormonali possono portare a calo del desiderio e quasi sempre a secchezza vaginale, che può essere un ostacolo ai rapporti sessuali e, nei casi in cui non vi sia una cura del sintomo, possono insorgere disfunzioni sessuali (vaginismo secondario alla dispareunia, problemi di eccitazione ed orgasmo), che talvolta si riverberano nella relazione di coppia. Alcune donne, infatti, preferiscono affrontare il problema all’interno di una terapia di coppia a Torino, altre invece lo vivono maggiormente come un problema individuale. Ma come psicoterapeuti sappiamo quanto il problema organico possa essere affrontato e superato, ma in molti casi il disagio è più legato ai significati attribuiti alla sessualità. Alcune donne celano dietro il problema della secchezza vaginale e del cambiamento ormonale, che le porta ad un ritiro dalla sessualità, un vissuto depressivo legato al non sentirsi più seducenti e sensuali nella propria femminilità perché sono entrate in menopausa. I segni dell’età possono far sentire la donna meno attraente, anche nei casi in cui non sia il proprio compagno a desiderarla di meno e non si tratti dunque di una perdita reale di fascino, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino.

C’è un altro elemento culturale presente, soprattutto in passato, che può peggiorare l’immagine della propria sensualità in una donna in menopausa; si tratta del tabù, difficile da superare, soprattutto in alcuni contesti rigidamente religiosi, che la donna non più fertile, abbia chiuso con la sessualità. Quasi come se fosse scandaloso per una donna desiderare il sesso solo per piacere, senza scopo riproduttivo. Nei percorsi di psicoterapia a Torino vediamo come alcune donne, non più giovani, provino vergogna rispetto ai loro desideri sessuali, quasi non si legittimassero più a poter vivere esperienze relazionali erotiche alla loro età. In questi casi doversi reprimere nei propri bisogni e desideri può causare vissuti depressivi. La sessualità è presente sia negli uomini che nelle donne dalla nascita alla morte, anche se va incontro a cambiamenti e trasformazioni con l’età. Naturalmente i sentimenti sono personali e ci sono anche donne che non vivono il calo del desiderio come una perdita, sono invece serene nel chiudere alla sfera erotica di sé, infatti tali impulsi possono essere sublimati e investiti in altri campi della propria vita.

Quale che sia il proprio sentire emotivo legato alla menopausa è possibile per le donne, che ne sentano la necessità, rivolgersi presso il Centro di psicologia a Torino, per richiedere una consulenza psicologica, legata alle trasformazioni del proprio corpo in evoluzione ed essere supportate ad elaborare le emozioni legate al cambiamento. Affrontare bene tale momento di passaggio aiuta ad apprestarsi agli anni avvenire sentendosi meno in ansia e demoralizzate, potendo investire sulle proprie risorse interne riscoperte. Può iniziare un periodo di vera rinascita, sempre che non insorgano pensieri depressivi, che solitamente hanno esordio con la menopausa, che la facciano sentire ormai priva di fascino, di risorse e di voglia di vivere, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino.

 

 

 

L’emozione del disgusto in adolescenza

Quante volte abbiamo sentito un adolescente dire che gli fa tutto schifo? Tali affermazioni possono esserci sembrate eccessive e fastidiose, un atteggiamento di supponenza da attribuire all’essere “troppo viziati”. Ma sappiamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che ci sono delle ragioni psicologiche profonde che possono portare alcune persone e in maggior misura la categoria degli adolescenti a esperire il sentimento del disgusto con una frequenza più elevata e cercheremo in questo articolo di spiegarle.

L’ emozione del disgusto, così come le altre emozioni di base dell’essere umano ricopre un valore evolutivo per la specie ed è utile per la sopravvivenza. Il disgusto ha la funzione di proteggerci dalla contaminazione e dalle eventuali malattie, permettendoci di riconoscere quando rifiutare di assumere una sostanza che può essere nociva, se viene mangiata. Come psicoterapeuti vediamo che l’estensione del disgusto orale ad altri sensi quali la vista e il tatto può suscitare reazioni legate all’area dell’igiene, legate alla morte (la nausea nel vedere un cadavere), o legate alla paura di danni corporei (tagli e sangue possono fare molto effetto). Attraverso il disgusto l’uomo primitivo possedeva una difesa orale, come oggi nell’evoluzione dell’individuo succede al bambino piccolo, da cibo, animali e prodotti corporei di rifiuto. L’etimologia della parola si riferisce al “cattivo gusto” definendo chiaramente la reazione emotiva di difesa che si prova nel disgusto.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino durante la crescita mentale dell’individuo e con lo sviluppo della capacità simbolica, il disgusto passa da una sensazione esclusivamente fisica, di istintiva difesa di rifiuto del cibo, ad un sentimento più complesso che la persona può vivere nei confronti di situazioni o di persone con le quali viene in contatto. Il disgusto può associarsi alla paura, ma non sempre. Il disgusto può estendersi al campo della morale sociale, può essere innescato da comportamenti che vengono giudicati disgustosi da un punto di vista etico, legati all’influenza della propria cultura d’appartenenza.  Può essere esteso all’area interpersonale dove il contatto fisico, ma talvolta anche quello indiretto, con persone sgradevoli può generare forti reazioni legate alla paura del contagio, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. La persona sensibile al disgusto cerca in questi casi di evitare la vista o l’uso di oggetti (cibo, abiti) che sono venuti in contatto con chi viene rifiutato; non di rado si rifiuta chi è malato, oppure “diverso” come nel caso di stranieri o di persone diversamente abili.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino il disgusto può essere legato anche alla vista o al contatto delle secrezioni corporee legate alla sessualità, creando disfunzioni sessuali in chi lo prova. Il disgusto sessuale può estendersi anche a comportamenti sessuali, vissuti come anormali o inappropriati, secondo la propria soggettiva visione, legata al proprio modello educativo, interiorizzato fin dall’infanzia.

In tutti questi casi il disgusto può essere un sentimento normale oppure trasformarsi, per intensità ed estensione nel tempo, in un segnale di malessere psicologico, come vediamo nei percorsi di psicoterapia Torino.

Il sentimento del disgusto è rintracciabile in diversi disturbi mentali quali ad esempio i disturbi alimentari, alcune fobie specifiche, il disturbo ossessivo – compulsivo, solo per citarne i principali. In queste situazioni patologiche la persona ha paura del contagio, come se si sentisse infettata dal contatto con una persona o un oggetto vissuto come impuro, sporco o dannoso.

Ma c’è un momento nella vita, l’adolescenza, in cui il sentimento del disgusto può amplificarsi molto, senza diventare necessariamente un sintomo patologico, come vediamo in alcuni ragazzi, che si rivolgono al Centro di psicoterapia a Torino per essere aiutati a gestire meglio le emozioni che vivono e da cui si sentono sopraffatti. Negli adolescenti l’emotività è amplificata, con sbalzi di umore, cambiamenti sia nell’intensità che nella connotazione emotiva, con momenti di confusione e paura di perdere il controllo. Le famiglie in questi casi possono rivolgersi al nostro Centro per essere aiutate nei rapporti all’interno del nucleo familiare o per supportare il momento di crescita e di grande cambiamento in atto.

In un’epoca delicata come la pubertà, dove il corpo cambia rapidamente, le ossessioni di contaminazione sono spesso riportate dagli adolescenti, spiega lo psicologo infantile a Torino. Il corpo dell’adolescente va incontro a menarca nella femmina, prime polluzioni nel maschio, in entrambi crescono il desiderio sessuale e la masturbazione accompagnati da fantasie legate al proprio immaginario erotico in formazione; il corpo dell’adolescente subisce uno sconvolgimento ormonale, le ghiandole secernono liquidi corporei come il sudore, in maggiore quantità, escono i brufoli sulla pelle. La paura della sporcizia o dei germi porta a provare disgusto e a lavarsi eccessivamente. Talvolta dietro a queste paure ci sono significati simbolici nell’inconscio dell’adolescente, che può vivere con fatica i cambiamenti del corpo e sentirsi in conflitto nell’accettare i desideri sessuali che inizia a provare. Il pensiero ossessivo di poter esser contaminato toccando alcuni oggetti personali o parti del corpo può causare rifiuto assoluto di entrare in contatto, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Si potrebbe quindi osservare il rifiuto di lavarsi, per paura di toccarsi i capelli o le parti del corpo ritenute impure, il rifiuto di utilizzare saponi o asciugamani che sono già stati toccati da altri. I genitori in questi casi non devono spaventarsi perché l’adolescenza è un periodo di eccessi e anche il vissuto del disgusto può apparire in molti casi eccessivo. Naturalmente non devono neanche sottovalutare situazioni che diventano estreme. Nel disturbo ossessivo compulsivo legato alla dimensione della pulizia l’emozione del disgusto è particolarmente evidente: per proteggersi la persona deve lavarsi continuamente, si sente ossessionata da pensieri intrusivi legati all’igiene, su un piano simbolico si sente “impura e sporca”, ha bisogno di tenere sotto controllo non solo se stessa ma tutto ciò che la circonda, nei casi estremi si sente perseguitata dai germi e cerca di evitare situazioni di contagio limitando enormemente la propria vita. In questi casi va sempre chiesta una consulenza psicologica, nei casi più gravi anche psichiatrica, ed è possibile rivolgersi al Centro di psicologia a Torino.

Il principale compito evolutivo in adolescenza, dal punto di vista psicologico è quello di riuscire a definire la propria individualità, per sentirsi riconosciuto come persona, spiega lo psicologo infantile a Torino. Per scoprire chi è, quali sono le sue attitudini, desideri, valori individuali, l’adolescente è alla ricerca di stimoli esterni alla famiglia, contenuti “nuovi” da mettere dentro di sé, ma è anche impegnato nel rifiutare ciò che non è in linea con il proprio sentire, impegnato nel riuscire a dire “No, questo non mi appartiene, non sono Io”. L’adolescente ha bisogno di differenziarsi dai genitori, di riconoscersi diverso da loro sia nel pensiero, che nel temperamento e negli interessi (anche se può riconoscersi simile a loro per alcune parti di sé). L’adolescente spesso si sente confuso e fatica a distinguere i propri sentimenti da quelli degli altri, fatica a dividere ciò che è interno alla sua identità, ancora in fragile costruzione e ciò che appartiene agli altri (familiari, amici, mondo esterno). Il sentimento del disgusto sembra ricoprire un ruolo importante nell’adolescente, secondo la nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, proprio per definire la propria personalità e riuscire a proteggersi da condizionamenti sociali e familiari. Attraverso il disgusto alcuni adolescenti riescono a rifiutare ciò che non vogliono che appartenga a sé; è un modo per difendersi da influenze esterne sentite pericolose, contaminanti, che possono ostacolare la costruzione di confini psicologici interni. Il disgusto è una emozione fortemente corporea, che protegge sé, la propria dignità, il senso di appartenenza al gruppo.

Gli adolescenti si stanno costruendo, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, devono riconoscere il loro modo di concepire il mondo, il disgusto va oltre la protezione dall’elemento tossico per la salute, assume valenze simboliche legate al significato. Il disgusto viene trasferito all’ambito ideologico, alla cultura, alla razza, alla religione. In adolescenza si costruiscono i propri valori, percepiti come assoluti, così il disgusto cresce verso chi la pensa in modo opposto al proprio o abbraccia credenze in conflitto con le proprie, come se fosse una persona indegna, che fa schifo.

L’adolescente potrebbe vivere come ripugnanti certe persone, i loro atteggiamenti (talvolta anche legati alle mode, che definiscono l’identità del ragazzo/a) e temere di essere contaminato, viverle come nocive per sé su un piano psicologico. L’adolescente sceglie il proprio ambiente di appartenenza, da cui si sente definito nella personalità e può rifiutare fino a provare nausea e schifo per ciò che è tanto diverso da sé. Il disgusto suscita il bisogno di allontanarsi per protezione da aspetti personologici, da atteggiamenti che vengono ritenuti riprovevoli. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la contaminazione ha spesso risvolti sociali e può essere rivolta anche verso sé stessi: l’adolescente può sentirsi rifiutato dagli altri, sentirsi disprezzato, essere oggetto di disgusto perché “marcio”, “inaccettabile”.

Concludendo riteniamo che il sentimento del disgusto sia spesso rintracciabile nel vissuto adolescenziale, ma quando l’intensità di tale sentimento interferisce con il benessere psicologico è possibile richiedere una consultazione presso il Centro di psicoterapia a Torino.

 

 

Trauma infantile e conseguenze sullo sviluppo neuronale

In questo articolo lo psicologo infantile a Torino spiega come Il trauma vissuto nella prima infanzia può essere causa di modificazioni delle strutture neuronali, in particolare di quelle aree del cervello deputate alla regolazione emotiva e responsabili delle funzioni cognitive superiori.

Presso il Centro di psicologia a Torino ci occupiamo da molti anni della psicoterapia familiare lavorando con i minori e con gli adulti di riferimento, attraverso il sostegno alla genitorialità e la psicoterapia infantile. Negli ultimi anni come psicoterapeuti ci siamo aggiornati sulle scoperte più recenti che riguardano l’influenza del trauma sui processi metacognitivi e sulla regolazione emotiva. Gli studi scientifici hanno dimostrato come i traumi psicologici nei primi anni di vita possono condizionare nel tempo la salute psichica e fisica del bambino e del giovane adulto. Il trauma ha effetti dannosi sullo sviluppo neuronale del cervello del bambino che è ancora in formazione, ne può alterare il funzionamento determinando conseguenze a livello di comportamento e di emozioni.

Lo psicologo infantile a Torino spiega come studi dell’ultima decina di anni (Teicher 2016) abbiano dimostrato che i bambini che sono stati esposti a trauma precoce hanno un ippocampo ridotto nelle dimensioni rispetto al volume riscontrato nella media dei coetanei. L’ippocampo, che si trova nella corteccia cerebrale, a livello della porzione mediale del lobo temporale, è una struttura cerebrale che contribuisce alla memoria a lungo e a breve termine, alla memoria spaziale e alla capacità di orientamento. Si tratta dunque di una struttura cerebrale molto importante per la funzione dell’apprendimento. Questi studi sono importanti per noi psicoterapeuti psicologi a Torino che lavoriamo con l’infanzia perché dimostrano come il trauma emotivo precoce possa condizionare la capacità di studiare del bambino e  spiegare le sue eventuali difficoltà scolastiche, che un tempo potevano essere imputate ad altre cause.

Il trauma psicologico nei primi anni di vita può avere un effetto determinante anche sull’amigdala, che è una struttura cerebrale che si occupa della regolazione dell’affettività. Sono infatti proprio la corteccia prefrontare e l’amigdala a regolare le emozioni e il comportamento umano: la corteccia prefrontale permette la presa di decisioni ed è implicata nella capacità di attenzione e pianificazione, l’amigdala permette l’elaborazione delle informazioni emotive come, ad esempio, la valutazione di una situazione di pericolo ed è implicata nella risposta all’ansia, regola l’affettività.  Lo psicologo infantile a Torino spiega come gli studi scientifici più moderni abbiano dimostrato come traumi psicologici in età precoce possano iperattivare l’amigdala, condizionando la regolazione delle emozioni. I bambini con traumi sembrano avere una ridotta connessione tra le aree prefrontali e le regioni limbiche, dunque un’alterata capacità di autoregolarsi (Kim 2017). Questo spiegherebbe ciò che nella clinica è evidente da molto tempo: i bambini che sono stati esposti a eventi di difficile elaborazione nei primi anni di vita evidenziano, nei percorsi di psicoterapia Torino, una difficoltà nella gestione delle emozioni e nella capacità di adattarsi agli stimoli frustranti. Questi minori fanno molta più fatica rispetto ai compagni coetanei a sopportare le situazioni di stress quotidiano, ecco perché possono evidenziare disturbi emotivi e comportamentali.

Lo psicologo infantile a Torino spiega come le funzioni metacognitive quali la capacità di monitoraggio di una situazione, la capacità di valutare e controllare la propria affettività sono abilità fondamentali per gestire gli stress che possono presentarsi nella vita quotidiana. I bambini che hanno avuto un’infanzia serena dispongono di una migliore regolazione dell’affettività e riescono a superare meglio le delusioni che vivono in relazione agli altri, dispongono cioè di una maggiore resilienza e adattabilità al contesto sociale. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come la capacità di autoregolazione sia una competenza psicologica importante anche nella vita adulta, perché permette di avere maggiore successo non solo nel campo professionale, ma spesso anche in quello affettivo privato. Mentre gli adulti che sono stati bambini traumatizzati possono avere difficoltà nella gestione delle emozioni: non riescono ad adattarsi facilmente ai cambiamenti e spesso interagiscono con gli altri in modo poco appropriato, come ci viene riportato nei percorsi di psicoterapia a Torino.

Un’altra struttura celebrare in grado di regolare emotivamente la risposta alla sofferenza psicologica e fisica è la corteccia cingolata. Questa regione cerebrale, spiega lo psicologo infantile a Torino, può integrare le informazioni emotive e sensoriali che arrivano da differenti zone del cervello, ed è anche in grado di modulare l’attività di molte aree neuronali, attraverso il collegamento con il sistema neuroendocrino e il sistema nervoso autonomo. Come psicologi psicoterapeuti a Torino sappiamo come alcuni disturbi psichici come l’ansia e la depressione, ma anche il disturbo post – traumatico da stress, siano collegati ad una disfunzione della corteccia cingolata anteriore. Anche in questo caso gli studi scientifici vedono un collegamento tra la ridotta attività della corteccia cingolata anteriore e la tendenza all’impulsività di molti bambini che hanno subito traumi psicologici in età precoce. Gli agiti impulsivi nella prima infanzia possono essere normali data l’incapacità fisiologica di controllarsi del bambino e solo con la crescita e la maturazione il minore impara a contenersi e a non “esplodere” attraverso comportamenti disfunzionali. Ma sembra che tali comportamenti siano presenti a lungo nel tempo nei bambini che hanno subito traumi precoci e talvolta possiamo ritrovarli in adolescenti e adulti che agiscono comportamenti a rischio mettendosi in pericolo. Un altro comportamento che può conseguire dall’incapacità di controllare la propria impulsività in età adulta è l’abuso di sostanze stupefacenti. La dipendenza da sostanze, infatti, a volte trova la sua insorgenza proprio in un tentativo auto terapeutico di gestione dell’affettività.

Ma cosa si intende per trauma precoce? Come psicoterapeuti psicologi a Torino Sappiamo che una crescita sana è determinata dal clima relazionale sereno e affettivamente stabile che il bambino sperimenta nei primi anni di vita. Per stare bene è necessario ricevere un buon accudimento e poter far riferimento ad adulti che offrono cura adeguate, rispondendo ai bisogni espressi dal bambino. A tale proposito è necessario che il genitore sia in grado di sintonizzarsi con i bisogni fisici e relazionali del figlio, che quanto più è piccolo, tanto più non è in grado di dire di cosa ha bisogno e tenderà a manifestare i suoi stati interni attraverso le emozioni, i comportamenti e le reazioni fisiche. I comportamenti che segnalano malessere più facili da riconoscere sono il pianto, le urla, il rifiuto del cibo o la difficoltà a dormire, le somatizzazioni, l’impulsività comportamentale, la chiusura relazionale. Solo col tempo, infatti, il bambino diventa capace di simbolizzare e di mettere in parole ciò che vive nel suo mondo interno. Nei percorsi di psicoterapia Torino vediamo come molti bambini traumatizzati non abbiano vissuto un evento eclatante nell’infanzia come, ad esempio, un abuso un grave lutto una situazione di violenza che sono certamente eventi traumatici. Ma talvolta non è facile rintracciare una situazione chiara poiché il malessere del bambino è più legato a microtraumi relazionali  ripetuti nel tempo, dovuti proprio all’incapacità del genitore di rispondere adeguatamente ai suoi bisogni affettivi. Come spiega lo psicologo infantile a Torino il sistema nervoso di un bambino piccolo e molto plastico, cioè in fase di formazione e può modificarsi molto per adattarsi all’esperienze che vive nell’interscambio con i genitori. Questa qualità del cervello infantile permette all’essere umano di adattarsi a situazioni culturali, sociali e ambientali molto diverse e ha permesso l’adattamento in ogni parte del nostro pianeta.

Anche le esperienze infantili che non affiorano alla memoria hanno condizionato di molto la formazione del cervello, infatti, nei primi due anni di vita la memoria è più corporea e si basa sulle esperienze somatosensoriali e viscerali del bambino: si tratta di una memoria implicita che rimane a livello inconscio, ma è la base su cui si struttura il funzionamento mentale adulto. Nei primi due anni il bambino, spiega lo psicologo infantile a Torino, sviluppa anche il senso di sicurezza nell’attaccamento con la madre e un’esperienza traumatica in questo momento della vita rischia di creare fragilità profonde.

Il cervello umano è comunque in grado di riparare e di modificarsi con le esperienze che vive lungo tutto l’arco della vita. Certamente l’infanzia è il momento in cui il cervello è più plastico e quindi un intervento precoce di cura può permettere la retrocessione di molti sintomi di natura traumatica. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo che anche i bambini che non hanno potuto godere di una presenza rassicurante, del contatto fisico e di un’adeguata risposta calmante e di contenimento possono giovare molto di un percorso di psicoterapia in grado di lenire il trauma e gli effetti che può aver provocato nel bambino. Anche il lavoro di sostegno alla genitorialità risulta molto utile per supportare quei genitori che possono aver avuto difficoltà nelle prime fasi di vita del bambino. A volte un genitore non è sufficientemente maturo per accogliere il figlio e dedicarsi ad un pieno contatto con lui quando è molto piccolo. Oppure l’adulto stesso è portatore di un disagio emotivo che lo limita, come la depressione post partum, o  si trova in un momento di vita particolarmente stressante. Ma un adulto che è stato trascurante nei confronti dei bisogni del bambino può diventare un genitore capace e in grado di supportare la crescita del figlio.

Le esperienze di vita che il bambino sperimenta nella seconda infanzia possono in parte lenire il trauma precoce. Lo si vede anche nel caso di bambini che sono stati adottati. Questi minori possono aver vissuto situazioni di pericolo per la loro sopravvivenza quando erano molto piccoli e il loro sistema nervoso risponde con un livello di attivazione di disregolazione più o meno elevata che interferisce con uno sviluppo organico. Ma la relazione sana con dei genitori accudenti e la medicina più efficace a curare il trauma relazionale precoce perché per me al bambino di imparare attraverso l’identificazione con l’adulto di riferimento come gestire la propria affettività e come contenere lo stress emotivo che vive nel mondo interno. La capacità di autoregolarsi può essere migliorata anche negli adulti che hanno subito traumi infantili attraverso un percorso di psicoterapia a Torino.

 

Emotional blunting: sentirsi senza emozioni

L’ emotional blunting è un impoverimento della reattività emotiva e spesso chi ne soffre sente la propria reazione affettiva inadeguata rispetto allo stimolo che l’ha provocata. Si tratta di un disturbo della affettività percepito soggettivamente come una perdita della capacità di provare emozioni sia piacevoli che spiacevoli, nonostante il tentativo di reagire.

Presso il Centro di psicologia a Torino le persone descrivono l’ emotional blunting come una sorta di offuscamento emotivo che può durare per poco tempo o può protrarsi per lunghi periodi, addirittura per anni, rendendo la vita del soggetto “piatta”, priva di una certa intensità emotiva. Anche di fronte ad esperienze che dovrebbero sollecitare entusiasmo o paura, rabbia o qualche altra emozione intensa, la persona si sente come distaccata dagli affetti. Alcune volte l’emotional blunting viene descritto, nei percorsi di psicoterapia a Torino, come un blocco che impedisce alle emozioni di uscire, anche nelle relazioni più intime e con le persone più care al soggetto. Per alcuni l’emotional blunting è un senso di attenuazione dei sentimenti e il soggetto si descrive come ovattato; per altri invece l’appiattimento emotivo corrisponde ad una totale assenza di reazioni emozionali che causa ridotta espressività del volto, un tono del linguaggio piuttosto monotono e una poca capacità di reagire a livello comportamentale.

L’emotional blunting è un sintomo, conseguenza di un quadro sottostante di tipo fisico o mentale, può quindi presentarsi in diversi disturbi e solo un’analisi complessiva della salute della persona può permettere di comprenderne la causa e arrivare ad una diagnosi di tipo organico o psichico. L’emotional blunting si accompagna spesso ad altri sintomi e solo il quadro completo porta a comprendere l’eziologia del disturbo che può essere più o meno grave, passeggero o strutturale. L’appiattimento emotivo può anche essere conseguenza dell’assunzione di psicofarmaci o di certe droghe.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcuni pazienti che soffrono di emotional blunting si sentono in difetto nel rapporto con gli altri e possono reagire fingendo emozioni che non provano veramente, per essere adeguati a livello sociale. Il soggetto che soffre di questa forma di appiattimento emotivo sente il peso delle aspettative sociali, pensa di dover reagire affettivamente di fronte ad una notizia triste o felice, oppure di dover ridere o piangere in certi contesti come una festa o un funerale. Riportiamo l’esempio di un paziente che sta affrontando un percorso di psicoterapia a Torino e racconta il disagio che prova nel non poter essere sé stesso con gli altri: deve mostrarsi toccato quando riceve un regalo o di fronte ad un’offesa ricevuta, quando in realtà si sente distante dall’esperienza, come se riguardasse qualcun altro.

L’emotional bluntin è causa di difficoltà di adattamento alle relazioni sociali e chi ne soffre può avere un brutto giudizio di sé, dal momento che non riesce a provare empatia neanche verso le persone a cui vuole bene. Nel campo sentimentale di coppia le emozioni assopite della persona possono tradursi in un calo della libido e portare all’evitamento dell’intimità sessuale. Il soggetto può sentirsi in colpa verso il partner e perdere di naturalezza e spontaneità anche nei suoi confronti. Il partner può sentirsi offeso dal momento che è facile confondere l’appiattimento emotivo con disinteresse nei propri confronti. Talvolta si innescano conflitti e recriminazioni, mentre in altri casi si rischia un allontanamento nella coppia.

Nei percorsi di psicoterapia a Torino alcuni pazienti lamentano di non provare più emozioni per ciò che in passato piaceva loro, giudicando la propria vita come monotona, priva di vivacità, come se un velo di noia avvolgesse tutto e non permettesse di “sentire”. Vengono a meno la passione per una causa, sentimenti profondi verso le persone amate, si riduce anche l’attività creativa e il soggetto si sente apatico e privo di stimoli.

Per comprendere meglio l’emotional blunting è necessario distinguerlo da altre forme di disturbo che hanno sintomi simili.

L’anedonia, ad esempio, è la difficoltà di provare piacere, di sentirsi appagato dalle situazioni positive e provare soddisfazione nelle relazioni interpersonali. La persona che soffre di anedonia può esser carente nella percezione dell’appagamento dei sensi, come nel mangiare o nell’avere rapporti sessuali. Ma sente il dolore e i sentimenti di sofferenza, anche in maniera molto intensa, è in grado di piangere e di disperarsi. Si tratta di una condizione diversa dall’emotional blunting che, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, non viene descritta come un appiattimento globale dell’affettività. Inoltre, nei casi di anedonia la perdita del piacere può riguardare solo alcune sfere di vita del soggetto, può interessare solo l’affettività o investire in modo settoriale il campo sensoriale.

Un’altra condizione che viene spesso confusa con l’emotional blunting  è l’alessitimia che può essere descritta come l’incapacità di distinguere ed esprimere le differenti emozioni e sensazioni, la fatica di trovare le parole per descrivere ciò che si prova. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino la persona alessitimica non sa dare un nome ai sentimenti perché fatica ad identificare e differenziare la propria percezione emotiva, può confondere le sensazioni corporee con le emozioni ad esse associate. Si tratta di persone che hanno un pensiero molto concreto e sono carenti nella sfera della simbolizzazione, ne deriva una riduzione della sfera immaginativa e astratta. Ma come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino chi soffre di alessitimia non manca nel “sentire” bensì è carente nell’interpretare e valutare ciò che sente.

L’emotional blunting a volte viene definito come una forma di “apatia” anche se si tratta di una condizione diversa. Chi soffre di apatia perde la motivazione a fare le cose, non sente più la voglia di realizzare i propri obiettivi. La persona apatica non ha più la volontà di mettere in pratica certi comportamenti, si sente “ferma” a livello mentale, fisico ed emotivo.

Molti pazienti che soffrono di emotional blunting raccontano, nei percorsi di psicoterapia a Torino, di aver sperimentato questo sintomo da un certo momento della propria vita, mentre prima si sentivano in contatto con la propria affettività. Dalla nostra esperienza di psicologi a Torino questo fenomeno appare, in questi casi, come una difesa messa in atto dalla psiche per impedire di provare sofferenza. Dalla clinica emergono storie di persone che sono state sottoposte per un lungo periodo ad una condizione di stress emotivo e forse ad un certo punto l’emotional blunting ha permesso loro di evitare di provare dolore. Quando infatti la psiche non riesce più a contenere affetti negativi può mettere in atto la “dissociazione” per smettere di sentire. In alcuni casi la mente può operare una “anestesia dei sentimenti” che potrebbe spiegare l’emotional blunting. Purtroppo, i meccanismi di difesa che l’individuo utilizza si estendono a tutte le emozioni, anche a quelle positive, togliendo di intensità al sentire soggettivo.

Alcune persone che si sono rivolte al Centro di psicologia a Torino raccontano di aver deciso di voler affrontare un percorso di psicoterapia solo dopo un lungo periodo di tempo in cui sentivano questo sintomo, solo quando le loro condizioni esistenziali si sono rasserenate e si sono rese conto di non riuscire più a provare vivacità emotiva. Prima l’emotional blunting è stato per loro funzionale, ha permesso loro di sopportare meglio periodi di sofferenza.  All’inizio smettere di provare dolore non ha inciso sulla possibilità di vivere una vita normale, di stare in società. Ma col tempo è emerso un senso di isolamento emotivo, di solitudine, dato dall’impossibilità di aprirsi agli altri, di stringere legami. In questi casi il percorso di psicoterapia a Torino ha aiutato la persona a sentirsi meno vulnerabile di fronte al dolore, a potersi permettere di tornare a “sentire”. Quando il trauma è lontano nel tempo la psiche non ha più bisogno di “spegnersi” per far fronte alla situazione, può invece tornare ad aprirsi per assaporare le emozioni della vita.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino è possibile richiedere una consulenza per compredere meglio le cause del “senso di distacco” di cui parla chi soffre di emotional blunting.  L’appiattimento emotivo può essere associato a vari disturbi, come la depressione, il disturbo post traumatico da stress, la schizofrenia. Molte volte può trattarsi di una forma di anestesia delle emozioni in soggetti sani, per difendersi da reazioni emotive forti, per non provare malessere o conflitti interni.

La prognosi favorevole dipende dalla struttura di personalità del paziente e solo dopo una corretta diagnosi è possibile identificare l’intervento più adatto alla situazione.

 

Come si sente una vittima di stalking?

Come si comporta una persona che ti perseguita? Cosa provoca lo stalking?

Possiamo definire come stalking il comportamento oppressivo di un individuo nei confronti di una vittima prescelta, che diventa oggetto di molestie insistenti a livello psicologico: gli atteggiamenti violenti possono degenerare fino all’estremo di atti criminali perseguibili per legge. Tra le espressioni principali di uno stalker troviamo l’insistenza che diventa persecutoria, il bisogno di controllo che porta a tiranneggiare la vittima. Tali modi si traducono in comunicazioni continue al telefono o attraverso i social, senza limite di orario e senza rispettare il volere della vittima di sottrarsi alla relazione; troviamo tra gli atteggiamenti più comuni di uno stolker i pedinamenti, voler sapere come la vittima trascorra la giornata, l’imposizione della propria presenza indesiderata nei suoi contesti sociali, la totale mancanza di rispetto dei sentimenti dell’altro/a, che diventa ai suoi occhi un oggetto da possedere e manipolare. Quando la vittima cerca di sottrarsi può innescare nello stalker un vissuto rabbioso, e il rifiuto non può essere accettato, le reazioni possono diventare violente e ancora più intrusive, dal diffamare e oltraggiare la vittima al danneggiare le sue proprietà. Quando le dinamiche legate allo stalkeraggio degenerano si può arrivare al ricatto, all’aggressione fisica, alle molestie sessuali, alle minacce dirette alla vittima o ai suoi familiari.

La persona afflitta da uno stalker, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, può sentirsi incastrata in un rapporto da cui non riesce a svincolarsi e riportare conseguenze anche gravi per il proprio equilibrio psichico. Presso il Centro di psicologia a Torino vediamo come le persone che sono vittime di stalking vedano compromessa la quotidianità: l’ansia, la paura, la rabbia e l’impotenza possono creare uno stato di allerta e di stress costante che compromettono la lucidità del pensiero e portano all’esasperazione. In alcune situazioni seguite in psicoterapia vediamo come la persona che si sente perseguitata rischia di sviluppare dei veri e propri disturbi psicologici, i suoi pensieri possono diventare confusi, in preda alla ruminazione, senza che i ragionamenti diano la possibilità di trovare una via d’uscita.

Non sempre le vittime di stalking vengono travolte dagli eventi e sono schiacciate dal trauma, molte persone, che possiedono una notevole resilienza, sono in grado di affrontare il disagio psicologico causato dalla situazione e, se supportate da una buona rete di legami affettivi, riescono ad elaborare il malessere e superare sintomi psicologici transitori. Ma non sono rari i casi in cui l’esperienza di essere vittima di stalking per lungo tempo, porta all’esordio di un disturbo psichiatrico e alla richiesta di cure mentali.

Come si sente la vittima di uno stalker può essere difficile da comprendere; infatti, alcune volte queste persone riportano di essersi sentite giudicate anziché supportate dal proprio contesto sociale, sviluppando in alcuni veri e propri sensi di colpa, come se si meritassero la situazione che stanno vivendo. Lo stalker può ledere l’autostima della sua vittima, manipolarla e riuscire a soggiogarla in un legame patologico. In alcuni casi le persone stalkerate riportano di aver perso a tal punto la fiducia in sé stesse da non riuscire a trovare la forza di affrontare in modo diverso gli eventi, diventando passive e dipendenti dal proprio aggressore.

Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino che la vittima di stalker può perdere la capacità di attribuire il giusto significato alle dinamiche emotive che subisce, non sempre è in grado di mettere un limite all’esercizio del controllo da parte di chi la perseguita o perché è troppo spaventata e teme ripercussioni gravi da parte dell’abusante o perché è imbrigliata in una relazione patologica che inconsapevolmente alimenta o semplicemente sopporta da troppo tempo.

Quando si tratta di stalking il fenomeno viene spesso associato alla violenza di genere, di cui si parla molto più spesso negli ultimi anni, infatti casi eclatanti portati alla ribalta dai media hanno permesso di porre l’attenzione al reato di stalking, che può addirittura arrivare al compimento di omicidi efferati. Nella violenza di genere la paura diventa bloccante e impedisce alla vittima di denunciare i reati alle autorità competenti. La rabbia, la paura, i sensi di colpa e la vergogna possono creare un clima familiare insopportabile, subito anche dai figli della coppia, quando siano presenti. Alcuni comportamenti che le vittime di stalker possono innescare per compensare il malessere psicologico sono nocivi per la salute e conseguenza di una situazione insostenibile: problemi nel rapporto con il cibo, abuso di alcool sigarette, atti autolesionistici.

Ma vediamo presso il Centro di psicoterapia a Torino che le vittime di stalking possono essere legate al loro aggressore anche da altri tipi di relazione che esulano dal rapporto sentimentale, che resta per frequenza quello più riscontrabile in questi casi. A volte la relazione può dipendere da una amicizia che si trasforma in tossica e patologica, al punto che una delle due parti diventa ossessionata dal bisogno di controllo dell’altra e dove gioca un ruolo anche il sentimento dell’invidia e il bisogno di sottomettere l’altro al proprio volere; in altri casi la dinamica di stalking si innesca nell’ambiente di lavoro dove una figura di potere tende a sottomettere e perseguitare un proprio subalterno (possiamo parlare in questi casi di una forma di mobbing chiamata bossing) o nei casi dove il rapporto professionale si trasformi in sentimentale, ma non sia accettabile da parte dello stalker ricevere un rifiuto; in alcune situazioni anche le relazioni tra vicini di casa o conoscenti possono trasformarsi in patologiche al punto che si innescano atti di stalkeraggio anche gravi.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino abbiamo osservato negli anni che non tutte le vittime di stalking reagiscono nello stesso modo, anche perché il fenomeno è vasto e può comprendere situazioni e conseguenze molto diverse. Quando l’evento subito è traumatico per la vittima a causa della durata di esposizione, dell’intensità dell’aggressione subita e delle caratteristiche psicologiche personali si parla di disturbo post-traumatico da stress. Come psicoterapeuti psicologi a Torino riscontriamo una sintomatologia legata a pensieri ricorrenti, incubi, continui feedback legati ai ricordi che hanno avuto maggior impatto nella vita della persona. Tale disagio psichico diventa invalidante quando il soggetto inizia ad evitare qualunque situazione associata al trauma, si chiude in sé stesso rifiutando le normali attività sociali, sente di avere un distacco emotivo dalla vita, prigioniero dei ricordi. Continuare a rievocare episodi traumatici è comune in queste situazioni, oppure al contrario capita di avere amnesie dissociative. Le vittime di stalking in questi casi perdono fiducia in sé, sentono di non riuscire più ad essere le stesse, la loro affettività ridotta e disturbata porta a perdere la visione del futuro e la rinuncia ad un possibile cambiamento.

La psicoterapia a Torino può essere di grande aiuto in questi casi perché può permettere di regolare le emozioni, di diminuire la tensione ansiosa e contenere i vissuti depressivi. Come psicologi psicoterapeuti a Torino pensiamo sia importante anche aiutare la persona a migliorare l’aspetto relazionale, ritrovare fiducia negli altri e modificare l’immagine di sé deteriorata. Anche se la persona sente di non avere alcuna “colpa” nella situazione che sta vivendo, può sentirsi inadeguata nel modo di affrontarla e provare rabbia verso sé stessa per le reazioni emotive che sente di vivere e che non riesce a cambiare. Inoltre, curare le difficoltà emozionali che si attivano nel contatto interpersonale permette di tornare a mettersi in gioco nei rapporti, avere nuove esperienze più positive. Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino che non sono rari i casi in cui una persona traumatizzata comprende razionalmente di non essere più in pericolo e desidera aprirsi alle relazioni ma non riesce più a lasciarsi andare e si sente bloccata.

Nei casi di violenza di genere arrivano all’osservazione della psicoterapia a Torino pazienti che riportano tra gli altri anche dei sintomi psicosomatici, perché il grave disagio che la vittima prova si manifesta attraverso il corpo se non può trovare la via dell’espressione emotiva: si tratta di disturbi fisici di varia natura che non hanno alcuna base organica. Soprattutto nei casi in cui l’esperienza di stalking sia associata ad abusi troviamo donne che soffrono di avversione sessuale e vaginismo. Il disgusto e la repulsione al contatto fisico, la diminuzione del desiderio, anche a distanza di molto tempo dal trauma, ledono la possibilità di intraprendere nuove relazioni sentimentali. Tali disturbi sono legati all’ansia e al grave disagio che la vittima ha riportato e sono una forma di reazione difensiva dai rapporti intimi. A volte questi aspetti restano celati e la donna assume atteggiamenti che le impediscono di iniziare un rapporto amoroso, come andare sempre a dormire presto, rifugiarsi nella frenesia del lavoro, dedicare eccessivo tempo allo sport, annullarsi nel proprio ruolo di genitore. Solo attraverso un percorso di psicoterapia a Torino la persona accede al dolore e alla paura sottostanti a certi comportamenti di copertura, inizia ad affrontare ed elaborare i fatti che l’hanno portata ad innescare atteggiamenti di evitamento verso l’amore.

Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile trovare uno spazio di ascolto psicologico per le vittime di stalking, capire come si sentono nello specifico della situazione che stanno vivendo, per aiutarle a diventare più forti e a trovare le strategie per uscire dalla situazione di molestie e abuso.

Il percorso di psicoterapia a Torino può essere un valido supporto per chi ha subito in passato violenza e assidua persecuzione da parte di uno stalker e, pur essendosi lasciato alle spalle l’esperienza, senta di non aver ancora elaborato i vissuti traumatici che la situazione ha generato sul piano psicologico affettivo e relazionale.

 

Sterilità e infertilità: cause psicologiche

Perché non riesco a rimanere incinta? Perché non possiamo avere un figlio? Ci sono dei motivi psicologici legati alla sterilità e all’infertilità?

Queste sono alcune delle domande che spesso ci vengono rivolte come psicologi psicoterapeuti a Torino dalle coppie che si rivolgono al Centro di psicoterapia per ricevere un supporto psicologico e, in particolare, sono domande che si pongono le donne che desiderano profondamente diventare madri e si scontrano con l’impotenza di realizzare questo sogno e progetto di famiglia.

Il desiderio di un figlio va oltre la storia di vita individuale, ha radici profonde e arcaiche di natura culturale e sociale. Per le persone che si rivolgono al Centro di psicologia a Torino, poter avere un figlio è un passo necessario a completare la realizzazione della propria identità sia come individui che come coppia. Potersi rappresentare come genitori è un passaggio evolutivo a livello di crescita psicosessuale, permette di passare dal ruolo di figli al legittimo ruolo di adulti. Il dolore psicologico legato all’infertilità può essere paragonato a quello provato in patologie croniche gravi, dal momento che non riuscire a diventare genitori è un fattore di crisi dell’identità e può mettere a dura prova anche il legame di coppia. La tristezza, la frustrazione, il senso di colpa ed inadeguatezza investono la vita relazionale dell’individuo della coppia sia su un piano emotivo che dell’intimità sessuale causando vissuti ansioso depressivi che accentuano le già presenti difficoltà procreative e che portano le persone a richiedere l’aiuto di una psicoterapia a Torino.

La sfera psicologica gioca un ruolo importante nelle situazioni di sterilità e infertilità sia come una delle possibili cause del problema sia come conseguenza per l’impatto che il disturbo provoca nei singoli e nella coppia. La scienza ci dice che l’ansia, la depressione, le fragilità che portano a dover rielaborare la propria infanzia e la relazione con la propria madre possono essere fattori psichici ostacolanti il concepimento o direttamente o indirettamente, causando difficoltà nel creare un rapporto di coppia sereno, dove ci sia piacere nell’unione di coppia e dunque una buona sessualità (la frequenza e la qualità dei rapporti sessuali permettono l’avvio della gravidanza).

Nei casi in cui non viene trovata una causa di tipo biologico e dunque non viene spiegata la mancata fertilità della donna, sono state formulate ipotesi che vedono un’origine psichica dell’infertilità come, ad esempio, la difficoltà di identificazione sessuale, oppure conflitti intrapsichici, forti vissuti ambivalenti verso i genitori che ostacolano la propria individuazione e differenziazione e bloccano la maturazione personale.

Identificare con chiarezza come la componente psichica influenzi la possibilità di concepire è difficile, dal momento che la sfera soggettiva non può essere generalizzata, ma è possibile riscontrare nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino molti casi in cui la psicoterapia ha messo in luce un collegamento stretto tra la componente psicologica e organica. La medicina messo in luce come oggigiorno siano molto frequenti disturbi psicosomatici della funzione riproduttiva come, ad esempio, le alterazioni del ciclo mestruale nella donna in assenza di problemi organici (amenorrea, problemi di ovulazione).

La sofferenza psicologica è in grado di alterare i livelli ormonali e dunque posticipare o impedire l’ovulazione. La psiche gioca un ruolo diretto sulla possibilità creativa dal momento che ha un impatto oltre che sull’assetto ormonale, anche sull’umore, sul sistema immunitario, sul sistema endocrino. E su altri fattori che partecipano a favorire o ostacolare la generatività, come ad esempio l’alimentazione. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come l’ansia aumenti i livelli di cortisolo, adrenalina e noradrenalina, presenti nell’organismo. Questi a loro volta alterano l’equilibrio degli ormoni sessuali (LH, FSH, estrogeni, progesterone, prolattina). Anche gli ormoni tiroidei, che influenzano la fertilità e che possono impattare la qualità degli ovociti, sono sensibili all’ansia.

Sappiamo come il buon funzionamento dell’apparato genitale femminile, responsabile del ciclo mestruale (ritmo, durata, intensità), rifletta una condizione di equilibrio interiore e di salute. Peso, stile di vita e stress sono le principali cause di disfunzioni quando non ci sia una patologia organica. Alcune patologie mentali possono creare interferenze nella fisiologia del ciclo mestruale, come i disturbi alimentari che alterano il peso e sottopongono l’organismo a sforzi eccessivi (ad esempio troppo sport) o la dipendenza da sostanze o da comportamenti che sono dannosi per l’organismo. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, anche un evento traumatico può far “saltare” il ciclo mestruale, come se il corpo rispondesse all’intensità di un evento che non può essere contenuto ed elaborato psicologicamente.

Ma quando si dice che lo stress può essere un fattore di rischio nell’infertilità e nella sterilità si comprendono anche tutti quei casi di donne in cui non si riesce ad individuare un motivo chiaro che causa il problema, dove amenorrea, dismenorrea, anovularietà sembrano essere un mezzo attraverso cui gli organi esprimono un disagio che la donna non riesce a comunicare attraverso le emozioni. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino la somatizzazione (che può investire i diversi apparati del nostro organismo) è un “linguaggio d’organo”, cioè un modo attraverso cui il corpo con un malessere fisico esprime un dolore la cui origine è psichica, anche se la persona non ne è consapevole, solo attraverso un lavoro di psicoterapia è possibile arrivare alla radice del disagio individuale.

Le donne che chiedono il sostegno di una psicoterapia presso il nostro Centro di Torino perché non riescono a diventare madri sono molto sofferenti, hanno preoccupazioni crescenti e talvolta sono ossessionate dalla sterilità della coppia. E’ difficile stabilire se il loro disagio sia esclusivamente una conseguenza della situazione pesante che stanno vivendo o se ci fosse già un malessere emotivo che si è “slatentizzato”, scoppiando a causa delle circostanze. La difficoltà di stabilire cosa venga prima o dopo riguarda anche le coppie seguite in psicoterapia, che vengono messe a dura prova quando devono affrontare l’infertilità e solo se l’unione è forte e il legame maturo riescono a tollerare l’impatto emotivo della frustrazione e dell’impotenza di un problema che può diventare un evento traumatico. Non sappiamo se le dinamiche emotive della coppia prima fossero funzionali ma certamente si assiste in molti casi alla nascita di attriti, colpevolizzazione reciproca e la tendenza a riversare sull’altro la propria frustrazione. Non è sempre così, infatti non sono rare le situazioni che seguiamo come psicoterapeuti a Torino dove si crea un’alleanza e unione che porta ad affrontare insieme la sofferenza della difficoltà di diventare genitori, anche se talvolta la troppa vicinanza può portare la coppia a chiudersi verso l’esterno nel timore che il proprio dolore non possa essere capito.

Sia quando la coppia è coalizzata sia quando va in crisi, si vede spesso nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino, come il malessere dei due partner occupi tutto lo spazio dentro di loro e si perda la possibilità di essere accoglienti e dare spazio alla costruzione del “grembo psichico” che precede la gravidanza. La maternità prevede la presenza di un utero accogliente ma anche di un contenitore mentale dove il figlio che verrà alla luce possa essere atteso e pensato, desiderato e amato anche prima di nascere. E’ molto difficile riuscire ad essere accoglienti quando si è pieni di sofferenza. Anche se la donna sa che lo stress può impattare l’organismo e ostacolarne il buon funzionamento, non riesce ad elaborare il malessere da sola e spesso anche il compagno che è coinvolto nella situazione non riesce ad essere un sostegno. La coppia è ingaggiata in una crisi e anche se recrimina la volontà di avere un figlio, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, non c’è più lo spazio per un bambino, il campo relazionale è pieno di angoscia.

Tale situazione facilita l’esordio di fattori psicosessuologici che sono sia causa che conseguenza dell’infertilità di coppia. Il malessere porta spesso ad una riduzione dei rapporti di coppia conseguente ad un calo del desiderio oppure si generano delle disfunzioni sessuali che ne rendono difficile l’esecuzione e il piacere (vaginismo, impotenza, problemi di eiaculazione precoce o ritardada, ecc).

I problemi sessuali sono dovuti al fatto che i rapporti vengono programmati nei giorni in cui la donna è in ovulazione per renderli efficaci al fine di concepire, la coppia non fa più l’amore quando lo desidera, l’incontro intimo si trasforma in un agire meccanico e anziché essere un momento desiderato e assume valenze emotive negative, diventa una prestazione dove i due partner vivono l’incapacità di riuscire a procreare. Vediamo nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino come spesso l’uomo smetta di sentirsi desiderato dalla compagna e senta di diventare ai suoi occhi solo uno strumento per raggiungere il fine della gravidanza, aspetto che spesso genera rabbia e rifiuto dell’intimità a comando.

Molti centri di procreazione medicalmente assistita riportano come le coppie che si rivolgono a loro hanno avuto da tempo un calo del desiderio sessuale, dovuto a disturbi depressivi, astenia prolungata nel tempo, affaticamento dovuto a stress da lavoro o, come dicevamo, difficoltà nella relazione di coppia che si esprimono attraverso sintomi che investono la sfera sessuale.

Ma non sono rari i casi in cui i problemi sessuali erano precedenti alla decisione di avere un bambino e causati da altre difficoltà psicologiche, come nel caso dei “matrimoni bianchi” dove la necessità di consumare il rapporto si fa più pressante proprio di fronte al desiderio di diventare famiglia. Le disfunzioni sessuali in questi casi possono essere legate a fobie o altri disturbi di natura emotiva da ricercarsi nella storia personale. Talvolta emergono nei percorsi di psicoterapia a Torino timori profondi della donna a vivere la trasformazione radicale che il corpo subisce di fronte ad una gravidanza e dunque un conflitto tra il desiderio e il rifiuto di rimanere incinta. In altri casi la donna può sentirsi ancora molto immatura e dipendente dalla propria famiglia per sentirsi di assumere il ruolo di madre e le responsabilità che comporta. Le paure della donna possono assumere la forma di fobia della penetrazione e causare sintomi come il vaginismo. Insicurezza e senso di inadeguatezza possono investire anche il partner maschile e determinare problemi nella sfera dell’intimità, come l’impotenza. Questo è la principale disfunzione sessuale maschile ostacolante una gravidanza, che può essere dovuta a fattori psichici individuali o nascere proprio come reazione ad un disturbo relazionale di coppia, dietro al quale sono presenti conflitti che non riescono ad essere affrontati nella relazione e di cui l’uomo può non essere del tutto consapevole.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo come lo stress interferisca la funzione delle gonadi sia maschili che femminili, ostacolando il concepimento. Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile trovare un sostegno psicologico ai problemi di sterilità e infertilità, anche se non deve crearsi l’illusione della certezza che con la psicoterapia la donna rimanga incinta e riesca a portare a termine la gravidanza. Quando si parla di disagio emotivo non è possibile determinare un nesso di causa diretto tra il malessere e i suoi effetti, anche se sappiamo che corpo e mente sono strettamente collegati. Il lavoro di psicoterapia a Torino può alleviare la sofferenza individuale e la presa in carico dei conflitti di coppia, permettendo di ridurre lo stress presente nella vita di queste persone. Ogni situazione sarà valutata nelle sue caratteristiche peculiari da parte dei nostri psicoterapeuti al fine di offrire un intervento psicologico mirato.

 

Sofferenza psicologica nell’aborto ricorrente

L’aborto spontaneo è una complicanza ostetrica che si verifica frequentemente; infatti, ne vanno incontro circa il 15 % delle gravidanze. Le cause dell’aborto possono essere legate ad un problema di natura genetica, infettivologica, endocrinologica o immunologica e purtroppo in molti casi non è possibile trovare l’eziologia specifica, anche quando la situazione si ripete attraverso aborti ricorrenti ed è fonte di grossa sofferenza psicologica per la donna che la subisce. Proprio la difficoltà di trovare una causa che possa spiegare la sindrome da aborto abituale può generare conseguenze psicologiche nella donna che, non riuscendo a spiegarsi le ragioni del suo problema, vive un grosso senso di impotenza. Come osserviamo nelle pazienti che si rivolgono al Centro di psicoterapia a Torino, l’aborto si prefigura come una grave perdita quando la gravidanza è desiderata. L’esperienza di perdita in qualunque campo della nostra vita fa vivere tristezza ma nei casi di aborto ricorrente il lutto può essere paragonato al dolore che si prova per la morte di una persona cara. Non dimentichiamo che la gravidanza è un’esperienza che investe il corpo della donna e ogni perdita produce delle modificazioni a livello psicosomatico che si esprimono con sintomi psichici e conseguenze biologiche. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il lutto per l’interruzione di gravidanza è un fattore di rischio nell’insorgenza di disturbi psicologici e somatici. L’aborto causa uno stress che provoca reazione a livello neuroendocrino e neurochimico e le conseguenze depressive di tale evento possono comportare addirittura un immunodeficit organico così come capita anche in altre situazioni traumatiche.

Il lutto a seguito di un aborto è sempre presente quando la donna desidera diventare madre ma può esprimersi in modi differenti a seconda della soggettività della persona, di quanto abbia desiderato la gravidanza, di quanto la perdita sia stata inaspettata e in quale forma sia avvenuto l’aborto, e se sia stato più o meno traumatico. Alcune donne attraversano un periodo relativamente breve di disagio psicologico a seguito di un aborto, in cui sentono di non avere più interesse verso le attività quotidiane, perdono il desiderio di fare le cose che prima davano loro piacere e sentono un senso di inibizione che può causare chiusura verso l’esterno.  Si tratta di un momento di sofferenza fisiologico causato dal lutto e richiede un po’ di tempo per la sua elaborazione. Naturalmente la donna si sente triste e sa collegare i suoi sentimenti alla perdita subita, ma riesce con facilità a tornare ad investire sui suoi progetti. Desta maggiore preoccupazione quando la sofferenza psicologica per l’aborto viene negata perché in questi casi il dolore potrebbe trasformarsi ed esprimersi attraverso altri canali (causare ad esempio agiti autodistruttivi o problemi relazionali) oppure il dolore represso rischia di scoppiare in un secondo momento attraverso un disturbo psicologico più rilevante.

Come vediamo presso il Centro di psicoterapia a Torino le pazienti che subiscono un aborto spontaneo attraversano tre momenti di variabile durata nel percorso di elaborazione della perdita. All’inizio è presente shock in alcune donne uno stato di confusione e angoscia profonda, in seguito può esserci rabbia, incredulità e sentimenti di tristezza che si accompagnano nella mancanza di volontà nell’affrontare le normale occupazioni. In una terza fase la donna tende a riorganizzarsi e a ricercare una nuova gravidanza quando abbia ancora la speranza di realizzare la maternità, diversamente inizia ad investire su nuovi progetti che possano permetterle di esprimere la propria creatività. Naturalmente ognuno di questi passaggi è diverso in ogni donna e dipende anche dalla relazione di coppia; infatti, il processo di elaborazione del lutto può essere ostacolato o favorito dalle relazioni affettive e dalla rete relazionale in cui è inserita la donna. La reazione ad un aborto è suscettibile a diverse variabili quali la personalità della donna, le esperienze di vita della persona, l’attuale situazione e la cultura di appartenenza.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino quando l’aborto si ripete più volte nel tempo e non è possibile trovare una causa specifica diventa più complicato da parte della paziente accettare la situazione che può essere vissuta in modo irrazionale come un accanimento della vita nei propri confronti. In questi casi la reazione dei familiari è molto importante perché possono dare supporto e aiutare la donna ad accettare il senso di ingiustizia e l’impotenza della situazione in altri casi la mancanza di comprensione delle persone che circondano la paziente può rendere più complicata una ripresa. Talvolta anche involontariamente le persone più vicine alla donna possono amplificare il suo senso di colpa irrazionale. La donna può pensare infatti che gli aborti dipendano da lei perché è difficile accettare che non ci sia una motivazione plausibile, può sentirsi sbagliata, inadeguata. Spesso durante i percorsi di psicoterapia a Torino emerge come le donne che soffrono della sindrome da aborto abituale possono pensare che i ripetuti insuccessi siano legati al troppo lavoro, alla tensione psicologica, all’alimentazione alimentazione sbagliata, a difficoltà relazionali con il partner, o a problemi psicologici personali. Al di là che qualcuno di questi aspetti possa o meno concorrere al disturbo, risulta evidente un’affannosa ricerca di causa e profondi sensi di colpa personali. L’aiuto psicologico in questi casi è importante per aiutare la donna a sgravarsi da ulteriore sofferenza dovuta a tendenze autoaccusatorie.

Come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino ci sono donne che non riescono a superare in breve tempo i sentimenti negativi causati dall’aborto e iniziano a presentare vissuti di scarsa stima di sé rischiando di cadere in uno stato depressivo più grave dove a causa del lutto lo sguardo verso il mondo diventa vuoto e il proprio quotidiano viene privato di stimoli vitali. Attraverso la perdita della gravidanza la donna sente in questi casi di perdere una parte importante di sé, non si tratta infatti solo di un evento fisiologico, con l’aborto la persona vede spegnersi anche tutti i sentimenti che aveva investito nella prospettiva di avere un figlio. La donna può sperimentare un senso di vuoto e nei casi in cui l’aborto sia ricorrente può perdere la speranza di riuscire a realizzare il proprio desiderio di maternità, con gravi ripercussioni a livello di identità.  Vediamo presso il Centro di psicologia a Torino come per molte donne riuscire a diventare madre è un aspetto fondamentale dell’identità femminile, la perdita causa una grave ferita narcisistica che compromette la propria autostima e il valore di sé come donna. Nella nostra società, anche se meno che nel passato, riuscire a costruirsi una famiglia con uno o più figli, resta ancora uno dei valori che riceve culturalmente maggiore riconoscimento. L’idea di diventare un giorno genitore nasce nell’infanzia di un bambino attraverso l’identificazione con i propri genitori, l’educazione ricevuta, i valori sociali di appartenenza. La fecondità data per scontata quando viene messa in discussione crea un senso di incredulità nella persona.  Anche se la possibilità di realizzare il proprio potenziale creativo attraverso prospettive diverse dalla procreazione è oggi una strada sempre maggiormente scelta da molte donne (carriera, investimento sulla coppia, altri progetti di realizzazione personale e di investimento su di sè, ecc) il desiderio di maternità resta tra i più radicati nella prospettiva di un’autorealizzazione nella vita. Questo fa capire come il fantasma dell’infertilità persistente, attivato a seguito di aborti ricorrenti, possa generare un senso di angoscia profonda e sia difficile per la donna vedere altre possibili prospettive di realizzazione del proprio progetto di maternità (adozione, procreazione medicalmente assistita, ecc) o più in generale di espressione di sé nella vita. La donna si vive come un essere incompleto e imperfetto, si sente ferita ferita nella propria identità sessuale.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcune donne vivono l’aborto come la rottura di un legame affettivo importantissimo che si era instaurato con il feto, con la conseguenza del sentirsi molto angosciate proprio come quando accade di doversi separare definitivamente da una persona amata. Il legame tra feto e corpo materno è per molte donne strettissimo e suscita un profondo senso di protezione, la rottura di questo attaccamento è vissuta come una violazione di sé. La risposta allo spezzarsi di questa relazione può essere l’ansia da separazione che non raramente causa attacchi di panico e insicurezza profonda.  Nel tentativo di ricomporre il legame e riparare alla perdita la donna può sentire di dover immediatamente fare qualche cosa per ritrovare la situazione perduta, deve riuscire immediatamente a rimanere incinta. Cercare subito di poter avere un altro figlio è un comportamento normale ma quando l’impatto psicologico dell’aborto è particolarmente scioccante può essere importante prendersi un po’ di tempo per la cura di sé, in modo da poter affrontare una nuova gravidanza con sufficiente serenità, senza trascinarsi vissuti angosciosi che possono compromettere lo stato di benessere.

Di fronte alla sindrome da aborto ricorrente oltre al disagio personale della donna c’è da considerare la sofferenza del partner, molte volte la coppia va in crisi. Quando prevale la rabbia possono esserci recriminazioni reciproche oppure allontanamento emotivo o difficoltà ad affrontare insieme il dolore attraverso un sano confronto e un senso di comunione dell’esperienza. Spesso emergono disfunzioni sessuali, l’intimità perde di piacere, la donna può andare incontro ad anorgasmia e dalle difficoltà relazionali possono generarsi disturbi nella sfera sessuale anche nel partner.

Presso il Centro di Psicoterapia a Torino è possibile chiedere supporto psicologico nei casi di aborto abituale sia attraverso un percorso individuale che una terapia di coppia, nelle situazioni in cui il malessere sia difficile da elaborare sia a livello personale che nella relazione col partner.