Categoria: Senza categoria

Masochismo psicologico all’interno delle relazioni personali

Presso il Centro psicologia Torino vediamo nelle dinamiche relazionali all’interno delle coppie o delle famiglie situazioni di masochismo psicologico dove i soggetti coinvolti sono inconsapevoli dell’aggressività presente nei comportamenti e nei pensieri: il masochismo genera sofferenza in loro stessi e nelle persone che amano.

Il masochismo sadico-paranoico ad esempio si esprime nelle dinamiche relazionali che, come psicoterapeuti psicologi a Torino osserviamo nella terapia di coppia e/o nella terapia familiare di alcuni pazienti. Tale forma di masochismo psicologico viene sviluppata da quelle persone che non si permettono di agire la propria aggressività e il proprio sadismo perché si sentono in colpa. Come psicoterapeuti psicologi a Torino osserviamo spesso situazioni in cui attualizzando una fantasia masochistica paranoica, ponendosi quindi in condizioni di vittima di ingiustizie altrui, il soggetto si sente giustificato ad attaccare e sfogare il proprio sadismo non riconosciuto e accettato.

In particolare, ricercando le cause del masochismo come forma larvata di sadismo, vediamo come il soggetto agisca sacrificandosi per far sentire l’altro in colpa, per farlo quindi soffrire in maniera indiretta. In questo caso viene mascherato il proprio desiderio di vendetta oppure si mostra la propria sofferenza come diversivo per poi poter attaccare e agire la rabbia senza sentirsi in colpa. Solo attraverso un percorso di psicoterapia la persona può arrivare a vedere queste forme manipolative di comportamento e riconoscerne il significato masochistico. Come psicoterapeuti psicologi a Torino crediamo che questi soggetti abbiano avuto esperienze in un lontano passato che hanno insegnato loro che solo attraverso tali dinamiche relazionali è possibile ottenere la vicinanza dell’altro e non conoscono un modo più sano di rapportarsi, non riescono a fidarsi delle relazioni, non pensano di poter ricevere empatia e riconoscimenti se non manipolano chi sta loro vicino.

Significato relazionale del masochismo

Presso il Centro psicologia Torino pensiamo che da un punto di vista relazionale il masochismo abbia un importante ruolo nell’instaurare dinamiche specifiche che si ripetono nel tempo. Il bisogno di veicolare all’altro il messaggio che si è indifesi e vulnerabili, serve in certi casi a manipolare le intenzioni dell’altro, facendo in modo che non attacchi il soggetto, non lo abbandoni e lo ami, pena sentirsi altrimenti schiacciato dalla colpa. Lo psicologo infantile osserva che alcuni bambini, terrorizzati dall’aggressività che si respira in famiglia imparano loro malgrado ad usare la sofferenza come espediente per indurre il genitore a sentirsi in colpa e ad amarli. Sulla stessa linea interpretativa, vediamo a volte nella terapia familiare, come l’atteggiamento aggressivo e ostile della figura genitoriale venga interiorizzato dal figlio che a sua volta si maltratta allo stesso modo, non avendo sperimentato tenerezza per sé stesso. Come meccanismo di difesa, ispirando compassione all’altro, si cerca di evitare l’attacco esterno, adeguandosi ad un’identità che però danneggia se stessi, una forma di masochismo psicologico. In certi casi di dipendenza relazionale in cui c’è un bisogno vitale di vicinanza, come nel bambino verso il genitore o in alcuni rapporti di coppia, emergono chiaramente dinamiche sado- masochistiche, un esempio lo ritroviamo nei casi di dipendenza affettiva. Il soggetto debole tenterà in ogni modo di adattarsi alla patologia dell’adulto o del partner pur di non perderlo, anche autoinfliggendosi sofferenza e agganciandosi così al sadismo dell’altro. Infatti vediamo nei percorsi di terapia di coppia e terapia familiare che alcuni masochisti sacrificano la propria competenza per mantenere un’immagine idealizzata della persona da cui dipendono e dalla quale si sentono protetti. Pur di sperimentare un sentimento di sicurezza, vediamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che queste persone sono disposte a svilirsi per unirsi a figure idealizzate, reprimendo la propria aggressività verso l’altro per non allontanarsi dal rapporto simbiotico creato con lui. Lo psicologo infantile spiega come un bambino che dipenda da un genitore patologico e aggressivo, pur di non perdere il proprio riferimento affettivo, è disposto a creare masochisticamente le condizioni per essere punito e dare così soddisfazione all’adulto sadico permettendogli di sfogare i propri istinti rabbiosi o perversi verso di sè. Questo spiega il significato del masochismo di molti bambini maltrattati e abusati che continuano a cercare la vicinanza dei genitori e possono rifiutare gli aiuti esterni alla famiglia nel timore di essere allontanati dalla mamma o dal papà che vengono idealizzati nonostante i loro comportamenti devianti.

Focus: Masochismo come forma di controllo e trasformazione di una situazione traumatica

Come si è accennato, una delle principali e più comuni forme di masochismo psicologico sia quella che lo vede come modalità difensiva da emozioni traumatiche. Presso il Centro psicologia Torino vediamo come l’attribuire un carattere piacevole ad una situazione fonte di profondo dolore sia una possibilità difensiva di fronte al rischio essere colti alla sprovvista da determinati eventi , quando appare impossibile evitare che qualcosa di molto brutto ci accada.

Nel masochismo narcisistico, emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, come la fatica e la sofferenza diventino fonte di orgoglio della persona, la capacità di sopportare il dolore un valore e la ricerca attiva di situazioni difficili mantiene la sensazione di essere padroni del proprio destino. Così, un bambino che si trova in una situazione di maltrattamento genitoriale, spiega lo psicologo infantile, non avendo alcun modo per togliersi da tale condizione, si trova obbligato a rafforzare l’aspetto libidico della relazione con i genitori, dando risalto in maniera preminente ai momenti di piacere mantenendo quindi, spesso per tutta la vita, un’immagine idealizzata delle figure genitoriali. Analogamente nei casi di abuso sessuale la situazione può essere erotizzata: il piacere viene sovradimensionato per arrestare il terrore, tale difesa è anche utile per negare l’ostilità covata nei confronti dell’abusante, sotterrando il conflitto con esso. In questo senso il masochismo psicologico può rappresentarsi come una forma di difesa contro il sadismo dell’altro (Berliner, 1958). Il bambino, data la propria condizione di fragilità e dipendenza, spiega lo psicologo infantile, non può permettersi di perdere l’adulto di riferimento, seppur patologico, per questo non può nutrire rabbia nei suoi confronti e vederlo per quello che è.

Un’altra forma di masochismo psicologico che nasce come una difesa si verifica quando il soggetto, ad esempio un bambino, non riesce ad ottenere la risposta affettiva desiderata da un genitore perché questo depresso o ansioso, deve fare i conti con un mondo interno presente di stati di malessere. In questi casi il significato del masochismo risiede nel legame di attaccamento con il genitore, spiega lo psicologo infantile, in cui i momenti di condivisione e vicinanza rimangono impressi nel bambino come legati inevitabilmente alla sofferenza, in quanto stare con l’altro comporta sofferenza. Siccome il corpo e la mente del bambino vengono controllati in maniera oppressiva da una figura materna patologica, il bambino si attacca, intendendo attaccare in questo modo la madre, come emerge nella terapia infantile. Non è raro vedere a tal proposito un bambino che arrabbiato nei confronti della madre, si picchi, per evitare e prevenire una ritorsione dalla madre (Novick 1987, 1991).

Masochismo e terapia

Dalle esplicazioni delle varie cause del masochismo psicologico si può evincere quanto questa modalità relazionale, costruita nell’arco delle esperienze di vita, acquisisca per l’individuo un’utilità fondamentale come meccanismo di difesa. Il masochismo psicologico può aver aiutato il soggetto nell’infanzia a gestire rapporti di natura traumatica, trasformando il dolore in piacere e dando l’illusione di essere meno impotenti. Continuando ad usare gli stessi meccanismi difensivi di impronta masochistica anche nella vita adulta, la persona può trovarsi imbrigliata in una serie di situazioni dolorose e frustranti, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, ricercando inconsciamente condizioni auto-lesive e dimenticando i propri bisogni autentici. Come psicoterapeuti psicologi a Torino ci rendiamo conto che una grande parte di sofferenza è data dal fatto che il soggetto su un piano consapevole mira all’ottenere risultati positivi ma agisce con comportamenti autodistruttivi, evidenziando quindi un’impossibilità nel discernere tra situazioni e rapporti sani e quelli distruttivi, allontanando da sé le situazioni di possibile felicità e soddisfazione a causa del masochismo psicologico.

Per chi intende cercare una cura del masochismo, al Centro di psicoterapia e psicologia clinica a Torino è possibile instaurare un rapporto terapeutico in cui esplorare la specificità di tale modalità relazionale nella vita personale nel soggetto, a cosa serve, perché c’è e dove è nata. In un percorso di psicoterapia a Torino sarà possibile acquisire consapevolezza circa queste modalità e sperimentare una relazione terapeutica che possa scardinare tali meccanismi. Inoltre il rapporto di fiducia e alleanza che viene a costruirsi con psicologi psicoterapeuti a Torino permette al soggetto di liberarsi del fardello del proprio passato che continua a condizionare il presente e acquisire le capacità e autonomie per affermarsi e opporsi a ciò che non è sano per se stessi.

Cause del masochismo: come nasce e perchè?

Il masochismo psicologico può essere definito come una ricerca consapevole o meno di sofferenza fisica o mentale e può esprimersi attraverso comportamenti di  auto-sabotaggio e autopunizione, si tratta di condotte autolesive ricercate dal soggetto che nel tempo è arrivato a conferire loro un significato di piacere. Il dolore masochistico diventa un modo per ottenere il piacere perchè alcune condizioni passate di sofferenza sono state iscritte nella memoria del soggetto come piacevoli, come rileviamo nei percorsi di psicoterapia a Torino: il dolore viene investito positivamente e diventa una fonte di soddisfazione per la persona.

Bisogna considerare che a qualche livello tutte le persone a volte provano masochismo psicologico, senza che la propria vita ne subisca danni irreparabili, ma ci sono situazioni in cui il funzionamento masochistico invade tutte le aree di vita della persona e con un tale livello di rigidità da richiedere l’intervento di psicologi psicoterapeuti a Torino per aiutare il soggetto a riappropriarsi della possibilità di provare vero piacere e liberarsi dalle condotte autolesionistiche che continua ad infliggersi. Il vero benessere psicologico nasce infatti da un sano volersi bene, non da una forma di sadismo nei propri confronti.

Esistono varie esperienze dolorose che, come psicoterapeuti psicologi a Torino, possiamo accorpare sotto la categoria del “masochismo psicologico”:

a) Un primo caso in cui la persona masochista ottiene il piacere in maniera diretta come ad esempio nel masochismo sessuale, dove il dolore fisico e/o la mortificazione psichica accresce l’eccitamento; oppure nel masochismo narcisistico in cui la sofferenza permette alla persona di ottenere un’identità di valore in cui valgono i principi secondo i quali “se soffro e sopporto sono diverso e migliore dagli altri”.

b) In alcune situazioni la causa del masochismo psicologico va individuata nella ricerca di sofferenza allo scopo di sfuggire ad una sofferenza maggiore, come emerge in psicoterapia a Torino, situazione in cui ricade quello che Freud chiamava “masochismo morale per senso di colpa”: posti dinnanzi al dolore di sentirsi in colpa verso qualcuno, si tenta di mitigarlo attraverso autopunizioni e rinunciando al piacere. Osserviamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che nella cura del masochismo si presentano situazioni di questo tipo che la persona tende a riattivare nelle proprie relazioni.

c) Presso il Centro psicologia Torino osserviamo che in certe interazioni interpersonali traumatiche il masochismo agisce consentendo di trasformare il dolore in piacere. Nella coazione a ripetere gli individui rivivono situazioni traumatiche attraverso la ripetizione concreta nella realtà di un’esperienza relazionale dolorosa subita nel passato e inscritta nel mondo interno, alcune persone infatti chiedono l’aiuto di psicoterapeuti psicologi a Torino perchè si rendono conto di mettere in atto sempre gli stessi errori, di ritrovarsi sempre in situazioni similari di sofferenza, apparentemente non volute ma in realtà inconsciamente e masochisticamente desiderate. In questi percorsi di psicoterapia a Torino emerge come gli individui rivivano dentro di sè situazioni traumatiche del passato, sentendone il pericolo imminente nel presente, attivando così la paura inconscia che si ripeta il trauma in maniera incontrollabile e con il generarsi di un profondo senso di impotenza. Questo riportare alla mente in maniera automatica sensazioni, paure e pensieri che riguardano esperienze molto dolorose della propria storia può essere riattivato da uno stimolo del presente anche se la realtà non comporta rischi per il soggetto e non ha nulla a che fare con i suoi traumi ma viene identificata come situazione di grave pericolo.  Questo terrore viene affrontato ricreando la situazione traumatica concretamente nella realtà, ripetendo la situazione subita passivamente con lo scopo di acquisire controllo dell’evento traumatico e anticiparne il verificarsi. Infatti il soggetto evocando gradualmente la situazione originale in cui si è verificato il trauma, nel tentativo di anticiparlo, cerca inconsciamente di dominarlo, come emerge in alcuni casi di terapia del masochismo. Per fare un semplice esempio alcune persone che hanno subito nell’infanzia lutti e/o abbandoni non riescono da adulte ad instaurare legami stabili, non si fidano dei propri partner nella paura di soffrire ed essere lasciati e hanno la tendenza a rompere facilmente le relazioni e a lasciare, non riescono a lasciarsi andare nell’intimità affettiva e in tal modo non si concedono mai una situazione di benessere con l’altro, che su un piano reale può essere una persona che vuole loro bene.

Entrando maggiormente nello specifico del tema, troviamo vari sottotipi di masochismo, andremo quindi a delineare brevemente i significati del masochismo di cui sopra accennato, le diverse cause del masochismo e i diversi significati che può contenere.

1)  Masochismo narcisistico: come si è accennato, presso il Centro psicoterapia Torino osserviamo in alcuni pazienti la sofferenza raggiunta attraverso il negarsi costantemente piacere, uno stile di vita improntato al sacrificio, che può servire a costruirsi un’identità in cui la persona può rappresentarsi e sentirsi superiore agli altri essere umani considerati “comuni”, soddisfacendo i propri desideri di eccezionalità. La sofferenza viene codificata come prova di resistenza o valore, una forma di masochismo psicologico che permette di sentirsi speciali e superiori; una fantasia comune a riguardo può essere quella di pensare di trovarsi in situazioni in cui si subiscono ingiustizie a causa del comportamento degli altri. Il piacere nasce dal fatto che il soggetto, che si fa vittima di aggressioni altrui, o comunque non fa nulla per opporsi, può sentirsi virtuoso e allo stesso tempo incapace di quelle cattiverie che sarebbe costretto a subire dagli altri dimostrando di essere migliore. Per fare un esempio che spieghi il significato del masochismo possiamo pensare alla tipologia di donna che accetta di essere maltrattata psicologicamente, riceve continue mortificazioni morali, tradimenti ripetuti dal proprio compagno e inconsciamentre può trarne piacere masochistico, così come una madre vittima di masochismo narcisistico può arrivare ad annullarsi come donna in nome del valore del sacrificio per i propri figli. In molte situazioni se la persona è orgogliosa di sè stessa nel momento della sofferenza e del sacrificio per l’altro, può esserci la convinzione sottostante che una relazione di intimità sia possibile esclusivamente nella condivisione del dolore: è il caso di quei bambini, ci mostra lo psicologo infantile, che sono stati abituati a ricevere affetto dai genitori solo nel momento in cui erano ammalati o si trovavano in difficoltà. Tali fantasie soddisfano il bisogno di riconoscimento e lode del proprio sacrificio, attuato solo per il fatto di avere questo ritorno identitario, non per scopi altruistici.

2)  Masochismo morale: il primo che ne parlò fu Freud, che fece riferimento a quella condizione in cui la persona tenta di ridurre il proprio senso di colpa inconscio per mezzo dell’auto-danneggiamento e del dolore, oppure creando le condizioni per le quali gli altri lo puniscano. In un passato non troppo lontano possiamo ritrovare molte pratiche religiose volte a purificare l’anima del peccatore attraverso la punizione che poteva essere inflitta dall’esterno o ricercata e desiderata dal soggetto al fine di espiare le proprie colpe. Questo esempio che riportiamo come psicoterapeuti psicologi a Torino serve a far comprendere come, anche a livello culturale, talvolta il masochismo psicologico trovi la sua espressione in pratiche riconosciute e apprezzate. Spesso nel masochismo psicologico il soggetto si auto-infligge lo stesso destino che colpisce il soggetto di cui si sente responsabile, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, proprio per alleviare il senso di colpa, anche quando non è realmente responsabile del dolore dell’altro. Nel masochismo psicologico osservato presso il Centro psicologia Torino emerge l’incapacità di godere del proprio piacere; nella mente della persona la soddisfazione personale suscita senso di colpa verso l’altro, il quale non può godere della stessa opportunità o che sta soffrendo proprio in merito al piacere del soggetto. Essere felice si trasforma in una colpa, come si constata in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino questo tipo di masochismo morale può nascere in quelle famiglie con una rigida educazione improntata all’autosacrificio che colpisce tutti i membri della famiglia, sia nello stile di vita degli adulti che nelle aspettative verso i minori. In queste famiglie i genitori hanno compiuto sforzi enormi per sostentare i figli e appoggiarli nelle scelte della loro vita, annullando sè stessi e questi ultimi nel vederli soffrire possono aver vissuto un profondo senso di colpa, vivendosi come responsabili. Lo psicologo infantile vede in questa esperienza le radici del lento maturare di una difficoltà a permettersi di provare piacere, in quanto il pensiero di sè stesso felice comporta  la rappresentazione dei genitori che si sacrificano, e questa immagine può diventare intollerabile. Si diventa quindi incapaci di concedersi ciò che si desidera davvero fino ad inibire, per senso di colpa, la nascita del desiderio, stiamo parlando di una dimensione psichica di cui la persona può essere inconsapevole. Il masochismo psicologico dei genitori  si può trasmettere sia per identificazione da parte dei figli, sia per senso di colpa che insorge quando i figli stessi si ritrovano a poter provare piacere anche dopo la morte dei genitori. Al contrario, il figlio che ha potuto sperimentare i genitori felici, si sentirà legittimato a sentire e a vivere il proprio piacere.

3) Masochismo sessuale: è un tipo di masochismo che è presente nelle fantasia di molti, anche se non sempre viene attuato in una situazione reale. Può accadere che fin dai primi rapporti sessuali il piacere dell’incontro sia immaginato e desiderato in connessione a condizioni di dolore e sottomissione e in fantasia si viene a costruire una rappresentazione della sessualità interconnessa alla sofferenza, come emerge in diversi percorsi di psicoterapia a Torino. Per comprendere le cause del masochismo sessuale bisogna pensare che alla costruzione di tali fantasie partecipano diversi elementi legati alla storia personale dell’individuo e sostenuti da aspetti culturali: l’unione tra violenza ed erotismo proposta dai film sottende convinzioni sociali che tendono ad erotizzare la figura dell’uomo potente e dominante, ad esempio. Inoltre, una persona che si sente fragile e vulnerabile, nel momento in cui instaura una relazione intima con qualcuno che al contrario vive come potente, può sentirsi degna di tale potenza attraverso fantasie di erotismo masochistico.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino riconosciamo anche un tipo di masochismo sessuale che assume significato di tipo difensivo e viene sviluppato per acquisire un senso di controllo e di dominio su ciò che ha traumatizzato originariamente la vita di un individuo. Lo psicologo infantile spiega come l’azione altrui temuta in origine negli anni dell’infanzia, che siano percosse o umiliazioni che investono l’area sessuale, viene ora nella vita adulta cercata come modo per non essere colti di sorpresa dal trauma, viene cioè creata e anticipata la stessa situazione e trasformata in qualcosa che diventa piacevole perché controllabile e deciso dal soggetto. L’identificazione con l’aggressore trasforma la sofferenza di atti sadici subiti in piacere masochistico, che può essere continuamente ricercato, anche se tali dinamiche intrapsichiche pertengono alla dimensione dell’inconscio e solo attraverso un percorso di psicoterapia il soggetto può divenire consapevole del significato, delle cause del masochismo e dei propri comportamenti.

Masochismo e terapia

Dalle esplicazioni delle varie cause del masochismo psicologico si può evincere quanto questa modalità relazionale, costruita nell’arco delle esperienze di vita, acquisisca per l’individuo un’utilità fondamentale come meccanismo di difesa. Il masochismo psicologico può aver aiutato il soggetto nell’infanzia a gestire rapporti di natura traumatica, trasformando il dolore in piacere e dando l’illusione di essere meno impotenti. Continuando ad usare gli stessi meccanismi difensivi di impronta masochistica anche nella vita adulta, la persona può trovarsi imbrigliata in una serie di situazioni dolorose e frustranti, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, ricercando inconsciamente condizioni auto-lesive e dimenticando i propri bisogni autentici. Come psicoterapeuti psicologi a Torino ci rendiamo conto che una grande parte di sofferenza è data dal fatto che il soggetto su un piano consapevole mira all’ottenere risultati positivi ma agisce con comportamenti autodistruttivi, evidenziando quindi un’impossibilità nel discernere tra situazioni e rapporti sani e quelli distruttivi, allontanando da sé le situazioni di possibile felicità e soddisfazione a causa del masochismo psicologico.

Per chi intende cercare una cura del masochismo, al Centro di psicoterapia e psicologia clinica a Torino è possibile instaurare un rapporto terapeutico in cui esplorare la specificità di tale modalità relazionale nella vita personale nel soggetto, a cosa serve, perché c’è e dove è nata. In un percorso di psicoterapia a Torino sarà possibile acquisire consapevolezza circa queste modalità e sperimentare una relazione terapeutica che possa scardinare tali meccanismi. Inoltre il rapporto di fiducia e alleanza che viene a costruirsi con psicologi psicoterapeuti a Torino permette al soggetto di liberarsi del fardello del proprio passato che continua a condizionare il presente e acquisire le capacità e autonomie per affermarsi e opporsi a ciò che non è sano per se stessi.

Ansia da separazione negli adulti

Negli ultimi 50-60 anni diversi studi di psicologia hanno rilevato l’esistenza di una forma di Ansia da separazione specifica dell’adulto (DASA), che può comparire a qualsiasi età e non in tutti i casi risulta la continuazione del corrispettivo disturbo d’ansia da separazione che tipicamente insorge nell’ infanzia.

Presso il Centro psicologia Torino osserviamo che dall’adolescenza in poi i sintomi del disturbo d’ansia da separazione possono comparire nella forma di rifiuto scolastico, paure riguardo alla salute e alla sicurezza dei genitori e preoccupazioni sulla possibilità che qualche evento esterno e non controllabile possa compromettere il legame con la figura di riferimento affettivo. Accanto a queste forme del disturbo lo psicologo infantile riscontra la presenza dei sintomi più classici presenti nei bambini, come non voler lasciare i luoghi considerati sicuri, l’emergere di paure legate al sonno (non voler dormire da soli o il fare spesso incubi) e sentire la necessità di mantenere la vicinanza con i genitori anche in un’età, l’adolescenza, in cui ci si aspetterebbe invece il desiderio di separazione e la spinta verso l’autonomia.

E’ importante considerare che gli studi in psicologia clinica dimostrano che un bambino o adolescente affetto da Disturbo d’ansia da separazione ha una più elevata probabilità di avere almeno un genitore affetto da Ansia da separazione dell’adulto. In genere è presente una continuità generazionale per il Disturbo d’ansia da separazione in quanto i fattori ereditari uniti da un atteggiamento iperprotettivo dei genitori possono condurre allo sviluppo e al mantenimento dei sintomi.

L’ansia da separazione nell’adulto si presenta con determinate caratteristiche nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino: l’ansia molto marcata dovuta alla separazione da casa o dalle principali figure d’attaccamento è anticipata dal pensiero, questo significa che ancor prima di trovarsi lontano dalle proprie fonti di sicurezza la persona inizia ad essere agitata e preoccupata in una forma di ansia anticipatoria che assume le caratteristiche di “paura della paura”, ad esempio nell’organizzazione di una vacanza oppure quando un membro della famiglia deve partire per una trasferta; la persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla possibile perdita delle principali figure di attaccamento, o alla possibilità che accada loro un evento negativo, emergono essere nei percorsi di psicoterapia a Torino altre forme caratteristiche in cui si presenta l’ansia da separazione nell’adulto; la continua ed elevata preoccupazione riguardo al fatto che un evento spiacevole e imprevisto causi la rottura della relazione o il distacco forzato dai propri cari è un’altro tipo di espressione del disturbo, che riscontriamo presso il Centro psicologia Torino, che può presentarsi in forma più o meno grave quando si è lontani da casa per molte ore oppure un familiare come ad esempio il figlio parte per un viaggio, nell’eccessivo timore per la propria o l’altrui incolumità.

In psicologia clinica si è riscontrato che le persone che hanno subito nella vita un trauma, hanno avuto un notevole incremento dei sintomi connessi al Disturbo d’ansia da separazione negli adulti e che il livello aumentato di paura nell’affrontare normali situazioni di separazione, che prima dell’evento traumatico erano facilmente gestibili, ha procurato in molti casi un blocco. Spesso nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino i primi sintomi si manifestano in seguito al verificarsi di un evento che la persona vive come traumatico, come ad esempio la perdita di una persona cara, reale o fantasticata (divorzi o separazioni) e in numerosi studi è stata confermata l’esistenza di una forte correlazione tra il DASA e il Disturbo post Traumatico da Stress.

Anche se questo disagio può insorgere nella persona anche quando nel passato non si sia evidenziata una problematica ansiosa, un fattore predisponente il Disturbo d’ansia da separazione negli adulti è l’aver sofferto nell’infanzia di elevati livelli di ansia da separazione, che hanno inficiato la percezione di sicurezza nei rapporti relazionali favorendo il strutturarsi di un disturbo di personalità. In generale soggetti affetti dal Disturbo d’ansia da separazione negli adulti riportano livelli più elevati di compromissione del funzionamento personale, sociale e lavorativo dell’individuo, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, perchè l’ansia può diventare pervasiva e ostacolare il normale svolgimento delle attività quotidiane.
L’identificazione di questo disturbo ha permesso di ipotizzare un modello di continuità secondo il quale, se l’ansia di separazione infantile persiste nel tempo, potrebbe condurre allo sviluppo del DASA.

Presso il Centro psicologia Torino rileviamo che l’ansia da separazione negli adulti viene spesso attivata nella relazione con il partner e presenta delle correlazioni con altri disturbi quali la dipendenza affettiva e svariate forme d’ansia legate a disturbi fobici.
L’ansia da separazione spesso viene associata all’angoscia abbandonica nonostante siano emozioni diverse e con basi neurofisiologiche diverse. Il punto centrale che emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino è il vissuto della persona che soffre di ansia da separazione: il distacco viene percepito come un vero e proprio abbandono e innescando così, in maniera automatica, comportamenti che hanno lo scopo di arginare ed evitare la sofferenza e quindi fare in modo di stare sempre vicino all’altro significativo che può essere un genitore o un partner. Per la cura dell’ansia da separazione negli adulti è bene pensare che questo tipo di angoscia, si origina nell’infanzia quando vengono a mancare le giuste attenzioni e l’adeguato nutrimento affettivo, segnando per sempre la percezione di sicurezza dell’individuo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino si tratta quindi una vera angoscia abbandonica, che a differenza dell’ansia, è più profonda e penetrante: annulla lo spazio e il tempo, addormentando la coscienza razionale e lo sguardo oggettivo su di sé e sull’esterno.
Per un intervento di prevenzione dall’ansia da separazione è importante che i bambini molto sensibili alla separazione, che piangono ad esempio i primi giorni di scuola, non vengano rimproverati ma compresi. Esistono degli eventi che portano a non poter costituire un attaccamento sicuro alla madre, e un attaccamento insicuro si trova alla base del Disturbo d’ansia da separazione, così come ad altre patologie legate all’ansia di abbandono.
Presso il Centro psicologia Torino vediamo che negli adulti i sintomi del Disturbo d’ansia da separazione si manifestano nelle relazioni di dipendenza tra partner in cui un membro della coppia si annulla per soddisfare l’altro, che a sua volta tende ad allontanarsi. Esistono relazioni molto intense scambiate per amore, ma in realtà l’ansia di abbandono rende incapaci di esercitare autonomia, investendo così l’altro della coppia di un grande potere. Lo scopo di ogni gesto di chi soffre di disturbo d’ansia da separazione negli adulti è quello di evitare l’allontanamento e la percezione di essere abbandonato perché riattiva sofferenze personali ed antiche di un bambino che ha vissuto una relazione affettiva instabile, insicura e in alcuni casi povera di nutrimento affettivo. Chi soffre di questa patologia così invasiva vive una relazione in cui c’è il bisogno inconscio di mantenere il controllo, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino: il proprio ruolo di persona dipendente è una sorta di ricatto che può portare il partner a sentirsi gratificato nel prendersi cura dell’altro. Entrambi i partner in questi casi specifici, sono persone incapaci di essere autonome e ognuno di loro cerca di colmare il proprio vuoto attraverso le richieste e la presenza dell’altro cercando di ricevere un nutrimento personale dalla relazione. Se il rapporto sentimentale è sorretto solo queste basi, lo scambio può essere sterile, lo vediamo quando il legame si scioglie e la reazione di chi soffre di Disturbo d’ansia da separazione negli adulti è quella di ricercare affannosamente qualcun’ altro che possa placare le ansie attraverso una vuota presenza. Questa spinta irreprimibile a sostituire in tempi brevi il partner che viene a mancare è sorretta dalla sensazione è di morire, disgregarsi e andare in frantumi, vissuti angoscianti questi causati proprio dal disturbo. Potremmo dunque dire che la poca autonomia di chi soffre di ansia da separazione negli adulti porta la persona ad attaccarsi al partner più per bisogno di sicurezza che desiderio di una relazione matura d’amore.

Il Centro di psicoterapia e psicologia clinica può offrire un percorso di psicoterapia a Torino per favorire un processo di acquisizione di autonomia e costruire la percezione di poter essere individui in grado di nutrirsi da soli, imparare a considerare il vuoto interiore come uno spazio di accoglimento di se stessi. Un aiuto da parte di psicologi a Torino permette alla persona di avvicinarsi all’altro senza investire le relazioni di aspettative personali troppo elevate, così da poter vedere chi sta di fronte per com’è realmente e non in base a propri bisogni. Gestire i sentimenti legati alla separazione è senza dubbio è complicato e si può dire che in qualche forma tutti possono soffrire di ansia di abbandono: recuperare se stessi, imparare a riconoscere i propri bisogni e poter guardare l’altro per quel che è e per quello che può dare è il primo passo in un percorso che permetta di non soffrire di una dipendenza affettiva patologica e per farlo è necessario, purtroppo o per fortuna, attraversare tutto il dolore passato che mantiene e nutre il sintomo presente.

Ansia da separazione nei bambini

L’ansia da separazione o ansia di abbandono è un vissuto che nasce nell’infanzia, ed ha a che fare con il senso di sicurezza interna del bambino che si rinsalda alla presenza fisica ed emotiva del genitore e vacilla quando il suo riferimento adulto si allontana. L’evoluzione psichica del bambino, spiega lo psicologo infantile, prevede un graduale processo di costruzione dell’immagine interna stabile del genitore, quando questo processo viene portato a termine con successo il bambino può fare affidamento a questa presenza interna quando non si trova fisicamente con la mamma e con il papà, nella certezza del loro ritorno. A partire dalla primissima infanzia, fase in cui il bambino non ha ancora dentro di sè “la costanza dell’oggetto” e può sprofondare nell’angoscia se separato dalla madre, ci si aspetta che l’ansia di abbandono gradualmente si attenui con la crescita, tornando a riattivarsi al momento del distacco e di fronte a situazioni nuove, come l’ingresso all’asilo nido o alla scuola materna ad esempio; ma se il bambino è sicuro dentro di sè, gradualmente l’ansia da separazione diminuisce lasciandolo libero anche fuori casa di perlustrare l’ambiente e di investire nelle attività che gli vengono proposte. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino non sempre questo processo fisiologico avviene con facilità e ci sono situazioni in cui i tempi richiesti sono più lunghi di quanto ci si aspetti, oppure più raramente si instaura un vero e proprio disturbo legato all’ansia da separazione.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo dagli studi in psicologia clinica che l’ansia da separazione nei bambini compare in maniera fisiologica intorno agli otto mesi di vita e si manifesta attraverso crisi di pianto disperato che durano finché il neonato non viene avvicinato alla sua principale figura di accudimento; la paura che scatena questa reazione è quella di temere la lontananza della madre, la sua assenza è vissuta come assoluta, per il bambino può significare che non tornerà mai più e solo la conferma reale della sua presenza può dare sollievo. Secondo lo psicologo infantile sarebbe più corretto parlare della presenza/assenza del carghiver, cioè della figura di attaccamento del bambino, per convenzione in questo articolo ci riferiamo alla madre. Lo psicologo infantile spiega che la fase dell’ansia di abbandono rappresenta una normale tappa dello sviluppo mentale e sociale, il fatto che il neonato pianga dimostra che ha imparato a riconoscere chi si occupa di lui e che ha stabilito un legame di attaccamento con il caregiver, percependo di essere in pericolo se questo non è presente: l’ansia da separazione nei bambini è fisiologica nella prima infanzia.
L’ ansia da abbandono pone le sue radici in un primo evento centrale della relazione madre bambino, che è quello della nascita: il bambino che prima si trovava in una situazione di simbiosi con la madre, deve vivere una separazione che può essere percepita come un momento angosciante e che potrà ripresentarsi nei vissuti durante quei passaggi fondamentali e fisiologici di separazione come lo svezzamento, la crescita, l’adolescenza e l’età adulta: lo psicologo infantile spiega che queste sono tutte fasi di distacco che riattivano la prima ancestrale ansia da separazione. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino quando tali tappe non siano vissute in maniera serena, può essere che anche il vissuto di morte, la separazione definitiva, sia difficilmente elaborabile ed integrabile nell’emotività del soggetto. Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, alcuni pazienti adulti che soffrono di crisi di ansia, attacchi di panico, paura irrazionale di morire e che incomba su di loro lo spettro di una catastrofe, sono stati dei bambini in cui era presente un disturbo da ansia di separazione, nella loro infanzia qualche interferenza ha compromesso la solidità interna e la costruzione di una costanza nella sicurezza di sè.

Un autore a cui come Centro di psicoterapia Torino facciamo riferimento nello studio dell’ansia da separazione è Bion (1962), che si focalizza sulla capacità innata del bambino di far fronte alle frustrazioni fisiologiche della crescita, inevitabilmente legate alla madre in quanto sua principale figura di riferimento e rappresentante della realtà del bambino stesso. Si tratta delle normali tappe di sviluppo che implicano un distacco come il passaggio dall’allattamento allo svezzamento, ma ci si riferisce anche della separazione relazionale tra madre e bambino che avviene alla presenza di un terzo, il padre, che permette di far evolvere il rapporto dalla simbiosi ad uno stadio più maturo. La crescita è di per sè dolorosa perchè costellata da separazioni ma la madre grazie alla sua capacità istintiva di réverie, di comprendere e di consolare il bambino, potrà accogliere l’angoscia di morte provata dall’infante in questi momenti così significativi, aiutandolo a tollerarla e trasformarla, oppure al contrario fallendo in questo compito e creando così le premesse per difficoltà relazionali una volta adulto.

Winnicott (1965) è un altro riferimento presso il Centro psicologia Torino e nei suoi libri affronta il tema dell’ansia da separazione definendo la capacità di stare solo una delle conquiste evolutive più difficili nella crescita di un bambino, in quanto è una capacità che può essere acquisita solo gradualmente grazie alla possibilità di interiorizzare la figura materna, fino a essere in grado di poter stare solo, ma sostenuto inconsciamente dalla rappresentazione interna della madre.

Al Centro di psicoterapia Torino abbiamo potuto constatare che spesso vi è una correlazione tra un disturbo legato all’ansia da separazione nei bambini e una figura genitoriale particolarmente iperprotettiva e/o un contesto familiare di ansia generale: una volta diventati adulti questi bambini che hanno vissuto in maniera angosciante i distacchi potranno avere disturbi di ansia anche se l’oggetto delle loro preoccupazioni può cambiare. Nei percorsi di psicoterapia a Torino emerge che queste persone hanno percepito nell’infanzia costantemente l’ansia di sentirsi in pericolo causata da eventi reali di natura traumatica quali lutti precoci, separazioni causate da malattie e/o la vicinanza a figure di riferimento psrticolarmente ansiose che bloccavano l’autonomia del bambino nella costante percezione del mondo come pericoloso, facendo insorgere timori e aumentando nel figlio il bisogno di dipendenza. I genitori ansiosi, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, possono non accorgersi delle insicurezze che tendono a creare nei figli e a non essere consapevoli che il disturbo da ansia di abbandono del figlio dipenda da dinamiche relazionali perpetuate in famiglia.

Una domanda che viene posta spesso a noi psicologi a Torino è: l’ansia da separazione nei bambini quanto dura?

Lo psicologo infantile risponde che questo passaggio è inevitabile e transitorio e dovrebbe durare fino ai 5 anni e ha valenza positiva quando non si trasforma in un disturbo. La normale ansia da separazione  testimonia la nuova capacità del bambino di differenziare tra i volti familiari e non. Quando gli indicatori di ansia da separazione nei bambini perdurano oltre il tempo indicato e/o la loro intensità è eccessiva rispetto alla norma e causa al bambino una sofferenza significativa o un impedimento nel funzionamento sociale, scolastico o di altre aree importanti, allora si può parlare clinicamente di Disturbo d’ansia da separazione. Psicoterapeuti a Torino descrivono questi bambini sofferenti, talvolta hanno la percezione di non sentirsi abbastanza amati dai genitori, inoltre mancano di interesse rispetto alle attività sociali e relazionali tipiche della propria età: nei percorsi di psicoterapia a Torino emerge come la loro attenzione sia rivolta esclusivamente verso gli adulti per poter richiamare la loro attenzione ed essere vigili nel momento in cui i genitori si allontanano da loro.
Il disturbo d’ansia da separazione nei bambini causa loro agitazione e preoccupazione ogni volta che si separano dalla figura primaria di riferimento o anche solo pensano all’allontanamento da casa o dal genitore, non si sentono al sicuro se non hanno un sostegno costante. In alcuni casi trattati presso il Centro di psicologia Torino questo disturbo è insorto dopo la morte di un parente vicino al bambino, di un animale domestico, dopo la malattia di un familiare, episodi di ospedalizzazione del bambino o di un genitore, un cambio di scuola o a seguito di un divorzio. Nello specifico lo psicologo infantile si occupa di bambini possono esternare mal di pancia, battito cardiaco accelerato, respiro corto e sudorazione e dietro a questi sintomi rileva la presenza di una forte ansia di abbandono.
Il disturbo d’ansia da separazione nei bambini e negli adulti si manifesta con un’eccessiva paura o ansia riguardo al distacco da persone familiari o  di separazione dai luoghi sicuri e tali preoccupazioni possono inficiare notevolmente la vita di una persona di qualsiasi età, impedendole di investire in attività quotidiane. Il disturbo d’ansia da separazione che trattiamo nei percorsi di psicoterapia a Torino negli adulti si manifesta con sintomi che riguardano difficoltà a stare a casa da soli o uscire da soli, difficoltà ad allontanarsi da luoghi considerati sicuri e forte interessamento alle figure primarie, dipendenza affettiva, talvolta anche con crisi isteriche, rifiuto della realtà e somatizzazioni fisiche fino ad arrivare nei casi più gravi ad attacchi di panico; mentre negli adolescenti sono più comuni mal di testa, palpitazioni, sensazioni di mancanza d’aria e attacchi di panico. I pensieri ansiosi riguardano la preoccupazione che potrebbe accadere qualcosa di brutto ai loro genitori o a loro e i bambini più piccoli non potendo identificare paure precise possono dire di non voler andare a scuola o di svolgere una specifica attività.
Preoccupazioni comuni sono:
• “E se succedesse qualcosa di brutto a mamma o a papà?”.
• “E se mi perdessi?”.
• “E se la nonna non mi venisse a prendere a scuola?”.
• “E se mi rapissero?”.
• “E se mi venisse da vomitare e la mamma non fosse lì per aiutarmi?”.

Ansia da separazione: cosa fare?

Come primo approccio al disturbo da ansia di separazione psicologi a Torino riferiscono che è necessario focalizzarsi sul comprendere quale sia la situazione che stimola l’insorgere l’ansia da abbandono, infatti spesso l’oggetto dell’ansia non viene compreso dalla persona perché viene vissuta un’angoscia generalizzata a cui non poter porre controllo. Il Centro di psicologia Torino propone di iniziare una terapia che punti ad un lavoro approfondito sulle angosce, non concentrandosi esclusivamente sui sintomi, con lo scopo di dare significato alle cause dall’ansia da separazione, elaborare conflitti intrapsichici e dinamiche inconsce, oltre che un lavoro per raggiungere una certa autonomia che permetta di distaccarsi gradualmente dalle figure di cui si ha costante bisogno di vicinanza.
Proprio perché è una capacità centrale nello sviluppo, i vissuti relativi alla separazione emergono qualche volta anche nelle sedute di psicoterapia a Torino, offrendo così la possibilità di indagare in maniera mirata le paure e le sensazioni provate ed esplorando la separazione di volta in volta nei sui vari aspetti e manifestazione psicopatologiche. Secondo la prospettiva del Centro psicologia Torino è molto importante capire quali sono i comportamenti familiari che involontariamente amplificano l’ansia e il disagio, mantenendo ad esempio comportamenti ansiosi, iperprotettivi, ossessivi. Il Disturbo d’ansia da separazione nei bambini se non adeguatamente affrontato e risolto potrà perdurare in età adulta o trasformarsi in qualche altro tipo di disturbo come attacchi di panico, agorafobia o ansia generalizzata. Il tipo di intervento che è possibile attuare in una psicoterapia a Torino dipende molto dall’età del soggetto: se con un adulto è possibile affrontare il problema in una terapia individuale, nel caso dei bambini sarà più utile includere tutta la famiglia in un progetto di terapia e sostegno per comprendere insieme allo psicologo infantile a Torino che significato assume il sintomo del piccolo nel contesto familiare.

Bambini in lutto

Il lutto in psicologia viene considerato una delle fonti di maggiore sofferenza per l’essere umano, per questa ragione non vorremmo mai esporre i bambini all’esperienza di perdita di una persona cara. La preoccupazione degli adulti nei confronti di un bambino che subisce una perdita importante è comprensibile, così come è naturale aver paura di comunicare al minore una realtà che appare troppo cruda da essere accettata. L’adulto che vuole bene al bambino cerca di proteggerlo, si identifica con lui e teme che non possa tollerare l’angoscia che la morte genera, non sa quali parole scegliere per parlargli, ha paura della reazione emotiva e non sa come aiutarlo, sentendosi egli stesso impotente. Purtroppo non si possono evitare le reazioni dei bambini al lutto, cercando di non far sperimentare loro il dolore per la morte di una persona cara e sperare così di evitare cambiamenti e complicazioni che generano sofferenza.

Al Centro di psicologia Torino si è constatato che in molte situazioni gli adulti, con la speranza di proteggere i figli, tendono a tacere, a nascondere o a mascherare la verità sulla morte di una persona  emotivamente vicina al bambino: tendenzialmente si pensa che siano troppo piccoli per capire, tollerare e condividere il dolore; inoltre alcune persone temono di non essere in grado di gestire eventuali reazioni dei bambini al lutto e di commettere degli errori che provochino ulteriori sofferenze. La morte genera dolore nell’adulto, egli stesso coinvolto emotivamente e in difficoltà nell’accettare l’accaduto, superare un lutto implica infatti un lungo processo di elaborazione, per questo la sofferenza del figlio può risuonare e amplificare i propri vissuti di ansia e depressivi, pensiamo ad esempio quando viene a mancare un nonno o una nonna che sono nel contempo genitori della mamma o del papà del bambino. Tuttavia psicoterapeuti a Torino confermano che il silenzio non svolge un ruolo di protezione per i bambini, perché viene percepito dagli stessi che è successo qualcosa di doloroso e grave senza saper dare senso a ciò che sentono riguardo all’atmosfera che si vive in famiglia, questo può generare un ansia irrazionale e incontrollabile nel bambino, la paura di qualcosa di ignoto, la percezione che “tremi il terreno sotto i piedi” in assenza di una causa decifrabile e comprensibile. Quando il lutto infantile viene taciuto il bambino può sentirsi escluso, ignorato e lasciato da solo con sé stesso. Infatti, anche se non viene esplicitata la sofferenza, i bambini anche piccoli la avvertono attraverso le espressioni del volto, i cambiamenti quotidiani in famiglia come il parlare a bassa voce in modo che loro non sentano e le variazioni di umore degli adulti, spesso infatti è un’illusione del genitore quella di riuscire a controllare tutto nel tentativo di negare ciò che è accaduto. I bambini in questi casi vivranno comunque sentimenti di perdita ma in maniera indiretta nell’identificazione con i genitori, senza la possibilità di mettere in parole le sensazioni e i vissuti che possono essere anche inconsci, in quanto non viene data loro la possibilità di riconoscere le emozioni e di avviare il processo di elaborazione del lutto infantile. Le reazioni dei bambini al lutto in questi casi legate alla non comprensione di cosa stia succedendo sono di confusione e insicurezze che possono cercare di arginare dando personali interpretazioni disfunzionali. Inoltre, il poter mostrare da parte di un adulto i propri sentimenti di dolore rispetto alla perdita, consente ai bambini in lutto di imparare che queste emozioni hanno un inizio, una durata ed una fine: non distruggono. Affrontando insieme a lui la situazione si comunica indirettamente che il dolore è legittimo e degno di rispetto, può essere attraversato e non negato. Al contrario, il congelamento emotivo o l’evitare di mostrare la sofferenza può far sentire il bambino in lutto imbrogliato, generando la percezione di non potersi fidare dei grandi e imparare dall’esempio dell’adulto a non mostrare le proprie reali emozioni.

Come superare un lutto? Come si affronta il lutto infantile?

Quindi, è importante per affrontare un lutto infantile che i bambini vengano accompagnati nel percorso di accettazione ed elaborazione di ciò che è accaduto e vanno sostenuti all’interno di una relazione accogliente e presente e in cui si possa condividere la sofferenza: in un ambiente con tali caratteristiche la morte di un genitore o di un parente stretto non porta per forza ad un blocco evolutivo del bambino, è importante avere fiducia nelle sue possibilità di recupero in quanto possiede dentro di sé le risorse adatte per far fronte alle perdite. Lo psicologo infantile suggerisce di affrontare l’argomento con tatto, adeguando le parole alla possibilità dei bambini di comprendere, tenendo conto dell’età e delle caratteristiche personali, cercando di scegliere il momento adatto e predisponendosi ad accogliere le reazioni dei bambini al lutto. In questo modo il minore avrà la sensazione che si può parlare di ciò che si sente e che l’adulto è lì per lui, potrà lasciarsi andare sentendosi sorretto.

Sicuramente la perdita di un genitore è l’esperienza più dolorosa che un bambino possa provare poiché significa anche la perdita delle sicurezze e di un supporto necessario per la crescita. A causa di tale lutto infantile infatti viene meno il presupposto necessario per la costruzione di un attaccamento sicuro tra il genitore e il figlio: la presenza costante del genitore non è più possibile. Affinché un bambino possa elaborare in maniera autentica una perdita così grave psicologi psicoterapeuti a Torino sostengono la necessità di accettare che questo debba avvenire in un tempo lungo, cioè in un graduale processo che può durare anni e continuare per tutta la vita. Questa consapevolezza da parte dell’adulto è dolorosa e fa sentire impotenti ma non è tutto inutile perchè le reazioni dei bambini al lutto possono essere più drammatiche in assenza di figure di riferimento in grado di sostenere, altresì la condivisione e l’affetto possono permettere al bambino di reggere il dolore e non sentirsi travolto: come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo che un evento traumatico, purchè adeguatamente elaborato, possa rendere la persona che l’ha subito più forte.

Inizialmente i bambini in lutto anche se vedono che il genitore non è più presente, continuano a cercarlo e a parlargli, immaginandolo molto spesso in tutti i suoi aspetti negativi e positivi. In questa fase psicoterapeuti a Torino consigliano di avvicinare il minore in modo graduale al concetto di morte, cercando di rispettare i tempi peculiari di ognuno e introducendo la realtà a “piccole dosi” per permettere al bambino di accettarla. Le reazioni dei bambini al lutto possono essere molto diverse da caso a caso e possono non coincidere con le aspettative dell’adulto. Alcuni bambini possono ignorare apparentemente la notizia, nel tentativo di negare l’accaduto, altri possono reagire con violenza scaricando la rabbia su chi è presente, oppure piangere disperatamente. E’ importante dare spazio all’elaborazione di eventuali sensi di colpa, sentimenti provati dal bambini in lutto per essere sopravvissuti al genitore, talvolta può essere presente l’idea di averne procurato la morte per averlo fatto arrabbiare o per eventuali pensieri negativi fatti su di lui, o ancora per non esser stati ubbidienti. Lo psicologo infantile nell’esperienza di percorsi di psicoterapia a Torino, conferma che sono presenti rabbia e angoscia anche quando non vengono esplicitamente manifestate. Si capisce così perché i bambini se lasciati soli in questo mare di emozioni non sono in grado di gestire ciò che emerge dentro di loro e le difficoltà possono crescere e perdurare.

Psicologi a Torino informano che gli adulti oltre a dare chiare e semplici comunicazioni riguardo la morte, devono rassicurare i bambini che quello che provano è normale e che la perdita non è avvenuta per colpa loro, anzi era inevitabile. Nel processo di elaborazione del lutto infantile questo permette di recuperare un’immagine interna positiva del parente deceduto, mantenendo una presenza affettiva dentro di sé: in questo modo anche se la perdita è irrecuperabile, tale rappresentazione interna consente di mantenere una relazione continua nel tempo e che muta con il crescere e il maturare del bambino. Lo psicologo infantile attraverso l’esperienza della psicoterapia a Torino ritiene questo aspetto tra i più importanti per superare un lutto perchè permette al bambino di venire a patti con il vuoto, sentirsi meno solo e possedere delle rappresentazioni delle sue relazioni più importanti, elemento necessario nella strutturazione della personalità adulta.

A livello cognitivo il bambino impara il concetto di morte piano piano nel tempo, prima comprendendo cosa voglia dire “mancare” fino al concepire che dalla morte non si può tornare indietro, processo che psicologi a Torino sostengono si concluda verso i sette o otto anni. Lo psicologo infantile sottolinea che prima di questa età i bambini credono che tutto ciò che è bello duri per sempre e soprattutto nei primi tre anni di vita si nega ogni forma di scomparsa perenne. Rimane importante comunque sintonizzarsi sulla singolarità del bambino rispettando i suoi tempi e ascoltandolo, tenendo presente che le reazioni dei bambini al lutto possono manifestarsi anche in tempi successivi alla morte e quanto più il bambino è piccolo possono esprimersi attraverso comportamenti disfunzionali o sintomi legati al corpo e alle funzioni fisiologiche dell’organismo come ad esempio disturbi del sonno o alimentari, non sempre dunque il bambino è in grado di ricondurre il proprio malessere ad un disagio emotivo legato al lutto infantile. A livello emotivo è presente la mancanza e vissuti di ansia e angoscia, anche se non sempre i bambini sono in grado di esprimere tali sentimenti, motivo per cui tendono a manifestare la propria sofferenza attraverso comportamenti e manifestazioni somatiche. Quando all’interno di un percorso di psicoterapia a Torino diventa possibile per il bambino rappresentare attraverso il gioco con lo psicologo infantile la causa del proprio disagio anche la sintomatologia somatica tende a retrocedere lasciando il posto all’espressione emotiva del dolore che è più facilmente avvicinabile e contenibile da chi gli sta vicino.  Da tener presente che le reazioni dei bambini in lutto variano in base a molteplici fattori come l’età, il grado di maturazione personale, la qualità della relazione con la persona perduta e le risorse dell’ambiente sociali in cui vivono. Inoltre, si aggiunge la difficoltà data dal fatto che i bambini non possono fisiologicamente tollerare a lungo tempo il dolore e per questo possono passare in poco tempo da momenti di pianto al ridere con iperattività distraendosi. Può capitare che questi atteggiamenti vengano letti dagli adulti come mancanza di interesse per ciò che accaduto, per questo è importante sapere che non è così.

Al Centro di psicologia Torino si sono evidenziate particolari modalità regressive, ritenute dalla letteratura sul lutto in psicologia abbastanza comuni come reazioni dei bambini al lutto, ad esempio tornare a succhiarsi il dito, avere manifestazioni di enuresi, encopresi, paura del buio, non voler più dormire da soli nel proprio letto, difficoltà di attenzione a scuola, manifestazioni psicosomatiche quali insonnia, non volere mangiare, balbuzie, cefalee, disturbi della pelle, espressioni emotive quali pianto, disperazione, rabbia, inibizione motoria, isolamento e ripiegamento su sé stessi o iperattività. Più in generale possono manifestarsi vere a proprie sindromi come il Disturbo post traumatico da stress, Depressione, Disturbi della condotta.

Questo escursus sulla sintomatologia legata al lutto infantile, non vuole essere fonte di ansia per i genitori ma far comprendere che le reazioni dei bambini al lutto possono essere molto differenti a seconda delle peculiarità personali del bambino e della sua storia, alcuni sintomi possono essere transitori e legati al trauma che si è vissuto. Tali disturbi insorgono come modalità di comunicare un disagio nei casi in cui non c’è la possibilità di esprimere il dolore in maniera più funzionale. Questa incapacità, spiega lo psicologo infantile, può dipendere da limiti strutturali del bambino legati alla sua età e immaturità, possono dipendere altresì dal suo carattere introverso o coartato ma possono anche essere legati all’ambiente in cui il bambino vive e a come percepisce di adulti accanto a lui, se disponibili e in grado di accogliere la sua sofferenza o se chiusi in sè stessi e incapaci di esprimere emozioni; in questi casi parlare del lutto può diventare un tabù familiare e il bambino si adegua alla richiesta degli adulti di non toccare un dolore che appare troppo grande, anche se questa modalità interferisce con i processi di elaborazione emotiva dell’evento traumatico e con la possibilità di superare un lutto.

Nei casi in cui ci si sente impossibilitati ad affrontare il dolore di una perdita di una persona cara e quindi non riuscire a sostenere il bambino in lutto, può essere utile per il minore iniziare un percorso di counseling psicologico o di psicoterapia a Torino, dandogli così la possibilità di confrontarsi con i propri autentici vissuti in una relazione accogliente e stabile nel tempo.

 

 

Lutto patologico

La perdita di una persona cara, sia reale che solo percepita, o la perdita di un lavoro, o di qualcosa sul quale la persona abbia investito molto di sé come un progetto di vita, possono essere eventi  difficili da superare ed elaborare e può capitare che non si riesca ad andare avanti nel lungo e complesso processo di recupero emotivo. Come superare un lutto, quindi? Può capitare che alcune persone rimangano attaccate in maniera permanente all’oggetto perduto senza darsi la possibilità di procedere nella loro vita, anche quando la realtà esterna lo consentirebbe e anche qualora si presentino occasioni di cambiamento. In questi casi la psicologia clinica parla di lutto patologico.

Nel lutto in psicologia assumono particolare importanza i sensi di colpa, in quanto rappresentano una delle principali cause di dolore, per le quali si rischia di rimanere fissati sull’oggetto perduto. I sensi di colpa fanno sì che l’individuo continui a rimuginare, i ricordi legati alla persona perduta diventano ossessivi, ad esempio il pensiero ritorna continuamente alla relazione passata con il defunto, alle cure poco adeguate che sono state prestate, alla presunta sofferenza inflitta al proprio caro o alla poca riconoscenza nei suoi confronti, a ciò che si voleva dire ma si è taciuto. Inoltre, l’identificazione con il morto e con la sua sofferenza non fa altro che accrescere la pena che la persona che soffre di lutto patologico prova. In questo contesto il fatto di smettere di pensare alla persona perduta viene percepito come tentativo di sostituirla e tradirla, la sofferenza che si prova per la perdita è un modo per dimostrare a sé stessi di aver amato e di continuare ad amare la persona che non c’è più e questo pensiero quasi ossessivo rappresenta una difesa dai sensi di colpa: se piango e soffro per chi se ne è andato non sento di aver avuto mancanze nei suoi confronti. Psicologi a Torino confermano che tali vissuti possono essere il motivo per cui il soggetto sofferente resiste ad ogni possibilità e tentativo di alleviare il suo dolore e finché le emozioni, talvolta inconsce, non vengono adeguatamente elaborate possono rappresentare un ostacolo alla possibilità di superare un lutto.

In questi casi di lutto patologico psicoterapeuti a Torino hanno rilevato un altro fattore che assume primaria importanza nel mantenimento del dolore: l’esistenza nel passato dell’individuo di esperienze di perdite dolorose nell’infanzia.  L’esperienza del lutto in periodi in cui l’immaturità emozionale non permette di affrontare adeguatamente i vissuti, immaturità psichica data dal fatto di essere ancora un bambino che non dispone di un apparato di pensiero strutturato come nell’adulto, fa sì che la perdita sia traumatica. Un bambino, se non adeguatamente sostenuto e accompagnato nel dolore da un adulto di riferimento, può sentirsi assoggettato passivamente dal dolore, quindi impotente di fronte ad una tale tragedia, come emerge dagli studi del lutto in psicologia clinica. Questo stato emotivo e psichico rimane nella memoria dell’individuo, anche da adulto, come riferisce lo psicologo infantile, che ritrovandosi ad affrontare un’altra situazione di perdita, si sentirà impotente difronte alla sofferenza esattamente come si è sentito in passato, riattivando quindi il lutto non elaborato. Psicologi a Torino mettono in luce la difficoltà del soggetto nel distinguere le due diverse situazioni perché egli si sente allo stesso modo, non riuscendo a vedere come le condizioni della perdita attuale siano molto diverse: adesso sono presenti maggiori capacità mentali per superare il lutto e una diversa possibilità di sopportare il dolore, anche se può sembrare insormontabile. Un adulto a differenza di un bambino dispone di strumenti psichici più maturi per superare il lutto in maniera fisiologica, ha la possibilità di riflettere sui propri stati interni e di essere attivo nella ricerca di un sostegno, è meno dipendente e può trovare delle risorse dentro e fuori di sé. Il lutto in psicologia viene comunque considerato una delle fonti di maggiore sofferenza per l’essere umano e può richiedere un tempo lungo per essere superato anche nelle situazioni normali e dalle persone psichicamente più solide ed è una delle cause di esordio dei disturbi di ansia.

Al Centro psicologia Torino è stato rilevato che può essere molto difficile superare la perdita quando l’oggetto perduto assume delle funzioni centrali per la vita del soggetto: ad esempio quando assolve alla funzione di mantenimento di un equilibrio psicologico, dell’autostima, della propria sicurezza in generale. Nei percorsi di psicoterapia a Torino talvolta emerge ad esempio che il partner perduto era necessario per vitalizzare il rapporto consentendo al paziente di attivare stati affettivi di gioia che senza la sua presenza non possono essere raggiunti. In questi casi di lutto patologico la perdita della persona amata fa emergere tutte le angosce personali che prima potevano essere nascoste a sè stessi e compensate grazie alla relazione di coppia. Si tratta di persone con tratti depressivi  che ritrovandosi improvvisamente sole entrano maggiormente in contatto con le proprie fragilità intrapsichiche e anche per questa ragione non riescono a superare un lutto. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino in queste situazioni il soggetto che ha subito la perdita si sente bloccato nella ricerca di nuovi sostituti perché l’oggetto perduto viene idealizzato, conferendogli doti che non gli appartenevano del tutto.

Da tutte queste considerazioni ne consegue che i deficit dell’individuo che non possono essere più compensati dall’unione con un oggetto, rappresentano un ostacolo importante per l’elaborazione del lutto, sarà necessario quindi un lavoro di psicoterapia per aiutare la persona che ha subito un lutto psicologico a lavorare con il fine di modificare le distorsioni dell’immagine che ha di sé e delle proprie capacità percepite come carenti. In questi casi può essere presente un disturbo di tipo ansioso che richiede un intervento di cura. Presso il Centro psicologia Torino è possibile richiedere una consulenza (counseling psicologico) per essere aiutati a superare il lutto quando la persona si accorge che la perdita ha creato dei blocchi psicologici che interferiscono con il vivere quotidiano, quando la sensazione è di restare attaccati al passato nell’impossibilità di investire nel presente e nei progetti futuri. I sentimenti di rabbia e sconforto a seguito di una perdita importante sono naturali ed è necessario accettare il malessere e attraversarlo ma dove il processo normale di elaborazione del dolore non porta ad una graduale ripresa il supporto di psicoterapeuti a Torino può essere una strada percorribile per ritrovare sè stessi e un senso di serenità interione.

 

Intervista: il decorso post separazione divorzio

I matrimoni in Italia sono in aumento, ma anche le separazioni e i divorzi. Soltanto dieci coppie su cento resistono finché morte non le separi, per tutte le altre ci pensa il temutissimo diciassettesimo anno, un vero flagello. Così come sono tristemente note le cause che possono asfissiare l’amore fino a spegnerlo completamente: problemi di natura economica, familiare, veri o presunti tradimenti oppure problematiche comportamentali di varia natura che a lungo andare mutano la salute della coppia. Ciò che invece si conosce poco è il decorso post separazione e divorzio, mentre l’unica cosa certa è il dolore. Il fallimento di un matrimonio, di una promessa che si pensava fosse “per sempre”, lascia inevitabilmente il segno. Dubbi e domande poste dalla giornalista di Italia StarMagazine, Floriana Naso, a cui risponde la dr. Rossella D’Amico del Centro di psicoterapia e psicologia clinica di Torino.

Secondo lei, la separazione è sempre la scelta più giusta per mettere fine a un’unione agonizzante? 

No, di solito le coppie che si rivolgono al nostro Centro arrivano con una grande sofferenza, ma non sono ancora consapevoli di quale possa essere la soluzione adeguata al momento di crisi. E’ sempre necessaria una preliminare e accurata analisi della domanda e delle motivazioni individuali e di coppia legate alla richiesta d’aiuto, prima di intraprendere qualsiasi terapia e definirne gli obiettivi che possono riguardare sia la soluzione del conflitto sia la decisione di lasciarsi.

Sono in aumento le persone in difficoltà che riconoscono nello psicoterapeuta un sostegno fondamentale per superare la separazione. Ci spieghi su quali fronti interviene lo specialista e per quale fine.

Quando una coppia si separa è estremamente importante elaborare i vissuti dolorosi provocati dalla separazione, avvenimento che da un punto di vista psichico può essere paragonato a un vero e proprio lutto per entrambi i componenti della relazione. Spesso la persona si rivolge a noi in questo momento perché sente di non riuscire a superare la rabbia, le recriminazioni, i desideri di vendetta che accompagnano questa fase. Se però l’individuo riesce a vivere ed elaborare tutte le emozioni dolorose che seguono la rottura del rapporto allora può uscire dalla separazione più forte. Attraverso la riappropriazione dell’autostima è possibile riscoprire le proprie risorse interiori, sia emotive che cognitive, mettendole al servizio della situazione che si sta vivendo e che prima poteva apparire insostenibile. E’ utile in tutto il percorso psicologico ricostruire la storia della relazione e gli accaduti fino al momento presente, si tratta sia di eventi reali che di vissuti interiori a cui è importante dare un senso e significato per comprendere la fine del rapporto. In questa fase ci si può sentire in colpa a causa del fallimento del proprio matrimonio per esempio e dei progetti contenuti in esso, come se tutto dipendesse da se stessi: ci si domanda dove si è sbagliato, ci si sente inadeguati e si vive uno stato emotivo di profonda tristezza. La terapia mira ad affrontare questa fase psicologica rispettando i tempi individuali, variabili da persona a persona, fase che se non elaborata adeguatamente può incidere negativamente sull’autostima personale e sulla progettazione di vita.

Quali stati d’animo appartengono alla persona lasciata e quali a chi ha lasciato? Siamo portati a pensare che la persona lasciata soffra sempre di più dell’altra, ma è davvero così?

Dipende molto dalle situazioni e dalle motivazioni che hanno causato la crisi e la fine della relazione. Può succedere, per esempio, che chi decide di lasciare lo faccia per uscire da una situazione di maltrattamento, fino a quel momento subito solo passivamente, oppure per uscire da un rapporto di dipendenza affettiva in cui decidere di lasciare può procurare forti sentimenti depressivi. Molto dipende dalla personalità individuale, dalla storia personale, da come si è vissuto le separazioni nella propria vita, dai propri valori, dall’appartenenza o meno ad una religione, dal tipo di coppia se omosessuale o eterosessuale, se sono presenti o meno dei figli: non esiste una regola valida che ci può far dire chi soffre di più e chi soffre di meno, se chi lascia o chi viene lasciato. In molti casi chi lascia è più avanti nell’elaborazione della separazione perché spesso la scelta non è impulsiva, anche se così può sembrare a chi viene lasciato. Il membro della coppia che lascia è da tempo coinvolto nell’affrontare interiormente e in solitudine i conflitti e le ambivalenze legate a questa scelta. Quando avviene la comunicazione al partner di voler porre fine alla relazione di coppia, chi lascia ha già iniziato a disinvestire rispetto al legame e ha già elaborato in parte i vissuti dolorosi legati alla separazione.

Abbiamo sentito fin troppe volte l’espressione “il matrimonio mi soffocava, avevo bisogno di libertà”. Secondo la sua esperienza, la libertà conquistata dopo una separazione è, nella maggior parte dei casi, così come il paziente se l’aspettava?

Anche in questo caso non è possibile operare generalizzazioni, benché vediamo spesso persone che dopo una separazione hanno riscoperto le proprie aspirazioni, i propri interessi per lungo tempo soffocati da una relazione che richiedeva, per essere mantenuta in piedi, troppi compromessi emotivi. Sicuramente il ritrovarsi da soli implica un grosso cambiamento, oltre che concreto, anche nelle dinamiche interiori: quando una persona sta male per problematiche individuali può talvolta illudersi che la colpa sia del proprio compagno/a, accorgendosi invece dopo la separazione di continuare a soffrire perché in questo caso il problema non è tanto relazionale, quanto intrapsichico.

Quali sono le “verità” legate alla coppia che più spesso emergono in terapia? E perché non prima?

Molto spesso durante il percorso di ricostruzione della storia della coppia ad emergere sono vissuti legati al passato della relazione, dei “non detti” per timore e difficoltà di comunicazione con il partner. A volte i contenuti riguardano i bisogni profondi della persona che per paura del rifiuto oppure di un possibile conflitto è stata costretta a reprimere, con il tempo però i “non detti” si trasformano in rancore sotterraneo, tradimenti, in disinvestimento dalla relazione, diffuso malessere che intossica e logora la relazione dall’interno. Talvolta queste situazioni si creano anche perché il partner non è disponibile a empatizzare con i bisogni e le necessità dell’altro.

Cosa accade quando la persona che ha chiesto la separazione si pente? Diamo per scontato che sia facile rimediare tornando semplicemente dalla persona lasciata, ma è davvero così?

E’ raro che dopo un percorso di elaborazione psicologica della separazione, che conduce necessariamente dal disinvestimento dal legame, si ritorni alla situazione precedente. A volte quando questo accade potrebbe significare che il lutto della separazione non è stato adeguatamente elaborato ed è possibile che avvenga un ricongiungimento della coppia, se anche il partner si trova in questa situazione emotiva. E’ necessario in questi casi affrontare i conflitti che hanno portato ad una temporanea rottura del rapporto. Nei casi invece in cui la decisione di lasciarsi sia frutto di una scelta non sufficientemente elaborata ma dettata dalle emozioni del momento, ritornare dal partner lasciato può ricongiungere nella realtà la coppia, ma lasciare ferite legate alla delusione, può compromettere la fiducia reciproca e diventa necessario prendersi cura per molto tempo del legame compromesso.

Ci sono coppie che si lasciano di comune accordo e altre che si sfasciano malamente. Quali sono, secondo lei, le difficoltà che incontrano entrambe le tipologie di coppie nel post separazione?

Quando la separazione avviene di comune accordo capita che uno dei problemi principali da affrontare sia come dirlo ai propri figli, se presenti. Diventa molto importante trovare un modo comune per comunicarlo condividendo i vissuti che possono emergere, aiutandoli a comprendere che loro non hanno alcuna colpa riguardo l’accaduto. Nelle situazioni dove la decisione di lasciarsi è unilaterale accade che chi viene lasciato entri in una fase in cui non si rende conto di quello che sta succedendo e spera che l’ex coniuge ci ripensi e torni sui suoi passi: rimane in una situazione di attesa. E’ importante che questa fase di negazione venga riconosciuta e affrontata per poter accedere ai sentimenti di delusione, rabbia, paura e rancore che emergono naturalmente in chi si trova a subire una perdita o un tradimento. Si può avere la percezione di aver subito dei torti e di essere una vittima nella relazione e che l’altro venga percepito come un nemico. In questa fase si soffre molto, si tratta comunque di una reazione normale che serve a disinvestire dal legame. Talvolta le persone si rivolgono a noi in questi momenti perché sentono di non riuscire ad uscire da questa fase di angoscia e di rabbia e riprendere in mano la propria vita.

Quali sono, secondo lei, le problematiche più comuni che possono portare, alla lunga, alla fine di un rapporto?

Ciò che porta al divorzio non è sempre innescato da un evento improvviso, anzi spesso si svolge nel corso del tempo. Stan Takin, autore di Wired For Love, dice che: “è come un piatto indistruttibile che fai cadere ripetutamente” e “la relazione si riempie di crepe strutturali che non riesci a vedere, poi, alla fine, raggiunge la massa critica e va in frantumi”. L’insoddisfazione può svilupparsi per una serie di ragioni ma spesso emergono dei temi dominanti. Uno dei temi più comuni che ci capita di sentire, specialmente dalle donne, è di aver rinunciato a troppe cose, ai propri bisogni ad esempio di carriera per crescere i figli, senza essere sostenute dalla collaborazione del partner. Quello che però logora necessariamente la relazione è l’impossibilità di affrontare di volta in volta i problemi, la delusione delle proprie aspettative e le difficoltà insieme al partner.

Qual è il modo migliore per affrontarle e superarle e soprattutto non ripeterle (in caso di separazione) con altri partner?

Non ripetere gli errori del passato deriva dall’aver elaborato adeguatamente le difficoltà di relazione vissute in precedenza e aver riflettuto sui motivi per cui la relazione è finita al fine di non replicare le stesse dinamiche su nuovi rapporti. Molto utile è prendere coscienza dei propri bisogni e delle proprie difficoltà nelle relazioni al fine di instaurare rapporti basati sull’autenticità. Queste consapevolezze aiutano a stabilire dei compromessi emotivi più tollerabili per sé e per l’altro.

I dati ISTAT ci dimostrano che la maggior parte dei divorzi avviene quando lui ha circa 48 anni e lei 45. Considerando l’aspetto emotivo, ci sono sostanziali differenze nell’elaborare la fine di un rapporto a 50 anni, piuttosto che a 60 o a 70?

Rispetto al 1990, secondo il National Center For Family and Marriage Research dell’Università di Bowling Green Ohio, le possibilità di divorzio tra gli ultra cinquantenni sono più del doppio. Fino a qualche anno fa gli over 65 raramente divorziavano oggi, invece, secondo i dati dell’associazione legale Family Legal, i “divorzi grigi” tra i 65 e gli 85 sono cresciuti anche in Italia. Viviamo in un’epoca in cui tutte le fasi della vita si sono spostate in avanti. I cinquantenni si sentono giovani e a 60 anni non ci si considera affatto vecchi. Il divorzio in questo contesto può anche avere una valenza di affermazione della propria vitalità, la possibilità di ricominciare e progettare una nuova vita, anche in età avanzata, allontana lo spettro della vecchiaia. Molte coppie, terminato il compito dell’accudimento dei figli, si rendono conto di non aver coltivato la loro relazione e si scoprono diversi ed estranei o si innamorano di altri. L’elaborazione della separazione è possibile anche nella terza fase della vita in cui la conoscenza di sé solitamente è più ampia e la maggiore maturità acquisita può aiutare a vivere con più consapevolezza e gratificazione nuove relazioni. Ci sono ultracinquantenni che ricorrono alla terapia di coppia per provare a recuperare il loro rapporto, ma anche disposti a rimettersi in gioco nella vita di relazione, cosa che in altre epoche era impensabile.

I suoi consigli a una coppia in crisi.

Se vi sentite infelici all’interno della vostra relazione non fate finta di niente, ma cercate di comprendere meglio i motivi di insoddisfazione, nella fiducia di poterli affrontare parlandone con il partner. Se non riuscite a farlo domandatevi il perché anche riguardo questa difficoltà. Ogni persona ha diritto di essere felice e non vale la pena sprecare anni della propria vita in uno stato di sofferenza. Affrontare le difficoltà può essere doloroso e i cambiamenti possono far paura ma vale la pena riconoscere i propri sentimenti per vivere la vita in maniera autentica. Quando i limiti appaiono insormontabili vi consiglio di chiedere aiuto ad un professionista psicoterapeuta che potrà accompagnarvi individualmente o in coppia nello scoprire la strada più adeguata per perseguire il vostro benessere.

Potrebbe interessarti anche:

La sofferenza da separazione

Sofferenza per la separazione dei genitori

Il divorzio per un uomo e padre

Il divorzio per una donna e madre

 

 

Narcisismo digitale

Il Centro di psicologia Torino si occupa attivamente dei problemi adolescenziali presenti nell’età moderna e riscontra un’incidenza in crescita nella nostra società di tematiche legate all’area del narcisismo. La presenza di un narcisismo sano permette lo sviluppo di una personalità sicura in quanto consente di mantenere un alto livello di autostima. Tuttavia, alcune persone possono manifestare un narcisismo patologico caratterizzato da un alto livello di ossessività verso sé stessi e verso il proprio aspetto, una dipendenza dalle conferme del mondo esterno al fine di mantenere l’equilibrio interno, che pure appare precario nei percorsi di psicoterapia a Torino. Tali tratti della personalità, che emergono sempre di più dal lavoro di psicologia clinica con gli adolescenti, vanno dalla tendenza a considerarsi persone speciali, al cercare di manipolare e sfruttare le altre persone per scopi personali, fino alla mancanza di empatia nei confronti della propria sofferenza e quella degli altri che, come psicoterapeuti psicologi a Torino constatiamo nei casi più preoccupanti. Presso il Centro psicoterapia Torino riconosciamo in tali problematiche lo specchio della nostra cultura, infatti il narcisismo pare che rappresenti il male più diffuso nella società dell’oggi: vi è un culto assoluto e unico della bellezza e la chiave della felicità viene considerata il possesso dei beni materiali. Inoltre, viene esaltata l’importanza della fama rispetto alla dignità verso sé stessi, conseguenza di un generale indebolimento dei legami autentici con gli altri e la comunità.

In questa era narcisistica psicologi a Torino  vedono una particolare espressione di questa tendenza all’egocentrismo: il narcisismo digitale. Esso si manifesta in un bisogno costate di presenziare in internet, ad esempio nei social media, con la necessità di mostrarsi attraverso l’uso della nuova tecnologia che, quando viene usata bene permette l’espressione di sè, ma se abusata può diventare uno strumento di dipendenza patologica. Nei percorsi di psicoterapia a Torino con gli adolescenti ci viene raccontato come questi mezzi siano necessari allo scopo di ottenere ammirazione, conferme e complimenti infiniti, di cui si sente di non poter fare a meno. Tratti narcisistici sono presenti da sempre nella fase adolescenziale, come riporta lo psicologo infantile: in questa fascia di età è normale essere più centrati sui propri bisogni con la tendenza a non riconoscere ad esempio gli sforzi che possono essere fatti dai genitori nei propri confronti, come da sempre vediamo nei percorsi di terapia di coppia genitoriale; come fa parte di questa fase evolutiva la necessità di sentirsi accettato e apprezzato dal gruppo di pari, poichè l’adolescente per costruire una buona immagine di sè deve sentirsi riconosciuto nella propria identità in formazione. Ma proprio perchè l’adolescente ha peculiari sensibilità nell’area narcisistica rispetto all’adulto rischia di rimanere vittima di una cultura che non aiuta a superare questi tratti, ma tende invece ad esaltarli, ostacolando l’evoluzione verso un sentire più maturo. Nel superamento della fase adolescenziale troviamo giovani adulti in grado di riconoscere i propri limiti, accettarli e divenire capaci di stare nelle relazioni con gli altri decentrandosi da sè; questo non avviene quando la personalità si struttura nella direzione del narcisismo.

Presso il Centro psicologia Torino  vediamo che la personalità con forti tratti narcisistici senta il bisogno di emergere e lasciare un segno personale nella massa: sente l’urgenza di fuggire dai propri sentimenti dolorosi, vissuti come insopportabili, cercando dagli altri continui apprezzamenti che gli permettano di negare le emozioni sottostanti, il proprio senso di inadeguatezza e la paura di vivere. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino alla base di questi sentimenti, a livello inconscio, ci sarebbe la paura della morte; con l’obiettivo di prenderne le distanze si attiverebbero tutta una serie di meccanismi difensivi tesi a negarla, quali il sentirsi onnisciente, onnipotente, comportandosi in modo egocentrico. Un percorso di psicoterapia a Torino favorisce l’elaborazione della sofferenza che è presente in molti adolescenti a rischio di diventare adulti narcisisti, mentre il virtuale permette a questi adolescenti di sostenere i sintomi di cui sono vittime inconsapevoli, di non considerare i propri limiti e la propria corporeità, per questo internet rappresenta un mondo ideale per esprimersi. Presso il Centro psicoterapia Torino arrivano sempre più spesso richieste di consulenza psicologica (counseling psicologico) per dipendenza da internet in adolescenti e giovani adulti, a riprova del fatto che un mezzo tecnologico così potente e con grandi potenzialità di sviluppo come la rete, deve essere utilizzato con coscienza fin dalla giovane età, come sottolinea lo psicologo infantile.

Una caratteristica chiave del narcisista, come si è ribadito in precedenza, è il suo essere poco empatico, ciò significa che ha un deficit nel comprendere gli stati psicologici degli altri e non riesce a  vivere sulla sua pelle il dolore di un’altra persona, tutto ciò collegato con una difficoltà di stare in contatto con i propri sentimenti: questo tratto della personalità viene definito in psicologia clinica “alessitimia”. La difficoltà di ascoltare il proprio dolore causa l’incapacità a verbalizzare le emozioni provate, con poca possibilità di lasciarsi andare all’immaginazione e porta con sè una modalità comunicativa fredda, come emerge nelle prime fasi dei percorsi di psicoterapia a Torino con questi pazienti. Non potendo comunicare come realmente si sente, non può neanche chiedere aiuto, di conseguenza nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino vi è nel narcisista un costante stato d’animo di solitudine e abbandono dato dalla mancanza di comunicazione emotiva.

Da varie ricerche in psicologia, i cui risultati riscontriamo nella pratica clinica presso il Centro di psicoterapia Torino, emerge che esiste una correlazione positiva tra l’utilizzo di Facebook e i tratti narcisistici di personalità. Come psicologi a Torino rileviamo che questo tipo di struttura di personalità tende a utilizzare molto i social media, probabilmente perché è una modalità che permette al narcisista di ottenere molte conferme che nutrono la sua autostima. Sempre dalla ricerca in psicologia emerge che un deficit nell’empatia è correlato ad una maggiore tendenza a fare uso dei social media: è probabile ad esempio che Facebook induca a centrarsi maggiormente sulla propria immagine, preoccupandosi di come appare il proprio profilo, tanto da rinforzare l’incapacità di comprendere prospettive differenti dalle proprie. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino intensi livelli di sofferenza emotiva aumentano la tendenza a navigare su internet: i narcisisti sono alla ricerca di una via di fuga dalla realtà quotidiana, Facebook si configura quindi come una modalità adatta per compensare un disagio psicologico. Come ci viene riportato nei percorsi di psicoterapia a Torino, la navigazione online ha un effetto di sedazione temporanea della sofferenza dovuta a difficoltà relazionali e questo spiega perchè venga utilizzata in dosi massicce da chi presenta questo tipo di disturbo, rischiando di creare dipendenza. Non si può negare che la facilitazione del campo relazionale sia anche uno degli effetti positivi dell’uso dei social media e che rinforza il loro utilizzo, soprattutto nei giovani, permettendo un ampliamento delle modalità di comunicazione con gli altri. Ma come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo che gli strumenti tecnologici che consideriamo una risorsa sociale possano essere utilizzati in modo poco funzionale da chi presenta una fragilità nella sfera affettiva e diventare complici dell’insorgenza di un disturbo. Nel counseling psicologico con gli adolescenti emerge come internet abbia creato l’opportunità di nuove forme di comunicazione, ampliando i confini fisici imposti dalla distanza reale, l’opportunità di ricontattare persone perse di vista da tanto tempo, oppure di conoscere nuove persone con le quali condividere le affinità. I rischi che accompagnano queste facilitazioni e che si confermano nei percorsi di psicoterapia a Torino riguardano l’aumento delle difficoltà a relazionarsi nel mondo reale, finendo con allontanare gli individui piuttosto che avvicinarli. Come Centro di psicologia a Torino riteniamo dunque che sia importante che i nuovi mezzi di comunicazioni vengano utilizzati come facilitatori ma non come sostituto delle relazioni personali. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino i ragazzi che tendono a passare molte ore al giorno al computer rischiano di allontanarsi dalla vita concreta, distanziandosi anche da sé stessi. La persona che presenta una sofferenza ha la possibilità attraverso internet di costruirsi un’identità fittizia, decisa a tavolino e molto distante dalla realtà, configurandosi piuttosto come un’identità ideale nella quale riconoscersi e ricevere l’apprezzamento degli altri virtuali, che spesso non sanno di relazionarsi in un campo di finzione. Come vediamo presso il Centro di psicologia clinica Torino questa è una delle manifestazioni del Falso Sè di cui possono soffrire le persone con tratti narcisistici. Il falso Sè diventa una maschera nella quale riconoscersi e mostrarsi quotidianamente agli altri, al fine di mantenere lontane le reali emozioni dolorose provate nel profondo e allontanandosi sempre più pericolosamente da sè stessi.

Incontri sul tema della sessualità in età puberale

Secondo l’odierno programma scolastico le maestre hanno il compito di introdurre il tema della sessualità a partire dalle classi elementari. Essa compare spiegata nei libri di scienze fin dalle prime classi della scuola primaria. La domanda che può sorgere a questo punto è: basta questo provvedimento per far comprendere ai bambini la complessità di una realtà a cui stanno andando incontro e che non sempre viene trattata sul serio? E’ sufficiente il programma scolastico a preparare i bambini alla crescita del proprio corpo, all’accoglimento di una preadolescenza e poi di un’adolescenza che porterà con sé desideri e trasformazioni profonde sul piano fisico e psichico, talvolta difficili da gestire?

Secondo lo psicologo infantile affidarsi ad un programma scolastico può essere rassicurante per chi si trova nel ruolo di educare alla sessualità nelle scuole, ma è una soluzione che non lascia spazio alle domande “fuori programma”.

In questi ultimi anni sono arrivate richieste al Centro psicologia Torino da parte di genitori che si sono ritrovati con tanti dubbi e poche risposte: “chi deve rispondere alle domande dei bambini?” “Cosa bisogna rispondere?” “Quando?” “Sto facendo giusto?”. Sono genitori che hanno avuto la sensazione di essere stati lasciati soli nell’affrontare l’imbarazzo che caratterizza i discorsi sulla sessualità con i propri figli, soprattutto se piccoli. Per aiutare a contenere e risolvere questa ansia a Torino  è stato avviato un percorso di tre incontri di gruppo dallo psicologo infantile del Centro psicologia Torino. Il progetto si è rivolto ai genitori e allievi delle classi di quinta elementare intorno ai temi dell’affettività e della sessualità.

Nel primo incontro lo psicologo infantile si è rivolto ai genitori per ascoltare le loro paure sul tema della sessualità e la loro fatica a parlare di questi argomenti con i figli; questo momento con gli adulti è servito ad accogliere  le insicurezze insite nel ruolo genitoriale, la fatica di sostenere i minori durante la fase di passaggio alla preadolescenza e ad accompagnarli emotivamente durante i cambiamenti che investono il corpo, prima tra tutti la nascita della pulsione sessuale e delle emozioni ad essa correlate. Il secondo incontro è stato organizzato dal Centro di psicoterapia Torino con i bambini delle classi elementari, senza la presenza dei genitori, per permettere loro di esprimersi più liberamente con lo psicologo infantile e far emergere i loro interrogativi, in un clima accogliente e non giudicante. Per facilitare la possibilità di espressione di ognuno, senza doversi esporre troppo ai vissuti di vergogna e imbarazzo davanti al gruppo di pari, lo psicologo infantile, servendosi di una buca delle lettere ha proposto ai ragazzi di raccontarsi nei propri dubbi, paure, domande, scrivendo dei biglitti anonimi, garanti della propria riservatezza. Il terzo ed ultimo incontro  ha messo insieme genitori e figli delle classi di quinta elementare, per condividere le risposte alle loro domande sull’affettività e sulla sessualità, per fare esperienza di una relazione di fiducia tra adulti e minori all’interno del gruppo condotto dallo psicologo infantile.

Questo articolo del Centro psicoterapia Torino nasce dall’idea di codividere l’esperienza del percorso di incontri di gruppo, dal momento che crediamo che il lettore, ancor più se genitore, possa ritrovarsi nei vissuti emersi  che accomunano le trasformazioni in questa fascia di età dei propri figli. Sentire di non essere i soli ad avere dubbi e incertezze nella relazione con i figli sul tema della sessualità, crediamo come psicoterapeuti psicologi a Torino, possa alleggerire dal peso di sentirsi inadeguati e impreparati di fronte ai cambiamenti che l’adolescenza porta con sé, talvolta in modo inaspettato e irruento, lasciando i genitori impreparati.

Questo articolo del Centro psicoterapia Torino nasce grazie alla collaborazione tra lo psicologo consulente che, nel ruolo di psicologo infantile ha condotto gli incontri di gruppo con genitori e bambini e la psicologa tirocinante dell’Università degli Studi di Torino, che lo ha affiancato come osservatrice, per trarre delle considerazioni sull’esperienza della genitorialità con figli in età puberale, ingaggiati nel difficile compito evolutivo di gestire le pulsioni sessuali e la turbolenza emotiva ad esse collegata.

Le domande che sono emerse dai genitori sono accompagnate dalla delusione per il ruolo educativo degli insegnanti, in quanto secondo loro, la scuola non è riuscita a svolgere un’educazione sessuale soddisfacente. Psicologi a Torino sostengono infatti che la sessualità non debba essere trattata puramente come fatto biologico e scientifico, per questa ragione un capitolo del libro di scienze non basta per affrontare l’argomento. D’altro canto la scuola deve trattare i programma didattico e non sempre ha le risorse o la possibilità di occuparsi in maniera approfondita delle componenti profonde di temi che pertengono alla sfera psicologica, per sostenere lo sviluppo della personalità in formazione dei ragazzi. Far finta che la sessualità non porti con sé delle implicazioni emotive, significa continuare a mantenere quella barriera di forte imbarazzo che creerà sempre più difficoltà ad affrontare tali argomenti. Il Centro psicologia Torino ha preso in carico la richiesta di questi genitori con lo scopo primario di sciogliere l’imbarazzo e le difficoltà comunicative tra genitori e figli dei discorsi che riguardano questa sfera tematica. Come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo infatti che oggigiorno non sia difficile per i ragazzi recuperare informazioni sulla sessualità, anche attraverso i mezzi tecnologici di internet e i social, anzi i contenuti sull’argomento sono in esubero, ma il modo in cui queste tematiche vengono trattate non sempre è quello giusto, talvolta troppo tecnico, altre volte superficiale o volgare. Il bisogno dei ragazzi oggigiorno non è più come per le passate generazioni di preadolescenti quello di colmare lacune conoscitive. Nell’ottica del Centro psicologia Torino, come constatiamo quotidianamente nei percorsi di psicoterapia o nei colloqui all’interno dello Sportello psicologico a scuola, il bisogno dei ragazzi è quello di integrare dentro di sè la sfera fisico-pulsionale con la sfera emotiva. Come psicoterapeuti psicologi a Torino  pensiamo che il preadolescente ha bisogno di relazionarsi serenamente con un adulto autorevole e poter parlare di ciò che sente, sia nel corpo che nella mente: della paura nel rapporto con l’altro sesso, dei dubbi rispetto a sè e ai suoi desideri. L’adulto può essere il genitore dello stesso sesso con cui condivide esperienze simili, può essere un insegnante o un educatore, non necessariamente lo psicologo infantile, ma qualcuno disposto ad essere aperto al ragazzo, che non si spaventa e non critica, ma semplicemente sa ascoltare e capire. Come abbiamo constatato in questa esperienza formativa, spesso i genitori sono impauriti e vorrebbero delegare questi aspetti alla scuola.

Da questi incontri con lo psicologo infantile è emerso che uno dei motivi dell’ansia di genitori e insegnanti a Torino è dato dal fatto che valutano come pericoloso affrontare il tema del sesso con i bambini, come se diventasse un incoraggiamento all’esuberanza sessuale, che secondo determinate idee andrebbe controllata e non assecondata. Tuttavia tale visione ignora che, detto o non detto, l’istinto sessuale è presente in tutti gli individui, anche bambini, e ignorare questo dato di fatto ha il solo scopo di tranquillizzare l’adulto.

Ascoltando le domande che sono state portate dai genitori al Centro psicologia Torino, si evince un senso inadeguatezza nell’affrontare l’argomento, i dubbi non sono sui contenuti concreti delle risposte da dare quanto sull’opportunità o meno di darle, quando e come. Esperienza comune nei genitori è il sentirsi poco disinvolti e di conseguenza sottrarsi alle domande dei bambini oppure affrontare l’argomento solamente in modo ironico e giocoso per sviare un confronto più intimo. A volte, pur di non parlare realmente di sesso con figli, si parla d’altro, come dei fiori e delle api o della cicogna, soprattutto con i bimbi più piccoli. Questo atteggiamento secondo psicologi a Torino contribuisce a confondere le idee dei bambini e ad incrementare la convinzione che del sesso non bisogna parlare e non bisogna saperne troppo. Spesso, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, i bambini ne sanno molto di più sulla sessualità di quanto i genitori immaginino, ma il pudore sull’argomento li rende chiusi nel domandare, sopprattutto se sentono imbarazzo o distanza da parte del loro interlocutore. Alcuni genitori hanno potuto raccontare che, a seguito di esperienze personali dolorose nella loro preadolescenza, hanno la tendenza a voler proteggere i propri figli e quindi pongono limiti e divieti nell’educazione sessuale e i discorsi intorno al sesso sono affrontati attraverso mille raccomandazioni. Nel rapporto con lo psicologo infantile e con gli altri genitori, il gruppo di lavoro riesce a capire che in questo modo si trasmettono vissuti di ansia ai propri figli e la sessualità rischia di diventare una tematica che suscita paura. Neanche il linguaggio prettamente scientifico risulta adeguato, per quanto corretto, per descrivere un tipo di esperienza che in realtà è molto complessa e piena di sfaccettature emotive. Ci si domanda come mai, quindi, spesso gli adulti si sentano incapaci e non abbastanza informati da trattare l’argomento con i figli. Possono parlare di tante cose che non conoscono a fondo, senza per questo sentirsi in difetto. Proprio perché il sesso appartiene a chiunque, qualsiasi adulto potrebbe essere in grado di parlarne tranquillamente con i figli. Eppure si richiede l’intervento di uno psicologo infantile, come in questo caso, che comunque non è più tecnico di quanto lo siano i genitori stessi ma forse solo più sereno nel parlare liberamente dell’argomento.

Quello che risulta centrale secondo il Centro psicologia Torino è non avere timore delle domande dei bambini, non soffocarle e non trasmettere la sensazione che siano argomenti indicibili e di cui avere paura. La sessualità è una tematica con cui in qualche modo i bambini verranno in contatto, chi prima chi dopo, tramite i media o parlandone con amici o per esperienze personali. E’ opportuno, in definitiva, rispondere tranquillamente ad ogni domanda dei bambini esattamente nel momento in cui viene posta. C’è un tempo per ogni cosa e il tempo giusto in questo caso è quando c’è segno di interesse da parte dei più piccoli, anche se nulla vieta di poterne tranquillamente parlare anche in altre occasioni. Ciò che riteniamo più importante come psicoterapeuti psicologi a Torino è ascoltare ciò che passa nella relazione tra genitore e figlio, per potersi adattare ai suoi bisogni emotivi in un dato momento, senza forzature nel decidere arbitrariamente quando è “giusto” parlarne. Crediamo inoltre come psicologi a Torino che la maggiore o minore serenità di trattare l’argomento con il proprio figlio sia legata alla propria esperienza personale con la sessualità, alla propria storia di vita e agli eventi che l’hanno condizionata, come capita per le altre sfere intime della personalità. E’ naturale come adulti responsabili voler proteggere i propri figli maggiormente da quelle esperienze che possono averci segnato, ma è anche necessario distinguere tra sé stessi e il bambino, per potersi adattare più autenticamente ai suoi bisogni.

Ti potrebbe interessare anche:

Identità di genere e orientamento sessuale

 

 

 

Timidezza e vergogna: disturbo evitante di personalità

Presso il Centro psicoterapia Torino negli ultimi anni abbiamo ricevuto sempre maggiori richieste di consultazione (counseling psicologico) per difficoltà legate alla relazione e al rapporto sociale, da parte di bambini, ragazzi ma anche giovani adulti. Queste persone quando descrivono il loro disagio emotivo comunicano una grande timidezza e inibizione nei rapporti extrafamiliari, paura del giudizio e vergogna nell’avvicinarsi all’ “altro”, con la conseguente tendenza a chiudersi in sé stesse ed evitare il più possibile contesti sociali.images (2)

Come psicoterapeuti psicologi a Torino riflettiamo sull’aumento del disturbo evitante di personalità soprattutto nelle giovani generazioni, che causa disturbi di ansia, una tendenza che ha correlazioni con i cambiamenti sociali, un’educazione che sostiene lo sviluppo di un maggior individualismo, la diminuzione dei rapporti umani con l’avvento delle nuove tecnologie e un impoverimento delle situazioni di intimità emotiva.

Naturalmente “la fobia sociale” è sempre esistita, ma presso il Centro psicologia Torino vengono richiesti molto più spesso che in passato  interventi di psicoterapia legati a problematiche relazionali che si manifestano con diverse sintomatologie. Vediamo arrivare genitori disperati per la fobia scolare del proprio figlio/a (alla cui base c’è una grande angoscia nella relazioni con i compagni e con gli insegnanti) che naturalmente comporta uno stravolgimento degli equilibri familiari, poiché spesso il minore fobico tende a chiudersi in casa o ridurre la frequentazione anche di altri ambienti sociali; la relazione con la scuola resta l’oggetto principale delle paure, paure che possono esprimersi con veri e propri attacchi di panico che rendono la vita del ragazzo/a molto difficile.

Notiamo altresì un aumento della domanda di psicoterapia a Torino da parte di adolescenti e giovani adulti che abusano sostanze e rischiano di cadere nella dipendenza da alcol o droghe leggere, utilizzate perlopiù nel weekend in concomitanza con i momenti sociali, come antidoto contro la timidezza, la paura nell’approccio con l’altro sesso, il timore di non essere accettati; nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, in alcuni di questi casi l’uso non viene più circoscritto al fine settimana, all’occasione particolare di una festa, ma esteso ad altre situazioni sociali nel contesto lavorativo o di vita della persona. Quello che fa scattare il bisogno di fare uso di qualche sostanza è soprattutto la grande paura di fronte ad una richiesta di prestazione, che sia un compito, un lavoro o un momento di confronto in cui ci si sente valutati, infatti l’aspettativa nei propri confronti genera ansia e senso di inadeguatezza, aumentando il disagio nel rapporto con gli altri. Come emerge quotidianamente dal nostro lavoro presso il Centro psicologia a Torino, l’altro grande tema di disagio psicologico ai tempi odierni sembra essere proprio l’ansia da prestazione intesa in senso lato. Gli elementi che spiccano nei percorsi di psicoterapia sono la fatica di trovare il proprio posto in una società in cui il fare e l’apparire hanno preso il posto dell’essere ed è sempre più presente la paura di non riuscire a sostenere le aspettative familiari e sociali; questi vissuti legati alla sfera narcisistica si accompagnano spesso ai sintomi del disturbo evitante di personalità e rendono il quadro ancora più complesso, come riscontriamo nel lavoro di psicologia clinica a Torino.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino l’ansia e la vergogna, il senso di inadeguatezza di fronte all’idea del “dover essere” sono temi quasi sempre presenti anche quando trattiamo in psicoterapia giovani che non presentano una vera e propria fobia sociale. Spesso i ragazzi ci raccontano come sia più semplice intrattenere relazioni attraverso i social, dove nello scoprirsi si sente in minor misura lo sguardo dell’altro, perchè il mezzo del computer o del telefonino permettono di mantenere una certa distanza rispetto al contatto vis a vì. Attraverso i social è più facile trasmettere una certa immagine sociale di sè, senza esporsi in prima persona ma bensì costruendo a tavolino il modo in cui ci si vuole presentare al mondo, liberandosi delle emozioni spiacevoli che inibiscono e rendono timidi in un contesto relazionale classico.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino  vediamo in questi diversi esempi di disagio giovanile che sembrano essere in aumento oggigiorno ( la fobia scolare, l’abuso di sostanze, l’utilizzo eccessivo o esclusivo delle nuove tecnologie) una conferma di come nella nostra società ci sia minore allenamento rispetto al passato alle relazioni personali intime, come sia sempre più difficile reggere i sentimenti di imbarazzo, vergogna e timore del giudizio, che in varia misura emergono quando si entra in contatto con persone esterne all’ambito familiare. Come psicoterapeuti psicologi a Torino quando ci viene richiesta una consulenza (counseling psicologico) per un problema di natura relazionale riteniamo molto importante effettuare una diagnosi differenziale rispetto ad altri disturbi, dal momento che in psicologia clinica lo stesso sintomo può sottendere differenti strutture di personalità e richiedere di conseguenza interventi diversi di psicoterapia. Alla luce di ciò i primi colloqui di valutazione psicologica assumono presso il Centro psicologia Torino un grosso valore poichè permettono di analizzare i bisogni della persona e rispondere alle sue necessità in modo adeguato e mirato. Di seguito proveremo a spiegare cosa intendiamo.

Paziente evitante- paziente fobico

Anche se non sono presenti sufficienti ricerche a proposito, in questo articolo del Centro di psicoterapia e psicologia Torino  riteniamo  sovrapponibili il disturbo evitante di personalità e la fobia sociale generalizzata, come sostenuto da diversi autori (Dahl,Suthrland,Frances,Widiger).

Come psicoterapeuti psicologi a Torino riteniamo che la timidezza e l’evitamento (evitamento del danno nel modello di Cloninger) che difendono dall’imbarazzo e dal timore del fallimento e dell’umiliazione sono tratti centrali nel disturbo evitante di personalità. Nel quotidiano lavoro di psicologia clinica che svolgiamo a Torino, in questo quadro diagnostico la vergogna sembra essere l’esperienza affettiva centrale. La vergona e l’espressione del sé sono connesse tra loro: il timore è di rivelare aspetti di sé che possono rendere vulnerabili. La vergogna è strettamente connessa all’ideale dell’Io (vissuti di inadeguatezza) a differenza della colpa che viene correlata all’istanza del Super-io. Questo cosa significa? Che quanto più ho delle aspettative elevate rispetto a chi voglio essere o diventare, tanto più soffrirò i fallimenti e vivrò come irraggiungibile l’ideale di persona che penso di dover essere per venire accettato dal mondo. Nella nostra società dove le aspettative sociali e genitoriali verso i ragazzi sono sempre più elevate è comprensibile come siano in aumento i disturbi legati al senso di inadeguatezza. Presso il Centro psicologia a Torino nel lavoro di psicoterapia con i minori e nel lavoro di sostegno alla genitorialità  (terapia di coppia genitoriale) sono temi quotidiani l’ansia da prestazione e la paura dei voti scolastici negativi, fin dalle elementari, come osserva lo psicologo infantile. Questi pazienti si ritirano dunque dalle relazioni sociali per il bisogno di nascondersi dall’affetto della vergogna che provano con un’elevata intensità.

Lo psicologo infantile riconduce il vissuto della vergogna a differenti esperienze evolutive in varie età: è certamente presente quando compare l’angoscia per l’estraneo attorno all’ottavo mese e ed è legata all’interiorizzazione dei rimproveri in seguito ad incidenti relativi al controllo sfinterico, come ci riportano i testi di letteratura psicoanalitica. Secondo la teoria dell’attaccamento lo stile di attaccamento evitante deriva dall’eperienza del bambino di essersi sentito rifiutato dal genitore, che comporta il successivo timore di sviluppare relazioni d’amore. Quello che possiamo riportare dalla nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino è che spesso la sensazione di questi pazienti è di aver avuto bisogni evolutivi eccessivi o inappropriati.

Paziente evitante- paziente schizoide

Anche nel disturbo schizoide di personalità la caratteristica principale è la difficoltà a costruire relazioni significative, ma è assente il desiderio di farlo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino chi soffre di questo disturbo cerca di limitare i rapporti con gli altri: la tendenza è di avere pochi amici e comunque a non stabilire un legame di confidenza, la scelta cade su lavori in cui non sia presente contatto sociale, generalmente non vengono costruite una famiglia nè relazioni intime. Questi individui si presentano nei primi colloqui presso il Centro psicoterapia Torino come freddi e possono apparire timidi come chi soffre di un disturbo evitante. Ma nel proseguo della consultazione (counseling psicologico) si evidenzia che dietro a questo comportamento riservato è presente un disinteresse alle critiche o all’approvazione ricevuti dall’esterno, come se i sentimenti degli altri risultassero indifferenti. La persona che presenta un disturbo schizoide prova un senso di lontananza, distacco nei confronti di chi è attorno e non mostra interesse ad instaurare legami profondi con persone reali, come racconta in psicoterapia. Queste persone possono essere coinvolte nel loro lavoro e nello studio, attratte da interessi atratti come la filosofia o la matematica; ma si sentono indifferenti e anaffettive, forse per una incapacità a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri e la loro la tendenza ad isolarsi non è causa di particolare sofferenza. Il paziente evitante a differenza del paziente schizoide desidera relazioni personali anche se ne è spaventato: teme di essere rifiutato e quindi evita le situazioni sociali. Presso il Centro psicologia Torino abbiamo tuttavia ritrovato in letteratura delle critiche alla distinzione classica tra i due disturbi, che anche nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino non sempre appaiono sufficientemente distinti: Reich e Noyes (1986) trovano che molti pazienti con disturbo schizoide soddisfano anche i criteri diagnostici del disturbo evitante. Revisione dei criteri diagnostici si ritrovano nel DSM 4 dove viene posta maggiore enfasi sulla paura dell’umiliazione, dell’imbarazzo e del rifiuto, in questa descrizione l’entità diagnostica si avvicina maggiormente alla personalità fobica. Il disturbo evitante di personalità apparterrebbe all’area delle nevrosi mentre il disturbo schizoide farebbe parte dell’area borderline.

Paziente evitante- paziente narcisista

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un’altra importante distinzione va fatta tra chi soffre di un disturbo evitante di personalità e chi possiede una personalità di tipo narcisistico. Nella persona evitante la centralità del sentimento della vergogna configura un nesso psicodinamico con il narcisismo (in particolare il tipo ipervigile), ma spesso i pazienti narcisisti a differenza di quelli evitanti mostrano un senso di giustificazione e grandiosità. Presso il Centro psicologia a Torino con narcisismo intendiamo la tendenza a mettere al primo posto come oggetto di interesse sè stesso con un atteggiamento psicologico di continua ricerca di ammirazione e autocompiacimento, mentre l’interesse per gli altri occupa uno spazio molto minore, anzi la tendenza è di svalutarne i comportamenti e il valore personale. In tal senso il narcisista quando non ottiene il riconoscimento che desidera può provare un grande senso di vergogna come il paziente evitante. Come psicologi a Torino vorremmo sottolineare che esiste un “narcisismo sano” inteso come amore per sè stessi che si differenzia dalla diagnosi di narcisismo, in cui la tendenza è ad amplificare le proprie qualità e le proprie capacità e in cui manca la capacità di riconoscere e percepire i sentimenti degli altri. Come emerge nella psicoterapia a Torino, nel disturbo evitante di personalità è presente il desiderio di ricevere accettazione dall’esterno, ma viene data importanza alle altre persone e viene provata empatia verso i loro bisogni; non sono centrali inoltre le fantasie di successo e il bisogno costante di attenzione e ammirazione per ingrandire sè stessi, caratteristiche queste che contraddistinguono il disturbo narcisistico.

Intervento terapeutico

Presso il Centro psicologia a Torino a seguito di una richiesta di consulenza (counseling psicologico) per difficoltà legate alle relazioni sociali viene fatta una valutazione psicologica e una diagnosi differenziale per comprendere se si tratti di un disturbo evitante di personalità, per il quale può essere proposto un percorso di psicoterapia. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino questa tipologia di pazienti risponde bene alla psicoterapia psicodinamica di tipo supportivo espressivo associata ad un incoraggiamento a esporsi alle situazioni temute. Tale incoraggiamento deve accompagnarsi al riconoscimento dell’imbarazzo e dell’umiliazione associate a queste situazioni. Nel percorso di psicoterapia a Torino risulta importante l’esplorazione delle cause che sottendono la vergogna e del loro nesso con esperienze evolutive del passato. Il percorso terapeutico è volto a sostenere e ad affrontare certe situazioni e a non evitarle, costruendo nella relazione con il paziente la possibilità nel tempo di contenere le emozioni spiacevoli che si generano nel rapporto con gli altri. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo che gli sforzi iniziali possono essere frustranti perché il paziente evitante spesso non sa definire con chiarezza ciò che teme. La psicoterapia a Torino ha il compito di esplorare con il paziente le emozioni esperite nelle situazioni reali al fine di comprendere le cause dell’evitamento. La psicoterapia stessa causa nel paziente forti vissuti di ansia perché si tratta di una situazione di esposizione e risulta in tali situazioni centrale aiutare la persona a sviluppare maggior consapevolezza dei correlati cognitivi del sentimento di vergogna. Presso il Centro psicologia a Torino vediamo nel lavoro di psicologia clinica con questi pazienti che può essere temuto anche il successo nelle relazioni interpersonali, tanto quanto il fallimento. Come psicoterapeuti a Torino ritroviamo in molti casi che l’eccitazione legata ad una esposizione esibizionistica può attivare rimproveri genitoriali interiorizzati sul tema del “far mostra di sé”, nel timore di sembrare pieni di sé nel momento in cui si viene messi in luce. Nella letteratura della psicologia clinica ritroviamo che Miller (1985) ha rilevato una correlazione significativa tra l’inibizione della rabbia e l’esperienza della vergogna. Spesso i pazienti evitanti non hanno espresso nell’infanzia sentimenti di rabbia verso i genitori e provano vergogna nel provarli come talvolta osserva lo psicologo infantile con i minori che presentano questo disturbo.

Potrebbe interessarti anche: Problemi relazionali e disturbi interpersonali