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Angoscia esistenziale e individuazione

Il percorso di maturazione dell’essere umano, secondo molti studiosi, persegue delle tappe evolutive volte allo scopo finale dell’autorealizzazione. Tali momenti evolutivi, partendo dalla necessità di appagare primariamente i bisogni di matrice fisiologica, vedono il loro evolversi con la realizzazione di necessità che soddisfino il bisogno di appartenere alla società, realizzando quegli obiettivi ritenuti di valore nella propria educazione e cultura d’appartenenza, come ad esempio tradizionalmente la costruzione di un nucleo familiare e/o il raggiungimento di una posizione attraverso il lavoro e la crescita professionale. Molte richieste di psicoterapia a Torino nascono dall’insoddisfazione di vedere irrealizzate le proprie aspirazioni personali, con un senso di mancanza e vuoto che la persona vede legate al non riuscire a perseguire i propri obiettivi, vedere compiuta l’idea che ha di sé e di ciò che voleva diventare. In questi casi il lutto per la frustrazione delle proprie aspettative può essere molto doloroso, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, e accompagnarsi a vissuti depressivi.

L’individuo nell’infanzia, si trova in un primo momento a doversi predisporre verso la soddisfazione dei bisogni naturali, fondamentali per la sua sopravvivenza per poi, in un secondo momento, andare incontro a bisogni sempre “più alti” all’interno della gerarchia, come quelli della sicurezza, dell’appartenenza ad un determinato gruppo, legata alla stima che ne può derivare, fino alla vera e propria autorealizzazione. L’ultimo punto, quello dell’autorealizzazione risulta essere la conclusione di quella che viene chiamata “Scala di Maslow” ed è percorribile soltanto unidirezionalmente, avendo il suo punto d’inizio nella soddisfazione dei bisogni primari fisiologici. La “scalata” dell’appagamento dei bisogni comincia nella prima infanzia attraverso quel movimento che viene chiamato “separazione-individuazione”; attraverso questo meccanismo, studiato da sempre in psicologia clinica, l’individuo sperimenterà già nei primi anni di vita quello che, con molta probabilità, cercherà di ottenere lungo tutto il corso della sua esistenza, arrivare a capire chi è attraverso lo strutturarsi della propria identità e svelarsi nel rapporto con la realtà attraverso il proprio vivere. Lo psicologo infantile a Torino spiega come attraverso la simbiosi materna il bambino riuscirà ad apprendere, tramite meccanismi di comunicazione non verbale, le basi per la sopravvivenza che gli consentiranno, in un periodo seguente, di potersi adattare alla madre e potersene separare da un punto di vista psicologico. Come psicologi a Torino sappiamo che questo avverrà nel migliore dei modi solo nel momento in cui la madre e il bambino riescano a cooperare insieme nell’adattamento reciproco. Tale adattamento consentirà al soggetto di sperimentare il secondo bisogno fondamentale, quello della sicurezza, consistente nel sentire la presenza di una base sicura da cui è possibile staccarsi e, successivamente, individuarsi: questa esperienza sta alla base del senso di sicurezza personale, come spesso constatiamo presso il Centro psicologia a Torino. Con il termine “individuazione” si va ad intendere il riconoscimento in modo sufficientemente sicuro di un’identità attraverso una definizione relativa a sé stessi. Nei percorsi di psicoterapia a Torino emerge come tale processo riuscirà a compiersi al meglio se la madre sarà stata capace di risultare come una buona base per il bambino, trasmettendo un senso di sicurezza, consentendogli di perfezionarsi e anche, in alcuni casi, di avere delle rotture nell’adattamento, successivamente seguite da riparazioni nella sua stessa costruzione.

Come psicoterapeuti a Torino vediamo come questa modalità di individuazione verrà sperimentata lungo l’arco della vita dal soggetto che attuerà il medesimo meccanismo anche in altre relazioni e all’interno della comunità di pari, cercando innanzitutto possibilità di sicurezza e stima per poi inevitabilmente comprendere realmente le risorse che ha a disposizione, differenziandosi e definendo maggiormente sé stesso. Così vediamo nei percorsi di psicoterapia infantile a Torino, sia con bambini e ancor di più con adolescenti, come acquisisca importanza appartenere al gruppo di pari, sentirsi accettato e benvoluto (proprio come con i genitori che rappresentano le prime relazioni fondanti dell’identità), per poi trovare la propria strada, autonomia e indipendenza per poter realizzare chi si è davvero. Presso il Centro psicologia Torino vediamo come tale separazione verrà sperimentata nei più grandi e piccoli ambiti di vita del soggetto, partendo da quelli infantili, scolastici e accademici, fino ad arrivare a quelli professionali e familiari.

Accade però ad alcuni individui che, arrivati ad una età avanzata di maturazione psichica e fisica, vengano meno gli appigli di senso che fino a quel momento avevano mosso il desiderio del soggetto, andando incontro ad un senso di ansia esistenziale che nel gergo comune può essere definita “crisi di mezza età” ma che nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino non è sempre legata all’età anagrafica.

L’etimologia del termine “desiderio” viene dal latino ed è composta da due parti in cui la prima, quella costituita dal “de” invoca ad una mancanza, mentre la seconda, costituita dal “sidus” fa riferimento alla traduzione in “stella”. Desiderare vuol dire, in senso del tutto letterale, far fronte alla mancanza di stelle, interpretato come la mancanza di qualcosa di buon auspicio, di buon presagio, che oggi viene comunemente adottato per stabilire la tendenza alla soddisfazione dei propri desideri psicologici che molte persone sentono legati al perseguimento dei propri obiettivi di vita. Cosa accade quando queste “stelle” si esauriscono e mancano alla vita del soggetto? Il desiderio si spegne, non trova nuova brace per cui ardere, emerge invece un senso di angoscia esistenziale. La persona può sentirsi totalmente svuotata di senso, conseguenza del fatto di aver perso la motivazione a raggiungere nuove mete e desideri che, nell’arco della vita, erano stati da sempre presenti durante la sua crescita, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Tale situazione, se perdurante nel tempo potrebbe portare ad una vera e propria sensazione di perdere ogni base che, fino a quel momento di vita, ha acceso il desiderio, ogni bisogno e ogni volontà, una vera e propria crisi esistenziale connotata da vissuti depressivi.

Tale descrizione può andare a convergere in una definizione comune utilizzata in linguaggio filosofico e psicologico, quello dell’ “angoscia esistenziale”. Il termine angoscia deriva da “angere” che viene tradotto letteralmente con soffocare o stringere. Tra i filosofi che si sono occupati dell’argomento troviamo Kierkegaard che descrive tale l’angoscia come il sentimento del possibile e che tale sentimento venga sperimentato come tra la più pesante tra le categorie, in quanto prospetta l’impossibilità, nonché la sensazione d’impotenza dell’uomo nel realizzare la pienezza della sua vita.

Lo psicologo infantile spiega come sentimenti di questo tipo possono essere esperiti anche durante l’adolescenza, fase evolutiva in cui si sta strutturando l’identità, e assumere la forma di blocchi nel procedere della propria vita, come ad esempio la fatica di scegliere quali studi perseguire e quali scelte personali prendere, come se non ci si sentisse rappresentati da nessuna prospettiva che vada a definire la propria personalità attraverso l’acquisizione di un ruolo, la sensazione percepita è quella di un senso pervasivo di ansia esistenziale.

Ma molto spesso vediamo come psicologi a Torino che tali sentimenti possono insorgere in persone più mature che apparentemente si sono realizzate, hanno un buon lavoro, una famiglia, sono cioè riuscite a perseguire quegli obiettivi socialmente riconosciuti. Nei percorsi di psicoterapia a Torino vediamo che tale angoscia esistenziale nasce dalla percezione di vuoto rispetto alla propria vita, sensazione che viene ad arrivare nel momento in cui l’uomo si rende conto di vivere una libertà che non è mai stata del tutto tale e che, la maggior parte di quello che viene sperimentato e adempiuto nell’arco della vita è stato fatto in funzione di altri e non per un vero e reale desiderio. Il desiderio viene riconosciuto da Kierkegaard come inscritto alla “buona civilizzazione” dell’umanità e viene totalmente disconosciuto come proprio e personale.

Anche Heidegger come filosofo si dedicò all’argomento, parlando dell’angoscia esistenziale come Essere per la morte, in cui l’uomo si trova dinanzi ai limiti della propria esistenza.

Spostandosi dal campo filosofico, all’interno di quello psicoanalitico, tra i maggiori esponenti che si dedicarono a tale tematica ci fu Carl Gustav Jung. Come psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo come tale autore all’interno dei suoi studi univa alle matrici psico-fisiologiche ereditate dallo stretto contatto con Freud, anche matrici di natura filosofica ed esistenzialista. Questa sua natura interdisciplinare lo portò ad interessarsi anche a tematiche legate alla soddisfazione esistenziale dell’individuo e all’ansia esistenziale.

Jung postulava l’esistenza di una spinta nell’essere umano a quella che chiamò “individuazione”, che si presenta con più forza e determinazione in molti individui nella seconda metà della loro vita, come possiamo constatare nel lavoro di psicologia clinica presso il Centro psicoterapia Torino. Con tale termine Jung andava a spiegare la possibilità da parte della persona di unificazione con sé stessi e, nel contempo, con l’umanità di cui lo stesso soggetto fa parte. Tale movimento prende luogo e tempi diversi in base alla persona e, nella maggior parte dei casi, avviene nel momento in cui il soggetto ha raggiunto un’adeguata maturazione psichica e individuale, a partire da una spinta emotiva legata all’angoscia esistenziale.

Osserviamo presso il Centro psicologia Torino come tale movimento prende luogo e tempi diversi in base alla persona e, nella maggiorparte dei casi, avviene nel momento in cui il soggetto ha raggiunto un’adeguata maturazione psichica e individuale. Jung si lega molto alla filosofia di Nietzsche con il famosissimo motto del “Diventa quello che sei”. L’individuazione rappresenta una fondamentale tappa maturativa nel percorso di sviluppo personale, una tappa tanto importante quanto complicata da raggiungere che può essere fonte di angoscia esistenziale.

Una prima distinzione riteniamo come psicoterapeuti psicologi a Torino che debba essere fatta tra due termini che, anche se simili, racchiudono in sé un significato completamente diverso, quello di individuazione e individualismo. Con il termine “Individualismo” andiamo ad intendere in psicologia clinica un processo maggiormente legato all’ Io, fondamentale ma che niente ha a che vedere con la comunità el’umanità. Con il termine “Individuazione”, invece, si va a prefigurare un concetto maggiormente focalizzato sul Sé, in una distinzione tra sé stessi e le proprie passioni che porta all’individuazione stessa.

L’individuazione non fa altro che strappare la personalità dalla sua inerzia, dalla sua staticità fino a stimolarne l’evoluzione. In questo caso la nevrosi, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, può rappresentare un tentativo di ricerca dentro di sè di una via di crescita, del cambiamento e dello sviluppo. Lo stato attuale non basta più e tale situazione viene segnalata dal vissuto di angoscia esistenziale e dai sintomi di natura nevrotica che ne stimolano il cambiamento e la crescita.

Come scritto precedentemente l’individuazione non chiama tutti i soggetti, tant’è che molti studiosi vedono l’ansia esistenziale caratteristica solo di quegli individui in cui vi è una potenzialità interiore molto sviluppata. Tale potenzialità, nel caso non venisse accettata, potrebbe portare ad individuazioni di tipo negativo, negato e non sviluppato. Strizzando gli occhi alla fisica e al suo principio basilare del “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, potremmo affermare come psicoterapeuti a Torino che, nella fattispecie di una potenzialità non bene accolta dal soggetto o da uno sviluppo castrato nella sua fase di insorgenza, tutta l’energia che non viene utilizzata per lo sviluppo stesso non cessa di esistere, bensì si trasforma nella già citata potenzialità negativa, dando vita ad altre sintomatologie di natura sofferente.

Presso il Centro psicologia Torino vediamo che l’obiettivo ultimo del processo di individuazione sta nel liberare il sé dai falsi involucri della “persona” che non è altro che la maschera che ha rappresentato per molto tempo la vita dell’individuo circoscritto in una rete sociale e morale, per riportarlo sempre più vicino all’unione con le immagini dell’inconscio, tale trasformazione può alleviare il senso di angoscia esistenziale.

​Per il compiersi di ciò, Jung legava strettamente l’individuazione con le relazioni di vita del soggetto. Come psicologi a Torino studiando questo autore vediamo come seppur l’individuazione ha come scopo il differenziarsi dagli altri, l’opposizione alle norme collettive è soltanto di natura apparente, poiché il punto di vista individuale non dovrà essere orientato in senso opposto alle norme collettive, bensì solo in un senso diverso. La via individuale potrebbe benissimo essere per alcuni uguale a quella della norma comune e non esserne mai in contrasto. Secondo Yung l’individuazione, deviando dalla via consueta, non deve mai sganciarsi dalla norma, poiché essa rappresenta la bussola fondamentale per l’orientamento di fronte alla società e fondamentale per la coesione tra gli individui. Il soggetto sarà capace di differenziarsi nel momento in cui riuscirà a farsi uno tra tanti, senza eliminare i tanti e, di conseguenza, le norme che fino a quel momento hanno contribuito allo sviluppo della società.

Rappresentando un processo di elevazione spirituale, l’individuazione che porta a superare l’ansia esistenziale sarà effettiva quando il soggetto riuscirà ad integrarsi e differenziarsi non solo con le immagini del proprio inconscio, bensì anche con quelle che venivano definite da Jung come “Inconscio collettivo”, cioè il contenitore psichico universale, quella parte dell’inconscio umano che risulta essere comune a tutti gli altri esseri umani.

La psicoterapia a Torino è uno dei modi per arrivare all’individuazione perchè aiuta l’individuo a capire chi egli è veramente.

Jung distingue due tipi di psicoterapia. Una prima tipologia che ha lo scopo di aiutare il paziente a comprendere e gestire le sue pulsioni, la libido e l’aggressività e fronteggiare le prime difese dell’io. Tale psicoterapia sarà fondamentale per congiungere il paziente con quella che risulta essere la norma collettiva. Una seconda tipologia di psicoterapia tesa a superare l’angoscia esistenziale per gli adulti che sono riusciti a elaborare sufficientemente le loro tematiche pulsionali e che affrontano tematiche trascendentali e universali, che interessano tutto il genere umano. Quello che avviene all’interno del setting analitico è un incontro tra due menti diverse che si nutrono a vicenda delle immagini inconsce dell’altro per raggiungere l’individuazione e differenziarsi dall’altro, ma mai escludendolo.

Riprendendo queste suggestioni che Yung ci ha tramandato, presso il Centro psicologia Torino offriamo percorsi di psicoterapia tesi al perseguimento dell’individuazione del soggetto con l’obiettivo di curare quegli stati di malessere legati all’angoscia esistenziale che attanaglia la vita di alcune persone.

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Immaturità affettiva nei bambini e negli adolescenti

Di controtendenza rispetto all’argomento precedentemente trattato dal “Centro di Psicoterapia e Psicologia Clinica” che tratta lo stile educativo improntato all’eccessiva responsabilizzazione del figlio, vi è quello che analizza la situazione diametralmente opposta, con la tendenza ad ostacolare la maturazione psichica del minore alimentando l’immaturità affettiva.

Cosa nota risulta essere il tessuto socio-culturale in cui viviamo nell’epoca moderna, in cui stabilità e certezza hanno lasciato spazio a movimenti di precarietà e instabilità. Questa caratteristica viene riscontrata sia all’interno del sistema di valori e limiti imposti dalla società, che all’interno di un focus pragmatico, riguardante la poca stabilità economica, lavorativa ed educativa e, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, tali cambiamenti culturali incidono anche sulle dinamiche affettive relazionali del nucleo familiare, creando nei giovani immaturità psicocomportamentale.

Uno dei fenomeni conseguenti a tale tessuto sociale è sicuramente quello del cambio della durata e della natura della fase di “adolescenza”. Lo psicologo infantile, che si occupa delle fasi dello sviluppo psicologico, tendenzialmente divide l’adolescenza in tre fasi. L’adolescenza precoce o pre-adolescenza, che va dagli 11 ai 13 anni e corrisponde al periodo della pubertà; l’adolescenza intermedia o adolescenza propriamente detta che va dai 13 ai 16/17 anni; infine l’adolescenza cosiddetta tardiva che include un periodo compreso tra i 15-17 anni e i 21 anni. Per quanto riguarda l’ultima fase descritta, presso il Centro psicoterapia Torino si è visto che negli ultimi tempi ha mantenuto un ritmo crescente, aumentando considerevolmente la sua età di chiusura, testimone del fatto che i soggetti si trovano sempre più tardi ad avere autonomia e coraggio per uscire dal proprio nido casalingo, anche a causa della componente economica, ma certamente vi è una forte correlazione con il fattore educativo che alimenta immaturità emotivo-affettiva.

Questa situazione può generare impotenza nel soggetto che, da un lato sente che dovrebbe essere pronto al salto verso l’età adulta, ma dall’altro ha paura di non poter mantenere un tenore di vita conforme alle aspettative e può nutrire timori nell’ affrontare la separazione dai genitori, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. L’instabilità crea impotenza che a sua volta crea incertezza verso il futuro, che viene sperimentata con intensa paura, tale da immobilizzare nelle scelte il giovane adulto, incastrato in una condizione di immaturità psicocomportamentale. Situazioni di questo tipo possono arrivare alla consultazione (counseling psicologico) del Centro di psicoterapia e psicologia a Torino, con l’aumentare di casi di famiglie in cui, la percezione di instabilità sociale, causa delle modifiche degli assetti relazionali e rispetto alle generazioni precedenti si assiste ad un profondo modificarsi del modello educativo nella direzione del favorire immaturità affettiva nei giovani. La poca chiarezza dei confini di un futuro, che non risulta essere delineato, fa sì che la famiglia possa avere una struttura educativa tendente all’iper protezione del figlio che, come conseguenza diretta, avrà quella di limitarne l’esposizione alle prove della vita, per contrastare l’eventualità di fallimenti e ridurre i rischi degli stessi, come emerge nel lavoro di sostegno alla genitorialità (terapia di coppia genitoriale). Ma tale attitudine può rendere il ragazzo più fragile, come se venisse a mancare una palestra emotiva che permette di diventare più forti e imparare attraverso prove ed errori che, di volta in volta crescendo, si impara ad affrontare. Come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino si rischia di rendere troppo dipendente il bambino dai genitori anziché aiutarlo a raggiugere gradualmente l’autonomia favorendo sempre più l’immaturità emotivo-affettiva.

All’interno del sano iter educativo del minore vi sono delle fasi indispensabili in cui il bambino, tramite dei piccoli movimenti di abbandono della base sicura, rappresentata dai caregiver, cerca di esplorare il mondo avendo sempre in mente la possibilità di ritornare tra le cure del caregiver, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Questa possibilità fa fronte alle normali tappe evolutive dell’attaccamento, in cui sono fondamentali per la buona riuscita sia i successi del bambino nell’adattamento all’ambiente, sia i fallimenti che, se sperimentati nel modo giusto, porteranno ad una crescita psichica e motoria e favoriranno l’uscita da una condizione di immaturità affettiva, che risulta essere normale nei bambini. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, il ruolo fondamentale, in questa maturazione, è da attribuirsi al genitore stesso che, quando offre disponibilità mentale al bambino, “permette” a lui di poter esplorare l’ambiente, sentendosi sicuro di conoscerlo e interagire con esso. Lo psicologo infantile a Torino spiega come in questo processo di graduale distacco il bambino se sente che l’adulto è presente e pronto ad accoglierlo ma anche disponibile a “lasciarlo andare” sperimenta un senso di libertà e graduale autonomia che rafforza il proprio senso di identità.

Tale processo venne chiamato dalla studiosa Margaret Mahler “Separazione – individuazione”, e consiste in un vero e proprio percorso evolutivo di maturità affettiva che il neonato affronta per differenziarsi dal caregiver primario e trovare un posto nel mondo esterno. Con il termine “separazione” si indica il distacco, naturale e sano, dal rapporto simbiotico con la madre, mentre con “individuazione” si indica il riconoscimento di sé e delle proprie caratteristiche, tappe fondamentali queste per uscire dall’immaturità psicocomportamentale. Adulti oppressivi nei confronti del figlio, iper-controllanti, capaci da far sperimentare poco il calore umano e molto più le relazioni conflittuali possono, inconsciamente, dare un taglio netto al percorso evolutivo del bambino, che lo porterebbe in maniera del tutto naturale a superare l’immaturità emotivo-affettiva. Tale taglio non permette al processo di giungere al termine con conseguenti blocchi di crescita e crea immaturità emotiva nei bambini, anche se in molti casi sembra andare tutto bene all’apparenza perchè il bambino è adattato all’ambiente che lo circonda, quindi i problemi emergeranno solo con il trascorrere del tempo e nel rapporto con il mondo esterno alla famiglia.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino riteniamo elemento importante nell’educazione il dar voce alle emozioni e trasmettere il calore affettivo, che risulta essere una componente squisitamente umana e fondamentale per un buon sviluppo intellettivo ed emotivo. Non si tratta dunque solo di quello che si fa ma soprattutto di come lo si fa, la relazione è composta sia di elementi verbali che non verbali, ed è proprio a questi ultimi che il bambino è più sensibile.

L’attaccamento di base, in molti dei casi elencati, diventa di natura puramente simbiotica, in cui il genitore si sostituisce nella risoluzione dei problemi del figlio nella quasi totalità degli eventi, con la normale conseguenza che il bambino non avrà sperimentato adeguatamente le tappe di sviluppo della maturazione, fatte non solo di successi, ma soprattutto di fallimenti e rischi, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Nelle situazioni non funzionali alla crescita l’elemento di insuccesso viene eliminato dall’influenza genitoriale e il bambino viene costantemente ovattato dal nido genitoriale, causando gravi disfunzioni a livello relazionale e emozionale e portando a immaturità psicocomportamentale. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino molte dinamiche che favoriscono l’immaturità emotiva dei bambini dipendono dalle insicurezze dei genitori, a volte dalla ripetizione di un’educazione disfunzionale ricevuta e inconsciamente riprodotta nella relazione con il bambino, in molte situazioni dalla difficoltà dell’adulto, spesso la madre, a separarsi dal bambino permettendogli di crescere. Importante riteniamo come psicologi a Torino sottolineare che c’è una fase nella prima infanzia dove la simbiosi madre bambino è elemento fondamentale allo sviluppo psichico, ma gradualmente il genitore deve riuscire ad adattarsi alle esigenze evolutive del bambino, permettere il distacco e sostenere il suo autonomizzarsi, sempre in linea con i bisogni che il figlio è naturalmente in grado di trasmettere e il genitore di comprendere nella relazione con lui. Purtroppo nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino alcuni genitori non riescono a sintonizzarsi con i bisogni affettivi del figlio e il loro comportamento nei suoi riguardi appare più legato ad un’idea di ciò che è giusto per il bambino più che ad un effettivo ascolto dei segnali che giungono dalla relazione con lui. I problemi di coppia di alcuni genitori incidono molto nel rapporto con i figli, capita infatti che l’adulto sentendosi fragile e solo crei alleanze con il bambino per sostituire la carenza del partner nei propri confronti, vengono però a crearsi dinamiche improprie alla crescita psicologica del minore.

Quando la simbiosi che genera immaturità affettiva continua a persistere tra genitore e bambino ben oltre il tempo fisiologico, il minore può pensare che tutto gli sia dovuto, tutto gli sia dato, restando in una fase della crescita che viene spesso paragonata all’onnipotenza. L’onnipotenza infantile che è normale nella prima infanzia, dovrebbe essere superata nella crescita che si prolunga fino all’adolescenza, fino a che, idealmente, essere abbandonata nell’età adulta. Come psicoterapeuti psicologi a Torino, usiamo il termine “idealmente” proprio perché tutte le persone, anche da adulte, possono mantenere zone della propria mente legate al funzionamento dell’immaturità emotivo-affettiva.

Ma il giovane adulto in cui prevale un funzionamento onnipotente può percepirsi invincibile proprio perché la continua protezione genitoriale non lo mette mai in contatto con la fragilità dei propri limiti, ma al primo fallimento potrà cadere in un’infelicità pervasiva, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino, conseguenza del fatto di non essere stato abituato al possibile rischio e al possibile fallimento, in cui nel mondo esterno è facile incorrere.

Questo non significa, come vediamo talvolta nel lavoro di sostegno alla genitorialità (terapia di coppia genitoriale) che l’adulto debba mettere i figli sempre di fronte ai rischi che la vita può presentare loro, palesando un atteggiamento costantemente ansioso, permettendo nei fatti al minore di fare delle esperienze lontano da casa ma terrorizzandolo affinchè “faccia attenzione” ad ogni passo, per la paura che possa incorrere in pericoli difficili da affrontare. Nell’adolescenza è importante, spiega lo psicologo infantile a Torino, che il genitore abbia fiducia nel figlio, che ha interiorizzato tutti gli insegnamenti che dovrebbe aver ricevuto nell’infanzia e, con questo bagaglio di conoscenze, si appresta ad affrontare la vita. L’obiettivo dell’educazione è che non venga a mancare l’amore per la vita e la fiducia nel futuro, che il bambino non venga mai oppresso dalla paura di vivere, attitudine alla sfiducia questa, che purtroppo emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino con minori in difficoltà ed è spesso legata ad un atteggiamento di “terrorismo psicologico” da parte dei genitori.

L’apporto che il Centro di Psicoterapia e Psicologia Clinica a Torino si prefigge di dare alle persone consiste proprio nel lavorare tenendo conto di tutti gli aspetti finora considerati, per favorire una buona uscita dall’immaturità affettiva. Attraverso i colloqui familiari, la terapia di coppia, di sostegno genitoriale e, infine, con il minore nella terapia infantile, gli psicologi a Torino del nostro Centro si prefiggono l’obiettivo di dar voce ai bisogni e desideri di ogni componente della famiglia, favorendo la crescita e l’evoluzione verso modalità di funzionamento più funzionali.

Sostenendo le speranze e dando ascolto ai bisogni psicologici si cerca un nuovo incontro e un nuovo assetto che la famiglia potrebbe utilizzare per ristabilirsi nel migliore dei modi, soprattutto nei confronti del figlio che, sentendosi più libero e sereno, potrà cercare nuovi stimoli per aprirsi al mondo e abbandonare gradualmente l’immaturità psico-comportamentale legata all’eccessiva dipendenza dai genitori.

Bambini iperesponsabilizzati: il fenomeno dell’inversione dei ruoli

Negli ultimi tempi si assiste sempre maggiormente ad un cambiamento degli assetti familiari tradizionali. La famiglia, e conseguenzialmente il suo nucleo, si trova sempre più esposta a cambiamenti all’interno della sua costituzione che risultano tangibili nel nostro lavoro al Centro di psicoterapia e psicologia clinica a Torino, conformi ai cambiamenti culturali e al contesto sociale a cui si fa fronte negli ultimi anni. All’interno di tali mutazioni viene ad assumere nella famiglia una connotazione fondamentale il tema sensibile dell’educazione dei figli, compito complesso da svolgere per i genitori e pieno di carica affettiva. Educare alla responsabilità è uno dei compiti genitoriali più difficili ma, proprio per la sua natura ardua, maggiormente influente alla buona riuscita della costituzione psichica del bambino, come spiega lo psicologo infantile a Torino.

Con il termine “Responsabilità” si intende la capacità di dare risposte in merito alle proprie scelte o azioni intraprese; il rendere conto di tali scelte o decisioni; e infine assumersi le conseguenze che tali scelte comportano. L’acquisizione di tale processo non avviene in maniera semplice e veloce, bensì è correlata a complesse e lente interazioni di apprendimento reciproco tra i genitori e figli, spiega lo psicologo infantile a Torino, fatte non solo di accordi e impeccabili procedimenti, ma anche di errori e incomprensioni nel corso del tempo. Le “rotture” serviranno al bambino e ai genitori per aggiustare il tiro nella complessità del processo di apprendimento riguardo la causalità delle azioni, consentendo al bambino di istaurare un’adeguata coscienza dei propri e altrui comportamenti e, di conseguenza, dell’inevitabile responsabilità che essi comportano. Il bambino impara ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni attraverso l’identificazione con il genitore, il quale nel proprio agire e ragionare, cerca di mettere in atto opportune “riparazioni”, cioè utilizza la propria capacità di  aggiustare le discordanze che avverte nella realtà, per migliorare l’adattamento. Il genitore sarà quindi parte attiva e fondamentale nella costruzione di tale processo, come vediamo nella terapia familiare a Torino, attraverso la promozione di esperienze nuove e personali, e l’accettazione di buon grado degli sbagli che il bambino avrà il coraggio di fare e senza mai tralasciare il buon esempio che dovrà dargli, poiché il genitore sarà sempre immagine fondamentale e portatrice di valori a cui il bambino attingerà nelle situazioni di incertezza. Come psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo l’enorme importanza del genitore come “base sicura” di valori e ideali, che per il bambino assume un peso enorme e che, al tempo stesso, diventa fondamento imprescindibile all’interno dell’istaurazione del processo di apprendimento delle responsabilità del bambino.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino è importante che il genitore capisca che non può sostituirsi al bambino nella risoluzione dei problemi,  questo agire comporta un coinvolgimento troppo attivo dell’adulto e come conseguenza primaria l’instaurarsi di comportamenti reiteratamente infantili del bambino, legati alla non propensione nel mettersi alla prova e ansia e paura per il rischio di fallimento. Come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino alcuni bambini maturano un senso di incertezza nel muoversi fuori dal contesto familiare, proprio perché iperprotetti da figure genitoriali spesso ansiose che non hanno fiducia in lui e tendono a prevenire, anticipare per evitare il rischio che il figlio vada incontro ai piccoli fallimenti che la crescita richiede. Quando il genitore è “troppo” presente rischia di soffocare il bambino, non gli permette di esprimersi perché l’emergere delle risorse e competenze nell’infanzia richiede tempo e un contesto rassicurante, non troppo impositivo da ostacolare la spinta all’autonomia.

Sarà fondamentale sapersi muovere su più contesti, partendo da quello familiare e casalingo con piccoli compiti adeguati all’età che il bambino può svolgere all’interno delle mura domestiche, fino ad allargare il range alle esperienze scolastiche che devono essere sempre di natura maturativa e relazionale e mai ossessiva ed opprimente. Così facendo il bambino comprenderà l’importanza delle sue azioni, spiega lo psicologo infantile a Torino, il valore che gli si attribuisce e il grado di flessibilità che può o meno può mantenere all’interno dell’adempimento dei compiti, ma senza  sentirsi osservato da uno sguardo iper giudicante del genitore, che deve essere portatore non soltanto di punizioni e divieti, ma anche di premi e promotore di contenimento affettivo, indispensabile al bambino per raggiungere un’adeguata maturazione psichica.

Presso il Centro psicologia Torino osserviamo che in alcuni casi quello che può accadere all’interno del nucleo familiare è una destabilizzazione delle dinamiche relazionali tra genitori e figli, che comporta una “inversione di ruoli”, che può essere dovuta ad eventi reali che causano stress nel genitore o ad una modalità educativa improntata in una certa direzione che può incidere in modo dannoso sul bambino, complice la predisposizione infantile ad adattarsi alle richieste ambientali senza poterle valutare con un pensiero maturo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino tali circostanze possono presentarsi in determinati assetti familiari come nelle famiglie che stanno attraversando una crisi conseguente alla separazione dei coniugi, nelle famiglie in cui uno dei due genitori risulta essere affetto da malattie croniche o dipendenze e in situazioni in cui uno dei due genitori soffre di depressione, per fare alcuni degli esempi più comuni. Ma anche in famiglie che godono di stabilità possono verificarsi richieste affettive improprie da parte dei genitori nei confronti dei figli, che vengono sottoposti in questi casi ad un carico di aspettative da parte dell’adulto che risultano essere troppo onerose in termini di energie psichiche da parte del minore, come emerge in alcuni percorsi di terapia familiare a Torino. In un modo o nell’altro all’interno di tali situazioni o eventi di vita il bambino viene chiamato in aiuto da parte del genitore, richiedente a gran voce ausilio nei confronti della sua persona, svestendo i panni genitoriali e addossandoli al bambino stesso.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo ad esempio nel caso di divorzi o separazioni che troppo spesso i bambini, rei di essere contesi o di essere dei “mediatori” tra i due genitori, vengono utilizzati come capri espiatori o come mezzi per veicolare informazioni o screditare l’altro genitore. In questi casi l’adulto che chiede al bambino di essere suo alleato può essere talmente arrabbiato e ferito da perdere di vista il bene del figlio e poiché troppo preso dai propri sentimenti non si rende conto che sta facendo richieste improprie, non riesce a differenziare tra i propri bisogni e quelle che sono le necessità del bambino (per approfondire questo tema leggi questo articolo).

Nel caso delle malattie croniche, della depressione o delle dipendenze, i genitori possono arrivare a svestire completamente i panni genitoriali per affibbiarli al figlio che sentirà addosso la responsabilità di farsi curante del proprio genitore, contenendo i suoi stati e occupandosi di lui, con l’inevitabile conseguenza di non essere più “visto” nei suoi bisogni di bambino che ha bisogno di accudimento, spiega lo psicologo infantile a Torino. A questi bambini può anche venir chiesto di prendersi cura dei propri fratelli, responsabilizzandosi maggiormente della situazione, in tal modo il minore perde completamente il diritto ad essere spensierato e protetto dalla presenza di un adulto che pensa ai suoi bisogni garantendogli un clima sereno in famiglia. Queste pressioni, come vediamo nei percorsi di psicoterapia infantile a Torino, rischiano di bloccare il processo di maturazione psichica del bambino. Tutte le sue energie mentali vengono investite nel far fronte all’emergenza e ai bisogni del genitore sofferente anziché nelle normali esperienze legate all’età, che permetterebbero, come avviene nelle situazioni naturali, di far evolvere la crescita da una tappa evolutiva a quella successiva. Non bisogna mai dimenticare che lo sviluppo psichico e la crescita richiedono tempo e risorse mentali, si tratta di un processo di lenta maturazione che, se interferito, si può bloccare. Notiamo in questi casi presso il Centro psicologia Torino come il bambino si faccia carico di un fardello che non corrisponde al carico di responsabilità consono ai compiti evolutivi del suo tempo di vita, comportando sintomi precisi come quelli di ansia o depressione, arrivando a funzionamenti psichici non riconducibili a modalità tipiche della sua età.

Per indicare questa tipologia di situazione viene utilizzato il termine “attaccamento invertito”. Un bambino che ha subito l’inversione dei ruoli nella relazione con i genitori potrà essere un adulto incapace di leggere i propri bisogni e vivere sempre in funzione dell’altro, oppure sviluppare una forma di egoismo che mette sé stesso al centro di ogni situazione, quasi rivendicando inconsciamente il diritto di mettere davanti a tutto le proprie necessità, mai sufficientemente ascoltate nell’infanzia. Diventare adulti troppo in fretta non aiuta ad assumersi le proprie responsabilità in modo sano, come vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino, al contrario le persone adulte più mature sono coloro che hanno goduto per un tempo sufficiente dell’esperienza di poter essere dipendenti dalle cure di genitori disponibili ad accettare i bisogni dell’infanzia. Troppo spesso infatti nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo genitori incapaci di accettare la dipendenza del bambino e a causa di questa intolleranza diventano rifiutanti ed espulsivi su un piano affettivo o pretendono un rapporto di reciprocità da parte del bambino o dell’adolescente, rapporto che vedrebbe sullo stesso piano, alla pari, la responsabilità dell’adulto e quella del minore. C’è da dire che anche lo stile di vita stressante a cui molti adulti sono sottoposti nel quotidiano non favorisce la possibilità di essere genitori disponibili, riduce l’empatia e il desiderio di svolgere appieno il proprio ruolo, che diventa un peso per la persona adulta, favorendo i comportamenti espulsivi del bambino, come vediamo nel lavoro di sostegno alla genitorialità (terapia di coppia genitoriale). Anche non volendo, molti genitori di buone intenzioni, che amano profondamente il figlio, possono inconsapevolmente mettere in atto in forma reiterata atteggiamenti che, anzichè aiutare alla crescita, innescano disagio psicologico nel bambino, come vediamo presso il Centro psicoterapia Torino.

Prima di spiegare il significato di tale termine “attaccamento invertito” è importante comprendere cosa si intenda per “attaccamento”. Con il concetto di attaccamento in psicologia clinica si intende un sistema dinamico di atteggiamenti e comportamenti che contribuiscono all’istaurarsi e alla formazione di un legame specifico tra due persone, fondato sul soddisfacimento dei bisogni primari rintracciabili all’interno delle relazioni primarie. Un buon attaccamento primario è costituito da una relazione in cui il genitore e il bambino si muovono attraverso rotture e riparazioni, fondamentali e non evitabili, a ragion del fatto che la ​maturazione psichica avviene tramite una sorta di “danza a due” tra due soggetti. L’apprendimento dei propri e altrui movimenti consente di fortificare sempre più il legame tra i due soggetti, consentendo il farsi contenitore dei contenuti dell’altro. Questo non avviene all’interno di determinate tipologie di attaccamenti, come quello definito “invertito” , che secondo la letteratura in psicologia, appartiene ad una forma di attaccamento disorganizzato in cui il bambino non sente riconosciute e contenute dall’adulto di riferimento le proprie emozioni. Quello che accade all’interno di tale tipologia di attaccamento è l’instaurarsi nel tempo di un malfunzionamento della capacità del bambino di riconoscere il comportamento genitoriale che, invertendo l’assetto riferito al soddisfacimento dei bisogni di attaccamento, risulta essere inficiato all’interno della sua attività primaria di costruzione dell’identità, dell’autonomia. Quello che emerge chiaramente nei percorsi di psicoterapia infantile a Torino è che nell’esposizione continua ad un attaccamento invertito viene a mancare, come conseguenza diretta, la sensazione sperimentata normalmente dal bambino sentirsi preso in carico dal genitore, esperienza che sta alla base del sentirsi al sicuro. Lo psicologo infantile spiega che viene a mancare il senso di soggettività che risulta essere prodotto ultimo di questo processo complesso e molto sensibile ai cambiamenti, poiché le dinamiche dell’ attaccamento non vengono soltanto ricordate, bensì si instaurano all’interno delle strutture che organizzano sia i ricordi che i contenuti mentali.
Presso il Centro di Psicoterapia e Psicologia Clinica a Torino abbiamo la possibilità di  osservare tali meccanismi quando vanno a inficiare i normali assetti familiari. Tra le migliori soluzioni vi sono sicuramente quello dei colloqui all’interno dell’iter di sostegno alla genitorialità (terapia di coppia genitoriale), che permette agli adulti di discutere e comprendere nel migliore dei modi i processi e la complessità insista all’interno delle dinamiche relazionali, che influiscono sul normale iter di crescita del bambino. Fondamentale, ove necessario, l’intraprendere un adeguato percorso terapeutico che possa in qualche modo riequilibrare gli assetti familiari e di coppia in modo tale da consentire il naturale proseguimento evolutivo familiare.

Il trauma psicologico

Con il termine “Trauma psicologico” si intende un evento che il soggetto subisce e percepisce come estremamente stressante e disagiante e che lascia un segno all’interno dell’apparato psichico. La persona, esposta per un tempo variabile alla situazione di stress acuto può percepire nel tempo un disagio che in alcuni casi risulta essere invalidante e richiede l’intervento di una psicoterapia.

L’impatto specifico che deriva da un trauma psicologico sarà di natura diversa e risulterà determinato dall’intensità dell’evento traumatizzante e dal tempo in cui il soggetto si è trovato a sperimentarlo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la forza dell’impatto traumatico è sperimentata come soggettiva e le conseguenze sulla psiche dell’individuo dipendono non solo dagli aspetti di contesto appartenenti allo spettro traumatico, ma anche alla personalità individuale. La natura umana è fatta di sfaccettature molteplici della personalità, per questa ragione  saranno diversificate anche le modalità di reazione al trauma, differente il modo in cui viene assimilato, elaborato e “contrastato”, come possiamo osservare nei percorsi di psicoterapia a Torino. Alcuni soggetti possiedono maggiori strumenti per fronteggiare la natura del trauma anche grazie ad una personalità più strutturata che si è costruita attraverso una sana maturazione emotiva, permessa sia dall’ambiente familiare che dalla propria predisposizione biologica. Presso il Centro psicologia Torino constatiamo quotidianamente come un carattere più forte e temperato favorisca l’adattamento e la resilienza del soggetto, dunque anche la capacità di reagire al trauma psicologico è maggiore, permessa dall’attivazione delle risorse emotive interne. Mentre altre persone più fragili hanno una tolleranza minore agli eventi stressanti e di fronte a situazioni molto sollecitanti la sfera emotiva possono essere incapaci di contenere il disagio e trarranno quindi danni maggiori dall’esposizione al trauma psicologico. Naturalmente, spiega lo psicologo infantile a Torino, anche l’età del soggetto è un elemento determinante quando si tratta di tollerare e superare un evento traumatico, perché la psiche di un bambino è ancora in formazione e non possiede le stesse difese e capacità di elaborazione emotiva di un adulto (per approfondire questo tema puoi leggere questo articolo).

Presso il Centro psicologia Torino vediamo che gli eventi traumatici possono essere di diversa natura.

Alcuni eventi possono essere ascritti in categorie che affondano le loro radici in sensazioni ed esperienze facilmente condivisibili, che nella vita quotidiana sono accadute alla maggior parte delle persone. Parliamo in questo caso di umiliazioni in pubblico, problemi con professori all’interno della carriera scolastica, tradimenti, lutti in famiglia o perdita del posto lavorativo, tutte situazioni queste che, quando lasciano un segno indelebile e non riescono ad essere elaborate, necessitano di un percorso di psicoterapia. Seppur la natura di tali eventi risulta essere ascrivibile alle più stereotipate esperienze della vita quotidiana, l’esperienza dell’impatto avrà sfumature variabili a seconda delle personalità del soggetto che non sempre avrà gli strumenti e le abilità per fronteggiare al meglio situazioni di questo genere, come ci capita spesso di vedere come psicoterapeuti psicologi a Torino.

Per quanto riguarda la concezione e la definizione di trauma psicologico in senso strettamente clinico ci affideremo alla definizione data dal DSM5, manuale diagnostico.

Presso il Centro psicologia Torino vediamo che il “trauma” nel DSM5 viene annoverato all’interno di disturbi che fanno della natura traumatica la loro base teorica, come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) e i gravi Disturbi D’Ansia. In questi casi il DSM5 definisce il Trauma come “ un fattore traumatico estremo che implica l’esperienza personale diretta di un evento che causa o può comportare morte o lesioni gravi, o altre minacce all’integrità fisica; o la presenza ad un evento che comporta morte, lesioni o altre minacce all’integrità fisica di un’altra persona; o il venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata, di grave danno o minaccia di morte o lesioni sopportate da un membro della famiglia o da altra persona con cui è in stretta relazione”. Come si può ben comprendere dalla definizione adottata dal DSM5, gli eventi traumatici di natura grave sono riferiti a situazioni cruente e fortemente impressionabili. Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino la natura di tali eventi risulta talmente cruda e innaturale da ascriversi all’interno del registro di personalità del soggetto e causando disagi nella della sua sfera emozionale. La memoria del soggetto in questi casi non riguarda solo i ricordi consapevoli ma il trauma viene inscritto a livello di memoria inconsapevole, nel corpo, nella sfera sensoriale e può essere risvegliato quando la persona meno se lo aspetta, perché qualcosa che vive tocca i tasti sensibili di quell’area della mente ferita, di cui normalmente non si ha coscienza.

Ma come psicoterapeuti psicologi a Torino, quando parliamo di “trauma” non ci riferiamo solo ad un evento eclatante e distruttivo, ma consideriamo altamente dannose per la mente anche tutte quelle dinamiche relazionali patologiche che, protratte nel tempo, espongono il soggetto ad un rapporto che traumatizza la psiche, creando sfiducia in sé stessi e negli altri, lesionando l’autostima e sollecitando l’insorgere di paure e bisogno di protezione. Traumatiche della propria integrità psichica sono soprattutto quelle situazioni in cui il soggetto si sente più fragile e dipendente da un’altra persona che compie un abuso emotivo nei suoi riguardi. Per annoverare alcune di queste situazioni possiamo pensare ai rapporti di coppia dove è presente una dipendenza affettiva e nonostante ci si senta trascurati, maltrattati e feriti psicologicamente, a volte anche fisicamente e sessualmente, non si riesce a lasciare il partner abusante, perpetuando in tal modo l’esposizione al trauma, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Altre situazioni in cui è presente una dinamica di dipendenza sono il rapporto tra dipendente e capo nel mondo del lavoro, tra insegnante e studente a scuola…Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino quando viene messo in atto un abuso di potere come nelle situazioni di mobbing o nel bullismo e il soggetto fragile non riesce a difendersi o a sottrarsi, può incorrere nell’insorgenza di sintomi di malessere emotivo.

Presso il Centro psicologia Torino vediamo che la prima, tra tutte le relazioni di dipendenza, sia in ordine cronologico che di importanza, vi è il rapporto tra il bambino e l’adulto che si occupa di lui. La mente ancora immatura nell’infanzia è più esposta al trauma psicologico proprio perché non possiede ancora la struttura e le difese necessarie ad elaborare emozioni troppo forti per essere sopportate. Quando ci riferiamo ad una relazione intima e fondamentale per la sopravvivenza del bambino, come quella con i genitori, dove è presente un legame affettivo di cui il minore non può fare a meno, il rischio di trauma è ancora più elevato. L’abuso può essere fisico (maltrattamenti, violenze sessuali) e/o psicologico attraverso aggressioni e manipolazioni emotive, che confondono il bambino perché arrivano dalla persona che lui ama e della cui presenza ha un profondo bisogno; in altri momenti lo stesso genitore può essere affettivo nei riguardi del figlio, creando un’ambivalenza confusiva di sentimenti. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino ciò che rende ancora più traumatico l’abuso che il bambino subisce è l’impossibilità di attribuire un significato chiaro a ciò che sta succedendo, proprio perché il genitore patologico non riconosce di fare del male al bambino, anzi può dirgli che sta agendo per il suo bene, può infliggergli delle pene facendolo sentire in colpa e artefice di ciò che sta succedendo o fargli credere che non ci sia violenza ma amore nell’atto sessuale o punitivo nei suoi riguardi. Molte dinamiche sadomasochistiche, spiega lo psicologo infantile a Torino, hanno origine proprio nell’infanzia dove il bambino impara a credere che siano normali certi comportamenti a cui viene quotidianamente sottoposto. Il bambino si identifica con i bisogni malsani dell’adulto e cerca di soddisfarli per ricevere affetto, mettendo da parte sé stesso e le proprie necessità, che nel tempo non vengono neanche più riconosciti, come tristemente vediamo in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino.

Presso il Centro psicologia Torino vediamo che i traumi psicologici causano in molti casi l’insorgenza di sintomi tra i quali sono frequenti gli attacchi di ansia e di panico e il fenomeno della dissociazione, che si può considerare tra gli effetti più destabilizzanti per la persona. L’idea annoverata negli sviluppi recenti degli studi sul trauma emotivo, porta avanti la concezione che vede l’evento destabilizzante iscritto al livello della coscienza del soggetto ma, anche se i fatti vissuti vengono ricordati, l’elemento traumatico viene continuamente dissociato, cioè sospinto in un luogo protetto e non facilmente raggiungibile a livello conscio. Questo è evidente nei percorsi di psicoterapia a Torino con alcuni pazienti che sanno raccontare accadimenti della loro vita, anche molto gravi, avvenuti nell’infanzia, ma non sanno spiegare cosa li abbia traumatizzati e presentano sintomi psicologici evidenti a cui non sanno dare significato né collegare ad esperienze della loro esistenza presente o passata. Seppur relegato in un “luogo sicuro”, il contenuto dissociato non smette di interferire all’interno della vita quotidiana del soggetto, dando azione a sintomi che vengono descritti dal DSM di natura dissociativa come amnesie dissociative, disturbi di depersonalizzazione e derealizzazione. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo che tutti i sintomi e i disturbi elencati poggiano le loro basi sulla mancanza di integrazione dell’evento traumatico che, come conseguenza principale, ha quello di una forte scissione a livello della personalità. La dissociazione poggia la sua natura sul paradosso che la compone, infatti seppur sia una parte costituente di un disturbo radicato del soggetto, essa stessa ne diventa la sua principale difesa, poiché consente al soggetto di potersi staccare dalla sofferenza dell’evento traumatico, come spiegato dalla letteratura in psicologia clinica. La dissociazione, tramite la sua azione di separamento dall’esperienza reale, difende il soggetto dal vissuto traumatico, estirpandone momentaneamente la possibilità di ripetizione mnemonica. Seppur a livello cosciente avvenga tale distacco, a livello incosciente il materiale dissociato tende a ripresentarsi al soggetto tramite azioni non coscienti come flashback che alle volte risultano essere molto intrusivi, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. Tali sintomi dissociativi, come quello del flashback appena descritto, non sono altro che fallimenti della scissione, cioè il meccanismo di difesa della dissociazione.

I meccanismi, invece, di depersonalizzazione e derealizzazione, si iscrivono, per quanto riguarda il primo caso, ad esperienze in cui il  soggetto si dissocia ad un livello talmente alto da sentirsi come una specie di osservatore esterno del proprio corpo. Tali esperienze possono essere descritte, nella psicoterapia a Torino, come irreali e non appartenenti al proprio sé. Nel secondo caso, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, la derealizzazione comprende sensazioni di irrealtà o distacco rispetto all’ambiente stesso, con la consapevolezza che gli oggetti, i luoghi o le persone circostanti risultano essere come onirici, senza vita o distorti visivamente. Si può notare come in entrambe le esperienze ciò che ne fa da padrone sono sensazione di distacco, disgregazione del senso di sé, con conseguente mancanza di coerenza e continuità.

Una delle modalità con cui intervenire in queste tipologie di esperienze è sicuramente quella dell’ascolto psicologico e della psicoterapia. Attraverso l’inizio di un percorso terapeutico il soggetto riesce, grazie all’accoglienza al dialogo e all’azione da parte dello psicoterapeuta a poter dare un nome alle proprie esperienze. Dando un nome alle sensazioni, dandole un posto all’interno del proprio vissuto, si giunge poco per volta ad un’adeguata rielaborazione del trauma psicologico con conseguente miglioramento a livello della vita quotidiana.

Tale rielaborazione positiva del vissuto viene supportata dagli studi neuro scientifici e psicoanalitici sulla psicologia clinica che chiariscono come il trauma emotivo si vada ad inscrivere a livello inconscio e che, attraverso il lavoro psicoterapeutico e il contatto emotivo ed empatico tra paziente e terapeuta, avvenga una riformulazione del materiale non ancora elaborato poiché troppo doloroso e trasformato, attraverso il dialogo, in qualcosa di pensabile ed elaborabile.

Il Centro di psicoterapia e psicologia clinica a Torino può essere contattato per ricevere una consulenza in questo ambito (counseling psicologico), la persona riceverà accoglimento emozionale ed empatico, con l’intento di valutare nei colloqui esplorativi il percorso terapeutico più adatto ed efficace nel suo caso specifico. Psicoterapeti psicologi a Torino aiuteranno la persona ad individuare il trattamento più mirato al trauma presentato, tra cui la psicoterapia individuale, il trattamento con EMDR, la psicoterapia di gruppo.

 

 

Cosplay: fenomeno di isolamento o di integrazione?

Negli ultimi anni vi è una nuova pratica tra i cossiddetti “Millennials” e non solo, una pratica che si sta diffondendo a macchina d’olio su tutta l’Italia e che ha milioni e milioni di seguaci in tutto il mondo quindi anche nella nostra città di Torino: il cosplay. Come psicoterapeuti psicologi a Torino ci siamo domandati cos’è effettivamente il cosplay e perché la sua influenza risulta essere così netta.

Cosplay è un termine formato dalla fusione di due diverse parole di origine inglese quali “costume” facilmente traducibile in costume e “play” traducibile con gioco o interpretazione. Tale termine indica la pratica, comune e molto popolare ai giorni nostri, consistente nel creare e indossare un costume che rappresenti un personaggio appartenente ad una cultura specifica, tipicamente iscrivibile al genere e al mondo fantasy. Molti giovani ci parlano nei percorsi di psicoterapia a Torino di questo fenomeno sociale che ad alcuni di loro appare molto attraente.

Presso il Centro psicoterapia Torino abbiamo visto che la nascita di tale fenomeno si può ricondurre all’interno degli anni 80’,  enfatizzato dalla cultura di appartenenza nipponica, infatti i primi cosplayer (termine che utilizzeremo per indicare chi fa uso di questa cultura) erano per lo più inerenti a personaggi appartenenti al mondo dei manga e degli anime, il primo inerente al mondo dei fumetti e il secondo inerente al mondo dell’animazione, entrambi nati e diffusi inizialmente nelle terre del sol levante.

La pratica del cosplay viene utilizzata soprattutto all’interno dei contesti di convention o raduni che hanno come tematica principale il mondo fantasy e sono indirizzati ad un target di utenza di età variabile, che va dai preadolescenti ai giovani adulti, come constata anche lo psicologo infantile che lavora con l’adolescenza, ma che non risulta circoscritto a delle categorie già prescritte di persone e che, anzi, fa della sua apertura il proprio punto di forza. Gli utenti usano raggrupparsi in quello che viene chiamato “fandom” nonché una comunità di appassionati di un hobby, di un genere cinematografico o letterario, di un autore o di una moda, come ci viene descritto in maniera approfondita nei colloqui di psicologia clinica a Torino. La costruzione del personaggio è una pratica tutt’altro che semplice e che, anzi, è composta da passaggi importanti e a cui viene dedicato molto tempo, passando dalle fasi di studio del personaggio fino alla realizzazione vera e propria del costume, che deve in qualche modo ricalcarne la fonte originaria. Da qui la nostra curiosità come psicoterapeuti psicologi a Torino di approfondire in un articolo questo fenomeno che sta avendo una certa risonanza culturale.

I cosplayer possono essere considerati come membri di una vera e propria sottocultura di massa nella quale la caratteristica che ne decreta la bellezza e la funzionalità è sempre la caratterizzazione peculiare del costume attraverso l’identificazione con il personaggio, con lo scopo finale di “portarlo in vita” in quel particolare contesto di unione e di aggregazione. Il meccanismo dell’identificazione è da sempre oggetto di interesse in psicologia perché è importante nella costruzione dell’identità, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Le modalità e l’impegno profuso nella costruzione e nell’interpretazione del personaggio risultano essere variabili, passando da situazioni in cui la costruzione è presa come un vero e proprio hobby, a cosplayer in cui ricerca spasmodica di autenticità del personaggio che si è deciso di interpretare risulta essere e diventare una vera e propria ossessione. L’aderenza al personaggio quindi, sarà criterio per il raggiungimento dell’autenticità, composta non solo dalla costruzione del costume in sé, ma da come il soggetto riesce a replicare perfettamente le movenze del personaggio che vuole imitare, ecco come fondamentale risulta l’identificazione con il personaggio conferma lo psicologo infantile a Torino. Il raggiungimento dell’autenticità andrà a costituire poi il pilastro sul quale si basano i giudizi degli stessi cosplayer, considerati scarsamente nell’eventualità di un cosplay fatto male e molto bravi quando si riesce a raggiungere coerenza e autenticità, con molti esempi di soggetti diventati famosi nel panorama mondiale del cosplay.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino emerge dai colloqui di counseling psicologico con i genitori di adolescenti cosplayer un giudizio negativo su questa pratica, giudizio che fa trasparire preoccupazione. La pratica del cosplay viene etichettata negativamente e considerata da una parte della società come una passione ossessiva, infantile, squilibrata e praticata da soggetti ai margini della società. Giudicata come attività improduttiva da molte persone nella società, la pratica del cosplay viene  svalutata e di conseguenza viene sminuita la fondamentale componente creativa insita nell’atto stesso della creazione del personaggio.

Piuttosto che essere considerata nella sua componente negativa e stigmatizzante, l’attività del cosplay dovrebbe essere vista attraverso molteplici punti di vista. Dai colloqui di psicoterapia con lo psicologo infantile a Torino con adolescenti cosplayer emergono anche lati positivi di questo fenomeno, molti ragazzi riconoscono attraverso questa pratica la possibilità di costruirsi un vero e proprio spazio di espressione dell’identità in costruzione. Attraverso l’impegno creativo e pratico che i cosplayer sperimentano quando si applicano a costruire il personaggio da interpretare, avviene non solo la temporanea fuga dai problemi della vita quotidiana ma anche una elaborazione e una regolazione degli affetti che, come psicoterapeuti psicologi a Torino possiamo riconoscere.

Come succede nelle più comuni forme d’arte classiche, l’attività di cosplay assolve a quella sensazione di sollievo dalla fuga temporanea dalle frustrazioni della vita quotidiana e quel senso di benessere raggiungibile fortemente attraverso la realizzazione artistica.

Il personaggio prodotto attraverso minuzioso studio e attenta analisi del suo comportamento, sia fisico che a livello di movenze, di epressione caratteriale, rappresenterebbe per il soggetto quella protezione nei confronti del mondo che lo circonda, facendo cadere le barriere della timidezza e consentendogli, per quei pochi giorni all’anno durante i raduni, di stringere nuove amicizie e proseguire attività di gruppo con maggior facilità, come viene raccontato allo psicologo infantile. Queste sono le testimonianze riportate da diversi ragazzi in psicoterapia a Torino, capaci di leggere alcuni effetti psicologici di questa pratica su di loro. Viene da sé che uno degli stereotipi negativi di tale fenomeno, quello dell’isolamento, cade nettamente se si va a considerare la mole di amicizie e rapporti stretti dai soggetti nelle convention e nei comics di tutta Italia e come psicologi psicoterapeuti a Torino vediamo che l’aspetto relazionale è tra i più importanti nella crescita e maturazione personale. Alcuni di questi ragazzi hanno difficoltà relazionali nel quotidiano e non hanno un gruppo di pari come riferimento solido, ecco perchè l’occasione relazionale della pratica cosplay permette loro di sviluppare il senso di appartenenza ad un gruppo connotato dal medesimo interesse creativo e può essere uno spazio di definizione identitaria.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino riconosciamo nel senso di identificazione con il personaggio l’attuarsi di un meccanismo di “Identità proiettiva”, la quale consentirebbe l’assunzione da parte del soggetto di un’identità fittizia. Un ideale di espressione libera e positiva della propria identità attraverso i mezzi più fantasiosi e colorati.

Il senso identitario di appartenere al mondo del cosplay, unito alla sensazione di essere oggetto dei già citati preconcetti stigmatizzanti da parte della società, creerebbe un legame molto intenso tra i cosplayers, facendoli sentire uniti sotto uno stesso ideale.

I personaggi scelti da parte dei soggetti non risultano essere mai casuali, ma sempre inerenti a parti della propria identità che potrebbero in qualche modo essere voluti e desiderati, o nascosti e temuti e attraverso questa pratica è possibile “metterli in scena” e riappropriarsene. In questo senso nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la pratica cosplay può assolvere ad una funzione autoterapeutica un po’ come accade nel teatro o in altre attività dove il vestire i panni di un personaggio e assumerne il ruolo ha una ricaduta e un risvolto psicologico importante sulla personalità dell’attore. Non sarà difficile per i soggetti “giocare” attraverso l’identificazione con l’identità di più personaggi, sempre diversi da quelli precedenti, ognuno con tratti e caratteristiche che assolvono ad una certa funzione psicologica e di espressione di sé; nei percorsi di psicoterapia a Torino questa funzione è stata talvolta definita come catartica, proprio perché nella vita reale del soggetto è presente la percezione di non potersi mostrare in alcuni tratti del proprio carattere e caratteristiche della propria personalità. Il bisogno di identificazione che avviene nello scambio dei ruoli nasce nell’essere umano già nell’infanzia, infatti i bambini amano mettere in scena eventi di vita vissuta, proprio per elaborarli e fare propri attraverso l’introiezione aspetti psicologici dell’altro con cui si identificano. Non è raro, spiega lo psicologo infantile a Torino vedere un bambino che gioca a fare la maestra con i suoi allievi, la mamma con i figli, il gioco della famiglia, ecc.

Uno dei fenomeni maggiormente considerati per la pratica risulta essere quello del “Crossplay”, inerente all’utilizzo e alla costruzione di un personaggio di sesso opposto al proprio. Seppur nel pensiero comune tradizionale tale pratica sembra sfidare la concezione di genere e identità sessuale, non risulta esserci una diretta correlazione tra l’imitazione fisica di un personaggio di fantasia e l’espressione dell’identità di genere dell’individuo. Si tratta del bisogno dell’essere umano quello di utilizzare il meccanismo dell’identificazione che ha esordio fin dall’infanzia, spiega lo psicologo infantile a Torino, infatti i bambini, al di là del proprio sesso biologico, nel normale sviluppo psicologico trovano piacere a fare il gioco del “travestirsi da”, che permette loro attraverso la fantasia di far finta di essere la mamma, il papà, un supereroe, un personaggio immaginario…

Questo assunto ovviamente non può essere preso in considerazione per la totalità dei casi, infatti potrebbe accadere che il pretesto del crossplay venga preso in considerazione dal soggetto come palcoscenico per la realizzazione di un desiderio di prova del genere opposto. Nei colloqui di counseling psicologico a Torino con genitori di adolescenti che praticano crossplay emerge diffidenza e timore, proprio per paura che il figlio/a venga in qualche modo plagiato e indotto a mettere in discussione la propria identità sessuale. In realtà nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino non è la pratica a creare confusione bensì il contrario e cioè alcuni giovani, che si sentono confusi in adolescenza rispetto alla propria identità sessuale, sentono il bisogno di sperimentare l’identità opposta al proprio genere attraverso la finzione del crossplay per capire cosa provano e chi sono davvero.

Mentre, emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, che in molte situazioni la pratica del crossplay è un modo di riappropriarsi di caratteristiche appartenenti al sesso opposto al proprio, ma senza che di fondo ci sia un dubbio sulla propria identità di genere. Ogni essere umano porta dentro di sé caratteristiche maschili e femminili, il benessere psicologico nasce proprio dall’integrazione di questi aspetti, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino. Ma in alcune famiglie lo stereotipo sociale del “maschile” e del “femminile” è molto sentito nell’educazione dei figli e un adolescente può avere la sensazione di non poter far trasparire alcuni lati del proprio carattere ritenuti inopportuni e incoerenti rispetto al proprio genere, spiega lo psicologo infantile a Torino. Ecco come la pratica del crossplay può diventare un momento di espressione di quelle parti di sé che non avrebbero modo di emergere nella vita di tutti i giorni ma che il ragazzo/a sente presenti nel proprio essere anche se vengono censurate. Per fare un esempio un ragazzo che sentisse che l’unico modo per essere un maschio adeguato è quello di mostrarsi come un “maschio alfa”, sempre forte, con caratteristiche da “macho”, potrebbe vergognarsi molto se nella relazione con amici e familiari trasparisse il suo lato più femminile, la sua sensibilità, mentre la finzione consente di vivere come come tollerabile la manifestazione di questi aspetti attraverso la costruzione e rappresentazione di un personaggio femminile. Naturalmente si può portare anche un esempio al femminile, tratto dalla pratica in psicologia clinica a Torino, riguardante ragazze che hanno sentito che nella propria educazione il femminile per essere adeguato deve essere conforme a certe caratteristiche estetiche e comportamentali, mentre altri atteggiamenti e modi di agire sono appropriati solo per il genere maschile. In adolescenza, spiega lo psicologo infantile, una ragazza che abbia interiorizzato tale modello educativo potrebbe ricercare attraverso la pratica del crossplay una strada per poter essere più conforme alla propria interiorità piuttosto che ai dettami sociali e il vestire panni maschili può rappresentare un modo per opporsi all’educazione ricevuta, una ribellione al “dover essere” in virtù “dell’essere”.

Presso il Centro psicologia Torino riteniamo che non siano tanto le pratiche del cosplay e del crossplay da demonizzare, quanto sia importante capire le ragioni per le quali un giovane sente il bisogno di cimentarsi in tali pratiche, ragioni che possono essere positive e legate all’espressione della propria creatività o motivi legati ad un disagio psicologico che può trovare l’espressione attraverso tale mezzo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la scelta del personaggio utilizzato e imitato potrebbe, in alcuni casi, possedere aspetti non integrati del proprio sé adulto e quindi diventare terreno fertile per la loro espressione. In questo caso sarà fondamentale approfondire il contenuto non integrato nella personalità e, se risulta emergere malessere per il soggetto, è consigliata una psicoterapia. Ci è infatti capitato di trattare situazioni in cui il giovane, dopo aver partecipato a incontri di cosplayer ha mostrato disagio e spaesamento, come se l’esperienza fosse stata destabilizzante per lui. In giovani con struttura di personalità molto fragile può essere difficile distinguere tra fantasia e realtà e in adolescenza è possibile assistere a crisi di identità. Tali disturbi possono sfociare in una sintomatologia che investe anche altri mezzi utilizzati oggi dai giovani, come i videogame, che possono diventare un mondo in cui rifugiarsi che prende il sopravvento sul mondo reale, oppure attraverso i social, in cui è possibile costruire personalità differenti dalla propria e arrivare a fingere di essere qualcuno che non si è, in casi gravi perdendo il confine tra finzione e realtà. Presso il Centro psicologia Torino ci è capitato di trattare casi con caratteristiche di questo tipo e riteniamo che in situazioni così preoccupanti anche la pratica del cosplay possa diventare terreno fertile di espressione di un disturbo di identità in persone che avrebbero bisogno di un inervento di supporto da parte di  psicologi psicoterapeuti a Torino.

Come in altre pratiche che hanno come target principale quello di adolescenti e giovani adulti, si assiste anche nel mondo cosplay ad una particolare caratteristica peculiare di quest’età, quella dell’iperinvestimento del corpo. Il corpo risulta essere teatro e strumento principale per la trasmissione di cultura, conoscenza e contatto tra i soggetti. Ma nella nostra esperienza di psicologi a Torino corpo è anche focus principale di molti disturbi che esordiscono in adolescenza che, seppur vedano la loro espressione nell’estetico e nel fisico, nutrono la loro esistenza a parte dal mentale del soggetto. Al Centro di psicoterapia a Torino ci prefiggiamo di tenere conto sia il somatico che il mentale, presupponendo una visione complessa e bi-composta dei fenomeni psichici. Nel caso un genitore dovesse accorgersi che il proprio figlio tratta la costruzione del  personaggio cosplayer in modo ossessivo, con una ricerca maniacale della cura estetica del corpo, può chiedere una consultazione (counseling psicologico) per capire insieme ad un professionista psicologo a Torino se tale comportamento nasconda un disagio psicologico del minore.

Questo articolo desiderava mettere in luce come nella maggior parte dei fenomeni moderni, non vi è mai un punto di vista univoco bensì la complessità fa da padrone alle variegate spiegazioni.

Il cosplay è sicuramente una sottocultura in enorme crescita in tutto il mondo, andando a stabilire un’enorme fetta di utenza e di introiti attraverso la cultura di massa e l’enorme mole di shop dedicati, questo ci fa capire come sia una pratica sempre più amata dai giovani di oggi, come ha modo di constatare lo psicologo infantile a Torino che si occupa di adolescenza.

Risulta riduttivo e stigmatizzante vedere tale fenomeno soltanto come negativo, ma dovrebbe essere considerato come una possibilità espressiva e una nuova apertura da parte dei soggetti, soprattutto dei ragazzi, nella creazione di un modo nuovo di interagire e giocare. Il mondo cosplayer è anche arte e passione verso un mondo comune che si incontra in spazi dedicati e adattati alle personalità dei ragazzi, aperti a nuove interazioni e a nuove amicizie con uno sfondo comune di temi variegati.

 

 

 

Paura di sentirsi imperfetti: atelofobia

Nell’età moderna, in concomitanza della spinta alla costruzione di realtà sempre più connotate da un ideale di efficienza e perfezione, in linea con il pensar comune del “tutto e subito”, anche la costruzione identitaria delle persone subisce il condizionamento culturale di tale visione del mondo e della vita, sempre più radicata nella nostra mentalità comune. Figli di una società materialistica e all’avanguardia che guarda non più alla riflessione e alla profondità, bensì all’apparenza e all’efficacia del prodotto, tali canoni vengono applicati non solo al mondo artificiale ma anche alla dimensione  “dell’essere” di uomini fatti di carne e sentimenti. Si fa strada un ideale imposto di perfezione ed efficienza assoluta e non revocabile, volta a far funzionare tutto al meglio e nel minor tempo possibile.

All’interno di questo quadro appena descritto si inscrive il concetto di cui parleremo in questo articolo che nasce dalla nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino che si trovano sempre più spesso a contatto con persone che chiedono aiuto rispetto al loro sentirsi falliti, sentirsi inadeguati ad affrontare i problemi del quotidiano.

L’etimologia del termine “Atelofobia” deriva, come la maggior parte delle parole che compongono il nostro linguaggio, dal greco. Nasce dall’ unione di due parole diverse, da una parte “Ateles” che si potrebbe tradurre in “imperfetto” e “phobos” che invece andrà a tradursi con “paura”.

Letteralmente tale termine va a indicare quell’insieme di sensazioni sperimentate dal soggetto che vanno ad interfacciarsi con un perenne non sentirsi mai abbastanza efficace, perfetto, amato o all’altezza. Una vera e propria paura dell’imperfezione, di qualunque natura essa sia. Questo tipo di sofferenza emotiva arriva alla consulenza psicologica (counseling psicologico) con una frequenza maggiore del passato e presso il Centro psicologia Torino osserviamo come l’ansia che si genera negli individui può essere di lieve entità, anche se interferente con il benessere della persona, o arrivare in molti casi ad un livello così acuto che rischia di cronicizzarsi se non viene affrontata con un intervento di psicoterapia a Torino.

Quello che abbiamo riscontrato come psicoterapeuti psicologi a Torino negli ultimi anni è una difficoltà crescente di accettare che la vita moderna con i suoi ritmi sempre più serrati e le aspettative sempre più elevate generi in molti momenti della giornata il vissuto naturale di sentirsi in ansia. Quando siamo di fronte ad un disturbo di atelofobia tale emozione umana viene processata ed etichettata dentro di sè come segno di inadeguatezza con la sensazione di essere persone imperfette che dovrebbero sempre sentirsi forti e mai piccole e insicure, in linea con gli ideali sociali che sostengono e amplificano tale convinzione. Come vediamo presso il Centro psicoterapia Torino tale meccanismo non fa altro che aumentare l’ansia, la sensazione di non farcela di fronte agli eventi della vita e accresce il vissuto di fragilità che impedisce di riconoscere le proprie risorse interne. Nella nostra cultura purtroppo le persone non vorrebbero mai sentirsi insicure e così anzichè ascoltare le proprie emozioni e comprenderne il significato si tende sempre di più all’azione, in un fare vertiginoso che riempie tutti gli spazi e permette di non entrare in contatto con il mondo interno, che spaventa sempre di più. In questo modo molti stati ansiosi in fase iniziale di esordio, che la persona potrebbe risolvere facilmente, tendono ad aggravarsi. Se necessario in questi momenti si può essere supportati da brevi interventi con psicologi a Torino, ma spesso quando parliamo di normale ansia da stress può essere affrontata nel confronto e nel sostegno della propria rete sociale, se non ci si chiude in sè stessi. Molti stati ansiosi lievi che la persona potrebbe risolvere facilmente tendono invece ad aggravarsi perchè non si presta attenzione al proprio malessere, si tende a negarlo e a non voler ascoltare i segnali che il nostro corpo manda attraverso l’ansia.

La persona potrà allora entrare all’interno di uno stato di agitazione, in cui l’ansia può essere in alcuni casi accompagnata da episodi di panico, tachicardia e tremore derivanti dalla perenne insoddisfazione rispetto a quello che si vorrebbe essere o quello che si vorrebbe cercare di essere, come emerge chiaramente nel lavoro di psicoterapia a Torino, che si rende necessario di fronte ad un certo livello di malessere. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino possono essere presenti anche fenomeni di tipo psicosomatico in risposta a tali sensazioni, come sudorazione e tensione muscolare. Si potrebbero far risalire tali sintomatologie ad una costante attivazione da parte del soggetto che si trova da un lato a cercare di compensare questa perenne insoddisfazione attraverso l’azione, ma dall’altro la stessa azione viene sempre troncata da una sorta di “impotenza appresa” da parte del soggetto. Con il termine “Impotenza appresa” indichiamo quella sensazione sperimentata dal soggetto di non poter più agire all’interno della sua sfera di possibile azione, non poter modificare la realtà che lo circonda in nessun modo in un crescendo del “sentirsi inadeguati“, “sentirsi falliti“. Gli ambiti in cui tali sensazioni possono essere sperimentate sono molteplici, allargando il target dai contesti dalla normale vita quotidiana fino ad arrivare agli ambienti professionali e familiari.

I temi che affliggono gli Italiani generando ansia e impotenza sono diversi, illustreremo i più frequenti. C’è la paura di non riuscire ad essere buoni genitori, non saper come proteggere i propri figli, ad esempio spaventa molto il rischio di atti di bullismo a scuola o l’incontro con persone pericolose che possono condizionare, plagiare il bambino o l’adolescente. In generale è molto sentita, nella nostra esperienza presso il Centro psicologia Torino la preoccupazione che il proprio figlio possa riuscire o meno a crescere felice e sono frequenti i dubbi su come aiutarlo ad affrontare il futuro. Un’altro tema che genera conflitti interiori è come conciliare il lavoro e il rapporto con i figli: un bivio che una volta riguardava principalmente gli uomini e che adesso manda in crisi molte donne. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino per molte donne, nella nostra cultura, la priorità resta ancora la famiglia anche se la vita moderna rende sempre più difficile occuparsi di tutto e spesso il sentirsi inadeguati prende il soppravvento in un tormentoso rincorrere gli impegni che sembrano non finire mai. Un’altra tematica attuale, per la quale riceviamo molte richieste di consulenza (counseling psicologico) presso il Centro psicologia Torino, riguarda il rapporto di coppia, infatti capita di frequente che anzichè potersi aprire al dialogo con il partner ci si sente soli nelle proprie insicurezze, con l’insorgere di problemi nella sfera sessuale (calo del desiderio, impotenza, eiaculazione precoce) spesso dovuti a stati ansioni e difficoltà  relazionali che possono apparire difficili da affrontare e sfociare in conflitti e tradimenti. E naturalmente le relazioni nel mondo del lavoro e le aspettative che si hanno rispetto a sè stessi e agli altri, che possono venire frustrate, sono importanti e ulteriori fattori di stress e preoccupazione per molti Italiani. Per non parlare delle malattie e/o altri fattori organici (l’aborto ad esempio) che interferiscono con i progetti e generano angosce per il futuro o aumentano gli stati di preoccupazione e accumulo di tensione quando diviene necessario l’accudimento dei propri cari.

Alla luce di questo escursus sulle situazioni che nella vita quotidiana generano ansia e stress, che toccano da vicino in un modo o nell’altro tutti noi, appare ancora più paradossale l’aspettativa sociale di dover essere sempre efficienti e perfetti, aspettativa che entra a pieno titolo nella psicologia dei più giovani condizionandone l’identità in costruzione, molto di più che nelle generazioni precedenti, come rileva lo psicologo infantile a Torino. La vita moderna è frenetica e complessa e rende difficile affrontare le sfide che ogni giorno ci poniamo, con aspettative spesso irrealistiche rispetto a come dovremmo essere. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino voler essere dei supereroi, non doversi sentire fragili e bisognosi di aiuto, ostentare sempre forza e autonomia, sono atteggiamenti che rischiano di sfociare nell’atelofobia. Presso il Centro psicoterapia Torino osserviamo che la vera forza nasce dalla capacità di accettare ed entrare in contatto con le proprie insicurezze, prendersi cura della parte debole e bisognosa di sè, riconoscendo nell’ansia un segnale prezioso di disagio. L’essere umano è capace di affrontare i momenti di stress e di adattarsi all’ambiente, dunque a volte sentirsi inadeguati, sentirsi falliti è normale, ma se il disagio perdura per tanto tempo pensiamo che sia segno di forza e maturità decidere di intraprendere un lavoro di psicologia clinica a Torino anzichè credere di dovercela fare da solo.

Quello che riscontriamo facendo un’analisi dei bisogni psicologici nella nostra società è la crescente necessità di essere supportati da psicologi a Torino ad affrontare ed elaborare tematiche specifiche che si presentano nella vita dell’individuo, magari in un momento di particolare stress emotivo. In questo senso il lavoro di psicologia clinica a Torino può essere di una psicoterapia breve che non ha l’obiettivo di analizzare e ristrutturare l’insieme complessivo della personalità come accadrebbe con un lavoro di più lunga durata, bensì di affrontare e risolvere un conflitto specifico permettendo alla persona di riscoprire le proprie potenzialità e risorse. Parliamo in questi casi di una psicologia del benessere più che di una cura della patologia, proprio perchè l’eziologia del malessere non affonda le radici nell’infanzia della persona (sebbene ogni personalità abbia un legame con la propria storia) ma ha più a che fare con il presente. In tal senso molte forme ansioso depressive di lieve entità potrebbero essere risolte e non trascinate nel tempo grazie ad un intervento breve e mirato. Parliamo in questi casi di una forma di prevenzione del malessere psicologico, dove il lavoro di psicoterapia breve a Torino aiuta a superare la crisi evitando il cronicizzarsi in un disturbo vero e proprio.

Presso il Centro psicologia Torino vediamo sopprattutto nei giovani un crescendo di sentimenti legati alla ricerca di perfezione con una conseguente delusione di non poterla mai sopperire in qualche modo. Tale modo di approcciarsi a sè stessi e agli altri può nascere sia all’interno del contesto culturale in cui il soggetto si trova a condividere ideali, desideri e bisogni, sia all’interno di un più ristretto contesto familiari ed educativo. All’interno delle dinamiche del primo caso, il concetto stesso di perfezione ed efficacia ha continui mutamenti e influenzamenti, sia dal punto di vista estetico che da quello intellettuale, derivati dalle informazioni veicolate dai mass media e soprattutto dall’enorme competitività generata all’interno di “Piazze pubbliche” che altro non sono che i social network. Copertine di bellezza e ostentazione di risultati raggiunti in ambienti lavorativi fa sì che il soggetto possa continuamente rapportarsi, attraverso l’uso del medium telematico, ad una perenne ricerca di ideali prefabbricati e impostati da altri soggetti. Nel secondo caso, la causa di questa perenne ricerca di perfezione potrebbe essere una rigida e autoritaria educazione impartita da chi si è preso cura del soggetto nell’infanzia, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino. Il caregiver, che potrebbe aver ricevuto anch’esso un’educazione molto autoritaria, potrebbe trasmettere al figlio un maggiore apprezzamento nei confronti dei risultati raggiunti rispetto ad una sua maturazione sentimentale ed emotiva, come talvolta riscontra lo psicologo infantile all’interno di alcuni contesti familiari.

Un soggetto cresciuto all’interno di queste convinzioni può essere spinto a ricercare perennemente soddisfazione all’interno dell’arco di azioni disponibili, dalla vita quotidiana fino ad arrivare a quella lavorativa, ma senza mai esserne realmente soddisfatto e contento. I fenomeni di cui abbiamo parlato, se in qualche modo trovano la strada per la fissazione rigida all’interno della psiche del soggetto possono portare al cronicizzarsi del sentimento, per questo la prevenzione psicologica è importante soprattutto nella fascia di età dell’adolescenza. Il Centro psicoterapia Torino svolge questa funzione di prevenzione lavorando all’interno delle scuole con lo sportello di ascolto psicologico che attraverso brevi consulenze (counseling psicologico) mira ad aiutare l’adolescente nel “qui ed ora” della sua vita, favorendo la relazione con i coetanei e gli adulti di riferimento e mettendo in discussione le convinzioni disfunzionali legate alla cultura della perfezione. Ma quando non c’è l’opportunità di fruire di tale servizio uno dei rimedi più funzionali per queste tipologie di sensazione potrebbe essere quello di intraprendere un percorso di psicoterapia breve presso il Centro psicologia Torino.

Al Centro di psicologia clinica e psicoterapia a Torino ci prefiggiamo il compito di aiutare il paziente ad elaborare queste tipologie di sentimenti, capirne la motivazione e poterne comprendere il vero significato, andando a contrastare sintomi come quelli dell’ansia, del panico e dell’agitazione. Tramite la ricostruzione della sfera affettiva e l’analisi delle relazioni, il soggetto può avere un maggiore contatto con i suoi sentimenti e i significati del suo malessere, portando ad una maggiore attivazione e comprensione della sua sfera di personalità e andando a contrastare i sentimenti negativi di insoddisfazione.

 

Coming out e benessere psicofisico

Coming out cos’è? Si tratta proprio del passaggio dal riconoscimento di sé come gay o lesbica alla possibilità di comunicare o far capire alle persone intorno a sé il proprio orientamento sessuale. Il comig out per potersi realizzare pienamente prevede il realizzarsi di un processo psicologico interiore in un continuum evolutivo che va dal coming out interiore, inteso come realizzazione e riconoscimento della propria identità omosessuale, fino al coming out esteriore e cioè lo svelamento nei confronti del proprio mondo affettivo-relazionale. Per approfondire l’evoluzione di tale processo, che generalmente in adolescenza trova un momento cruciale di avviamento, come rileva lo psicologo infantile, ci si può riferire a questo articolo.

L’adolescenza è il momento di maggiori cambiamenti fisici e della nascita della fertilità, il corpo inizia a sentire la pulsione sessuale più forte e il giovane è spinto alla ricerca di appagamento dei desideri verso l’esterno del nucleo familiare, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Si tratta di un periodo di sperimentazione, in cui l’adolescente cerca di capire chi è e anche qual’è il proprio orientamento sessuale. Questa fase esperienziale e di definizione di sé è certamente da collocare all’interno del contesto socioculturale d’appartenenza, che direziona e condiziona ed è intersecata con la propria storia personale, condizionata  dalle influenze familiari dell’adolescente. Presso il Centro psicoterapia Torino vediamo che alcune persone hanno sempre avuto un orientamento sessuale verso persone dello stesso sesso, altre lo hanno scoperto proprio in adolescenza dopo aver avuto rapporti sessuali con eterosessuali ed essersi resi conto che l’attrazione e il desiderio erano da collocarsi verso la sfera omoerotica.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, l’adolescente che fa coming out si apre in un primo momento più facilmente con gli amici, piuttosto che dichiararsi omosessuale in famiglia, proprio perché teme maggiormente il giudizio dei genitori e ha la tremenda paura di deluderli e non venire accettato. In adolescenza coming out e benessere psicofisico hanno una forte correlazione tra di loro perchè in un momento così delicato dello sviluppo di un giovane ricevere delle conferme sul proprio valore oppure sentirsi rifiutato e svalutato dalle persone ritenute importanti nella propria vita può incidere profondamente sulla propria autostima. La reazione che l’adolescente riceve alle prime confidenze sul proprio orientamento sessuale ricopre una grande importanza a livello emotivo per il giovane perché può essere fonte di rassicurazione o grande inquietudine, può dare coraggio e speranza nel poter essere compreso o turbare profondamente rispetto al timore che la propria omosessualità metta in discussione i legami affettivi e comprometta l’immagine di sé. In una fase delicata come l’adolescenza caratterizzata dalla ricerca della propria identità alcuni ragazzi omosessuali richiedono un aiuto psicologico presso il Centro psicologia Torino per risolvere conflitti interiori legati all’immagine di sè contaminata dall’omofobia interiorizzata ed essere sostenuti in un momento di crisi che può offuscare la visione del futuro e confondere ripetto ai comportamenti giusti da adottare nelle relazioni affettive amicali e familiari. Nei percorsi di psicoterapia a Torino emerge come interiormente siano presenti molti conflitti, tra il desiderio di essere autentici e poter avere relazioni in cui mostrarsi senza dover continuamente mentire e invece la paura di reazioni di rifiuto, il timore di venir guardato e trattato in modo diverso dopo le proprie rivelazioni, dovendosi difendere dai pregiudizi.

Il ragazzo che confida ad un amico di essere omosessuale ha bisogno di sentire vicinanza e comprensione rispetto alle paure e alla vergogna che prova, ma soprattutto sentire che non cambia nulla riguardo a come viene considerato, non sentirsi inserito in una categoria sociale che suscita determinate emozioni, paure o comportamenti. Coming out e benessere psicofisico sono temi legati alle relazioni tra pari in adolescenza che possono condizionare profondamente il giovane. Un problema da gestire per gaylesbiche dichiarati nel campo dell’amicizia riguarda l’attrazione che può nascere verso “l’altro eterosessuale” o viceversa diventare oggetto di desiderio da parte sua. Lo psicologo infantile spiega come il timore di rovinare le amicizie possa influenzare molto la possibilità di essere spontanei nei rapporti, talvolta dopo il coming out l’omosessuale si sente allontanato o trattato diversamente dagli amici del suo stesso sesso nel timore che “possa provarci”. Queste paure relazionali portano in alcuni casi l’adolescente omosessuale a guardare con maggior diffidenza ai rapporti con i coetanei, talvolta a ricercare la sola frequentazione di ragazzi del proprio stesso sesso e orientamento sessuale, selezionando le proprie relazioni amicali. Alcuni omosessuali attraversano anche una fase di rifiuto e di svalutazione dei coetanei eterosessuali, assumono atteggiamenti difensivi, spiega lo psicologo infantile, che possono portarli all’insorgenza di difficoltà relazionali e conflitti nel gruppo di pari, a conferma del legame tra coming out e benessere psicofisico. Bisogna considerare che la tendenza a chiudersi di alcuni ragazzi gay e ragazze lesbiche è proprio una conseguenza di reazioni negative subite a seguito del coming out nel mondo della scuola o del lavoro. Come emerge dai percorsi di psicoterapia a Torino la persona di orientamento omosessuale molto spesso per evitare di ricevere attacchi o semplicemente per non sentirsi guardata con diffidenza impara a modulare le comunicazioni su di sé, controlla il proprio atteggiamento, fa attenzione a ciò che dice e con chi lo dice e tale stile relazionale può divenire molto faticoso da sostenere. Purtroppo il timore di ritorsioni e atti di bullismo a scuola, la paura di dare una cattiva immagine di sé a causa dei pregiudizi culturali, portano molti adolescenti a vivere angosce e a sviluppare una bassa autostima, problemi questi che in alcuni casi cercano di risolvere chiedendo aiuto professionale presso il Centro psicologia Torino, nel tentativo di star meglio con sé stessi. Venire a patti dentro di sè con i vissuti negativi di esperienze dolorose e/o paure profonde non è facile per una persona omosessuale e solo col passare del tempo e a volte solo grazie ad una psicoterapia sarà possibile adottare modalità diverse di coming out, come ad esempio poter parlare serenamente del proprio partner durante una conversazione in gruppo, segnale che si è raggiunta una maggior tranquillità dentro di sè e non è più un elemento di priorità per la persona nascondere il proprio orientamento sessuale.

Anche quando il processo di coming out interiore è stato portato a termine e la persona adulta ha piena consapevolezza del proprio orientamento sessuale può scegliere di non dirlo all’esterno, molti gay e lesbische decidono di mantenere la riservatezza in certi ambiti, per timore di ricevere ostilità e venire danneggiati. La persona omosessuale talvolta preferisce mantenere un’immagine diversa sul luogo di lavoro, più consona alle aspettative sociali, prova pudore o vergogna nel far vedere questo lato personale e intimo che vuole tenere privato, limitandosi a vestire il ruolo professionale, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. Naturalmente il segreto diviene un’esigenza quando l’ambiente lavorativo è molto conservatore e la persona omosessuale ha motivo di temere mobbing o licenziamento. La maggiore visibilità ed esposizione all’esterno espone a rifiuti, discriminazioni, bullismo a scuola e quando un adulto omosessuale ha subito da adolescente ritorsioni che lo hanno trasformato in vittima sarà naturalmente più schivo e diffidente nel mondo del lavoro. Alcune esperienze negative in adolescenza possono essere traumatiche per la persona, come emerge in diversi percorsi di psicoterapia a Torino.

Fare coming out può anche portare reazioni positive all’interno dell’ambiente sociale, molti giovani oggigiorno sono emancipati rispetto agli stereotipi sociali sull’omosessualità e non raramente lo psicologo infantile, che presenta un osservatorio privilegiato rispetto ai vissuti degli adolescenti in psicoterapia a Torino, riporta che non sono rare le amicizie tra ragazzi di diverso orientamento, dove questo tratto non è visto come un problema e le relazioni sono di buona qualità. Chiedendo ai ragazzi omosessuali per loro “coming out cos’è?” e come è cambiata la loro vita dopo essersi svelati all’esterno, molti di loro raccontano allo psicologo infantile che a fianco alle reazioni di diffidenza nei loro riguardi ci sono stati vantaggi personali e positivi per loro, a confermare la corrispondenza in molte situazioni tra comig out e benessere psicofisico. Il “venire fuori” nella società attraverso il coming out significa anche un poter esprimere sè stessi e riuscire ad opporsi ai rifiuti e alle offese, significa accettare di più la propria persona e potersi affermare, in un processo di integrazione psicologica a più livelli. Presso il Centro di psicologia a Torino crediamo che potersi aprire alla possibilità di avere amici che ci conoscono davvero è fonte di benessere per ognuno di noi al di là del proprio orientamento sessuale e darsi questa possibilità attraverso il coming out è il primo passo per l’omosessuale di realizzare la propria vita, potersi confrontare con altri gay e lesbiche, poter trovare una relazione sentimentale stabile. I ragazzi omosessuali così come gli eterosessuali, spiega lo psicologo infantile, stanno meglio se possono condividere apertamente le proprie vite e sentirsi sostenuti dalla famiglia e dagli amici. Quando gli effetti del coming out sono positivi, rileviamo come psicoterapeuti psicologi a Torino un aumento del benessere personale e della salute fisica e mentale. Nei percorsi di psicoterapia a Torino abbiamo potuto osservare come il sentirsi accolti dagli altri e accettati nella propria identità omosessuale (sia nei rapporti più intimi che nell’ambiente scolastico o lavorativo) porta ad un aumento dell’autostima, della soddisfazione a lavoro, in generale ad una qualità migliore della vita attraverso la riduzione dell’ansia, della depressione e della rabbia. Riuscire a svelarsi almeno nella cerchia delle relazioni più ristrette e sentirsi accettati diminuisce il senso di solitudine, favorisce l’emergere delle proprie risorse e la resilienza individuale, coming out e benessere psicofisico trovano corrispondenza in molti casi.

La famiglia è l’ambiente affettivo primario per l’adolescente che riconosce di essere omosessuale e naturalmente la reazione dei genitori e di eventuali fratelli a questa scoperta ha un impatto emotivo molto forte per il giovane: coming out e benessere psicofisico possono corrispondere quando gli adulti di riferimento riescono ad accettare l’omosessualità del figlio/a, così come al contrario il non sentirsi accettati dalla propria famiglia può causare conseguenze negative per la salute psicologica della persona. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino molti giovani omosessuali attraversano periodi di profonda sofferenza emotiva quando devono tenere nascosta la propria identità in famiglia o ricevono apertamente e nel perdurare del tempo la conferma alle proprie paure più profonde, quali ad esempio constatare di essere fonte di dolore per i genitori, procurare delusione e vergogna nei propri cari. L’omofobia interiorizzata può manifestarsi attraverso sensi di colpa e di inadeguatezza con un calo dell’autostima e i profondi conflitti interiori, di cui il ragazzo può essere solo in parte consapevole, la sofferenza psichica può venire somatizzata e causare l’insorgenza di sintomi fisici come mal di testa, tremori, scarso appetito, perdita di peso, tachicardia, disturbi del sonno, vertigini, ecc.

Come constatiamo presso il Centro psicologia clinica Torino le reazioni dei genitori alla scoperta di avere un figlio gay o una figlia lesbica possono essere molto diverse da famiglia a famiglia. Sicuramente il momento del coming out con i genitori è di forte impatto psicologico ed emotivo per tutti i membri del nucleo familiare. Lo psicologo infantile a Torino che svolge dei colloqui di counseling psicologico con i genitori riporta come possano esserci reazioni violente o di negazione quanto più la scoperta è sconvolgente per gli adulti di riferimento del minore. Questo accade di solito nelle famiglie più conservatrici e/o dove il credo religioso è forte e ancora oggigiorno l’immagine dell’omosessualità è legata a devianza, peccato o malattia mentale. I pregiudizi e l’omofobia interiorizzata fanno soffrire molto i genitori, che vivono con grande delusione la scoperta dell’omosesualità del figlio, a volte anche con senso di colpa e senso di inadeguatezza nella loro funzione genitoriale, nella convinzione di aver sbagliato qualcosa nell’educazione. In questi casi i genitori hanno bisogno di ricevere sostegno da parte di psicoterapeuti psicologi a Torino e va fatto un lavoro per aiutare adulti di riferimento e figli nella loro relazione affinchè il clima familiare torni ad essere buono. Bisogna comprendere che per alcuni genitori la scoperta dell’omosessualità del figlio corrisponde alla caduta delle aspettative su di lui e sul suo futuro, prima tra tutte l’immagine di vederlo costruire una famiglia tradizionale e può volerci del tempo per realizzare la situazione e poter immaginare uno scenario diverso da quello desideratato. Ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino quando i legami familiari sono forti prevale il desiderio che il proprio figlio trovi la realizzazione di sè e il benessere personale piuttosto che adattarsi alle aspettative sociali.  In altre famiglie i genitori di fronte al coming out del figlio si preoccupano delle conseguenze che la sua omosessualità può comportare nel rapporto con gli altri, in quanto membro di una minoranza la cui “diversità” è pesantemente stigmatizzata. Ma alcuni di questi genitori consapevoli della correlazione tra coming out e benessere psicofisico per il proprio figlio chiedono aiuto presso il Centro psicoterapia Torino al fine di elaborare i propri vissuti e arrivare ad accettare per primi essi stessi l’omosessualità del figlio. Tali genitori raccontano nel lavoro di counseling psicologico a Torino, temono di venire anche loro stigmatizzati e hanno la tendenza a celare l’omosessualità del figlio ad amici e parenti perchè provano paura e vergogna. Spesso il lavoro di psicologia clinica è di grande supporto per superare il momento di stress emotivo che lo svelamento del figlio può inizialmente procurare nei genitori e può essere trasformativo, una possibilità di arricchimento e crescita personale, oltre che familiare.

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Coming out cos’è?

Il coming out è il processo attraverso il quale le persone omosessuali arrivano a dichiarare apertamente il loro orientamento sessuale  e letteralmente significa “uscire allo scoperto”. Le persone gay, lesbiche e bisessuali devono affrontare un lungo processo interiore per arrivare a riconoscere prima a sé stesse e poi eventualmente ad amici, familiari, colleghi, la propria identità, per questo possiamo parlare di un “coming out interiore” che precede quello esteriore rivolto verso il mondo. Il coming out interiore, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, ha solitamente inizio nell’infanzia e prosegue nell’adolescenza, comprende un percorso emotivo difficile e lungo, spesso doloroso, a partire dal riconoscimento del primo desiderio omoerotico fino alla dichiarazione della propria omosessualità. Parte essenziale di questo processo è l’attribuzione di significato alle proprie sensazioni fisiche ed emotive, significato condizionato dalle caratteristiche del contesto sociale d’appartenenza, significato che può cambiare nel tempo per la persona, a seguito del proprio personale percorso di vita e delle relazioni che incontrerà sul proprio cammino e condizioneranno l’immagine di sé, come vediamo in psicoterapia a Torino. Naturalmente quanto più il contesto ambientale e familiare che il soggetto possiede è caratterizzato da omofobia quanto più l’esperienza del coming out sarà connotata da sofferenza sia nel riconoscimento di sé che nell’espressione all’esterno, come vediamo lavorando con persone omosessuali presso il Centro psicologia Torino. Il processo di coming out è graduale, a partire dall’apertura a poche persone intime per ampliarsi nel tempo e poter permettere a sè stessi di scoprirsi all’esterno, parallelamente allo sviluppo e alla definizione della propria identità omosessuale. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la costruzione di una consapevolezza emotiva che riguarda i sentimenti provati verso il proprio orientamento omosessuale, integrata con una consapevolezza cognitiva rispetto a sè stessi e agli altri in quanto persona gay o lesbica, richiede una maturazione che dura anni, per giungere alla formazione di un’identità positiva. Il coming out non va confuso con l’outing, termine che indica quando il proprio orientamento sessuale viene svelato e comunicato da qualcun altro.

Per poter fare coming out la persona gay o lesbica deve aver raggiunto una corrispondenza tra comportamenti, sentimenti e identità, deve cioè aver completato il processo di interpretazione e riconoscimento del proprio orientamento omosessuale. Lo psicologo infantile spiega che fin dall’infanzia è possibile che fantasie e giochi  interiormente esperiti come piacevoli fossero vissuti come inappropriati rispetto all’identità sessuale, ma è l’adolescenza il momento in cui la persona omosessuale prova le prime pulsioni sessuali nei confronti di altri dello stesso sesso e le trasformazioni legate a questa fascia di età sono importanti nella definizione della propria identità: l’attrazione omoerotica è alla base del processo che porta al vero e proprio coming out. L’attrazione fisica e/o l’infatuazione emotiva di tipo omosessuale in adolescenza può essere rivolta verso qualcuno appartenente al gruppo dei pari, o nel circondario della propria famiglia, verso un insegnante o ancora nei confronti di qualcuno di famoso come un cantante o una star, come emerge dal lavoro di psicoterapia a Torino dello psicologo infantile con adolescenti omosessuali. Proprio come per gli eterosessuali l’adolescenza è il momento in cui il desiderio sessuale e l’attrazione emotiva si fanno più intensi e dunque anche la direzione dei propri interessi diventa più evidente. Queste sensazioni nell’adolescente omosessuale vengono vissute in maniera ambivalente tra il desiderio di esporsi all’esterno, caratteristica tipica in adolescenza e l’inibizione data dal contesto socioculturale che impone il segreto. L’adolescenza, fase caratterizzata da mutamenti psicologici importanti e dal valore attribuito allo specchio relazionale e al confronto con gli altri, certamente amplifica il sentimento di diversità degli omosessuali e accentua la percezione dei cambiamenti che stanno avvenendo nel proprio corpo e nella mente. Dal nostro lavoro di psicologi a Torino emerge come le esperienze fatte da gay e lesbiche in adolescenza, momento in cui si struttura l’identità, contribuiscono all’interiorizzazione dell’omofobia in modo pesante, più che in altri momenti della vita dell’adulto. Poter dire a sé stessi in un processo di coming out interiore di essere omosessuale andando contro a caratteristiche socioculturali stereotipate è il primo passo per passare dall’attrazione omoerotica, all’atto sessuale e al coming out esteriore, naturalmente la strada non è sempre lineare e a volte si vivono contraddizioni, confusione e insicurezza dentro di sé. Spesso passano anni da quando si percepisce la prima attrazione verso persone del proprio sesso, solitamente in adolescenza, talvolta nell’infanzia, a quando viene messo in atto il primo rapporto omosessuale, come ci viene raccontato nel lavoro di psicologia clinica a Torino. Le angosce e le paure che la persona gay o lesbica vive dentro di sè portano a inibire i propri desideri e a reprimere parti di sè, in concomitanza con l’emergere di malessere psicologico, come si evidenzia in psicoterapia a Torino.

Sicuramente in adolescenza ci si interroga su chi si è, guardando ai propri sentimenti, a ciò che si desidera e immagina in fantasia. In questa fase un ragazzo/a diviene consapevole del proprio orientamento sessuale perchè capisce chi trova attraente, se le persone dell’altro sesso o quelle del proprio, verso chi si sente trasportato per condividere tempo ed esperienze romantiche e sessuali. Ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino l’adolescente medio vive anche momenti di grande confusione e non sempre sa leggere chiaramente dentro di sè, inoltre nella nostra società gli omosessuali vengono ostacolati nella scoperta della propria sessualità connotata come qualcosa di “non normale”. Ecco perchè alcune persone gay o lesbiche trascorrono anni della propria vita mostrando esteriormente un orientamento eterosessuale e assumono comportamenti e scelte sessuali non conformi alla loro natura. In questi casi l’integrazione e l’espressione della propria identità subisce una battuta d’arresto, non senza conseguenze dolorose su un piano psicologico, come emerge in alcuni percorsi di psicoterapia a Torino con persone adulte che hanno dovuto operare una profonda scissione interiore: i loro comportamenti legati alle scelte di vita operate e il loro sentire più profondo prendono direzioni diverse, in tali situazioni i vissuti e pulsioni vengono celate e messe da parte o vissute clandestinamente, come in una vita parallela che permetta di esprimere una parte di sè ritenuta inaccettabile. Il processo di coming out viene bloccato e congelato dall’omofobia interiorizzata e non può esserci l’evoluzione fisiologica, che solitamente dall’adolescenza in poi si sviluppa nella persona omosessuale.

Tornando al periodo dell’adolescenza nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino nelle femmine l’identificazione di sé come lesbica avviene generalmente a seguito della realizzazione dei sentimenti provati verso le altre donne, anche dopo esperienze eterosessuali percepite come significative. Nella percezione femminile l’accento è posto sul contesto e sulla relazione, l’orientamento può non essere definito una volta per tutte e può non essere esclusivo, la sessualità sembra più fluida, come ci viene descritto nei percorsi di psicoterapia a Torino. Da considerare anche che nella nostra cultura le ragazze hanno maggior possibilità rispetto ai coetanei maschi di avere contatti esplorativi con altre femmine, nel sociale sono considerati normali contatti fisici, abbracci, baci tra amiche: per queste ragioni una giovane può trovare modo di esprimere il proprio innamoramento omosessuale e accompagnarlo alla vicinanza fisica. Sono comunque presenti anche difficoltà per una giovane lesbica, che ancora non si riconosce come tale, perchè le amiche spingono ad essere “femminili” e a sedurre i ragazzi. Per i ragazzi invece la condizione eterosessuale e omosessuale risulta nella maggior parte dei casi più contrapposta: emerge in psicoterapia a Torino con ragazzi gay che abbiano riconosciuto i primi desideri già da bambini, ma solo nel tempo hanno potuto accettare la propria inclinazione omosessuale. Tra amici e compagni di scuola è forte la pressione tra maschi ad assumere comportamenti da “macho” per dimostrare la propria virilità e i tratti personali più femmili vengono stigmatizzati anche nei ragazzi eterosessuali. Si evince che il genere sessuale sia un forte organizzatore dei modelli relazionali ecco perchè i gay, per evitare lo stigma sociale, hanno la tendenza a evitare il coinvolgimento affettivo con altri uomini nel tentativo di gestire l’omofobia interiorizzata di origine socioculturale. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino accettarsi e dichiararsi come omosessuali può essere molto difficile per alcuni ragazzi, anche per molto tempo dopo averlo capito e in alcuni casi anche ammettere la realtà a sè stessi è una conquista che non va data per scontata.

Proviamo ora ad entrare più nello specifico per rispondere alla domanda “coming out cos’è?” comprendendo che in questo percorso di accettazione e svelamento di sé sono presenti vari momenti che cercherò di semplificare nella descrizione, anche se la realtà non è mai così lineare e certamente è costellata da conflitti interiori ed esteriori con persone più o meno vicine all’omosessuale. Presso il Centro psicologia Torino, pur riconoscendo come fondamentali le differenze di ogni storia personale e peculiari le vicessitudini soggettive, abbiamo potuto riscontrare alcune tappe evolutive nel processo di coming out. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino è sempre presente per la persona un momento iniziale di confusione d’identità in cui la domanda “chi sono?” è al centro dei propri pensieri e questo accade spesso in adolescenza, periodo di vita instabile per natura, dove la ricerca della propria identità è in primo piano nella vita psichica di ogni giovane. Il ragazzo/a si confronta con i coetanei e rileva la sensazione di sentirsi diverso, si sente spaesato, talvolta emerge un senso di alienazione, quanto più naturalmente nella propria educazione la possibilità di diventare gay o lesbica non fosse contemplata come accettabile. In questa fase, spiega lo psicologo infantile, l’adolescente omosessuale mette in atto una serie di difese psichiche per proteggersi dalla consapevolezza del proprio orientamento sessuale, come ad esempio la negazione, lo sradicamento delle emozioni che sente, l’evitamento dei pensieri, l’inibizione di fantasie omosessuali. Alle volte per difendersi il ragazzo o la ragazza interpreta la situazione relativizzando ciò che prova in modo da evitare di definire in modo generale il proprio orientamento e la propria identità, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. Arriva poi il momento in cui vi è l’accettazione della propria omosessualità, talvolta abbiamo visto il realizzarsi di questa consapevolezza e assunzione di identità durante un percorso di psicoterapia a Torino, lavoro di cura iniziato proprio a seguito di una crisi di identitaria. Constatare dentro di sé l’orientamento omoerotico, da un lato allevia il senso di confusione che l’adolescente ha vissuto fino a quel momento, perché ha la sensazione di definirsi, di sapere finalmente chi è; dall’altro è molto doloroso perché implica il lutto delle aspettative che il giovane poteva avere rispetto a sé, interiorizzate nel contesto familiare; il giovane apre alla paura di non venire accettato dalle persone a cui si vuole bene e non trovare un posto nella società. Insorgono interiormente i conflitti legati alla sfera dell’omofobia interiorizzata e solo riuscendo a gestire tali vissuti è possibile arrivare a fare coming out. L’omofobia interiorizzata viene evitata cercando l’appartenenza al gruppo oppure con l’aggregazione tra omosessuali e con l’allontanamento dagli eterosessuali, ma nei casi di maggior sofferenza l’adolescente stigmatizza la propria omosessualità e vive sentimenti di rabbia e rifiuto verso sè stesso, come vediamo talvolta presso il Centro psicologia Torino. L’ultima fase di questo percorso interiore, accompagnata da un grande solievo, è la sensazione che l’omosessualità sia una parte benvoluta di sé e, se la persona riesce ad emanciparsi dalla stigmatizzazione sociale, può anche sentire che il proprio orientamento sessuale ha valore e lo fa sentire orgoglioso di sé: quando arriviamo a questo punto la persona ha realizzato una piena accettazione della propria omosessualità. In questa fase, vediamo presso il Centro psicologia Torino, che l’omosessualità viene guardata da una diversa prospettiva, non più come stigma sociale bensì come un diverso stile di vita. L’accettazione di sè, la possibilità di non sentirsi più scomodi nel proprio ruolo e la realizzazione dell’identità omosessuale che permette di accedere al coming out, sono gli obiettivi di ogni psicoterapia a Torino con pazienti gay e lesbiche.

Come abbiamo visto riconoscere la propria omosessualità è un percorso interiore complesso e faticoso perchè implica una rottura rispetto ad una prospettiva di vita orientata verso l’eterosessualità, come la società e la maggior parte delle famiglie si aspettano. Ma completare il processo di coming out è importante perchè significa integrare e definire l’identità nel suo complesso, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino. Svelarsi all’esterno comporta sicuramente dei rischi per la persona omosessuale ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino quando è possibile sentirsi accolti e accettati dalle persone vicine a sè la qualità della propria vita migliora notevolmente. Coming out e benessere psicofisico presentano una forte correlazione, come dimostrano diversi studi di psicologia clinica.

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Sessualità in adolescenza e psicologia

L’adolescenza è la fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta, momento di importanti trasformazioni dal punto di vista organico, psico-affettivo e relazionale, tali cambiamenti assumono diversi significati a seconda del contesto culturale e si esprimono sotto un profilo individuale e sociale. Affrontare i cambiamenti e le sfide di questa fascia d’età comporta il misurarsi con difficoltà che possono essere superate in modo costruttivo per l’adolescente oppure possono rimanere in parte irrisolte e causare dei blocchi evolutivi che, come psicoterapeuti a Torino curiamo nella pratica clinica.

In questo articolo parleremo della sessualità in adolescenza e della percezione del rischio, dell’affettività legata alla sessualità in adolescenza, tematiche queste molto attuali dal momento che nella nostra società viene fatto ricorso sempre più precocemente al sesso da parte degli adolescenti, come momento di affermazione dell’identità.

Lo psicologo infantile spiega come il processo di crescita nella fase adolescenziale comporti il superamento di alcuni compiti evolutivi che la natura prevede per la maturazione verso la vita adulta: ne sono i principali il graduale passaggio dalla dipendenza all’autonomia e la costruzione di un saldo senso di identità. Come psicologi a Torino sappiamo come sperimentarsi nella sessualità in adolescenza e nelle relazioni sentimentali, modulando affettività e sessualità in adolescenza, siano mezzi che svolgono una funzione importante nello strutturarsi dell’identità e della personalità dei giovani.  In una condizione di salute nella psicologia dell’adolescenza la sessualità e l’affettività vengono ad integrarsi e, per i ragazzi, impegnarsi in una relazione affettiva con un partner, confrontarsi con la capacità sessuale adulta e riflettere sulla percezione del rischio, sono tutte esperienze necessarie alla crescita.

Presso il Centro psicologia Torino riconosciamo come il percorso di costruzione dell’identità adulta preveda di lasciare le modalità infantili da parte dell’adolescente per acquisire diversi modi di essere a livello personale e relazionale, processo connotato da una normale instabilità emotiva nel tentativo di affrontare situazioni nuove, percepite come stimolanti, spinti da pulsioni e desideri prima assenti, certamente non privi di tensione e paure. Prime tra tutti sono da affrontare la relazione con i caratteri sessuali secondari di un corpo in trasformazione, la gestione delle pulsioni legate alla sessualità in adolescenza e la percezione del rischio e dei vantaggi legati a questi cambiamenti della crescita.

Come psicoterapeuti a Torino sappiamo che nella preadolescenza e all’inizio dell’adolescenza  non è presente una chiara percezione del rischio perchè i processi cognitivi non ancora maturi e la mancanza di esperienze sostiene l’eccessiva fiducia del ragazzo rispetto alle proprie capacità e lo porta a non rendersi conto di essere disattento nelle situazioni che affronta in modo inconsapevole. Lo psicologo infantile definisce questo normale stato mentale dell’adolescenza “onnipotenza infantile” che è caratterizzata dall’illusione di poter controllare del tutto le conseguenze del proprio agire senza avere una matura percezione del rischio nella sessualità. L’adolescente può in questo momento di vita avere un’immagine distorta del futuro, connotata da previsioni catastrofiche o al contrario da immagini idealizzate che possono portarlo a drammatizzare o sottovalutare le conseguenze delle proprie azioni, non è difficile pensare ad adolescenti che pensano di aver trovato una relazione di amore eterno o al contrario temere di restare soli per sempre. Per questi motivi parlando in psicologia di adolescenza e sessualità non si può prescindere dal trattare la percezione del rischio perchè può accadere che il giovane viva relazioni imprudenti, come spesso emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. Come spesso ci viene comunicato nel lavoro di sostegno alla genitorialità (terapia di coppia genitoriale) gli adulti sono preoccupati che la mancata percezione del rischio nella sessualità in adolescenza metta a repentaglio la salute dei propri figli e comporti seri rischi come il contrarre  Malattie Sessualmente Trasmesse o comprometta il loro futuro a causa di una gravidanza indesiderata, o ancora vada a condizionare il benessere psicologico a causa di relazioni sentimentali non paritarie. Nella nosta esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino i ragazzi vanno infatti aiutati nel processo di maturazione psicologica in modo che la sessualità in adolescenza possa essere affrontata come un’esperienza positiva sapendo riconoscere e sottrarsi al rapporto con persone manipolative, imparando a controllare gli impulsi e a gestire le emozioni, integrandoli in una relazione affettiva rispettosa di sè e dell’altro.

Per una corretta analisi della psicologia della sessualità in adolescenza il Centro psicoterapia Torino ritiene importante considerare lo sviluppo puberale, legato ai caratteri sessuali secondari, che ha un impatto differente nei due sessi.

Lo sviluppo femminile si realizza pienamente attraverso il menarca, evento carico ancora oggigiorno di valore emozionale. Ma un altro cambiamento denso di significati per la giovane donna è, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, la crescita del seno, una delle parti del corpo più sessualizzata, che rischia in alcune adolescenti di non essere riconosciuta come parte di sé ma elemento estraneo alla propria immagine corporea, quando i cambiamenti dello sviluppo fisico non si accompagnano ad una integrazione sul piano psicologico nel mondo interno della persona. Bisogna anche considerare come nella nostra cultura sia presente un ideale di bellezza femminile spesso irraggiungibile dalle ragazze, che si aspettano di sviluppare un seno abbondante e mantenere il corpo esile, rimanendo spesso deluse dalle proprie forme che vengono svalutate, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. I caratteri sessuali secondari in adolescenza assumono molta importanza per le giovani donne che possono preoccuparsi eccessivamente della loro immagine esteriore sulla quale vengono proiettate insicurezze e fragilità emotive, nel timore di non piacere agli altri e non venire accettate dai coetanei. Tipica la preoccupazione legata al tema della sessualità in adolescenza  è di non essere attraente e non potendo entrare nella psicologia maschile, emerge la paura di non venire amate. La preoccupazione esagerata per le proprie forme può portare  ad un eccessivo controllo del peso corporeo, l’adolescenza è il periodo in cui esordiscono con maggior frequenza i disturbi alimentari, come constatiamo nei percorsi di psicologia clinica a Torino. Quando l’immagine corporea non viene accettata può nascere l’idea nella ragazza che controllando il proprio peso o modificando il proprio aspetto esteriore possano sparire anche la vergogna, il senso di inadeguatezza e le paure legate alla sessualità in adolescenza; l’illusione di poter controllare le proprie emozioni modificando il corpo e l’immagine esteriore di sé porta sempre più giovani adolescenti a voler ricorrere alla medicina estetica, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. La pubertà anticipata a cui assistiamo in molte ragazze ancora psicologicamente troppo immature per sostenere i vissuti prepotenti ad essa collegati, causa l’esordio di diversi disturbi noti in psicologia e legati alla sessualità in adolescenza.
Invece per i maschi uno sviluppo puberale precoce può essere investito di sentimenti positivi, il ragazzo si sente seducente col procedere dello sviluppo e ne percepisce dei vantaggi personali e relazionali. Nella sessualità dell’adolescenza l’evento principale dello sviluppo maschile è lo spermarca, cioè l’inizio dello sviluppo dello sperma nei testicoli, non sempre individuabile dal ragazzo, che avvia la possibilità di riprodursi nel giovane uomo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il giovane può vivere con sensi di colpa questo cambiamento, collegato alla masturbazione e solo col passare del tempo e anche grazie alla relazione con il gruppo di pari, l’eiaculazione assume un significato positivo. Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino l’eiacualazione nella psicologia della sessualità dell’adolescente maschio viene a rappresentare una conferma della propria virilità e capacità riproduttiva e viene associata al piacere fisico e relazionale tra partner. Nei ragazzi la fragilità psicologica e l’insicurezza relazionale possono influenzare la prestazione sessuale ed essere causa di disturbi sessuali quali ad esempio l’eiaculazione precoce o l’impotenza. Per il maschio la capacità di avere rapporti sessuali contribuisce al valore di sè, quando viene compromessa a causa di un disagio emotivo può comportare una dolorosa ferita narcisistica, ancora più impattante in un adolescente. Le trasformazioni della sessualità in adolescenza vanno integrate con la percezione del rischio che le nuove acquisizioni e capacità procreative possono comportare. In questo momento di vita, spiega lo psicologo infantile, il ragazzo ridefinisce la relazione con il proprio corpo, cambia l’immagine di sé e si consolida la propria identità di genere.

L’adolescenza sia per i maschi che per le femmine è il periodo in cui viene a definirsi la propria identità come persona e trattando qui il tema dell’affettività e sessualità in adolescenza è necessario sottolineare che l’identità sessuale si costruisce attraverso l’integrazione della componente affettiva e cognitiva con le caratteristiche fisiche individuali, all’interno della cornice socioculturale d’appartenenza. Come psicoterapeuti psicologi a Torino vediamo nell’esperienza dell’innamoramento un momento di transizione per l’adolescente che inizia ad investire massicciamente all’esterno del nucleo familiare e vive per la prima volta le sensazioni totalizzanti del primo amore. Nella nostra epoca a differenza del passato la sessualità in adolescenza non assume una funzione procreativa perché nella nostra cultura il sesso ha valore e significato indipendente, reso possibile dai metodi contraccettivi (quando è presente una corretta percezione del rischio). Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino la sessualità in adolescenza svolge diverse funzioni per il giovane, quali ad esempio sentire di potersi affermare nel rapporto con gli altri, placare gli stati di ansia o solitudine, confermare la propria identità. Parlando di sessualità in adolescenza e psicologia è necessario distinguere tra il comportamento sessuale autoerotico e quello di coppia. Nel comportamento autoerotico sono comprese le fantasie sessuali e la masturbazione. Le fantasie erotiche, molto floride nella sessualità in adolescenza possono essere vissute come perverse e proibite e suscitare vissuti ansiosi e senso di colpa, soprattutto se l’educazione familiare sostiene la sensazione di tabù legata al sesso. La masturbazione, spiega lo psicologo infantile, assolve ad un ruolo importante nel prepararsi all’esperienza sessuale matura della coppia e viene affrontata in diverso modo dai maschi e dalle femmine. I ragazzi si confrontano molto con gli amici e apprendono conoscenze sulla masturbazione nel gruppo di pari, le ragazze vivono il masturbarsi come intimo e più difficilmente condivisibile. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino i sentimenti di vergogna e la paura del giudizio possono diventare molto disturbanti ed invasivi nella percezione dell’adolescente se in maniera più o meno esplicita i genitori disapprovano e criticano il comportamento masturbatorio. Ma diventa importante che gli adulti riconoscano un eventuale disagio psicologico che può esprimersi nella sessualità in adolescenza attraverso comportamenti masturbatori compulsivi, come modalità consolatoria e di scarica della tensione, come difesa sostitutiva delle relazioni con i coetanei e disagio nell’adattamento.

Nella sessualità in adolescenza il rapporto completo nella coppia può essere preceduto da contatti intimi che svolgono una funzione psicologica di avvicinamento e sperimentazione di sé e del proprio corpo nella relazione con il partner a partire dai baci, abbracci, il toccarsi nelle zone erogene, con il raggiungimento o meno dell’orgasmo. Nella psicologia dell’adolescenza il rapporto sessuale completo rappresenta il comportamento sessuale più importante, a cui vengono attribuiti significati legati all’immagine di sé, al valore che l’atto assume anche in base ai valori familiari, culturali e religiosi d’appartenenza. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino le ragazze spesso associano il sesso all’amore e considerano la vicinanza emotiva un ingrediente saliente all’avere un rapporto sessuale, meno spinte dal bisogno e desiderio dell’atto, più inclini a soddisfare il partner e al coinvolgimento affettivo relazionale. Come psicoterapeuti a Torino vediamo che i ragazzi desiderano perseguire il rapporto sessuale completo per appagare i propri bisogni sessuali, come “mezzo di scarica” e nella sessualità e psicologia dell’adolescenza maschile assume maggiore importanza riuscire a raggiungere il piacere e l’orgasmo. Nella psicoterapia a Torino il giovane adolescente maschio si preoccupa di riuscire a soddisfare la partner e di sfogare la tensione dell’eccitamento sessuale, nella preoccupazione di essere abbastanza virile.

Lo psicologo infantile spiega come in questa fascia di età è importante maturare una scelta consapevole, poter scegliere quali comportamenti ci si sente di mettere in atto, includendo nella sessualità in adolescenza la percezione del rischio, con le conseguenze sia sul piano fisico che psicologico per la persona. Il rapporto sessuale completo è un passo importante nella maturazione psicologica che nella psicologia dell’adolescenza assume significato di autonomia e costruzione identitaria. Non a caso difficoltà in questa sfera possono essere causate da un malessere psicologico e a loro volta possono dare effetti ansioso depressivi nella psicologia dell’adolescenza. Presso il Centro psicologia Torino vediamo come il rapporto sessuale possa essere vissuto come una prestazione causando problemi nella sessualità dell’adolescenza come cali dell’erezione ed episodi di eiaculazione precoce nei maschi. Nelle femmine emerge in psicoterapia a Torino come l’ansia possa causare la contrazione involontaria dei muscoli con conseguente dolore durante la penetrazione, un disturbo chiamato vaginismo.  Nella psicologia dell’adolescenza femminile la sessualità viene condizionata dall’umore e in molti casi l’ansia interferisce con la possibilità di raggiungere l’orgasmo, il malessere psicologico e relazionale nella coppia porta ad un calo del desiderio.

L’educazione sessuale intesa come possibilità di dialogare in famiglia senza la presenza eccessiva di giudizi e tabù e come interventi educativi esterni ad esempio a scuola, è molto importante nella psicologia dell’adolescenza, sia per aiutare il giovane ad integrare la sessualità e l’affettività, sia nella prevenzione e percezione del rischio. La contraccezione è necessaria nella sessualità in adolescenza per evitare le gravidanze e per prevenire il contagio delle malattie ma spesso emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino che i giovani preferiscono utilizzare metodi naturali come il coito interrotto che non garantisce la protezione necessaria. Il preservativo viene percepito spesso come una interferenza alla spontaneità del rapporto e al perseguimento del piacere. Per queste ragioni presso il Centro psicoterapia Torino riteniamo fondamentale una corretta e completa educazione alla sessualità in adolescenza. Pensiamo sia compito degli adulti di riferimento e dei progetti educativi offrire dei validi interlocutori all’adolescente, non focalizzandosi esclusivamente sulla sfera medica. Parlare di sessualità in adolescenza trattando solo i temi legati alla sfera fisica è nella nostra esperienza di psicologi a Torino molto riduttivo. L’adolescente cerca risposte e soluzioni alla sfera affettiva attivata dalla sessualità e ha bisogno di confrontarsi per poter attribuire parole e significati a ciò che sente e vive molto intensamente nel corpo in questo momento di sviluppo dei caratteri sessuali secondari. Nella psicologia dell’adolescenza il ragazzo/a cerca un sostegno per individuare strategie di negoziazione interpersonale, per capire come comportarsi in un contesto emotivamente coinvolgente. L’adolescente va aiutato a valutare le conseguenze del proprio agire sul piano relazionale e riproduttivo, infatti solo maturando psicologicamente grazie ad informazioni sicure e occasioni di scambio, sarà in grado di trovare difese efficaci sia su un piano relazionale che fisico. Come psicoterapeuti psicologi a Torino pensiamo che occuparsi dei sentimenti e delle esigenze psicologiche più profonde dell’adolescente come adulti disponibili e preparati a rispondere su un piano relazionale, permetta di sviluppare le difese più efficaci e la percezione del rischio nei ragazzi. Internet è una fonte inesauribile di informazioni sulla sessualità in adolescenza, per questo i ragazzi di oggi sono molto più informati di ieri su questi temi ma solo un’integrazione della sessualità con l’affettività può aiutarli davvero. Quando manca un’educazione sessuale che tenga conto della sfera emotiva e relazionale i giovani si aggrappano di più a informazioni spesso sbagliate che circolano sui social, a volte riconoscono nei video pornografici che girano su youtube e sui loro cellulari l’unica fonte di risposte ai loro dubbi. Le ciat possono essere causa di fraintendimenti e convinzioni che condizionano molto la psicologia dell’adolescenza e possono contribuire all’esordio di disturbi nella sessualità dell’adolescenza e disadattamento sociale. Il Centro di psicoterapia e psicologia Torino lavora nelle scuole presso sportelli spsicologici e incontri formativi contribuendo al bisogno di educazione sessuale dei ragazzi e accoglie le famiglie in difficoltà per aiutarle, dove necessario, su queste tematiche con un lavoro di psicologia clinica teso all’adolescente e ai suoi genitori.

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ADOLESCENZA E CAMBIAMENTI FISICI E PSICOLOGICI

L’adolescenza rappresenta un periodo importante della vita in cui si assiste ad una serie di cambiamenti che riguardano sia la sfera fisica e sessuale che quella psicologica e relazionale; in questa fase evolutiva si imparano le competenze necessarie ad assumersi le responsabilità necessarie alla crescita individuale. Il nostro corpo subisce profondi cambiamenti durante l’arco di tutta la vita, ma il momento più intenso da questo punto di vista è quello dell’adolescenza e nella psicologia dell’individuo si rende necessario un processo di attribuzione di senso rispetto alle trasformazioni in atto, che richiede una certa energia psichica e fatica per permettere di acquisire consapevolezza di ciò che sta accadendo. I primi cambiamenti fisici dell’adolescenza possono manifestarsi intorno agli 11-12 anni e riguardano la crescita ponderale, della muscolatura per i ragazzi e del seno per le ragazze, la comparsa rispettivamente della prima eiaculazione e del menarca. Questi cambiamenti fisici coincidono con l’inizio di un’ intensa produzione di ormoni sessuali e si accompagnano ai processi di cambiamenti psicologico e relazionale. Accanto alla trasformazione dell’immagine corporea con cui si era abituati a convivere, nella psicologia dell’adolescenza sorgono domande riguardo alla propria identità: “chi sono?”; “Cosa mi piace di me stesso?”; “Cosa voglio diventare?”. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino l’adolescente si vede in tanti modi diversi nello stesso momento: può sentirsi troppo piccolo a volte, troppo grande in altre situazioni.
Questo periodo di intense transizioni talvolta all’esterno viene scambiato per un segnale di instabilità e squilibrio dovuto a carenze personali, quando la maggior parte delle volte è la manifestazione dei profondi cambiamenti psicologici che stanno avvenendo e di una crisi d’identità fisiologica nella psicologia dell’adolescenza. Una problematica centrale che caratterizza l’adolescente nell’esperienza dello psicologo infantile è il suo profondo bisogno di capire: “cosa mi sta succedendo?” “Chi diventerò?” “Mi può accogliere la società per quello che sono?” “Cosa si aspettano gli altri da me?” “Come posso essere me stesso e allo stesso tempo non deludere la mia famiglia?”. Appare importante considerare che l’adolescenza è un momento delicato cui porre attenzione, in quanto le rapidi e importanti trasformazioni mettono in discussione molti aspetti di sé e dell’altro e generano un senso di fragilità e vulnerabilità, come vediamo in psicoterapia a Torino. Allo stesso tempo i rapporti con i coetanei diventano sempre più importanti nella psicologia dell’adolescenza e nasce un desiderio di autonomia rispetto ai genitori, nella gestione delle proprie relazioni e dei propri spazi, infatti l’adolescente sta tendendo all’emancipazione rispetto alla famiglia. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino per i genitori adolescenza e problemi vanno di pari passo, l’emergere di preoccupazioni generali nei confronti dei figli è normale in questa fase di cambiamenti fisici e psicologici, le paure dei genitori vertono sui rischi di scelte sbagliate da parte del minore. I vari problemi che insorgono nell’adolescenza causano difficoltà sia ai ragazzi che ai genitori, che a loro volta devono essere capaci di adattarsi ai cambiamenti che stanno avvenendo nei figli. La crisi d’identità che vive l’adolescente e il suo bisogno di distaccarsi dai genitori lo portano spesso a chiudersi relazionalmente in famiglia e ad aprirsi all’esterno, mettendo a dura prova la possibilità di continuare a comunicare e dialogare, come vediamo nei percorsi di terapia famigliare. I genitori spesso riportano nei colloqui di counseling psicologico a Torino di sentirsi accanto ad “uno sconosciuto” poichè non riconoscono più il proprio figlio e si accorgono di essere tenuti a distanza e all’oscuro di pensieri ed emozioni che l’adolescente vuole viversi in autonomia, tutto ingaggiato alla ricerca e comprensione di sè.

ADOLESCENZA E CAMBIAMENTI CORPOREI

Soffermandoci ora maggiormente sulla problematica dei cambiamenti fisici dell’adolescenza, ciò che rende difficile questa età di passaggio è la velocità con cui si attuano certi cambiamenti fisici, che non permette una facile integrazione dell’immagine corporea. Lo psicologo infantile spiega che la pubertà ha innescato evoluzioni corporee importanti e deve essere quindi ristrutturata e accettata una nuova immagine di sé, affrontando la crisi d’identità: il corpo diventa improvvisamente uno sconosciuto che va sperimentato e accettato e allo stesso tempo va elaborato il lutto per la perdita per la propria identità infantile, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. Inoltre nell’infanzia i “padroni” del corpo del bambino sono i genitori, nel senso che lo gestiscono e decidono per lui anche negli aspetti che riguardano la sua fisicità, nell’adolescenza invece sono i ragazzi che devono imparare a rapportarsi con un nuovo corpo adeguandosi anche ai cambiamenti che producono gli ormoni a livelli fisici, comportamentali e psicologici. Nasce nell’adolescente la pulsione sessuale e il desiderio di avere rapporti sessuali, si apre un mondo di emozioni legate al proprio corpo e al rapporto con i coetanei e tutte le preoccupazioni e i desideri che hanno a che fare con la coppia.

Presso il Centro psicologia Torino vediamo che nei casi di sofferenza estrema ci si rifiuta di crescere ignorando quindi il corpo, nascondendolo o tenendolo sotto controllo come nei casi di anoressia e di altri disturbi alimentari dove i bisogni e i cambiamenti fisici vengono percepiti come minacciosi. Talvolta come psicoterapeuti a Torino vediamo che il corpo diventa un vero e proprio campo di battaglia dove mettere in scena dolori e conflitti, usandolo quindi per la manifestazione di sintomi quali disturbi alimentari, tossicodipendenze o gravidanze. Lo psicologo infantile ricorda che per l’adolescente essere spettatore della propria immagine corporea che cambia significa anche mettere insieme i pezzi per una nuova identità personale unica e coerente che permetta di percepirsi in maniera chiara in termini di personalità, valori, preferenze e tutto questo processo è possibile grazie all’acquisizione di autonomia rispetto alle figure genitoriali. Nella psicologia dell’adolescenza tra le molte sfaccettature raccolte dal concetto di identità, vi è in particolare il consolidamento dell’identità di genere, ovvero il riconoscimento stabile di appartenere all’uno o l’altro sesso e sentire di indentificarsi con esso ed è importante dal punto di vista psicologico, in questo processo, riuscire ad integrare la comparsa della sessualità e l’affettività in un insieme armonioso. Uno dei problemi dell’adolescenza, infatti, è la sensazione di sentirsi estranei a sé stessi, come se il corpo diventasse un traditore, causando la percezione di essere anormali o strani, allora guardando la propria immagine allo specchio non ci si ritrova e non ci si piace, come spesso ci comunicano i ragazzi nelle sedute di psicoterapia a Torino. A questa difficoltà si aggiunge il proprio confronto con un ideale modellato attraverso i prototipi proposti dalla TV e mass media, che sono oggettivamente lontani dalla realtà. Psicologi a Torino spiegano che accettare la propria immagine corporea significa liberarsi dal condizionamento della cultura e poter diventare consapevoli di quello che si è realmente, sia nelle risorse e potenzialità che nei propri limiti, accettando i cambiamenti fisici portati dal tempo. E’ importante in adolescenza non affidarsi allo specchio per acquisire una nuova identità perché esso ci mostra solo una piccola parte di noi tagliando fuori tutto un aspetto interno alla persona, spiega lo psicologo infantile, inoltre non è possibile pensare che sia un oggetto esterno a poterci dare la conferma di chi siamo: si tratta di un processo molto graduale in cui l’immagine di sé deve essere ricalibrata ed è normale provare del disagio per i cambiamenti fisici e psicologici in corso. E’ normale che ci voglia tempo nell’attraversare la crisi d’identità necessaria alla ricerca e conoscenza della nuova identità, prenderci confidenza e accettarla in tutte le sue sfaccettature. Per quanto possa avvenire automaticamente di affidarsi allo specchio per recuperare la propria immagine corporea, secondo la nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino è importante non idealizzare la sfera estetica e arrivare alla consapevolezza del proprio valore e della propria unicità attraverso altre esperienze di vita.

PROBLEMI DELL’ADOLESCENZA

In questo periodo della vita è centrale il rapporto con i coetanei che permette la condivisione di esperienze importanti al fine delle trasformazioni identitarie; come psicologi a Torino vogliamo sottolineare come i vissuti legati alla relazione e al senso di appartenenza al gruppo aiutino l’adolescente nella ricerca di sè: nella psicologia dell’adolescenza è anche grazie al gruppo dei pari che l’individuo interiorizza norme e valori coerenti con la propria persona, inizia a mediare tra le esigenze che richiede la realtà esterna e le proprie e a costruirsi in maniera attiva la propria visione del mondo e di sé.
I problemi legati all’adolescenza vedono implicati sia i protagonisti attivi, che i loro familiari, in quanto spettatori di comportamenti inusuali come manifestazioni di aggressività insolite o sbalzi d’umore, grandi cambiamenti psicologici nel complessivo. Tutto ciò può far provare al genitore un misto di sentimenti che vanno dalla preoccupazione, permissività, alla tolleranza o repressione, come vediamo nel lavoro della terapia di coppia genitoriale (sostegno alla genitorialità). Presso il Centro psicoterapia Torino vediamo che le manifestazioni sintomatiche principali dell’adolescenza hanno a che fare per la maggioranza dei casi con l’estremizzazione dei conflitti che possono esprimersi sia in maniera attiva, cioè con ribellione fisica e/o verbale anche violenta; ma in altri casi in maniera passiva tramite l’isolamento o/e il silenzio, come osservato dallo psicologo infantile. E’ fondamentale tenere in considerazione che nella crisi d’identità la tendenza ad esternare con il corpo e con le azioni la tempesta emotiva che si ha dentro deriva dalla difficoltà fisiologica dell’adolescente a comprendere i propri bisogni ed esprimerli attraverso la parola; è importante quindi aiutare l’adolescente a poter ascoltare la proprie emozioni e poterle tradurre in parole, come avviene nei percorsi di psicoterapia a Torino.
Dal punto di vista dei genitori la sofferenza maggiore potrebbe riguardare il sentimento di impotenza per non riuscire ad aiutare il figlio in difficoltà, nei problemi dell’adolescenza, unito alla rabbia per sentirsi rifiutati dallo stesso. In generale queste situazioni non sono da considerare patologiche secondo la nostra visione di psicoterapeuti a Torino; ma a seconda di come queste difficoltà e i conflitti si manifestano e declinano in problemi dell’adolescenza è opportuno valutare se preoccuparsi realmente o se da considerare il tutto fisiologico all’interno di un processo di crescita. E’ utile comunque ascoltare l’adolescente e accettarlo nella sua individualità neo-nata, imparare a modulare la nuova distanza emotiva che richiede il nuovo rapporto con lui ovvero saper essere presenti e allo stesso tempo potersi farse da parte quando la situazione lo necessita affinché ci sia lo spazio per l’acquisizione di autonomia, tutte tematiche trattate nei percorsi di terapia di coppia genitoriale. Proprio perché le sfide dei genitori sono molto impegnative e i problemi dell’adolescenza molti, al Centro di psicoterapia Torino il supporto psicologico all’adolescente è mirato anche a coinvolgere i genitori, con lo scopo di aiutarli nel supporto del figlio. Un percorso di counseling psicologico a Torino diretto all’adolescente è utile per inquadrare le problematiche ed eventualmente progettare un percorso che miri ad aiutare l’adolescente nel lutto della propria identità infantile e a costruirsi la propria individualità con una buona consapevolezza di sé e sicurezza nelle proprie capacità e potenzialità affiancato dallo psicologo infantile. Il Centro di psicoterapia e psicologia clinica spesso ad un percorso individuale del minore affianca un supporto alla genitorialità (terapia di coppia genitoriale) al fine di aiutare tutto il nucleo familiare nell’evoluzione di questa fase (terapia familiare).

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