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Problemi nella relazione di coppia

Presso il Centro di psicoterapia a Torino arrivano coppie che chiedono di essere aiutate nella loro relazione perché non sanno se continuare a restare insieme o lasciarsi. La terapia può essere lo spazio entro cui trovare una risposta a questa domanda. In altri casi la richiesta di intervento psicologico mira a cercare un miglioramento nelle dinamiche disfunzionali della coppia perché i partner non vogliono smettere di stare insieme ma il rapporto è fonte di sofferenza, si vuole recuperare il piacere della relazione. Più complessa può apparire la situazione dove vi siano dei figli da proteggere e si voglia trovare un accordo non solo per stare meglio come individui ma anche perché i conflitti tendono a creare un clima emotivo che interferisce con il benessere dei bambini: in questi casi anche se la coppia decidesse di porre fine al rapporto è importante “lasciarsi bene” per preservare il futuro rapporto genitoriale che continuerà a esistere. La psicoterapia di coppia è un percorso dove lo psicoterapeuta a Torino accompagna nella presa di coscienza di quali siano le maggiori difficoltà e aiuta a capire come farvi fronte,  come affrontare eventuali momenti di crisi o cambiamento che possono apparire estremamente difficili o dolorosi.

Nella nostra esperienza come psicoterapeuti di coppia a Torino sono diversi i motivi che possono portare alla crisi del rapporto e in questo articolo vogliamo vedere i più comuni che arrivano alla nostra consultazione. Quando la coppia sta bene di solito sono in equilibrio tre principali aree della relazione: l’intimità, considerata come spazio affettivo di vicinanza e condivisione, l’eros, che può manifestarsi in modo diverso nelle coppie (anche a seconda dell’età) e che esprime attrazione fisica e desiderio del partner sotto il profilo sessuale, la progettualità, senza la quale la coppia non fa un investimento nel futuro.

Spesso la coppia che chiede aiuto attraverso la psicoterapia a Torino vive sentimenti di tristezza, delusione e rabbia che interferiscono nella comunicazione e non permettono ai due partner di confrontarsi serenamente nel rapporto, perché ognuno è concentrato sul proprio dolore e non c’è disponibilità all’ascolto. In questi casi la coppia arriva dopo un lungo periodo di scontri, dove la critica, l’attacco o il ritiro sulla difensiva sono stati portati all’estremo, il disprezzo e l’ostruzionismo quotidiani hanno allontanato le due persone, anche quando il legame è ancora forte. In questi casi la presenza di un terzo, il terapeuta di coppia, che offre uno spazio di ascolto neutro e aiuta a capire i problemi può permettere di identificare e accettare le emozioni in campo, capire cosa non sta più funzionando, come primo passo da cui partire per avviare un cambiamento.

Nella psicoterapia di coppia a Torino sarà importante capire qual è il dialogo e la comunicazione tra i due partner, se si litiga apertamente o c’è la tendenza a mettere una distanza, se si riescono ancora a condividere gli stati d’animo e le emozioni o se ci si sente rifiutati, capire se ormai il rapporto si riduce alle comunicazioni di servizio.  Un problema che tante volte si presenta all’inizio di una terapia di coppia è riconoscere che la comunicazione riguarda ormai solo il “fare” e si è perso “il sentire”. In altri casi si parla di ciò che si vive ma sottoforma di recriminazione, condannando il modo di essere dell’altro, rinfacciando e dando la colpa, oppure puntualizzando sempre tutto, in un rapporto dove si è persa la comprensione. Il terapeuta di coppia indaga anche il modo in cui la coppia fa la pace, se ci sono dei momenti di avvicinamento, se sono presenti dei rapporti sessuali e se sono soddisfacenti per entrambi. Ci sono coppie dove la sessualità si è molto ridotta nella frequenza, è meccanica e poco appagante ma il dialogo e l’intesa sono ancora presenti; ci sono coppie dove la dimensione sessuale non ha risentito della crisi relazionale, anzi è il terreno dove ritrovarsi anche dopo gli scontri più dolorosi. La comunicazione nella coppia riguarda anche le aspettative che ognuno dei due partner ha sull’altro, il desiderio di sentirsi capiti anche senza esprimere i propri bisogni e desideri, che a volte può essere frustrato e divenire causa di delusioni. Le aspettative possono riguardare comportamenti che ci si aspetta nel compagno/a, che può non trovarsi in quel momento sulla stessa lunghezza d’onda e non arrivare a rispondere in maniera adeguata. Questi aspetti possono investire sia le aspettative sessuali che riguardare l’interazione del rapporto di coppia.

Lo psicoterapeuta di coppia attribuisce importanza anche alla comunicazione non verbale tra i due partner perché è veicolo di messaggi impliciti che hanno grande valore a livello affettivo, messaggi che vanno oltre la logica. Ci sono gesti affettuosi tra i due partner? L’atteggiamento nei confronti dell’altro veicola un desiderio di “prendersi cura” oppure è un atteggiamento di disgusto e superiorità che comunica sdegno e fastidio per le fragilità del compagno/a? Cosa è successo nella coppia, le dinamiche sono cambiate nel tempo o è sempre stato così? Queste sono alcune delle domande che il terapeuta di coppia a Torino può porsi all’inizio del trattamento per valutare se vi sia la possibilità di ricreare un’alleanza fra i due partner; sarà necessaria la loro collaborazione per ricostruire la storia d’amore e capire cosa si sia incrinato nel rapporto. Comprendere la comunicazione non verbale spiega molte volte l’origine del conflitto perché è possibile che le reazioni negative del partner non dipendano da qualcosa di obiettivamente sbagliato che è stato fatto, bensì dall’interpretazione che viene data a certi gesti o parole, alla mimica facciale, che rappresentano i sentimenti dell’altro nei propri confronti. Non di rado la persona non si rende conto del proprio modo di esprimersi nel rapporto, un modo che porta l’altro a reagire, in un circolo vizioso dove vengono sostenute e ripetute dinamiche disfunzionali. In alcuni casi le insicurezze individuali possono portare il soggetto a male interpretare le intenzioni del partner o ad essere ormai prevenuto nei suoi riguardi. Attraverso un percorso di psicoterapia di coppia a Torino sarà possibile “metacomunicare”, cioè tradurre in parole ciò che sta dietro al dialogo, leggere tra le righe della comunicazione mettendo in evidenza i messaggi impliciti che arrecano dolore e ritrovando un codice di scambio condiviso. Per la nostra esperienza di psicologi di coppia non è possibile non comunicare, anche il silenzio è carico di emozioni, può essere un silenzio di condivisione e intesa oppure punitivo e di rifiuto, per fare qualche esempio.

Un altro aspetto di cui tenere conto è la gestione del tempo di coppia, capire come viene organizzato il trascorrere del tempo insieme e in quale misura ci si dedica a se stessi. Nella nostra esperienza di psicologi a Torino la coppia in crisi può limitare il tempo di condivisione che viene relegato alle incombenze familiari (gestione dei figli o commissioni da eseguire). A volte aumentano i tempi individuali che perdono il significato di preservare un legittimo spazio per sé e sempre più assumono la forma di “fuga dal rapporto”. In tal senso bisogna capire se c’è ancora il piacere di stare insieme, se ad esempio la coppia prova soddisfazione in uno scambio di interesse intellettivo o se si sente l’altra persona ormai troppo diversa da sé, nel senso di non trovare più un’intesa, non riconoscersi nel modo di guardare al mondo. Le diversità non sempre allontanano, ma bisogna capire se c’è ancora la curiosità di conoscere e ascoltare l’altro, il piacere di vedere le cose dal suo punto di vista, la volontà di comprenderlo. A volte la psicoterapia di coppia a Torino aiuta a riscoprirsi, altre volte conferma un senso di disinteresse reciproco che non può più essere ignorato. E’ importante nella nostra esperienza di psicologi di coppia che si possa ricostruire un fine comune, degli obiettivi condivisi sui quali investire con soddisfazione, così da poter guardare nella stessa direzione. L’intimità psicologica di coppia può giovare da uno scambio di interessi,  è necessario riavviare quell’incontro di identità psicologiche che possono compenetrarsi, che in molti casi ha subito una rottura o un blocco. Per alcune coppie l’obiettivo comune diventa proprio la psicoterapia di coppia perché entrambi i membri vogliono investire nel ritrovarsi per passare insieme gli anni futuri in una condizione di benessere condiviso.

Come psicoterapeuti di coppia a Torino pensiamo che l’ingrediente necessario al ritrovarsi nella relazione a due sia la fiducia. Se nella storia della coppia ci sono stati tradimenti, intesi sia come un consumare rapporti sessuali al di fuori della coppia, sia inteso come un tradire ideali comuni e promesse reciproche, sarà necessario ricostruire la possibilità di fidarsi e affidarsi reciprocamente. La fiducia è una dimensione della coppia da tenere sempre presente perché se viene meno può lasciar spazio a sospetti, paure, gelosia, comportamenti di controllo. Se vige un clima repressivo e di vigile sorveglianza sarà maggiore il desiderio di sfuggire a tale oppressione e cercare fuori una sensazione di libertà. Alcune storie di tradimenti possono lasciare ferite profonde e può rendersi necessario un lavoro per elaborare vissuti traumatici che fintanto che sono presenti non permettono ai due partner di ritrovarsi.

Presso il Centro di psicologia a Torino, un’attenta analisi iniziale del rapporto di coppia permetterà al terapeuta di restituire durante la fase di consultazione ciò che emerge dai primi colloqui svolti insieme. Ricostruire la storia d’amore e individuare quando sia insorta la crisi sarà il primo passo per capire su quali sfere lavorare nel percorso di psicoterapia che può essere iniziato. L’ascolto dei bisogni della coppia che si fa negli incontri iniziali permette di arrivare ad una attenta analisi della domanda, da cui potrà prendere l’avvio un progetto terapeutico mirato alle necessità specifiche della coppia.

 

Ansia anticipatoria

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino il malessere più diffuso oggigiorno è l’ansia e la cultura del “tutto, subito e bene” in cui siamo immersi, che prevede tempi di vita frenetici nel quotidiano per far fronte ad aspettative sempre più elevate, la rende ancora più insidiosa. La velocità a volte si sostituisce alla qualità per non deludere l’immagine di efficienza, molto spesso a scapito della precisione e della cura per la situazione, che può richiedere un’attenzione all’altro che mal si concilia con la quantità di richieste a cui bisogna far fronte. Il desiderio di mantenere una buona immagine di fronte alla società gioca un ruolo importante nell’insorgenza dell’ansia, come vedremo.

Ci sono persone che anche di fronte a richieste pressanti vogliono sempre ottenere i risultati migliori, che tendono caratterialmente al perfezionismo e vivono costantemente sotto stress rischiando di cadere in vere e proprie fobie patologiche. La persona in questi casi non accetta di fallire o arrivare a dei risultati che ai suoi occhi appaiono scadenti e pretende da sé stessa sempre di più, alimentando lo stato di ansia anticipatoria per fare sempre tutto al meglio. Ci sono soggetti che pretendono da sé stessi di funzionare quasi come un computer pensando che la propria stanchezza, le insicurezze e le paure non debbano far parte del loro modo di funzionare, che mira a risultati elevatissimi. Si tratta di individui anche molto capaci e brillanti ma che hanno alzato troppo l’asticella delle proprie aspettative, la norma è prendere dieci in tutte le prove della loro vita e valutazioni di poco inferiori equivalgono ad una insufficienza. E quando le richieste dall’esterno aumentano, come vediamo nel nostro lavoro di psicoterapeuti a Torino, non possono dire di no perchè ai loro occhi sarebbe sinonimo di incapacità. La qualità è un valore, ma per poter essere conservata a lungo nel tempo è necessario porre un limite alla quantità, altrimenti il livello di risorse che devono essere impiegate diventa elevatissimo.

L’ansia a differenza della paura è anticipatoria, è più indefinita e fa parte del bagaglio genetico dell’essere umano, che ci differenzia dalle altre specie. Gli animali, anche quelli più evoluti, sperimentano la paura, cioè quell’affetto che mette in guardia di fronte ad un pericolo reale, mentre l’ansia sembra essere, da un punto di vista dell’evoluzione, più progredita, legata alla capacità di astrazione, tipica del pensiero umano. Quindi l’ansia è la capacità di anticipare un pericolo, di prevedere le conseguenze delle situazioni e quando resta nei limiti è utile perché ci permette di prepararci a prestazioni complesse ma, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino l’ansia anticipatoria può assumere forme pervasive della vita del soggetto.

Come vediamo presso il Centro di psicologia a Torino chi soffre eccessivamente di ansia anticipatoria tende a voler prevedere ogni possibile risvolto di una situazione per potersi preparare al peggio e non farsi mai prendere alla sprovvista. In questo modo immagina il negativo e vive nel proprio mondo interno grande angoscia, conseguenza di scenari catastrofici che potrebbero non verificarsi mai. Chi ha la tendenza all’ansia anticipatoria non vuole pensare che le cose vadano bene, preferisce immaginare il peggio per non affrontare il sentimento della delusione. Si tratta di persone che hanno scarsa fiducia nel prossimo e nella vita, non si lasciano mai andare, la loro filosofia è “prevenire anziché curare” nella convinzione che le cose non possono che andare male se si molla la presa. Ma in questo modo il soggetto che soffre di ansia anticipatoria ha sempre a che fare con emozioni negative associate alle immagini che crea, nella falsa convinzione di prepararsi ad essere più fonte di fronte alle porte in faccia che si aspetta ricevere. In realtà il fallimento, la delusione fanno sempre male quando si realizzano realmente nella nostra vita.

Come psicoterapeuti a Torino, vediamo che l’ansia anticipatoria è un modo per tenere sotto controllo le situazioni, perchè dietro a questo meccanismo di difesa c’è la paura di non essere in grado di gestire le proprie emozioni dolorose a seguito di eventi spiacevoli della vita, la paura che facciano troppo male per poterle vivere. Il soggetto che soffre di ansia anticipatoria vuole prepararsi allo smacco che vivrebbe se perdesse il lavoro, se venisse escluso dagli amici, se fosse lasciato dal partner o dovesse affrontare una malattia, tutti eventi questi immaginati ripetutamente e analizzati in tutte le loro possibili sfaccettature. La verità è che è impossibile prevedere ogni scenario pericoloso e la persona che ha tale funzionamento si chiude dentro un mondo costellato di terribili disgrazie che spesso non si trasformano in realtà.

In psicoterapia si parla di “onnipotenza infantile” quella tendenza che ogni bambino ha di pensare che tutto dipenda da lui e che le persone con ansia anticipatoria continuano a vivere, illudendosi di prevedere e risolvere anticipatamente ogni problema. Ma la vita è molto complessa e le situazioni che ci coinvolgono spesso dipendono da molti fattori e non abbiamo il potere di cambiare le cose, se non in minima parte: l’essere umano è limitato e non serve attribuirsi la colpa di tutto, come spesso fanno queste persone.

Purtroppo a sostenere l’ ansia anticipatoria ci sono i media e il bombardamento di informazioni a cui siamo tutti sottoposti, che suggeriscono scenari futuri terribili, che sono terreno fertile per questo funzionamento mentale: catastrofi climatiche, pandemie, guerre vicine, scoinvolgimenti globali che alimentano “la paura della paura”. Rimuginare su tutte queste situazioni che mettono in contatto con l’angoscia di morte è un atteggiamento tipico di chi soffre di ansia anticipatoria, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino. Queste presunte minacce fungono da campanello d’allarme per l’organismo che in poco tempo produce risposte a livello fisiologico e mentale: il battito del cuore accellera, i muscoli diventano tesi, la persona si attiva come dovesse combattere un nemico o prepararsi alla fuga. Ma in realtà è la paura ad arrivare prima di qualunque nemico concreto e reale, ma lo stato di costante agitazione fa stare male, fino a raggiungere stati di panico nei casi più estremi.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, il problema è anche la perdita della capacità di distinguere a che cosa dare veramente importanza, di riuscire a mettere in scala le priorità, così che sia possibile dare valore alle paure che contano anzichè andare dietro ad ogni segnale di pericolo. Per fare un esempio chi tende a reagire subito di fronte a ciò che spaventa può vivere come tragica la perdita di visibilità sui social, come capita talvolta agli adolescenti che per un pugno di follower cadono in uno stato ansioso depressivo o come capita a quelle persone anche adulte che non tollerano di ricevere un giudizio negativo e alimentano l’ansia anticipatoria per proteggere ad ogni costo la loro immagine sociale.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino molto spesso la paura può apparire incomprensibile, o quantomeno la persona può non giustificarsi l’intensità di alcuni timori che a livello razionale riescono ad essere ridimensionati. Questo accade proprio perché la paura attinge alla parte di noi più primitiva e irrazionale, quella che origina nelle prime fasi dello sviluppo del bambino, come spiega lo psicologo infantile a Torino. Non è un caso che il terrore più grande è spesso quello dell’abbandono  o della perdita che nasce nel bambino nel primo anno di vita quando teme che la madre non ci sia più o non risponda alle sue richieste di aiuto. Se qualcosa non funziona nelle relazioni primarie la persona adulta avrà poca fiducia nella presenza degli altri significativi e arriverà anche ad anestetizzare parti di sé per non provare emozioni che terrorizzano e che non ci si sente in grado di affrontare da soli. Ma quanto più le aree inconsapevoli di noi prendono il sopravvento tanto più la persona può sentirsi insicura e spesso questo è ciò che accade a chi soffre di ansia anticipatoria. In questi casi può servire un percorso di psicoterapia a Torino per acquistare maggiore sicurezza in sé stessi.

Presso il Centro di psicologia a Torino aiutiamo chi soffre di ansia anticipatoria ad affrontare le principali situazioni che mettono in crisi. La prima è l’evitamento: la persona tende ad evitare sempre di più le situazioni che teme, ma in questo modo non riesce mai a superare le proprie paure, anzi tende a sentirsi sempre più insicura e si convince di non essere capace. Se viene permesso alla paura di direzionare la propria vita si rischia di limitare il margine di azione e la propria libertà, prevale il ritiro. Vediamo quindi la seconda situazione che alimenta ansia anticipatoria: la dipendenza dagli altri. Non affrontare mai da solo ciò che fa paura conferma dentro di sé il senso di inadeguatezza. La persona si convince di non potercela fare se non dispone del supporto di un protettore che assicuri di ottenere il risultato desiderato, manca l’esperienza di sé in grado di affrontare gli eventi. Il terzo aspetto importante per chi soffre di ansia anticipatoria è la fiducia nel il funzionamento sano del proprio organismo, fiducia che può venire meno. In questi casi si innesca il tentativo di controllare razionalmente le reazioni fisiologiche del proprio corpo, come il battito del cuore o il respiro. L’ansia anticipatoria porta la persona a monitorarsi continuamente nella convinzione di poter star male da un momento all’altro.

Quando l’ansia è contenuta e non ancora fuori controllo, riteniamo come psicologi a Torino che possa essere sufficiente cercare di non rimuginare sulle situazioni, ma nei casi in cui l’ansia anticipatoria diventi un problema per la persona è possibile richiedere una consulenza presso il nostro centro.

 

 

Controdipendenza affettiva e problemi relazionali

Chi soffre di controdipendenza affettiva ha paura di creare un legame affettivo profondo, teme di affezionarsi e di sentire il bisogno degli altri. Si tratta, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, di un disturbo affettivo che interferisce in modo significativo a livello relazionale, soprattutto nel rapporto di coppia.

La persona controdipendente sfugge ai tentativi dell’altro di creare un legame profondo, può essere una persona piacevole a livello relazionale ma che fatica ad entrare in intimità, oppure lo fa per brevi periodi, evitando di costruire rapporti duraturi nel tempo o di impegnarsi assumendosi un certo grado di responsabilità nel rapporto. Chi soffre di controdipendenza affettiva può avere molte esperienze di coppia, ma la maggior parte superficiali, costellate di rapporti sessuali occasionali o a distanza, come viene riportato nei percorsi di psicoterapia a Torino: come a voler sempre preservare la propria autonomia e non rischiare di diventare una persona dipendente sul piano affettivo.

Chi costruisce legami basati sulla controdipendenza affettiva rifiuta l’attaccamento e tende a negarsi al bisogno dell’altro, vuole dimostrare a sé stesso di essere indipendente e di poter fare a meno dell’affetto, arrivando anche a negare i propri sentimenti. Tale difficoltà a riconoscere e accettare i propri bisogni emotivi può investire il rapporto d’amore ma anche quello con i propri familiari e la sfera delle amicizie. Nei percorsi di psicoterapia a Torino, emerge come queste persone si siano ingannevolmente convinte di poter fare a meno degli altri, si vergognano dei propri bisogni affettivi e ritengono che la complicità emotiva non sia importante per loro.

La richiesta di consultazione con uno psicologo, non arriva quasi mai per affrontare direttamente il problema di controdipendenza affettiva, ma spesso per altre ragioni di malessere che la persona non collega direttamente a questo disturbo e solo durante la psicoterapia a Torino la persona prende coscienza degli strati più profondi della psiche. La persona controdipendente in realtà soffre di insicurezza e ha paura dei propri sentimenti, teme di diventare schiavo del bisogno dell’altro e di non poterne più fare a meno. Più sente che le persone a lui care si avvicinano e più tende ad allontanarsi, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino. Non sempre la persona controdipendente riesce ad essere in contatto con i propri vissuti più profondi, si mostra al mondo talvolta con un atteggiamento da “supereroe” che lo porta a sminuire e a svalutare i partner che fanno richieste di sicurezza nel legame.

“Gli opposti si attraggono” e infatti non è insolito, nella nostra esperienza di psicoterapeuti  di coppia a Torino trattare situazioni dove nel rapporto la persona controdipendente si accompagna ad un partner che soffre di dipendenza affettiva. Soggetti con dinamiche affettive inconsce opposte si desiderano fortemente perché vedono nel partner la parte che sentono in loro carente. Quindi il dipendente ammira la capacità di stare da solo del controdipendente che, ai suoi occhi appare come una persona sicura di sé a cui appoggiarsi. Mentre il controdipendente apprezza la capacità di lasciarsi andare dell’altro, di chiedere appoggio e vicinanza, perché non riesce a fare altrettanto e il controllo e il rifiuto dei propri bisogni lo fanno stare male. La persona dipendente cerca in ogni modo di legare a sé il compagno/a, mentre il controdipendente ha bisogno di allontanarsi e può mettere in atto comportamenti ambivalenti tesi a mettere le distanze pur restando dentro alla relazione. Tale dinamica affettiva disfunzionale continua ad alimentare malessere perché più una delle due parti fa richieste affettive più l’altra si sente oppressa e si distanzia, generando insicurezza e bisogno di conferme, come emerge nella terapia di coppia.

Quali sono le cause dell’insorgenza di una controdipendenza affettiva? Come succede spesso l’origine del funzionamento di personalità nella vita adulta è da ricercarsi nelle esperienze affettive infantili, infatti, il bambino impara nella relazione con il genitore a gestire le proprie emozioni e in base al comportamento dei suoi riferimenti affettivi inizia a strutturare delle convinzioni interne inconsce sia su sé stesso che su ciò che può aspettarsi dagli altri. Chi si prende cura del bambino viene definito il carghiver, di solito nelle prime fasi dello sviluppo si tratta della mamma e del papà ma le figure di riferimento possono essere anche altre. Come spiega lo psicologo infantile a Torino le basi del nostro comportamento hanno radici nel passato, ogni bambino sente nel rapporto con i genitori se può fidarsi di loro e se loro si fidano di lui e costruisce dentro di sé modelli di riferimento interni da cui nascono aspettative, paura o sicurezza nei legami d’amore.

Nella storia di vita della persona controdipendente spesso si rintracciano ricordi di relazioni primarie problematiche o un contesto d’origine di scarsa qualità affettiva che può aver bloccato in parte la maturazione emotiva dell’ individuo. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino queste persone non si sono sentite accolte nella propria sfera più intima, percependo una svalutazione dei propri bisogni oppure i genitori li hanno fatti sentire sbagliati ed eccessivi nella loro richiesta di vicinanza, nella dipendenza emotiva, che è una caratteristica del tutto fisiologica nei primi anni di vita. Si è rafforzata in loro l’idea che chi mostra di avere bisogno è di scarso valore e si sono trasformati in persone poco disposte ad accudire l’altro. In molti casi da bambini hanno sentito di dover crescere in fretta, col timore di pesare troppo sui genitori e hanno subito ripetute esperienze di rifiuto. E come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino queste persone hanno subito continue delusioni nel loro tentativo di ricerca di accoglienza e comprensione. Talvolta hanno dovuto essi stessi prendersi cura dei familiari mettendo da parte le proprie richieste infantili: si tratta di adulti  immaturi emotivamente oppure che stavano affrontando periodi di malessere che li rendevano poco disponibili verso il bambino.

L’insoddisfazione costante dei bisogni affettivi ha reso la persona controdipendente molto difesa, ritirata intimamente, anche se all’apparenza questi individui possono sembrare aperti, capaci di stare nei contesti sociali in modo del tutto adeguato. Durante i percorsi di psicoterapia a Torino con persone che soffrono di controdipendenza affettiva emergono le loro paure: sono spaventate dal giudizio altrui, temano di venire respinte qualora si presentino come deboli e bisognose, hanno difficoltà ad esternare i propri sentimenti. Sono soggetti che non reggono le proprie fragilità, che vengono negate e non sopportano le richieste affettive dell’altro. Un rapporto serio e paritario cela troppi pericoli per queste persone che si nascondono dietro ad un’apparente autonomia e preferiscono non dare retta ai loro bisogni più profondi.

Molte persone possono avere dei tratti del carattere controdipendente senza arrivare a soffrire del disturbo, in questi casi ci si può rendere conto dei propri limiti, che interferiscono nelle relazioni più importanti della propria vita, come ad esempio con i figli. Non raramente, infatti, l’amore profondo per un figlio entra in conflitto con il rifiuto dei sui bisogni infantili, mandando in forte crisi il genitore che vive una forte rabbia nei confronti del bambino che, in quanto tale dipende completamente sia nei bisogni fisici che in quelli affettivi dagli adulti. La persona controdipendente in questi casi può sentirsi soffocare dalle richieste del bambino perché cerca di controllare la propria tendenza alla fuga e al distanziamento per amore del figlio e per i sensi di colpa che vive nei suoi confronti. Questa condizione può essere molto dolorosa e portare il genitore a chiedere di iniziare un percorso di psicoterapia a Torino, soprattutto la mamma che nelle prime fasi del rapporto con il neonato vive un rapporto di intimità molto coinvolgente, la fisiologica fase di simbiosi che assorbe completamente la donna.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un’altra situazione che può portare una persona con tratti caratteriali della controdipendenza affettiva a chiedere aiuto può essere l’improvvisa perdita o separazione. Alcune volte la corazza che si è costruita la persona non regge al trauma, ad esempio nei casi di lutto improvviso e può esserci un crollo dove i bisogni affettivi prendono il sopravvento e la persona sperimenta una fragilità mai immaginata prima. In questi casi il dolore non può più essere controllato e la persona si accorge di aver bisogno degli altri, ma si spaventa dei propri sentimenti venuti improvvisamente a galla. Iniziare un lavoro psicologico può aiutare molto la persona e permetterle di sopportare la risonanza emotiva che la travolge per ritrovare l’equilibrio perduto.

Presso il Centro di psicologia a Torino le richieste di consulenza nei casi di controdipendenza affettiva possono arrivare anche da parte di adolescenti o giovani adulti che vogliono strutturare la propria indipendenza emotiva ma sentono di vivere conflitti molto intensi nei confronti dei genitori, da cui si sono allontanati con decisione per sentirsi liberi, ma da cui non riescono completamente ad emanciparsi, ricadendo ogni volta all’interno di un legame patologico che non riescono a sciogliere. In questi casi è proprio la tematica della dipendenza-controdipendenza che continua a ripresentarsi portando a comportamenti talvolta estremi che in alcuni casi richiedono un intervento di cura.

Nel rapporto con le persone più vicine e più investite affettivamente è normale una certa tensione all’interno del legame, vicinanza e lontananza non sono sempre facili da conciliare, ma quando le dinamiche diventano disfunzionali e i comportamenti troppo rigidi è possibile iniziare un lavoro di psicoterapia a Torino che aiuti a stemperare le tensioni eccessive e permetta di raggiungere una sufficiente sicurezza interiore.

 

 

 

 

Omogenitorialità: l’identità familiare nei figli

Presso il Centro di psicoterapia Torino riceviamo richieste di counseling da parte di coppie di genitori omosessuali che desiderano confrontarsi su temi delicati che possono incidere sul benessere psicologico dei figli. Il timore principale è legato al come possano vivere, nel confronto con i coetanei, la loro condizione di bambino/a che ha due mamme o due papà ed è quindi “diverso” dagli altri.

La psicologia sociale ci insegna come nella società ciò che riguarda la maggioranza delle persone costituisca un pensiero di normalità che non considera la minoranza se non nelle situazioni in cui questa si renda visibile. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino comunemente le persone eterosessuali non ha in mente l’omogenitorialità come reale opzione ma bensì come un concetto più astratto, eccezionale. Considerare l’omogenitorialità come un caso specifico che non viene preso normalmente in considerazione è una forma di eterosessismo, anche se non significa che siano presenti pregiudizi sull’omosessualità o una visione negativa come accade invece nell’omofobia. L’eterosessismo fa vivere in chi lo subisce un senso di disconferma, come se non esistesse, mentre quando si è vittime di omofobia il rischio è di interiorizzare critiche che squalificano la persona e la fanno sentire sbagliata. Talvolta la persona omosessuale preferisce sentirsi trasparente agli occhi degli altri, anche se il mancato riconoscimento è svalutante, ma la paura di ricevere ostilità dall’esterno rende preferibile la poca visibilità. Alcuni genitori omosessuali si domandano se non sia meglio nascondersi o quantomeno non rendersi troppo visibili al contesto di vita del bambino, per proteggerlo dai troppi sguardi indiscreti. Ma per un bambino può essere rischioso vivere nell’ombra, come se la propria tipologia di famiglia non esistesse nella mente degli altri. Nel lavoro di supporto psicologico all’omogenitorialità è importante analizzare i timori dei genitori, anche per capire se non siano presenti angosce legate all’omofobia interiorizzata che, se non adeguatamente trattate, rischiano di essere trasmesse al bambino, anche in assenza di un contesto esterno stigmatizzante.

Come spiega lo psicologo infantile a Torino l’identità di un bambino si costruisce nell’interdipendenza dal contesto in cui cresce, per questa ragione può essere negativo per un bambino avere poche possibilità di confronto con gli altri: si crea una situazione di fragilità identitaria quando il minore non si senta considerato e non abbia la possibilità di rispecchiarsi con i coetanei. Questo accade nei casi in cui il bambino non possa “mostrarsi” serenamente nel proprio contesto sociale, quando l’omogenitorialità non venga presa in considerazione e riconosciuta. Naturalmente, spiega lo psicologo infantile a Torino, anche sentirsi considerati in forma negativa crea dei danni a livello di identità e autostima, nei casi in cui sia presente la squalifica da parte del proprio contesto sociale e il bambino non abbia la possibilità di fare altre esperienze in cui interiorizzare un’immagine positiva della propria famiglia. Siamo di fronte al rischio di omofobia interiorizzata se la squalifica da parte degli altri si ripete nel tempo e il bambino si sente stigmatizzato perché i suoi genitori sono omosessuali.

Un primo passo per permettere al proprio bambino di crescere serenamente nella propria famiglia omogenitoriale è domandarsi se come persona, prima ancora che come genitore, si sia riusciti a superare i pregiudizi sociali sull’omosessualità e si abbia un buon rapporto con il proprio orientamento sessuale. Trasmettere serenamente fin dai primi anni di vita del bambino, accettazione e orgoglio verso sé stessi e verso l’altro genitore, aiuta a costruire basi solide nella struttura di personalità del figlio, questo vale sia nelle famiglie tradizionali con genitori eterosessuali che nelle famiglie omogenitoriali. Anche il contesto della famiglia allargata è importante e, per quanto possibile, riuscire a creare un buon rapporto con le famiglie d’origine, permette al bambino fin da piccolo di sentirsi adeguato e accettato all’interno di una rete sociale che trasmette sicurezza e amore.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino consigliamo ai genitori omosessuali di aiutare il proprio bambino ad inserirsi serenamente nel contesto sociale esterno alla famiglia “preparando il terreno” affinchè si senta bene accolto ed accettato. Con l’inserimento a scuola è importante contrastare la disconferma eterosessista attraverso la visibilità nei contesti. Lo psicologo infantile a Torino consiglia ai genitori di creare fin da subito un buon rapporto con gli insegnanti e prepararli, affinchè non facciano sentire il bambino “diverso”, aiutarli a riflettere su come trasmettere alla classe il valore intrinseco a tutte le famiglie, comprese quelle diverse a quella tradizionale, in modo che tengano presenti le normali differenze che esistono nella nostra società (famiglie tradizionali, separate, ricomposte, con un solo genitore, omogenitoriali, adottive, ecc). Sarà importante anche creare buoni legami con gli altri genitori per aiutare il bambino ad aprirsi e a socializzare con i coetanei sia a scuola che nell’ambiente extrascolastico. L’apertura al contesto è una buona prassi per qualunque tipo di famiglia perché sostiene i bambini nell’inserimento tra pari.

Come contrastare la squalifica che può arrivare al bambino che subisce attacchi omofobici? Il rischio che il bambino prima o poi subisca l’impatto dei pregiudizi sociali ancora presenti nella nostra società nei confronti dell’omosessualità in generale e dell’omogenitorialità in particolare è certamente reale e i genitori devono riuscire a gestire le emozioni che suscita in loro questa eventualità. Come genitori si vorrebbe sempre proteggere il proprio bambino e non è facile immaginare che possa subire degli attacchi dall’esterno. Lo psicologo infantile a Torino spiega come si possa combattere l’impatto psicologico delle critiche attraverso la trasparenza “orgogliosa” della propria storia. E’ importante che il bambino conosca la propria origine: raccontare e valorizzare agli occhi del bambino le scelte che sono state fatte dai suoi genitori nella costruzione della propria famiglia omogenitoriale. Che la propria origine arrivi dalla PMA, da una adozione o da una famiglia ricomposta, conta molto come sono vissuti e trasmessi al bambino, da parte dei genitori, gli eventi che costituiscono le radici della sua identità. Affinchè il bambino impari a rifiutare gli attacchi esterni e diventi un adulto capace di farsi scivolare le critiche che riceve, affinchè sia capace di essere indipendente da ciò che pensano gli altri, è necessario che consolidi una buona autostima. Lo psicologo infantile a Torino spiega come i bambini che vengono bullizzati sono spesso i più fragili e vanno sostenuti nella costruzione di solide basi interne di sicurezza, in questo modo saranno certamente meno presi di mira.

Come psicoterapeuti psicologi a Torino consigliamo anche ai genitori di frequentare altre famiglie omogenitoriali per facilitare nel bambino il rispecchiamento identitario. Sentire di non essere il solo/a ad avere due mamme o due papà permette al bambino/a di normalizzare la propria condizione e attutisce l’impatto della diversità. Questo problema vale sempre per le minoranze, infatti in passato i figli di genitori eterosessuali separati si sentivano incompresi dai coetanei con cui sentivano di non poter condividere la propria condizione. Oggigiorno i figli di separati sono tanti, si confrontano tra di loro, chiedono consigli agli amici su come affrontare specifici problemi comuni, non si sentono più soli o stigmatizzati.

Per una coppia omogenitoriale la frequentazione di altre famiglie omogenitoriali può essere davvero utile perché permette il confronto e il sostegno reciproco. Come psicologi a Torino pensiamo che sia importante poter condividere esperienze comuni quotidiane e in tal senso la comunità omogenitoriale  diventa una risorsa di conoscenze e competenze apprese nel tempo che permette di prevedere, identificare ed affrontare i problemi che possono presentarsi nella gestione dei figli in relazione al contesto sociale. Reti formali (associative) o informali (il passaparola) aiutano i neogenitori a direzionarsi su strade già percorse da coppie che hanno più esperienza. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino, i genitori omosessuali che non sono soli ma hanno una rete di riferimento riescono a sentirsi più sicuri.

La tutela della famiglia da parte della nostra società si appoggia ad istituti giuridici (per esempio matrimonio, adozione) e a rappresentazioni istituzionali (programmi scolastici, ecc) che sono ancora quasi esclusivamente eterogenitoriali. La coppia omogenitoriale deve dunque costruire delle tutele là dove mancano, attraverso il confronto per prevenire e gestire, ma in alcuni casi anche per minimizzare, i possibili fattori di rischio a cui vanno incontro i propri figli nell’inserimento sociale.

Cerchiamo dunque di riassumere (come afferma Federico Ferrari in “La famiglia inattesa. I genitori omosessuali e i loro figli”) quali sono i comportamenti che possono aiutare una coppia di genitori omosessuali a sostenere al meglio il figlio per contrastare atteggiamenti di disconferma e squalifica che possono arrivare dall’esterno:

  • Anticipazione degli eventi
  • Preparare risposte adeguate
  • Andare a parlare con la scuola
  • Visibilità all’esterno del nucleo
  • Coming out con la famiglia allargata e sistema di riferimento
  • Trasparenza interna al nucleo familiare
  • Coming out con i figli
  • Crescere i figli nella verità delle loro origini
  • Rinegoziare gli accordi di cogenitorialità
  • Informazioni corrette sull’omogenitorialità

Ogni famiglia è diversa dalle altre ed è in grado di trovare le proprie soluzioni e come psicoterapeuti a Torino pensiamo che il confronto con la comunità omogenitoriale offra riflessioni che possano aiutare la coppia omosessuale nella propria ricerca creativa e unica di educare i propri figli. Presso il Centro di psicoterapia a Torino è possibile trovare ascolto ai dubbi e alle paure dei genitori e intraprendere un percorso di sostegno all’omogenitorialità nei casi in cui si senta il bisogno di ricevere supporto.

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Il desiderio di essere genitori nelle coppie omosessuali

 

 

Il desiderio di essere genitori nelle coppie omosessuali

Nel processo di individuazione e realizzazione di sé ricopre importanza potersi proiettare nel futuro con la sensazione di essere in grado di realizzare i propri progetti. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un elemento necessario alla costruzione dell’autostima è la sensazione di efficacia personale: sentirsi in grado di dare forma ai propri desideri per potersi realizzare nella vita. L’essere umano si confronta con il bisogno di dare senso al proprio essere al mondo e pensarsi come responsabile di un progetto condiviso dal proprio contesto sociale fa crescere il senso di valore. Sentirsi in grado di “generare” favorisce la crescita personale e nutre il desiderio di “fare” e di mettersi in gioco.

Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino anche la coppia sente la necessità di trovare nella relazione la capacità di condividere progetti significativi, che ricevano anche consenso dal proprio contesto relazionale. Nella nostra società una delle forme socialmente più apprezzate di generatività è quella della procreazione, il progetto di coppia spesso si realizza attraverso la genitorialità. Concepire un figlio e creare una famiglia assume importanza per molte coppie e la forma di genitorialità più desiderata è quella biologica. La persona che riconosce e accetta il proprio orientamento omosessuale si trova a dover rielaborare rilevanti questioni legate alla possibilità di realizzazione l’omogenitorialità, questioni che hanno profondi risvolti psicologici. La coppia omosessuale deve affrontare il lutto della perdita dell’idea/ ideale dell’essere genitori nella forma ritenuta dalla nostra società più accettabile e di valore, quella realizzabile dalle coppie eterosessuali fertili, che possono generare un figlio a cui trasmettono il poprio patrimonio genetico.

Lo psicologo infantile a Torino spiega come la nascita dentro di sé del valore della genitorialità avviene nell’infanzia quando il bambino ammira e apprezza i propri genitori e si identifica con loro dando valore al ruolo che svolgono nei suoi confronti.  In seguito nell’adulto può nascere il desiderio di diventare genitore, ma il progetto può essere realmente preso in considerazione solo quando è presente l’idea di fattibilità: molte persone gay e lesbiche vorrebbero avere un figlio ma rinunciano dentro di loro all’idea di poter realizzare tale progetto che può apparire troppo difficile da realizzare. Nei percorsi di psicoterapia a Torino con giovani adulti la tematica della genitorialità emerge molto spesso poiché ad una certa età la persona inizia a domandarsi se vuole diventare mamma o papà e a confrontarsi con il proprio partner rispetto a tale progetto di generatività, che significa per le persone gai e lesbiche confrontarsi anche con i pregiudizi legati all’omogenitorialità.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino molte persone (eterosessuali e omosessuali) crescono dando per scontato che avranno dei figli e quando una coppia eterosessuale scopre di essere sterile soffre molto e si sente incompleta. Le persone omosessuali devono confontarsi con emozioni simili quando scoprono il proprio orienamento sessuale e possono ritenere come infattibile la realizzazione del desiderio di avere un bambino. Possono nascere molti conflitti nella persona a livello intrapsichico e rinunciare al progetto non significa riuscire a smettere di desiderarlo anche molto fortemente, come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino. Quando viene formata una coppia omosessuale spesso l’argomento figli si riapre ed è necessario confrontarsi e mediare per arrivare a decidere se rinunciare o meno all’omogenitorialità e aprirsi ad altre forme di generatività.

Le coppie sterili (eterosessuali e omosessuali) che sentono un forte desiderio di genitorialità possono considerare quattro diverse possibilità:

  • L’adozione legale
  • La rinuncia alla genitorialità, che significa affrontare il lutto di una perdita importante per aprirsi ad altri progetti di coppia e altre forme di generatività
  • Affrontare un percorso medico-tecnologico: la PMA
  • Trovare una soluzione creativa attraverso la co-genitorialità allargata.

La coppia omosessuale deve comprendere su quale tipo di generatività investire, quale progetto significativo per la coppia portare avanti e se il desiderio di diventare genitori è forte, sarà necessario affrontare specifici probemi. Infatti nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino le strade che possono essere intraprese da una coppia omosessuale per poter arrivare ad avere un figlio hanno delle peculiarità e degli ostacoli specifici che sono differenti da quelli incontrati da una coppia etero sterile, anche se le soluzioni sono le stesse. Per la coppia omosessuale può essere difficile decidere di avere un figlio, negoziare una scelta così importante porta a volte ad intraprendere un percorso di psicoterapia di coppia a Torino per arrivare ad una scelta comune.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino vediamo che oggigiorno , molto più che in passato , sono molte le coppie etero e omosessuali che decidono di realizzarsi in modi diversi dalla genitorialità perché nella nostra società è più accettabile che in passato decidere di investire in altro che non sia un figlio: la carriera lavorativa, l’investimento nella costruzione della casa, il viaggiare, il portare avanti progetti comuni alternativi… anche se domandarsi se si desidera avere un figlio è un passo obbligato per la maggior parte delle coppie.

In passato la rinuncia ad essere genitore era una scelta implicita nella costruzione dell’identità LGB, infatti quando veniva fatto coming out si rinunciava anche alla possibilità di avere un figlio, per questa ragione molte persone gai o lesbiche tenevano nascosta la propria omosessualità per poter realizzare il proprio desiderio di famiglia con un partner eterosessuale. E’ possibile immaginare quali conseguenze psicologiche potesse avere il peso di tale scelta. Ma oggigiorno poter essere genitori è sempre più svincolato dalla procreazione biologica e quindi sono molte meno le coppie omosessuali che scelgono in prima battuta la via del lutto e della rinuncia a tale prospettiva, come vediamo nei percorsi ci terapia di coppia omosessuale a Torino.

In Italia per una coppia omosessuale l’adozione non è ad oggi una scelta percorribile e talvolta il desiderio di avere un figlio può portare la coppia gai o lesbica a decidere di trasferirsi all’estero. In ogni caso adottare un bambino implica affrontare delle specifiche problematiche ed è necessario sentirsi predisposti ad un percorso impegnativo. Molte donne nel proprio ruolo di genere desiderano portare avanti una gravidanza e forse per questa ragione i dati dicono che all’estero la scelta dell’adozione è maggiormente perseguita dalle coppie gai rispetto a quelle lesbiche.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la soluzione medico-tecnologica della pma ha permesso a molte coppie di non rinunciare al progetto della genitorialità e ha reso la scelta del lutto meno percorribile per molti individui. Tuttavia come emerge nei percorsi individuali di psicoterapia a Torino con persone gai o lesbiche, sono ancora molti a decidere di rinunciare a causa dei pregiudizi sull’omogenitorialità, che generano paura e fanno apparire come sproporzionati i sacrifici da dover affrontare rispetto al desiderio di essere genitori e ai benefici della realizzazione del progetto di famiglia. Tra l’altro non è possibile per una coppia omosessuale fingere una genitorialità biologica come possono fare alcune coppie eterosessuali sterili che ricorrono alla PMA e per alcuni può essere difficile sostenere i vissuti legati alla visibilità sociale, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino.

Un’altra via per poter realizzare il progetto di genitorialità è abbracciare la soluzione della co-genitorialità allargata, dove la coppia omosessuale può costruire un legame con una terza persona di sesso diverso o con un’altra coppia. Presso il Centro di psicologia a Torino sono poche le situazioni di questo tipo che si sono rivolte alla consultazione psicologica, mentre è molto comune la richiesta da parte di genitori eterosessuali di essere aiutati nella gestione dei figli all’interno di un contesto di famiglia allargata ricostruita a seguito di separazione o divorzio.  La letteratura sul tema sembra sostenere che la scelta del co-parenting sia più praticata all’estero, nel nord Europa. Ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino si sono presentate situazioni in cui all’interno della coppia composta da mamma papà e figli uno dei due partner abbia riconosciuto e rivelato la propria omosessualità solo anni dopo l’unione e il nucleo familiare abbia dovuto affrontare la separazione dei genitori. A seguito del coming out di uno dei genitori e alla fine della relazione di coppia è difficile ricomporre una alleanza che permetta di costruire un buon clima relazionale e costruire una eventuale futura famiglia multinucleare dove il nuovo legame omosessuale venga accettato dal partner etero. In questi casi infatti il genitore eterosessuale non solo deve affrontare i vissuti di delusione e il senso di tradimento emotivo (anche quando non vi è stato un tradimento consumato), ma deve elaborare eventuali vissuti di omofobia che intervengono come una minaccia, anche in relazione alla gestione dei figli. Come vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino anche il genitore omosessuale vive in questi casi profondi conflitti emotivi, da un lato si sente finalmente libero di dichiarare la propria identità sessuale e di ricercare un legame affettivo che rispetti il proprio orientamento, dall’altra vive sensi di colpa nei confronti dell’altro genitore e molta angoscia nella relazione con i figli, che può temere di danneggiare.  Le famiglie ricostituite devono spesso affrontare difficili dinamiche relazionali per trovare il giusto equilibrio e benessere familiare e nelle famiglie omo-ricomposte da passata relazione eterosessuale è necessario riconoscerne le specifiche e delicate tematiche, di cui tenere conto nel lavoro di terapia familiare a Torino.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino quale che sia la scelta della coppia omosessuale per realizzare l’omogenitorialità si tratta nel rapporto tra partner di negoziare soluzioni e affrontare diverse tematiche lungo il percorso, possono infatti sorgere problemi di fattibilità, implicazioni identitarie ed etiche, che portano in molti casi la coppia a voler intraprendere un percorso di terapia di coppia a Torino. L’omogenitorialità ha delle peculiarità specifiche e differenti dalla genitorialità etero perché la coppia omosessuale è svincolata dai ruoli di genere ed è importante negoziare maggiormente nella relazione. Tale lavoro di confronto tra i partner ha anche dei vantaggi perché a differenza che nelle coppie etero ci sono meno aspettative deluse e sono molte di più le questioni che vengono discusse e affrontate insieme perché non possono essere date per scontate. Le domande che la coppia omosessuale si pone sono molte e richiedono tempo per arrivare ad una soluzione: nei casi di pma chi sarà il genitore biologico? Come affrontare la relazione con le famiglie d’origine? Quali eventuali accordi nei casi di co-genitorialità?

Presso il nostro Centro è possibile confrontarsi con specialisti psicologi e psicoterapeuti preparati su queste tematiche che possono accogliere la persona omosessuale che voglia capire dentro di sé quale importanza ricopra la scelta di avere un figlio e desideri affrontare eventuali conflitti interiori irrisolti che creano un blocco emotivo e impediscono di scegliere la direzione da prendere nel futuro. Presso il Centro di psicoterapia a Torino la coppia omosessuale può essere aiutata ad affrontare i dubbi e le paure nel realizzare l’importante progetto dell’omogenitorialità. La consulenza psicologica può essere data in presenza o attraverso un lavoro di counseling on line.

Per approfondimenti su questi temi consigliamo la lettura di autori quali Federico Ferrari e Jimmy Ciliberto, dal cui interesse nasce questo articolo.

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Fobie e attacchi di panico

L’ansia è un sentimento umano, che ha una funzione importante alla sopravvivenza perché informa la persona che deve proteggersi da qualcosa di specifico o da una situazione, inoltre permette di attivare un segnale d’allarme che è funzionale al ritrovare una condizione di sicurezza per il proprio benessere. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino imparare ad ascoltare le proprie emozioni, anche quelle spiacevoli, è importante per orientare le proprie scelte e trovare la direzione della propria vita. L’ascolto delle emozioni non significa perdere il controllo o agire immediatamente, spinti dal proprio sentire, bensì coniugare affettività e pensiero per perseguire un sano equilibrio che porta ad una maturazione personale.

Ma ci sono delle situazioni in cui la paura è pervasiva e incontrollabile come nelle fobie che possono anche sfociare in attacchi di panico. Come vediamo presso il Centro di psicologia a Torino ci sono tante condizioni diverse di sofferenza mentale in cui possono manifestarsi gli attacchi di panico, da quelle più invalidanti a quelle meno gravi, ma è condizione comune l’origine psichica da cui scaturisce una risposta neurobiologica specifica ed automatica.

Di fronte ad un pericolo reale insorge il sentimento dell’angoscia (angoscia automatica) che è diversa da quella avvertita nel caso di un possibile pericolo (angoscia come segnale). Il segnale di angoscia permette di attivare l’attenzione di fronte ad un rischio e ci prepara ad affrontare la situazione. Per fare un esempio di situazioni di questo tipo possiamo pensare alla paura che precede un colloquio di lavoro o un esame all’università, oppure la paura di dover affrontare un’operazione, o l’incontro con una persona che intimorisce. Questa distinzione naturale fa parte delle situazioni normali della nostra vita, ma nel caso di un attacco di ansia del tutto irrazionale, come accade negli attacchi di panico o nelle fobie, la persona non riesce più a distinguere il segnale di angoscia dall’angoscia automatica. Come vediamo nei pazienti che si rivolgono al Centro psicologia a Torino il possibile pericolo si trasforma in certezza di pericolo e la paura prende il sopravvento. Non è più possibile per la persona pensare a come affrontare la situazione ostile, prepararsi, siamo di fronte ad una simultaneità tra la percezione del rischio e il sentirsi sopraffatti dal terrore. Di fronte ad una fobia la perdita del controllo è istantanea, come raccontano i pazienti nei loro percorsi di psicoterapia a Torino. Il panico, si attiva in modo automatico, paralizza il pensiero e non permette alcun intervento basato su scelte ragionate.

Un altro aspetto da tenere presente è la distinzione tra la paura realistica, dove la persona si sente assalita dal terrore di fronte ad un pericolo esterno (ad esempio ritovarsi i ladri in casa) e invece il panico che proviene da stimoli interni, legati al proprio mondo interiore, irrazionale (come nel caso delle fobie). Il fatto che la reazione di terrore  possa  essere dissociata dal pericolo reale e  possa essere la conseguenza di una costruzione dell’immaginazione ci permette di comprendere  la dissociazione tra pericolo reale e paura immaginaria, che è l’elemento comune e principale delle fobie e dell’attacco di panico.

Nell’attacco di panico inizialmente la paura è percepita psichicamente, dopo è prevalente l’attivazione organica e l’ansia diventa angoscia corporea incontrollabile, anche se il paziente non è sempre consapevole e può avere la sensazione che il corpo si attivi all’improvviso. Questo non significa che il corpo non sia coinvolto fin dall’inizio ma è la fantasia ad attribuire un significato terrificante ai segnali somatici. Infatti, nella nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, molti attacchi di panico scaturisco da percezioni neurovegetative, collegate a malesseri intestinali,  mal di testa, o semplici dolori muscolari che vengono letti come molto pericolosi. I segnali viscerali e corporei distorti provocano l’emozione della paura e potenziano la risposta corporea tipica degli attacchi di panico (battito del cuore, respiro affannosso, ecc) che innesca il circolo vizioso psicosomatico.

Lungo il percorso di psicoterapia a Torino il paziente impara ad accorgersi del proprio stato emotivo precedente allo scoppiare della crisi, la persona acuisce la propria sensibilità e impara a leggere il proprio mondo interiore, si accorge delle fantasie e dei timori a cui in precedenza non aveva fatto attenzione. Chi soffre di crisi d’ansia di questo tipo ha una predisposizione a non fidarsi del proprio organismo, sono presenti fantasie sull’interno del corpo che generano insicurezza, un senso di fragilità fisica, come se il buon funzionamento degli organi interni fosse sempre a rischio.

In alcuni casi l’attacco di panico è legato a delle fobie e limitato ad una situazione specifica (paura di uno spazio chiuso come l’ascensore o le gallerie, un mezzo di trasporto, oppure di uno spazio aperto, la guida), la sintomatologia può avere un decorso occasionale e svanire dopo un periodo limitato di tempo. In molti casi, secondo la nostra esperienza di psicoterapeuti a Torino, dietro all’attacco di panico è presente un sé non strutturato, quindi la persona che soffre di claustrofobia si sente invasa, come se soffocasse, mente i pazienti che hanno l’agorafobia sentono quasi di dissolversi in uno spazio aperto e in solitudine.

Per fare un esempio tratto dalla clinica del Centro di psicologia a Torino, trattiamo di una fobia comune capace di causare l’attacco di panico: la paura dell’aereo. Il paziente ha immaginato molte volte un incidente catastrofico, è sensibile a questo tipo di eventi e viene molto colpito quando sente parlare della caduta di un aereo. Una persona normale è meno sensibile alla tematica, anche se consapevole che occasionalmente gli aerei possono precipitare con gravi conseguenze per l’equipaggio, ma si fida e quando ne prende uno pensa che il suo volo andrà a buon fine. Il soggetto fobico ha creato un’immagine drammatica del viaggio in aereo, impressa nella memoria, la fantasia è vivida e il pericolo è incombente. La memoria traumatica è in grado di scatenare attraverso l’attivazione di ricordi inconsci di paura, un attacco di panico. Quindi è l’immaginazione ad aver attribuito un significato catastrofico ad una esperienza e la persona si comporta prorio come se avesse subito in prima persona un trauma.

In altri casi in cui l’ansia non è legata ad una paura specifica come nelle fobie, i pazienti possono vivere trasformazioni della personalità e angosce profonde dove la sfera irrazionale del mondo interno può prendere il sopravvento sulla realtà esterna e causare crisi di panico anche molto intense. Questi sono i casi più difficili, dove la persona può arrivare a isolarsi e dove a fianco ad un percorso di psicoterapia a Torino è necessaria una cura farmacologica per il paziente. Le crisi di ansia possono arrivare sia di giorno che di notte; durante il sonno o la semiveglia l’esperienza di morire può essere ancora più travolgente perché la coscienza non è vigile e il terrore occupa completamente lo spazio.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, spesso chi soffre di fobie e attacchi di panico prova vergogna di fronte agli altri, perché le proprie paure sono spesso incomprese e talvolta non si viene presi sul serio. La sofferenza di queste persone è  profonda e nell’attacco di panico il terrore prodotto internamente viene proiettato su un oggetto o una situazione esterna che appaiono al resto delle persone come inoffensivi.

Nel momento in cui la persona viene presa da una crisi a causa di fobie, ha bisogno di relazionarsi con qualcuno che svolga la funzione di contenitore dell’angoscia: se si trova da sola può essere utile avere la possibilità di telefonare ad un interlocutore di riferimento. Per riuscire a limitare il terrore che percepisce, la persona deve sentirsi accolta da un ascoltatore calmo e riflessivo. Come ci viene raccontato nei percorsi di psicoterapia a Torino quando il paziente ha paura di essere preso da un attacco di panico si sente come un bambino piccolo che cerca lo sguardo della madre per capire se la situazione è pericolosa o meno, per capire se la sensazione perturbante dentro di sé viene confermata dall’altro di riferimento come un pericolo degno di attenzione, una minaccia da temere. Se chi ascolta è scocciato, irritabile o rifiutante, se non dà il giusto valore e minimizza la percezione angosciosa del paziente, la paura inizia ad aumentare a dismisura. Ma anche la risonanza emotiva di qualcuno che si preoccupa, un interlocutore ansioso, risulta dannosa per il paziente che in quel momento è molto sospettoso e coglie le sfumature emotive di chi si relaziona con lui, la paura dell’altro amplifica la propria. Come psicologi a Torino vediamo che in  questi casi il paziente può sentire confermate le proprie paure, come l’ansia di morire, il rischio che il proprio corpo stia manifestando dei sintomi di un problema organico anziché emotivo. Il pericolo diventa ancora più concreto.

Per queste ragioni, consigliamo a chi abbia un familiare che soffre di crisi d’ansia dovute a fobie o ad attacchi di panico di riflettere sulle dinamiche emotive che si ripetono nella relazione con lui. Può essere a volte molto difficile aiutare queste persone, che nel tempo rischiano di diventare dipendenti dai propri cari e nei casi più gravi di rinunciare completamente alla propria autonomia. I familiari possono sentirsi in gabbia nella relazione con la persona dipendente, vivono il conflitto tra il voler essere un valido sostegno e l’essere troppo vincolato dal rapporto. I genitori o il partner della persona che soffre di fobie possono oscillare tra il vivere rabbia e rifiuto, al provare empatia e dolore per la sofferenza della persona amata, con conseguenti sensi di colpa che possono creare un profondo malessere emotivo. Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile richiedere un intervento di sostegno da parte dei familiari del paziente, per essere aiutati nella relazione con chi soffre di attacchi di panico e fobie, in modo da ricevere consigli sull’approccio più efficace da assumere in questi casi.

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Chi vive un attacco di panico è certo che sta per morire e/o impazzire. Quanto più i sintomi fisici (tachicardia, contrazioni muscolari, coliche addominali, dolore diffuso o localizzato, senso di soffocamento, sudorazione e vertigini) e quelli emotivi (un’angoscia prorompente e incontrollabile) sono intensi, tanto più si consolida la sicurezza di morte imminente. Durante gli attacchi di panico è il corpo a comunicare la propria sofferenza: i sintomi psicosomatici sono al primo posto, la mente li registra e li traduce in messaggi inequivocabili di una tragedia istantanea. Come emerge nei racconti dei pazienti in psicoterapia a Torino, a causa dell’ansia i battiti cardiaci accellerano la frequenza, la respirazione aumenta, la sudorazione è più intensa e il panico prende il soppravvento. L’autocondizionamento legato alla paura rende l’attacco di panico una catastrofe emotiva in cui è reale nella mente della persona l’idea indiscutibile che sta per morire.

Come psicoterapeuti a Torino sappiamo che durante la crisi di ansia i circuiti neurovegetativi, che collegano la consapevolezza ai segnali di allarme, sono talmente attivati da diventare autonomi e scollegati dal controllo razionale, ciò significa che la persona non riesce a seguire ragionamenti logici, che risultano del tutto inutili in questi casi. Una parte del paziente sa che non morirà ma, nel medesimo momento, perde sia la lucidità che la possibilità di contenere l’ansia e “crede fermamente” di morire.

Per spiegare questo fenomeno da un punto di vista biologico dobbiamo riportare quali sono i percorsi inconsapevoli della paura e utilizziamo la suddivisione del neuroscienziato Joseph Le Doux che ne identifica tre:

  1. “Il circuito primitivo della paura” governa le situazioni di emergenza e permette di mettere in atto reazioni immediate quali attacco e fuga. Ha sede nella profondità del cervello, nel sistema limbico che è costituito dal talamo, dall’ippotalamo, dall’ippocampo e dall’amigdala. L’amigdala sembra essere il centro più importante per il controllo dei segnali di pericolo. Questo sistema seleziona solo i segnali più grossolani di paura, gli stimoli incompleti immediatamente associati ad un pericolo. Dunque è un sistema che permette una risposta molto veloce e globale che attiva l’azione ma non analizza in modo preciso la situazione. Scatena le reazioni ormonali e neurovegetative connesse alla difesa. L’adrenalina provoca l’aumento del battico cardiaco, i muscoli vengono maggiormente irrorati di sangue, ecc. Solo dopo, grazie alle informazioni che provengono dalla corteccia cerebrale “il circuito primitivo della paura” può riesaminare le decisioni iniziali e adeguare le reazioni alla situazione di pericolo.
  2. “Il circuito razionale della paura” è quello che va dalla corteccia prefrontale al sistema limbico. Questo sistema è più lento e più elaborato, ma permette di valutare con maggiore attenzione e realismo la situazione generale, prendere decosioni e ponderare la risposta.
  3. Il “circuito riflessivo” è caratterizzato dall’autoconsapevolezza, dalla coscienza di provare paura e dalle ragioni di questa.

Vediamo nei percorsi di psicoterapia a Torino come l’angoscia che prova una persona durante l’attacco di panico è legata al “circuito primitivo della paura”, ecco perchè è istantanea la reazione psicosomatica che sente. E questo spiega anche perché non sia presente una distinzione tra pericolo reale o immaginato, per il paziente coincidono, anche se allo sguardo di una persona esterna la reazione emotiva appare del tutto irrazionale e sproporzionata. Il circuito primitivo della paura è molto importante per la sopravvivenza dell’essere umano, permette di salvarsi di fronte ad un pericolo reale, ma nel caso degli attacchi di panico è come se la mente ingannasse la persona facendole credere di essere in una situazione di grave emergenza quando non lo è.

Nella nostra esperienza di psicologi a Torino dopo il primo episodio, gli attacchi di panico tendono a ripetersi. Chi ha vissuto tale esperienza ne rimane talmente scioccato da avere una forte paura che si ripeta e anziché sentirsi confortato dall’essere sopravvissuto o rendersi conto che i propri timori non hanno una base reale, diventa più fragile e incline a farsi catturare da un nuovo attacco. Siamo di fronte ad un circolo vizioso che riattiva una risposta automatica ad ogni segnale di ansia, le crisi hanno la tendenza a ripetersi e ad aumentare di intensità, nonostante ogni volta sia presente una disconferma. L’attacco di panico è caratterizzato da una sequenza di eventi consecutivi che a cascata si impongono senza che sia possibile arrestare la loro progressione.

Anche se avviene all’improvviso l’attacco si prepara lentamente, ma i percorsi e le associazioni mentali che hanno la tendenza a ripresentarsi in modo costante non sono sempre consapevoli, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino.

Cosa succede nella mente della persona prima di una crisi di ansia?

C’è un’attenzione verso il proprio corpo simile a quella presente nei superstiti ad un evento catastrofico, come un terremoto o un nubifragio, che a causa del trauma sono sensibili ad ogni minuscola variazione nel clima percepito, sono ipervigili rispetto ad ogni segnale che arrivi dall’esterno, un piccolo rumore, uno scricchiolio… Il paziente isola quel segnale somatico lievemente diverso dal solito (un battito del cuore, un piccolo dolore muscolare) fino a quando, con l’aumentare dell’angoscia, ricostruisce a livello immaginativo il pericolo che fa scoppiare il terrore. In questo modo, nella nostra esperienza di psicologi a Torino, se questa sequenza tra lo psichico e il somatico non viene interrotta si scatena un nuovo attacco di panico.

Dunque il condizionamento che si struttura tra stimolo, immaginazione e risposta emotiva sostiene il ripetersi e l’aggravarsi degli attacchi di panico. La fantasia del soggetto che attribuisce un significato negativo a ciò che percepisce è alla base della risposta affettiva e neurovegetativa. Si attiva il circuito primitivo della paura senza possibilità di ulteriori riflessioni. L’immaginazione rende concrete la percezione e la realtà del pericolo di morire. Il paradosso è che lo scampato pericolo rafforza la paura.

Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, la catastrofe che viene immaginata è così forte da assorbire il soggetto in una dimensione delirante dove tutto ciò che è temuto sembra realizzarsi in quel momento, la persona si sente perseguitata dalle proprie paure che si trasformano in realtà.

Vediamo come psicoterapeuti a Torino che l’attacco di panico viene creato nella mente del paziente a livello di immaginazione ma viene sperimentato come un evento reale e concreto, che segna la persona come un trauma. Nel disturbo post traumatico da stress il contatto con uno stimolo che ricorda l’evento traumatico riattiva nel paziente uno stress travolgente causato dal ricordo, così chi è soggetto ad attacchi di panico può star male e risprofondare nell’angoscia se viene esposto a qualcosa che ha associato al panico vissuto in precedenza. Come vediamo presso il Centro psicologia a Torino le aree del trauma possono progressivamente ampliarsi rendendo la vita piena di limitazioni e il soggetto sempre più dipendente dagli altri. E dal momento che le associazioni mentali sono inconsce, il paziente perde il controllo su questo processo. Come nell’ipocondria e in alcune forme deliranti si realizza nell’immaginazione tutto ciò che fa più paura, il solo pensiero di poter essere presi da una crisi di ansia diventa elemento scatenante, il proprio timore rende concreto l’emergere dell’angoscia. Senza un aiuto professionale diventa impossibile in questi casi elaborare i propri vissuti.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino un problema caratteristico dell’attacco di panico è la perdita della capacità di contenere l’angoscia. Se la persona non è più in grado di stare con la paura, di sperimentare certe emozioni sapendo e sentendo che si tratta solo di vissuti e non di realtà, vive un dramma terribile, un terrore senza nome di cui il corpo è rappresentante esclusivo. Durante la crisi viene meno la capacità simbolica, la persona non si sente angosciata per qualcosa, vive solo panico assoluto e pensa di morire.

Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino, durante la crisi di ansia la percezione di un malessere fisico (mal di testa, diarrea, un piccolo dolore localizzato, ecc) diventa un’esperienza “non pensabile” e l’ansia prende il sopravvento. Nelle persone soggette ad attacchi di panico i normali meccanismi mentali di difesa o di oblio dell’angoscia, non funzionano più e il soggetto si ritrova ad essere senza protezioni dai timori esistenziali, dal terrore della morte. Nella persona sana anche quando è presente l’angoscia è possibile pensare, mentre l’attacco di panico paralizza il pensiero e qualunque scelta idonea non può essere presa. Manca la “pelle psichica” in grado di fare da contenitore a ciò che viene vissuto, come se la persona perdesse i confini della propria identità tra il dentro e il fuori, l’angoscia è dilagante e investe il corpo stesso.

Presso il Centro di psicologia a Torino è possibile intraprendere un percorso che aiuti la persona a diventare consapevole delle ragioni che inducono il suo corpo ad attivarsi in maniera sproporzionata durante gli attacchi di panico. Con l’aiuto di una psicoterapeuta sarà possibile creare dei collegamenti mentali e lavorare per rendere la persona più capace di contenere le proprie emozioni. Chi soffre di attacchi di panico infatti ha bisogno di un interlocutore che funga da contenitore dell’angoscia e lo spazio terapeutico ha questa funzione primaria. Presso il Centro di psicologia a Torino lavoriamo anche con i familiari di chi soffre di attacchi di panico per aiutarli a comprendere quale sia l’atteggiamento più idoneo ad aiutare il proprio caro in difficoltà ed evitare l’instaurarsi di dinamiche psicologiche non idonee alla situazione.

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Il divorzio per una donna e madre

Nell’immaginario femminile, soprattutto nel passato ma per molte donne ancora oggi, un obiettivo importante per sentirsi realizzate è trovare una felice unione di coppia, che si concretizzi nella convivenza e/o nel matrimonio, come preludio alla costruzione di una famiglia. Quando nasce l’amore una donna pensa che sia per sempre, c’è un grande investimento affettivo, un prendersi cura del rapporto. Ma purtroppo anche dopo anni di impegno l’amore può finire. La donna combatte, cerca di affrontare i momenti difficili e ambivalenti che la relazione di coppia può incontrare lungo il suo percorso, momenti di stallo e di entusiasmo ritrovato, ma a volte deve rassegnarsi alla fine della storia e il divorzio sembra l’unica strada percorribile.

Dovendo generalizzare, nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la donna più dell’uomo è attenta alle sfumature emotive del rapporto e si accorge quando si sta deteriorando, svuotandosi di significato affettivo. Le troppe incombenze del quotidiano, il darsi per scontati dei due partner sono tra i fattori che vengono annoverati di più, nei percorsi di psicoterapia di coppia a Torino, come cause dell’allontanamento reciproco. Viene a mancare l’erotismo e il desiderio quando è presente un eccesso di fatica e una riduzione di forze, soprattutto nel genere femminile per il quale emozione e passione fisica hanno un più stretto legame, mentre per il genere maschile è più facile scindere tra questi due aspetti. Nelle relazioni che vanno avanti per inerzia, per abitudine, nella donna nasce malessere, si sente meno accolta emotivamente e delusa nelle proprie richieste di attenzione. Ci sono fasi delicate in cui una donna ha bisogno di sentirsi rassicurata e apprezzata nella propria femminilità quali la gravidanza, i primi anni della maternità. Ci sono altri momenti di passaggio nei quali si sente più sensibile, come l’invecchiamento e l’arrivo della menopausa. Nelle donne più che negli uomini la “bellezza estetica” è ritenuta importante nella nostra società e per questo motivo quando viene a mancare può insorgere un vissuto di poco valore personale e la ricerca nello sguardo del partner della disconferma di tali insicurezze. Un rapporto stanco può andare incontro a tradimenti che allontanano ancora di più i due partner e creano ferite emotive difficili da sanare.

Nei percorsi di psicoterapia a Torino emerge come per molte donne sia difficile dare voce al malessere e prendere decisioni rispetto alla coppia, anche a seguito di innumerevoli messaggi lanciati al partner e non accolti. Quando si vorrebbe porre fine ad un matrimonio, l’ansia e la paura di far soffrire i figli, di dare un dolore troppo grande ai genitori anziani sono un deterrente che blocca la scelta del divorzio. Conta di più la preoccupazione per gli altri significativi della propria vita (figli, genitori) piuttosto che la propria felicità, perchè la donna si sente responsabile del loro benessere emotivo. La donna mette da parte sé stessa a causa dei sensi di colpa, che si fanno più pressanti se è stata educata a pensare che appartenga prevalentemente al ruolo femminile il compito di cura.

A volte invece vediamo presso il Centro di psicologia a Torino che il procrastinare la scelta di separarsi dal partner dipende dalla dipendenza affettiva, che fa sentire sole e incapaci senza un uomo a cui appoggiarsi, svalorizzando le proprie capacità e il proprio valore, nella paura di non farcela da sola, retaggio dell’educazione ricevuta. Alcune donne si sentono incapaci di svolgedere determinate mansioni ritenute maschili e rinunciano alla propria indipendenza a favore della presunta sicurezza data dalla presenza del compagno, anche quando in realtà nella relazione affettiva si sentono profondamente insicure. Un percorso di psicoterapia a Torino può in questi casi aiutare molto, rafforzare l’identità della donna in modo che trovi il coraggio di attuare le scelte che ritiene più opportune per il proprio benessere.

Quando si giunge al divorzio per una donna e madre è necessario affrontare il cambiamento che è destabilizzante, non è semplice superare il dolore ed eventuali rimorsi o rimpianti. Vivere da sole per molte donne è difficilissimo non solo su un piano delle scelte concrete quotidiane ma soprattutto a livello emotivo, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. In molti ambienti della nostra società è ancora presente il concetto che siano le donne a doversi occupare della famiglia e questo può avere comportato il sacrificio della propria carriera lavorativa a favore di quella del partner, con un vissuto di grande ingiustizia quando il matrimonio o la convivenza finiscono. E anche dopo il divorzio molte donne sentono di dover mettere da parte la propria vita personale in nome della cura dei figli e nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino questo resta un tema delicato e molto complesso da trattare. Da un lato la donna può sentire che i figli sono della mamma e volerli proteggere dall’ex coniuge verso il quale può essere presente del rancore, non riuscendo in questi casi a differenziare tra i propri bisogni di donna ferita e quelli dei bambini, che non dovrebbero mai essere privati dell’affetto di una figura genitoriale. Certamente è importante che i figli vengano protetti nel caso vi sia un rischio di maltrattamento o abuso ma a volte la preoccupazione per la sofferenza dei figli nella relazione con il padre è data da una fusione/confusione con loro della madre e non da un reale pericolo. Anche involontariamente infatti, una donna che sia in simbiosi con il figlio può mettere in atto dinamiche affettive inconsce e ricatti affettivi, volti a legare a sé la prole allontanandola dal padre.

Dall’altro lato per una donna essere sola nella crescita dei figli è un onere davvero pesante quando la figura paterna è assente o poco presente. Dopo il divorzio in molte donne e madri nasce il sentimento dell’invidia verso il partner che va avanti nella propria vita, lasciando le responsabilità genitoriali solo sulle spalle della ex compagna, che si sente bloccata dai propri compiti e non ha il tempo di investire in scelte personali. Prendere continue decisioni da sole, occuparsi delle mansioni quotidiane, preoccuparsi di come i figli stiano affrontando a livello emotivo la separazione dei genitori, porta molte donne dopo il divorzio a vivere momenti di sconforto. Non bisogna dimenticare che, se la mamma è l’unica figura di riferimento per un figlio, il suo eventuale malessere emotivo avrà gravi ripercussioni su di lui.

Molte donne e madri dopo una separazione presentano problemi depressivi e sintomi ansiosi in varie forme e differenti intensità (somatizzazioni, ipocondria, ansia generalizzata, attacchi di panico…) e richiedono al Centro di psicologia a Torino di iniziare un percorso di psicoterapia che le possa aiutare emotivamente. Farsi seguire psicologicamente è una scelta d’amore anche verso il figlio poichè è forte il rischio di ripiegare su di lui per colmare il vuoto della perdita:  l’instaurarsi di una tale relazione emotiva rischia di non lasciarlo libero di investire sui propri bisogni evolutivi, nella preoccupazione di dare affetto alla madre bisognosa e avere un ruolo di supporto per lei. In tal senso, quando è possibile, è importante l’alleanza con il padre per una buona crescita del minore e un lavoro di sostegno alla genitorialità a Torino può permettere di ricostruire l’unione come genitori anche quando sia finita la relazione di coppia.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino una donna e madre dopo il divorzio dovrebbe riuscire a trovare un po’ di tempo per la cura di sé, in modo da ridurre lo stress e ritrovare calma e serenità in un momento pesante. Quando si è solo orientate sul fare diventa difficile rielaborare il lutto fisiologico della fine di un matrimonio. La condivisione attraverso attività sociali, l’interazione e il contatto umano possono contribuire a sanare la ferita perché forniscono uno sfogo per esprimere i propri sentimenti, mentre la solitudine e l’isolamento sono alleati del disagio psicologico. Le prospettive future possono essere rosee sia per la donna che per i figli quando si riesce a superare la fase dolorosa della separazione e si instaurano dinamiche più funzionali che creano un clima affettivo sereno in famiglia. E’ possibile trovare un nuovo equilibrio, lasciarsi alle spalle momenti dolorosi, investire nel presente senza restare ancorati a rimuginazioni sul passato.

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Il divorzio per un uomo e padre

E’ comune che all’interno del matrimonio, anche in quelli più riusciti, i due membri della coppia si trovino a vivere il rapporto in modo differente e ad avere due ruoli diversi, seppur complementari, nella gestione dei figli. Come osserviamo nelle terapie di coppia presso il Centro di psicoterapia a Torino questo può dipendere da diversi fattori, tra cui il genere e le diverse esperienze vissute nella propria famiglia d’origine. Quando il matrimonio finisce i vissuti sono diversi nell’uomo e nella donna, la paternità e la maternità da genitori separati hanno caratteristiche peculiari e i condizionamenti culturali influenzano le differenze di ruolo tra il maschile e il femminile. In questo articolo vogliamo concentrarci sulle difficoltà che incontrano gli uomini separati, guardare dal loro punto di vista emotivo, considerando anche come i cambiamenti legati al divorzio/separazione possano influire sulla paternità.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino molti uomini fanno fatica ad entrare in contatto con le emozioni più profonde legate alla sofferenza per un divorzio, hanno la tendenza a tenere i sentimenti sotto controllo e a non mostrarli. Nella nostra società, soprattutto in passato ma in molte famiglie ancora oggi, viene insegnato ai maschi che “devono essere forti” suscitando in loro vergogna per le fragilità e rendendoli futuri adulti che non manifestano il dolore e non chiedono di essere consolati da nessuno, bensì cercano di fare sempre da soli. Presso il Centro di psicologia a Torino vediamo che spesso l’orgoglio maschile non permette alla persona di lasciarsi andare e porta a chiusure psicologiche e blocchi emotivi che causano stress e malessere fisico (ictus, infarto sono correlati a condizioni ansioso-depressive), perdita di controllo sulla rabbia, abuso di sostanze o isolamento.

Affrontare una separazione o un divorzio provoca sempre dolore, anche se si è scelto di chiudere il rapporto, perché si tratta della fine di un progetto sul quale era stato fatto un investimento emotivo, perchè è una perdita che richiede tempo per essere elaborata, un fallimento personale. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino la rete sociale di supporto di cui la persona dispone può essere di grande aiuto per gestire emotivamente il cambiamento e superare la fine di un matrimonio, ma nella maggior parte dei casi le donne riescono più degli uomini ad aprirsi, a parlare di come stanno e quindi affrontano meglio “il lutto” della separazione.

Molti uomini anche se soffrono per la separazione fanno di tutto per negare i propri sentimenti, perché non vogliono provare emozioni, non vogliono stare male. Questa è la ragione per cui sono più le donne a chiedere l’aiuto di un percorso di psicoterapia a Torino quando si separano dal loro partner o per essere aiutate da uno psicologo a capire cosa provano davvero e decidere se porre fine ad una relazione affettiva che crea ambivalenze e dubbi. Per un uomo viene prima l’azione, “il fare” per andare avanti piuttosto che il fermarsi ad ascoltare sé stessi e in tal modo i problemi non vengono risolti ma solo messi da parte. Quando si soffre molto riuscire ad investire negli hobby e nel lavoro può essere d’aiuto, ma è necessario anche guardarsi dentro per curare le ferite psicologiche, per fare scelte consapevoli ed eventualmente accettare la fine di una storia d’amore. Per poter ricominciare a vivere e a investire nel futuro senza trascinarsi la sofferenza, a volte irrazionale e inconsapevole, della separazione da una persona amata, può essere d’aiuto un lavoro di psicoterapia a Torino. Se il dolore non è elaborato, se non si riesce a “lasciare andare” un rapporto di coppia ormai chiuso, anche le nuove relazioni sessuali e affettive possono diventare solo un mezzo per colmare il vuoto della perdita, per non cadere in uno stato depressivo. In alcuni casi la dipendenza affettiva impedisce ad un uomo di stare da solo con sè stesso e lo porta a cercare subito un’altra donna per non sentire la mancanza e l’insicurezza.

Spesso sono le donne a prendere la decisione di separasi, a rendersi conto del malessere relazionale e a guardare ai problemi familiari. In questi casi l’uomo, che non è artefice della scelta, subisce la separazione e soffre molto per la perdita, che sembra arrivare come un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo la persona che si sente impreparata e non si arrende alla decisione della compagna di allontanarsi. Il vissuto di abbandono può essere molto angosciante e difficile da accettare, per alcuni i pensieri e le fantasie, nella ricerca della causa, possono portare a comportamenti impropri, può prevalere il bisogno di controllo della ex compagna e atteggiamenti sempre più invadenti e aggressivi. Naturalmente se sono presenti dei figli l’uomo viene messo di fronte al cambiamento anche nella relazione con loro, con un vissuto di rovina e di distruzione della famiglia, senza rendersi conto appieno delle criticità spesso presenti da molto tempo nella relazione di coppia. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino in questi casi la fine del matrimonio arriva come uno schiaffo emotivo che risveglia da una cecità fino a quel momento presente di fronte alle problematiche affettive. Molti uomini fanno fatica ad accettare i limiti e non vogliono affrontare un percorso di psicoterapia a Torino perché hanno paura a riconoscere le proprie responsabilità nella fine del rapporto, prendere contatto con i sensi di colpa e con il rimpianto che accompagnano la perdita.

Ma come vediamo talvolta presso il Centro di psicologia a Torino ci sono uomini che hanno un comportamento opposto, che tendono a colpevolizzarsi eccessivamente, come se il naufragio del matrimonio o della convivenza fosse dipeso solo da loro e non dalla relazione. Talvolta infatti nei rapporti di coppia si innescano delle dinamiche relazionali disfunzionali, anche quando è ancora presente l’amore, che hanno radici inconsapevoli e che è difficile trasformare e cambiare con la sola volontà, senza il supporto di una terapia di coppia a Torino. Non è “colpa” di nessuno, anche se rassicura pensarlo, perchè è una difesa dall’impotenza suscitata dalla situazione, un mezzo per dare una risposta al perchè sia finita: cercare di darsi delle ragioni è nella natura umana e per molti fa meno male sentirsi in colpa che vivere nell’incertezza della mancanza di senso. In questi casi osserviamo nell’uomo una sofferenza più passiva, meno recriminante verso la donna, più silenziosa ma che rischia di implodere in una condizione depressiva a lungo termine. Anche in questi casi consigliamo di chiedere aiuto per elaborare il processo del lutto della separazione.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino le difficoltà per un uomo che affronta una separazione possono essere ancora più complesse quando è anche padre. Spesso l’affidamento dei figli e della casa coniugale, soprattutto se i bambini sono in tenera età, vengono dati alle madri e molti uomini sentono che questa disparità li penalizza molto, sia dal lato economico che dal lato relazionale nel rapporto con i figli. La funzione di accudimento viene in molti ambienti della nostra società culturalmente considerata prerogativa femminile, senza attribuire la giusta importanza al ruolo paterno. Tali pregiudizi, che si traducono in scelte giudiziarie e influenzano il potere decisionale sui figli, gravano sia sulle donne che sugli uomini. Le prime spesso si sentono sovraccaricate rispetto alla responsabilità del loro ruolo nell’educazione e nello sviluppo psicologico del bambino, mentre i padri sentono svalutata la propria funzione, con la conseguenza di avere meno diritto di poter svolgere appieno la propria genitorialità. Questi vissuti emergono nel lavoro di sostegno alla genitorialità che svolgiamo presso il Centro di psicologia a Torino con mamme e papà che si sentono in difficoltà dopo una separazione.

Per molti uomini dopo il divorzio insorgono disagi legati all’impoverimento economico, al far fronte con costanza alle responsabilità di mantenimento dei figli, con la paura di non essere un buon padre se ci sono ritardi nel fornire i soldi. Come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino con molti padri separati la questione dell’assegno di mantenimento assume una valenza psicologica importante e causa molto stress, soprattutto nei padri che temono l’allontanamento dei figli. L’uomo può sentirsi usato, sentirsi considerato solo nella funzione di erogatore di beni materiali e non dal lato personale e affettivo.

Molti padri raccontano, durante il loro percorso di psicoterapia a Torino, come  la separazione avesse modificato la relazione con i figli, a causa del cambiamento logistico e di tempo a disposizione, ma con il giusto approccio è stato possibile preservare la qualità del legame intimo con loro. Spesso viene richiesta una consulenza ad uno psicologo a Torino proprio per essere supportati e consigliati in questo ambito, dove la paura di perdere l’affetto dei propri figli può causare un malessere profondo che si aggiunge al dolore del lutto della separazione. Quando la sofferenza non viene riconosciuta e trattata può causare comportamenti che danneggiano ancora di più la relazione con i figli, molti uomini “fuggono” in nuovi rapporti costruendo altri legami senza riuscire ad integrare la loro nuova vita con la precedente e facendo sentire i figli della prima unione abbandonati o rimpiazzati. Tali comportamenti possono seguire ad una condizione di esasperazione, dove l’uomo non sa come affrontare i conflitti con la ex moglie, non sa come adattarsi alla situazione di padre separato e non sa come sanare l’allontanamento emotivo che sente crescere nel rapporto con i minori.

Un lavoro di psicoterapia a Torino può essere di supporto per gestire le emozioni generate dai conflitti con la ex moglie, elemento questo fondamentale per preservare il benessere emotivo del figlio e gettare le basi di un buon rapporto duraturo con lui. A causa di una separazione conflittuale molti padri non riescono ad evitare gli attriti, non riescono a circoscrivere la relazione con la loro ex al solo argomento della salute e dell’istruzione del figlio. In altri casi i contatti si riducono al minimo ma il bambino diviene responsabile delle comunicazioni tra i genitori, trovandosi a dover gestire le emozioni del padre e nella madre che sono ancora molto arrabbiati tra di loro, e dovendo di fatto farsi carico del loro rapporto a distanza, con conseguenti vissuti di colpa. Il bambino può vivere un profondo malessere se si assume il ruolo di mediatore tra i genitori e si può generare una grande angoscia se sente di essere oggetto di contesa. Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, troppe volte i figli sono usati reciprocamente dagli adulti di riferimento per ferirsi a vicenda. Il bambino non deve esser messo nella condizione di dover rinunciare a vedere uno dei due genitori che ama per preservare l’altro, in molti casi infatti, soprattutto quando i figli sono piccoli, a farne le spese è il padre. L’alleanza con la ex moglie è importante anche quando i minori sono adolescenti, per fare in modo che non approfittino dei conflitti tra i genitori per trarre vantaggi, evitando di rispettare i limiti e le regole con il rischio di instaurare un rapporto sempre più difficile con gli adulti di riferimento. In questi casi può servire un lavoro di sostegno alla genitorialità a Torino, per trovare e preservare quell’intesa tra genitori che può essersi rotta quando è finito il rapporto di coppia.

Nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino, alcuni padri separati tendono a derogare il loro ruolo educativo lasciandolo alla madre perché non sanno come colmare il vuoto che sentono e non vogliono suscitare rabbia nel figlio dicendo dei “no”. Anche la tendenza a fare troppi regali ai figli nasconde il senso di colpa o di inadeguatezza come genitore e il desiderio di apparire come “buono” agli occhi del figlio. In questi casi il padre deve essere aiutato a distinguere tra il disagio fisiologico causato dai conflitti genitori figlio nel processo educativo e l’affetto profondo del legame. Non bisogna dimenticare che i limiti aiutano a crescere un bambino e altra cosa è nutrire la relazione con lui e garantire una presenza costante che generi sicurezza nel rapporto. Un lavoro di sostegno alla genitorialità come padre può essere utile anche per rinsaldare la fiducia con i propri figli, imparare come essere un genitore affidabile, che non fa promesse che non può mantenere e che non crea false aspettative e delusioni. Quando si passa del tempo con i propri figli è importante riuscire ad identificarsi con loro, essere capaci di capirli per creare un rapporto di complicità. Nella pratica questo significa giocare con i figli, interessarsi di ciò che piace a loro, preoccuparsi del loro rapporto tra pari, condividere gli interessi e i passatempi, oltre che assumersi la responsabilità di essere una buona guida per loro. Trasmettere ai propri figli i giusti valori e impartire una sana educazione è più difficile quando è avvenuta una separazione coniugale e non si vive la quotidianità familiare di prima.

Il sostegno alla genitorialità a Torino può supportare un padre separato nelle sue competenze relazionali con il figlio perché sono le emozioni che intercorrono nella relazione ad essere importanti, a creare nel figlio/a l’idea che ha di suo padre, come genitore e come modello maschile per il futuro. Se i figli si sentono capiti emotivamente sentiranno il desiderio di trascorrere del tempo con il genitore e avranno piacere di aprirsi nel rapporto con lui.

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I giovani e la paura del futuro

Comunemente verrebbe da pensare che la gioventù sia un momento di grande spensieratezza, ma nella nostra esperienza di psicoterapeuti psicologi a Torino sono molte le preoccupazioni che affliggono gli adolescenti e i giovani adulti, che rendono incerta e grigia l’immagine del futuro, alcune fisiologiche dell’età, altre dovute a difficoltà contestuali all’epoca che stiamo vivendo.

Presso il Centro psicologia a Torino vediamo che le paure rispetto al futuro che emergono più frequentemente riguardano il timore di non trovare lavoro, di non riuscire a raggiungere una propria indipendenza economica e quindi iniziare una vita autonoma rispetto alla famiglia d’origine, il dubbio di aver intrapreso un percorso di studi sbagliato e più in generale di non riuscire a fare le scelte giuste rispetto al futuro.  Il periodo in cui aumentano le incertezze è proprio quello tra la tarda adolescenza e la vita adulta (tra i 18 e i 30 anni), epoca in cui non ci si sente più ragazzini ma ancora molto spaventati del doversi assumere le responsabilità, reali o presunte, dei “grandi”.

La richiesta di psicoterapia a Torino presso il nostro centro da parte di questa utenza riguarda spesso ragazzi fuori sede, che sono venuti a studiare all’Università o a fare le prime esperienze lavorative nella nostra città, trasferendosi da altre regioni d’Italia, si sono quindi ritrovati improvvisamente in un contesto sociale nuovo e sconosciuto, in una fase di cambiamento di vita, lontano dai genitori e dagli amici d’infanzia, ma ancora dipendenti economicamente. Si tratta di una fase di transizione e di maturazione anche sotto un profilo emotivo perché spesso non si è ancora raggiunta l’autonomia psicologica e si è alle prese con la separazione affettiva dai propri adulti di riferimento, a cui si sovrappone una separazione reale dovuta al cambio di residenza. Questi giovani adulti riportano nei percorsi di psicoterapia a Torino di fare molta fatica a organizzarsi da soli nel quotidiano, banalmente ad occuparsi di tutti i compiti che richiede la gestione di una casa e la cura di sé, l’organizzazione rispetto agli studi, la gestione del senso di solitudine e spaesamento dei primi tempi. Mentre negli anni delle superiori, la scuola è molto più strutturata e i compiti da svolgere decisi e assegnati dagli insegnanti, l’Università lascia libero lo studente di gestirsi da solo, ma non sempre risulta facile decidere quali corsi seguire, l’ordine delle cose da fare, orientarsi nelle scelte e organizzare il tempo. La libertà tanto desiderata lontano dalla famiglia e dalle solite rutine, può risultare difficile da gestire e molti ragazzi hanno la sensazione di perdersi, si sentono inadeguati e insicuri senza dei binari da seguire. Come psicologi a Torino vediamo che alcuni di questi giovani non riescono a tollerare i fallimenti che incontrano negli esami o gli ostacoli sul lavoro perchè mettono in discussione l’immagine di sé come studente, che si sono costruiti grazie agli ottimi risultati che erano abituati a raggiungere alle superiori. Sono costretti a scontrarsi con esperienze che feriscono la loro autostima e generano dubbi rispetto alle aspettative promettenti della famiglia sul loro futuro professionale. In questi casi può vacillare la fiducia nel domani, emerge la paura di non essere all’altezza delle richieste sociali e la prospettiva di non riuscire a raggiungere traguardi stabili nella propria vita. A volte questi momenti portano a bloccarsi e la crisi da passeggera può diventare permanente senza un aiuto professionale, soprattutto nel caso emerga una sintomatologia ansioso depressiva o attacchi di panico legati alla paura di affrontare delle prove di valutazione, come gli esami all’Università. Alcune volte l’ansia assume la forma di pensieri ipocondriaci, con la paura di ammalarsi o l’ipervigilanza sulle sensazioni fisiche, il proprio corpo è percepito come fragile.

La paura del futuro non riguarda solo i giovani che seguono un percorso di studi ma più in generale come psicoterapeuti psicologi a Torino trattiamo situazioni di ragazzi che attraversano quella che è stata definita la “quarter life crisis”, la crisi dei 25 anni, una fase specifica che alimenta ansia e incertezza, causando stress dovuto all’aspettativa di doversi emancipare e alla sensazione di non farcela. Le paure si incentrano sull’aspetto finanziario e le difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, ma possono riguardare anche la sfera privata, nel timore di non trovare un partner e non riuscire a costruirsi una famiglia: la giovane età adulta è un periodo che può essere costellato da insoddisfazione e impossibilità di fare progetti a lungo termine. Nei percorsi di psicoterapia a Torino vediamo come si tratti di una crisi legata al cambiamento e alla paura di non riuscire a realizzare sé stessi, non trovare un proprio posto nella società e concretizzare i sogni dell’infanzia e le aspettative familiari. In alcuni casi questo momento di passaggio può assumere toni traumatici per cui si finisce di dubitare di tutto, anche di sé stessi, emergono vissuti di confusione e depressione, legati al sentirsi falliti nel confronto con gli altri, che può diventare continuo e ossessivo. Le altre persone appaiono agli occhi del soggetto come sempre più capaci e promettenti, sia nel loro riuscire a raggiungere mete concrete che nelle loro qualità personali, suscitando invidia e impotenza. Un percorso di psicoterapia a Torino può dare grande conforto a questi giovani, permette loro di ritrovare la giusta prospettiva da cui ripartire, dopo essersi occupati della cura del malessere emotivo che occupa molto tempo e spazio nella mente della persona.

Presso il Centro di psicologia a Torino vediamo che la sfiducia cresce tra i giovani adulti, che si presentano sempre più demoralizzati e privi di energie. Gli adolescenti hanno paura di crescere, appaiono più fragili che in passato, forse perché l’educazione che ricevono li porta a sentirsi per lungo periodo iperprotetti, in una cultura come la nostra dove l’educazione non spinge verso l’autonomia dei ragazzi. La condizione di incertezza in cui sprofondano questi giovani è anche legata al contesto sociale attuale, che non offre certezze, in cui le fondamentali tappe che portano a diventare adulti (indipendenza economica, autonomia, possibilità di progettare) si sono spostate in avanti. L’ansia dei giovani adulti appare amplificata dalle notizie trasmesse dai media, che mettono sempre in risalto i problemi, cercano di scioccare con messaggi sensazionali, con post pubblicati costantemente sulle bacheche riguardo alla crisi economica e del mondo del lavoro. Nei social network e sulle chat di messaggistica istantanea, dove i giovani passano molto tempo, viene nutrita la paura del futuro sia da un punto di vista socioeconomico che ambientale. Spesso vengono svalutate le possibilità di impiego nel nostro Paese, come se l’unica prospettiva di carriera fosse legata al trasferimento all’estero, e nello stesso tempo, la politica internazionale non appare rassicurante, soprattutto negli ultimi anni con la guerra alle porte di casa, vicinissima all’Europa. Gli adolescenti crescono in un contesto che appare ai loro occhi come eccessivamente instabile, questa è una delle ragioni per cui la confusione e l’indecisione normali nella fase evolutiva che stanno attraversando vengono amplificate. Grande insicurezza è stata portata anche dalla pandemia e dal bombardamento mediatico sulle conseguenze disastrose al covid, in ogni settore, che hanno rafforzato il senso di precarietà dell’essere umano e provocato sfiducia, come emerge nei percorsi di psicoterapia a Torino. Mentre nel confronto con i coetanei che si innesca sui social nascono paure e vergogna delle proprie fragilità,  nell’idea che tutti siano più felici, perché spesso gli adolescenti iperconnessi sono preoccupati di dare di sé un’immagine sempre migliore per ottenere approvazione e ammirazione, proclamando i propri successi e nascondendo i fallimenti.

Presso il Centro di psicoterapia a Torino trattiamo alcuni adolescenti che hanno sviluppato grande paura di affrontare il quotidiano e le sfide del futuro. In questi casi anche gli impegni quotidiani appaiono insostenibili, tutto viene vissuto in maniera troppo pesante, hanno paura della scuola, dei compagni, della vita, di diventare grandi. Si ritrovano soli, con molte conoscenze online e poche amicizie reali, non fanno esperienze sentimentali, non si mettono in gioco nei rapporti perché hanno paura delle emozioni e pur di non soffrire si ritirano dal mondo. In alcuni casi viene invertito il ritmo sonno-veglia, passano la notte sui social, a controllare i like alle proprie pagine, a controllare ossessivamente ciò che viene postato dagli altri. Questi ragazzi sono molto spesso depressi e scambiano la felicità con i beni materiali, per colmare i vuoti che hanno dentro e che non sanno come affrontare. Al mondo appaiono come ragazzi normali, che vanno bene a scuola, solo un po’ insicuri, ma in realtà covano un grande malessere silente. Come psicoterapeuti psicologi a Torino sappiamo che la depressione e le problematiche legate all’umore in adolescenza, all’apatia, cioè la non voglia di fare le cose, vengono denunciati dall’Organizzazione mondiale della sanità come uno dei malesseri più diffusi del nostro tempo.

I giovani di oggi appaiono più fragili e meno capaci che in passato di tollerare la frustrazione rispetto alle generazioni precedenti e in alcuni casi questi tratti possono prendere il sopravvento ed è importante che gli adulti di riferimento non sottovalutino i segnali di malessere. Se un ragazzo sembra avere poche risorse interne per affrontare con tenacia e positività la vita, se appare sempre stanco, senza voglia di fare nulla se non di passare ore e ore online, è bene cercare di capire se nasconda una sofferenza che richiede un supporto professionale o se sta passando solo un momento di crisi passeggera. Quando si tratta di giovani adulti è bene che si fermino a riflettere da quanto tempo non sono più sereni, in modo da assumersi la responsabilità del proprio malessere e decidere se affrontare un percorso psicologico. Mentre nel caso di ragazzi più giovani è importante che i genitori riescano a “vedere” al di là dell’apparente maschera di sicurezza se si nascondono dei campanelli d’allarme di cui è bene parlare con il proprio figlio prima di chiedere una consulenza psicologica e un eventuale supporto alla genitorialità, quando la relazione con l’adolescente è difficile. Con il supporto di una psicoterapia a Torino tali giovani possono rafforzarsi, imparare a gestire l’affettività e riscoprire il piacere delle esperienze reali della vita alla loro età, farsi un bagaglio di competenze relazionali che li aiuti nel futuro ad affrontare eventuali ostacoli con fiducia e coraggio nelle proprie capacità.

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